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31/10/2019

 

Perché una Commissione per la prevenzione dell'odio "in generale" è un mostro giuridico

di Antonio di Siena

 

Con il pretesto di contrastare l’intolleranza e il razzismo, è stata istituita fra applausi scroscianti una commissione per la prevenzione dell’odio in “generale”.

 

Un comitato di controllo che si “impegna a livello nazionale contro l’odio in TUTTE le sue forme e in particolare contro l’hate speech”. Definizione di cui, lo stesso testo approvato dal Senato, dice esplicitamente “non esistere ancora una definizione normativa” di essere quindi di “difficile definizione” e pertanto [..] “suscettibile di applicazioni arbitrarie”.

 

Ma nonostante i rischi connessi all’adozione di un provvedimento così generico, e quindi potenzialmente liberticida, si è voluto proseguire dritti, perché è ritenuto “fondamentale prevedere una norma che vieta OGNI forma di odio”.

 

Creando pertanto i presupposti (evidentemente con scientifica cognizione di causa) per la formazione di uno specifico reato aberrante: l’odio “generico”.

 

Attraverso il quale sarà possibile perseguire penalmente qualunque manifestazione di dissenso nei confronti del potere costituito.

 

Una mostruosità giuridica, mascherata dagli alti valori democratici, degna dei peggiori regimi dispotici.

 

Un attacco frontale a chiunque dissenta, sopratutto in un momento storico in cui si sta disvelando con tutta la sua potenza il conflitto di natura politico-economica fra governanti e governati.

 

Perché va ricordato ai plaudenti benpensanti che anche l’odio di classe è odio. E renderlo potenzialmente punibile significa stare dalla parte degli oppressori e non da quella degli oppressi.

 

 

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