Fonte: wemeantwell.com

Comedonchisciotte

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23/10/2019

 

Sembrerebbe proprio che l’ammiraglio McRaven abbia appena invocato un colpo di stato

di Peter Van Buren

Scelto e tradotto da Markus 

 

L’ammiraglio William McRaven, famoso per essere il tale, che aveva detto a un tale, che aveva detto all’altro tale, che aveva ridetto a quell’altro tale di uccidere Bin Laden, ha praticamente invocato un colpo di stato militare contro il presidente degli Stati Uniti in un articolo d’opinione (Op-Ed) apparso sul York Times.


Comincia con qualcosa tanto per scaldare gli animi, con un richiamo alle buone cose militari, invitando quei generali “decorati con le massime onorificenze, vestiti in modo impeccabile, perspicaci e di carattere forte, [ma che] attualmente si sentono umiliati” ad un cambio della guardia. Poi un po’ di storia, ricordando le glorie dell’Ufficio per i Servizi Strategici della Seconda Guerra Mondiale, il precursore dell’odierna CIA, e della comunità delle Operazioni Speciali, che aveva “fede nel fatto che per quei valori valeva la pena sacrificare tutto.” Nel caso in cui non fosse stato abbastanza chiaro, “essi personificavano tutto ciò è buono, decente e onorevole agli occhi delle forze armate americane,” dice ai lettori a cui è destinato l’articolo, i militari stessi.

Quindi, invocando quel giuramento che obbliga i militari a proteggere l’America da tutti i nemici, esterni ed interni, McRaven spiega perché potrebbero essere presto chiamati nuovamente a combattere: “L’America in cui essi credono è sotto attacco, non dall’esterno, ma dall’interno.” Questo non è propriamente come dirlo fra le righe. McRaven vuole che tutti, fino all’ultimo dei soldati semplici, ricevano il messaggio Lima Charlie (forte e chiaro – Loud and Clear).

McRaven continua “Questi uomini e donne, di tutte le convinzioni politiche, hanno sotto gli occhi gli attacchi alle nostre istituzioni: all’intelligence, alle forze dell’ordine, al Dipartimento di Stato e alla stampa. Hanno visto i nostri leader sedere accanto a despoti e a tiranni, preferire la loro narrativa di governo alla nostra. Ci hanno visto abbandonare i nostri alleati e hanno sentito le grida di tradimento che provenivano dal campo di battaglia. Mentre ero al campo di parata di Fort Bragg, un generale a quattro stelle in pensione mi aveva afferrato per un braccio, mi aveva scosso e mi aveva gridato in faccia: ‘Non mi piacciono i Democratici, ma Trump sta distruggendo la Repubblica!’”

Riepilogo rapido: il presidente sta distruggendo la Repubblica, dall’interno. Gli ultimi che hanno voluto distruggere la Repubblica sono stati i nazisti, i comunisti e i terroristi, e tutti sapete che cosa gli abbiamo fatto.

Il passo successivo di McRaven è stato quello di rassicurare le truppe che, indipendentemente da chi verrà loro ordinato di uccidere, sarà comunque per una buona causa. “Siamo la nazione più potente del mondo perché cerchiamo di essere noi i buoni. Siamo la nazione più potente del mondo perché i nostri ideali di libertà e di uguaglianza universale sono stati sostenuti dalla nostra convinzione di essere i difensori della giustizia, i protettori dei meno fortunati.” La stupidità di una simile affermazione è più che evidente, visto l’inferno che la ricerca americana della giustizia ha provocato, con milioni di morti tra Iran, Iraq, Siria, Afghanistan, Yemen, Libia e Somalia, per non parlare di quelli del secolo scorso nel Sud-Est Asiatico e nell’America Centrale e Meridionale. Ma qui non si tratta di questo. Si tratta di disumanizzare il prossimo nemico, che questa volta potrebbe sembrare molto simile a voi, fa capire McRaven, per convincere i suoi uomini che dovranno uccidere per la libertà.

Infine, il vero nocciolo della questione. Ragazzi, dovete essere pronti ad eliminare Trump.

Ecco le parole di McRaven: “Se questo presidente non dimostra la leadership di cui l’America ha bisogno, sia a livello nazionale che all’estero, allora è il momento per una nuova persona nello Studio Ovale, Repubblicana, Democratica o indipendente, prima è, meglio è. Il destino della nostra Repubblica dipende da questo.”

Ora, tutti sanno che le elezioni in cui gli Americani potranno scegliere il prossimo presidente saranno tra un anno, non prima. Un’anima generosa, leggendo la frase di McRaven fuori dal contesto potrebbe pensare che “prima è, meglio è” forse significa che [l’ammiraglio] spera in un impeachment che sostituisca le elezioni, in modo da estromettere Trump il prima possibile, senza i rischi e le complicazioni derivanti da un’interferenza del Popolo Sovrano in tutta la faccenda. Questo è certamente ciò che McRaven avrebbe affermato, forse facendo l’occhiolino, a Jake Tapper [giornalista della CNN] dall’altra parte della scrivania, questa domenica. Ma prendete questo Op-Ed e immaginate che qualcosa di simile venga detto da un deluso colonnello dell’esercito turco o iraniano, o immaginate di essere voi stessi un agente dell’intelligence distaccato a Mosca e che la stessa cosa vi venga riferita da qualche importante ex generale russo con un senso di profonda lealtà personale nei confronti delle forze operative speciali sotto il suo vecchio comando, in un momento in cui un ufficiale della CIA (il “whistleblower”) è il motore nascosto dietro ad un processo di impeachment in corso.

Certo, McRaven non sta ordinando al Seal Team Six di entrare in azione oggi. Ma andate avanti, convincetevi pure che non sta gettandone le basi, o almeno cercando di ricordare alla gente che potrebbe farlo. Nel caso in cui crediate che mi stia stressando troppo, ecco cosa ha detto Tom Nichols del Naval War College: “Non credo sia possibile sopravvalutare l’importanza del fatto che sia stato un generale a quattro stelle in pensione a scrivere questo pezzo proprio ora. Questo è uno spartiacque nelle relazioni americane fra militari e civili.” Nichols potrebbe averlo inteso come una cosa positiva, ma non la è.

La cosa spaventosa è che questa vera e propria chiamata alle armi di McRaven non cade dal cielo. Da tempo, le persone bene informate parlano della possibilità di vera guerra civile in America. La cosa era iniziata dopo che Trump aveva ritwittato un pastore dicendo che l’impeachment avrebbe causato una “frattura in questa nazione simile ad una guerra civile.” Non importa che fosse un retweet, e non importa che la frase originale usasse il termine “simile” per fare un confronto. Il titolo del giorno dopo era già pronto: “Trump minaccia la guerra civile in caso di impeachment.” In un altro titolo ci si chiedeva: “Se la rabbia di Trump porterà alla guerra civile, da che parte starà l’esercito?”

Questo fa il paio con il meme secondo cui Trump si rifiuterebbe di lasciare l’incarico se verrà sconfitto nel 2020, o che si dichiarerebbe vincitore anche in caso di sconfitta. “Trump sta per bruciare tutto e tutti,” recita il titolo di un media quotato dal NASDAQ. “Piuttosto che farsi scacciare dal tempio, Trump lo abbatterà,” ha scritto Charles Blow sul New York Times.

Questo è veramente ciò che dicono i media mainstream e peggiora sempre di più man mano che si va avanti. “Trump proverà di tutto, Fox proverà di tutto ed entrambi contribuiranno a danneggiare ulteriormente la realtà sociale e indurranno gli individui pericolosi a uccidere e a ferire,” aveva twittato il 28 settembre Jared Yates Sexton, un noto accademico. “C’è un vasto numero di persone coinvolte in questo, persone a cui è stato insegnato per tutta la vita che potrebbero aver bisogno di uccidere in caso di colpo di stato o di una salita al potere dovuta alla corruzione,” aveva continuato. “Trump e i Repubblicani lo fanno capire in continuazione. Sono più che pronti a considerarla un’occasione.” E ovviamente tutto questo ristagna accanto alle continue ciance di medici che non hanno mai visto neanche un paziente in vita loro ma che dicono che il presidente, custode dei codici nucleari, è un malato di mente, un pericolo per se stesso e per gli altri.

È questa è una nazione che, secondo McRaven, potrebbe sentire la necessità di invocare l’intervento dei suoi militari. Non accantonate questo Op-Ed troppo in fretta. Consideralo invece … tempestivo.

Da un punto di vista più personale, sono stato licenziato, accusato, odiato da amici e parenti e escluso più volte dai social media per il fatto di “sostenere Trump.” Io non lo faccio. Ma penso a cosa succederebbe dopo di lui. È il vecchio avvertimento di non buttare via il bambino con l’acqua del bagno; ciò che diciamo e facciamo ora per sbarazzarci di Trump gli sopravviverà e diventerà per sempre parte del lessico politico. Mettere sotto impeachmente un presidente così ampiamente supportato dal popolo americano dopo tre anni di mandato per una telefonata? Certo, sembra tutto a posto. Tollerare le richieste di violenza, le velate minacce di un colpo di stato sul nostro maggior quotidiano? Definire costantemente il presidente un malato di mente, un vero e proprio pazzo che dovrebbe essere rinchiuso? E così che si fa funzionare una democrazia?

E risparmiatemi l’idea che Trump non sia ampiamente supportato o che abbia dei bassi indici di popolarità. L’undicesimo trimestre in carica del presidente Obama, nell’ottobre 2011, lo stesso ora di Trump, era stato il peggiore della sua amministrazione, in base alle valutazioni trimestrali dei suoi indici di popolarità. La sua popolarità media, del 41%, era calata di sei punti percentuali rispetto al suo decimo trimestre di mandato ed era stata di quasi quattro punti inferiore al precedente minimo, del 45%, del suo settimo trimestre.


Link: https://wemeantwell.com/blog/2019/10/18/so-admiral-mcraven-just-called-for-a-military-coup-kinda/
18.10.2019

 

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