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lunedì 30 dicembre 2019

 

Gratteri e un’idea di Stato

di Gianpiero Menniti 

 

Con l'inchiesta denominata 'Rinascita-Scott' contro la 'ndrangheta vibonese si apre una pagina insolita e lungamente attesa per la Calabria

 

L’ultima delle operazioni anticrimine che il procuratore della repubblica di Catanzaro ha coordinato è quella realizzata qualche giorno fa: “Rinascita-Scott” è il titolo dato ad un’inchiesta che ha sgominato i clan di ‘ndrangheta radicati a Vibo Valentia e nel suo territorio provinciale. Centinaia di arresti, senza dimenticare le ramificazioni dei clan in altre regioni d’Italia. Fino a coinvolgere figure apicali della politica locale e regionale, della massoneria, scendendo anche nei gangli di base dell’amministrazione pubblica.

Senza sconti. Un repulisti che ha scosso un territorio nel quale l’assuefazione al potere mafioso ed a certe conventicole dedite al crimine ha mortificato, negli ultimi decenni, ogni possibile visione di civiltà della legge, dell’ordine, della libera iniziativa, dello sviluppo.

 

Un magistrato con le idee chiare

Da vari anni si conosce l’attività altamente impegnata di Nicola Gratteri: lungamente sostituto procuratore, poi procuratore aggiunto a Reggio Calabria, dal 2016 è a capo della procura di Catanzaro e quindi al vertice della direzione distrettuale antimafia. 

Ho cercato di approfondire la figura di questo magistrato,ascoltando per alcune ore le più recenti interviste e soprattutto gli interventi che hanno caratterizzato la sua azione pubblica. 

Da anni sotto scorta, è un uomo di impressionante integrità e questo è un bene per la comunità calabrese ed italiana: dotato di spiccata intelligenza, ha rivolto questa peculiarità al versante del diritto e di una visione della giustizia che, probabilmente, egli intende come contrasto al sopruso, all'arroganza e alla violenza, rispetto della libertà e della dignità individuali, in un sistema equilibrato di tutela collettiva. 

 

Rigore e sagacia nella lotta contro la ‘ndrangheta

Ma Gratteri è soprattutto un magistrato molto determinato: fatta la scelta della lotta contro il crimine organizzato calabrese, l’ha intrapresa trent’anni fa senza mai desistere o mostrare dubbi. Ne emerge la figura di un giudice inquirente che ha indagato con l’assiduità, l’impegno e la passione di uno studioso. Tant’è che oggi si può con sicurezza affermare di Gratteri che sia la personalità più competente, in Italia e nel mondo, per parlare di 'ndrangheta, per svelarne i meccanismi organizzativi, la logica e la psicologia criminale, gli strumenti e le strutture del potere, i rapporti con le diverse articolazioni ed i livelli sociali, all’interno ed all’estero, le procedure di produzione e gestione della ricchezza illecita. 

Ma non basta: ascoltandolo si comprende facilmente la sua competenza di magistrato e l’anelito d’efficienza pratica e rigorosa che lo distingue, sia sul piano dell’efficacia delle scelte investigative, che su quello di una proficua riforma del sistema processuale e carcerario.

 

Il magistrato, il saggista, l’uomo dello Stato

Ora, l’unica comparazione possibile per declinare la figura di Nicola Gratteri è quella con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma per fortuna, Gratteri vive in un’altra epoca. Soprattutto perché egli non è un magistrato isolato rispetto al suo tempo. Anzi, il dinamismo mediatico, diviso tra l’attività di saggista - è autore, assieme ad Antonio Nicaso, di una ventina di pubblicazioni di rilevante contenuto sul fenomeno della ‘ndrangheta – e quella di ascoltato relatore in innumerevoli eventi, lo hanno reso una macchina da guerra contro il crimine che egli è consapevole di dover combattere anche dalle tribune incluse nell’agenda setting delle testate giornalistiche nazionali e locali. 

Di più: egli ha capito l’importanza di avvicinare la magistratura alla gente comune, ai piccoli imprenditori vessati come a chiunque subisca l’azione capziosa delle ‘ndrine. Così, Gratteri è divenuto l’incarnazione di un’idea di Stato del tutto nuova, una visione repubblicana profondamente diversa, per spirito e volontà, da quella fin qui ineluttabilmente avvolta nelle nebbie retoriche e inconcludenti di un Paese incapace a risolvere i propri atavici guai.

 

Contro la liberalizzazione delle droghe

Uno degli aspetti che incuriosiscono l’osservatore è la capacità che Gratteri dimostra nel saper difendere, con argomentazioni di logica ineccepibile, anche temi controversi. 

In particolare, la sua ferma indisponibilità a concedere qualcosa sulla liberalizzazione delle droghe – senza distinguere, per ragioni scientificamente apprezzabili, fra leggere e pesanti - risulta, dopo averlo ascoltato, assai convincente.

 

La sensibilità di un uomo del profondo Sud

Assistendo ai suoi interventi ne emerge la figura di un uomo particolarmente sensibile e ricco di passione: l’impressione è che Gratteri, dietro la scorza di magistrato duro ed inflessibile, nasconda l’animo di un uomo profondamente buono, che ama la libertà di pensiero e l’onestà del giudizio. Si nota la sensibilità speculativa di chi abbia conservato valori antichi ed abbia saputo declinarli e coltivarli con le esperienze di vita e la reazione istintiva di chi ami la civiltà e la difesa dei più deboli. Probabilmente, è questo il suo punto di forza. Ed è un tratto atavico dell’essere calabresi che solo alcuni calabresi possono capire fino in fondo.

 

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