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26/09/2019

 

Partito Comunista Britannico: «Chiediamo l'uscita completa dall'Unione Europea»

di Robert Griffiths

Segretario Generale del Partito Comunista Britannico (Communist Party of Britain)

Traduzione di Mauro Gemma

 

Robert Griffiths è il Segretario generale del Partito Comunista Britannico (CPB). Nella sua terza partecipazione alla Festa di Avante !, in rappresentanza del suo partito, ha detto di venirci "ogni volta che può", perché la Festa "è fantastica".

 

Ma un altro è stato l'argomento dominante della conversazione del leader comunista britannico con Avante !, esattamente lo stesso che egemonizza e polarizza il dibattito politico nel Regno Unito da tre anni: il processo di uscita dall'Unione Europea.

 

Per Robert Griffiths, questa scelta sovrana del popolo britannico, espressa nel referendum del 2016, viene ignorata ed è in corso un'operazione di grande portata per "bloccare, prevenire e invertire" la sua realizzazione. La maggior parte dei monopoli britannici è contraria all'uscita dall'UE, così come la maggior parte delle élites che dirigono il paese e, almeno fino a poco tempo fa, le leadership dei principali partiti.

 

Ma l'opposizione all'uscita dall'Unione europea si manifesta anche tra i deputati, anche se molti ritengono (con motivazioni diverse) che la decisione popolare debba essere rispettata in qualche modo. La soluzione trovata, denuncia Griffiths, è stata quella di un'uscita limitata e parziale, "che mantenenga il Regno Unito subordinato al libero mercato, all'unione doganale e alle regole del mercato comune e a quelle del grande capitale transnazionale". Ciò è spiegato, ad esempio, dal fatto che il Parlamento ha recentemente "messo fuorilegge" la possibilità di un'uscita senza accordo.

 

Per il leader comunista britannico, il nuovo primo ministro, Boris Johnson, non ha mai voluto davvero che il Paese abbandoni l'Unione Europea, difendendo l'opzione dell'uscita solo per opportunismo.

Pertanto, prevede Robert Griffiths, Johnson accetterà l'essenziale dell'accordo negoziato dall'ex primo ministro, scaricherà le responsabilità sul Partito laburista per le sue implicazioni e cercherà di presentarsi a possibili elezioni anticipate in una posizione migliore per vincerle.

 

Recuperare la sovranità

 

Fin dall'inizio i comunisti britannici si sono opposti al processo di integrazione capitalista europea, avendo, come sottolineato dal loro segretario generale, posizioni molto simili a quelle del Partito Comunista Portoghese. Coerentemente, il CPB ha difeso nel referendum del 2016 la possibilità che il paese abbandonasse l'Unione europea, per la quale ancora oggi si batte: un'uscita "completa", in grado di liberare totalmente il paese da eventuali restrizioni e imposizioni dall'UE.

 

 

Valorizzando molte delle misure sostenute dall'attuale leadership del Partito laburista, guidato da Jeremy Corbin, Robert Griffith sottolinea che le più ambiziose, come il sostegno all'industria nazionale e alla pianificazione economica, "sono apertamente in contrasto" con le regole e le imposizioni dell'UE e molto difficilmente sarebbero implementate se l'uscita del Regno Unito subisse un'inversione o fosse incompleta.

 

È questa capacità di decisione sovrana che il Partito Comunista Britannico intende ottenere chiedendo il ritiro dell'Unione europea e non l'isolamento del suo paese: in effetti, nel nuovo quadro di relazioni rispettose della sovranità e reciprocamente vantaggiose tra i paesi europei per il quale si battono, i comunisti britannici includono la libertà di viaggiare, proficue relazioni scientifiche, culturali e sociali e i diritti del lavoro e di cittadinanza per tutti.

 

 

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