PIC -  Imemc - Infopal - 15/4/2019 - Domenica sera, le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno informato l’ufficio di collegamento palestinese del decesso di un ragazzino palestinese, Issac Abdul Muti Suwailm Eshteiwi, 16 anni, di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, ferito il 3 aprile dai soldati mentre cercava di infiltrarsi nella barriera di confine.

I media israeliani hanno affermato che tre adolescenti palestinesi erano stati arrestati dopo essere stati colpiti mentre tentavano di attraversare il confine di Gaza e che uno di loro era stato ferito. Due dei detenuti sono stati successivamente rilasciati mentre il destino del terzo era rimasto sconosciuto fino all’annuncio della sua morte nella notte di domenica.


IC - Quds Press – Infopal - 13/4/2019 - Venerdì, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso un palestinese e ferito decine di altri nella Grande Marcia del Ritorno nella Striscia di Gaza. Il ministero della Sanità palestinese a Gaza ha dichiarato che le forze israeliane hanno ucciso Maysara Abu Shallouf, 15 anni, e feriti altri 66, tra cui un paramedico.

Centinaia di palestinesi hanno marciato lungo il recinto di confine tra la Striscia di Gaza e i Territori palestinesi occupati nel 1948, nel 54° venerdì della Grande Marcia del Ritorno.

I palestinesi hanno lanciato la Grande Marcia il 30 marzo 2018, per chiedere il ritorno dei rifugiati palestinesi e la revoca del blocco di 13 anni sull’enclave costiera.


Palestinian Centre for Human Rights

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13/4/2019

 

54° venerdì della Grande Marcia del Ritorno, PCHR: le forze israeliane hanno ucciso un adolescente e ferito 93 civili, tra cui 17 bambini, 4 donne, 3 paramedici ed un giornalista

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

 

Durante il 54°  venerdì della Grande Marcia del Ritorno e per la Fine dell’Assedio le forze israeliane hanno ucciso un adolescente e ferito 93 civili, tra cui 17 bambini, 4 donne, 3 paramedici ed un giornalista.

 

Venerdì sera, 12 aprile 2019, durante l’utilizzo eccessivo della forza contro i manifestanti pacifici nel 54° venerdì della Marcia del Ritorno e per la Fine dell’Assedio, le forze israeliane hanno ucciso un bambino palestinese e hanno ferito 93 civili, tra cui 17 bambini, quattro donne, tre paramedici ed un giornalista, nella parte orientale della Striscia di Gaza.

Secondo gli osservatori del PCHR presenti sul campo, le forze israeliane sdraiate a terra e all’interno delle jeep militari lungo la recinzione al confine con Israele hanno continuato ad utilizzare in modo eccessivo la forza contro i dimostranti, aprendo il fuoco e lanciando lacrimogeni contro di loro. Il risultato è stato che decine di protestanti sono stati colpiti da proiettili e dai gas lacrimogeni, senza che costituissero un pericolo imminente o di vita per i soldati.

Venerdì 14 aprile 2019 la successione degli incidenti è stata la seguente:

Verso le 4 del pomeriggio migliaia di civili, tra cui donne, bambini ed intere famiglie, hanno iniziato a dirigersi verso i cinque accampamenti innalzati dall’Autorità Suprema Nazionale della Grande Marcia del Ritorno e per la Fine dell’Assedio, vicino alla recinzione al confine con Israele, nelle città orientali della Striscia di Gaza. Centinaia di persone, tra cui bambini e donne, si sono avvicinate al confine con Israele in corrispondenza di ogni accampamento, riunendosi a decine di metri di distanza dalla recinzione principale lungo il bordo, cercando di lanciare pietre contro le forze israeliane e lanciando palloni incendiari lungo tutto il confine. I dimostranti hanno intonato slogan, innalzato bandiere e, nel tentativo di avvicinarsi al confine, hanno dato fuoco a pneumatici cercando di lanciare pietre contro i militari israeliani. Nonostante i dimostranti fossero riuniti in zone completamente allo scoperto, davanti ai cecchini posizionati in cima alle dune di sabbia e alle torri di controllo militari o all’interno o dietro alle jeep militari, le forze israeliane hanno lanciato proiettili, sia veri che ricoperti di gomma, oltre ad una raffica di gas lacrimogeni. La sparatoria, continuata fin verso le 19, ha causato la morte di Maysara Mousa Suliman Abu Shalouf (15 anni) di ‘zbit Beit Hanoun. Alle 17 circa Maysara è stato colpito al fianco sinistro da un proiettile, che si è poi fermato all’interno del bacino, mentre si trovava alcuni metri dalla recinzione, nella zona orientale di Jabalia. E’ stato lasciato a terra sanguinante per 20 minuti poichè al personale medico non è stato permesso di intervenire. Dopodichè, è stato trasferito in un centro medico ed in seguito nell’Ospedale Indonesiano, dove è stato dichiarato morto approssimativamente alle 17:55.

Oltre a lui, sono rimasti feriti altri 93 civili, tra cui 17 bambini, quattro donne, tre paramedici ed un giornalista. 44 tra loro sono stati colpiti da proiettili veri o schegge, 46 sono stati colpiti direttamente dai gas lacrimogeni e tre sono stati colpiti da proiettili ricoperti di gomma. Inoltre decine di civili hanno subito inalazioni e convulsioni a causa dei gas lacrimogeni lanciati dagli israeliani che si trovavano a bordo delle jeep militari o dietro le dune, nella zona est della Striscia di Gaza. Secondo il ministero della Sanità palestinese sono 271 i morti e 16.656 i feriti nella Striscia di Gaza, dall’inizio della Grande marcia per Ritorno, il 30 di marzo 2018.

 

Tra i feriti, 543 si trovano ancora in condizioni gravi e a 136 hanno dovuto amputare gli arti superiori o inferiori (122 amputazioni di arti inferiori, 14 di arti superiori); ed anche a 25 bambini sono stati amputati gli arti, secondo il Ministero della Salute. Il numero dei feriti comprende solo coloro che sono rimasti feriti con proiettili e direttamente dai gas lacrimogeni, mentre vi sono altre migliaia di manifestanti che hanno subito inalazione di gas e contusioni.

Il PCHR ribadisce il diritto palestinese alle manifestazioni pacifiche per confrontare il divieto di Israele e delle sue forze ai diritti legittimi ed inalienabili del popolo palestinese, come il diritto all’auto-determinazione, il diritto al ritorno ed il diritto alla fine dell’occupazione del territorio palestinese.

Il PCHR sottolinea che i militari israeliani devono porre fine all’utilizzo eccessivo della forza e rispondere alle richieste legittime dei dimostranti, in particolar modo mettendo fine alla chiusura che è l’unica soluzione per porre fine alla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.

Il PCHR rimarca il fatto che colpire continuamente i civili, mentre esercitano il loro diritto alle riunioni pacifiche o mentre svolgono il loro dovere umanitario, è una grave violazione delle leggi del diritto internazionale, del diritto umanitario, dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e della Quarta Convenzione di Ginevra.

Perciò, il PCHR ribadisce ancora una volta il suo appello ai Procuratori della CPI di aprire un’indagine ufficiale su questi crimini e di perseguire e ritenere responsabili tutti coloro che richiedono o sono coinvolti nell’emissione di ordini all’interno delle forze israeliane, della sicurezza e dei vertici politici.

Il PCHR sottolinea inoltre che le Alte Parti Contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 debbano adempiere ai propri obblighi come stabilito dall’art. 1; vale a dire, rispettare e garantire il rispetto della Convenzione in tutte le circostanze e gli obblighi ad essa incombenti in virtù dell’art. 146 di perseguire penalmente le persone accusate di commettere gravi violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra.

Il PCHR chiede alla Svizzera, in qualità di Stato depositario della Convenzione, di chiedere alle Alte Parti Contraenti di convocare un incontro e di assicurare che Israele rispetti questa Convenzione, facendo notare che queste gravi violazioni costituiscono crimini di guerra secondo l’art. 147 della stessa Convenzione e Protocollo (1) Addizionale alle Convenzioni di Ginevra per quanto riguarda la garanzia del diritto alla protezione dei civili palestinesi nei territori occupati.

 

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