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mercoledì 24 aprile 2019

 

Giorno della Liberazione

di Laura Tussi 

Si innalzano muri per impedire ai migranti, giovani, vecchi, donne e bambini in fuga da guerre, dittature, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche, di arrivare nei territori europei in modo legale e sicuro, trovando accoglienza, assistenza e solidarietà

 

Purtroppo attualmente si sta realizzando quanto il movimento altermondialista aveva previsto: se non cambieremo modello di sviluppo, se non impediremo la concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, se non ostacoleremo il controllo della finanza sull'economia reale, andremo incontro a una crisi spaventosa senza precedenti.

Ormai anche i movimenti pacifisti mancano di proattività e creatività e si fanno avanti i poteri forti mascherati da progressisti. A 25 anni dalla guerra nel Golfo, il complesso, il sistema, l'apparato militare, industriale, energetico ancora vuole la guerra contro la Libia, finanzia la guerriglia siriana, vende armi all'Arabia Saudita, ai saud per bombardare lo Yemen; mentre il pacifismo vorrebbe l'uscita dalla Nato e il suo scioglimento. Quando parliamo di nonviolenza, secondo il monito di Sthépane Hessel, intendiamo la cooperazione internazionale sui diritti, tramite la sicurezza non armata, con la difesa popolare non violenta e i corpi civili di pace. Nonviolenza non è passività, remissività, lassismo, rassegnazione, ma unità popolare secondo la forza dello slogan "proletari di tutti i paesi unitevi". L'unità popolare per disarticolare la catena di controllo del sistema di potere, agire in modo preventivo al fine di prevenire guerre e conflitti e lavorare affinché le convenzioni internazionali mettano al bando le armi di distruzione di massa biologiche, chimiche e nucleari. La nonviolenza: oltre le ideologie e il manicheismo dei blocchi continentali che dividono il mondo in bene e in male, in buoni e cattivi, quando il nemico comune dell'umanità sono la miseria, i problemi legati alla tutela dei beni comuni, della pace, dello stato sociale, del lavoro, dell'ambiente. Dopo i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, dopo le catastrofi di Chernobyl e Fukushima, dopo la vittoria del referendum contro il nucleare civile nel 2011, nel nostro Paese, piuttosto che cercare alternative energetiche e approntare un nuovo modello di sviluppo, vengono ammodernate le B-61, bombe nucleari statunitensi, stoccate nelle basi Nato di Ghedi e Aviano e vengono acquistati gli F35 cacciabombardieri atti al loro trasporto.

Oggi la storia si ripete, con la crisi ucraina e il dispiegamento dei blocchi continentali. Il Mediterraneo è diventato l'epicentro della terza guerra mondiale a frammenti: teatro di guerre e conflitti, di lotte di emancipazione e speranze di pace, crocevia di traffici e migrazioni, con la guerra civile e per procura in Siria e in Libia e con le lotte di autodeterminazione dei popoli come quello palestinese e curdo. Si innalzano muri dall'Ungheria alla Croazia per impedire ai migranti, giovani, vecchi, donne e bambini in fuga da guerre, dittature, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche, di arrivare nei territori europei in modo legale e sicuro, trovando accoglienza, assistenza e solidarietà. Invece, al contrario, si perseguono politiche guerrafondaie e di riarmo. Le spese militari nel mondo aumentano e fomentano guerre, miseria e pericoli per l'umanità, come il rischio dell'apocalisse nucleare. Così la vita, la dignità e i diritti umani vengono umiliati e negati. 

 

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