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13 giugno 2019

Il Saker intervista Aram Mirzaei sull’Iran
Traduzione in italiano di Raffaele Ucci, Diego, Pappagone, Fabio_san

Introduzione del Saker:
Da un po’ di tempo abbiamo la fortuna di avere un meraviglioso membro iraniano della comunità del Saker che scrive analisi per il blog: Aram Mirzaei ha portato una ricchezza di competenze e approfondimenti inestimabili sull’Iran e su tutto ciò che lo riguarda. Chiaramente, dopo la Corea del Nord, la Siria e il Venezuela – l’Iran è ora l’obiettivo dell’ignorante tracotanza e delle minacce di Trump, ed è quindi estremamente importante sfatare la propaganda anglo-sionista sull’Iran e il suo ruolo e le sue azioni nel Medio Oriente. Questa intervista con Aram Mirzaei è solo il primo passo di un grande sforzo da parte della comunità del Saker per parlare più spesso dell’Iran. Aspettatevi molto di più nel prossimo futuro. Nel frattempo, lascerò che Aram si presenti, e risponda poi alle mie domande.
Il Saker
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Aram Mirzaei: Mi chiamo Aram Mirzaei, ho 30 anni e vivo da qualche parte in Europa. Originariamente, provengo dall’Iran occidentale, un posto che è profondamente radicato nel mio cuore. Fin dalla mia adolescenza, ho avuto una passione per la storia e la politica, un tratto che ho ereditato da mia madre, che era una rivoluzionaria iraniana. Naturalmente, questa passione mi ha fatto scegliere di studiare scienze politiche fino alla mia laurea. Avendo sostenuto il mio paese dalle minacce straniere per tutta la mia vita adulta, sono diventato un attivista dell’Asse della Resistenza quando scoppiò la guerra civile siriana nel 2011, e ho unito la mia passione per la scrittura e la politica, per contribuire alla lotta di propaganda che corre in parallelo con i combattimenti sul terreno. Così, mi sono gettato in tutto ciò che riguarda l’Iran, nel tentativo di avere una comprensione completa della terra in cui sono nato e dove un tempo dimoravano i miei antenati. Oltre a questi interessi, amo anche la filosofia, la sociologia, la religione, il calcio e il commercio, con un focus specifico sulle criptovalute.
Il Saker: Per favore, puoi spiegare cos’è una “Repubblica Islamica”, e come sia diversa da qualsiasi altra repubblica? Cosa rende unico il sistema politico iraniano? Quanto è democratico (e quanto teocratico)? Ritieni che l’Iran sia un paese democratico (nel senso che la volontà del popolo è l’autorità più alta e sovrana)?
Aram Mirzaei: Queste sono domande molto rilevanti in quanto questo problema è qualcosa che la maggior parte degli estranei ha difficoltà a capire. Crescendo in Occidente, ho avuto difficoltà a capire questo sistema fino a quando non ho letto il manifesto dell’Imam Khomeini: Governo Islamico – il governo della giurisprudenza. Qui Khomeini offre un punto di vista davvero unico e una panoramica delle sue idee su una moderna forma di governo islamico. Khomeini vede il sistema democratico occidentale come un modo di governare straniero, non adatto ai paesi musulmani, mentre identifica correttamente anche i difetti profondi delle forme islamiche di governo contemporanee, che sono monarchie antiquate inclini alla corruzione e alla decadenza.
In parole semplici, Khomeini offre un compromesso tra la democrazia occidentale e la Legge Islamica della Sharia. Per comprendere questa forma di governo, è necessario comprendere lo sfondo della cultura islamica sciita e il dibattito teologico sul governo islamico. Come molti già sanno, la fede moderna dello Sciismo Duodecimano poggia sul pilastro dell’Occultazione, la credenza che la figura messianica, nota anche come Mahdi, che nella teologia Sciita sarà l’ultimo (dodicesimo) discendente maschio infallibile (Imam) del profeta Maometto, è nato ma è scomparso, e un giorno tornerà e riempirà il mondo di giustizia e pace. In questo periodo di post-Occultazione la teoria del Velayat-e Faqih (Governo della Giurisprudenza), sostiene che l’Islam deve dare ad un Faqih (giurista musulmano) la custodia del popolo, in assenza dell’Imam Occultato.
La dottrina del Velayat-e Faqih è stata una questione che ha diviso gli studiosi islamici sciiti tra le idee di una cosiddetta Custodia Limitata e una Custodia Assoluta della giurisprudenza. Tradizionalmente, la Custodia Limitata era l’interpretazione dominante in cui i Mujtahid (gli studiosi islamici) hanno lasciato il potere laico ai monarchi mentre il ruolo degli Ulema (la classe clericale) era limitato agli affari non legali. Questa interpretazione sostiene che gli ulema dovrebbero assumere solo un ruolo consultivo per il monarca, che è responsabile del compito di proteggere il paese. Per secoli, specialmente durante il periodo degli Scià Safavidi, l’Iran era governato in questo modo, con gli Ulema che assumevano un ruolo consultivo nella corte reale dello Scià. Questo ha cominciato a cambiare solo durante la dinastia Pahlavi del XX secolo, quando Reza Shah Pahlavi ha avviato radicali cambiamenti laici alla società iraniana nel suo insieme.
L’idea di Custodia Assoluta deriva dalla convinzione che gli affari collettivi ricadono sotto la tutela del giurista islamico. Prima di Khomeini, c’erano stati alcuni studiosi che sostenevano la Custodia Assoluta, eppure nessuno di loro aveva acquisito la stessa influenza di Khomeini. Egli ha presentato il concetto come necessario per proteggere e preservare l’Islam durante l’Occultazione dell’Imam. Secondo Khomeini, una società dovrebbe essere governata da coloro che sono i più informati sulla legge islamica, questo è il suo argomento principale su ciò che è in realtà un governo islamico. Nel suo manifesto, Khomeini sostiene che la monarchia non è islamica. In un vero stato islamico, coloro che ricoprono incarichi governativi dovrebbero avere conoscenza della Sharia, oltre ad avere intelligenza e capacità amministrative. Così la monarchia diventa ridondante in un tale sistema di governo, aprendo la strada a una repubblica che prenda il suo posto. Nello specifico, Khomeini sosteneva che, nel caso dei paesi musulmani, un governo non islamico “sebbene possa essere composto da rappresentanti eletti, non appartiene veramente al popolo”.
Laddove i Mujtahid Sciiti tendono a rimanere fuori dalla sfera politica attiva, Khomeini sostiene che i Mujtahid più importanti hanno ereditato anche l’autorità politica del Profeta spiegando diversi ahadith degli Imam Sciiti. Un esempio è la sua analisi di un detto attribuito al primo imam, ?Al? ibn Ab? ??lib, che nel rivolgersi a un giudice disse:
L’incarico che tu hai è occupato da qualcuno che è un profeta, il legatario di un profeta, o un miserabile peccatore.
Khomeini ragiona sul fatto che il termine “giudici” deve riferirsi ai faqih (giuristi) in quanto sono “per definizione istruiti su questioni relative alla funzione del giudice”, e poiché i giuristi addestrati non sono né profeti né miserabili peccatori, per processo di eliminazione “deduciamo dalla tradizione sopra citata che i faqih sono i legatari”. Spiega che i legatari del profeta hanno lo stesso potere di comandare i musulmani del profeta Maometto e (nella fede sciita) degli Imam. Quindi, il detto: “L’incarico che tu hai è occupato da qualcuno che è un profeta, il legatario di un profeta, o un miserabile peccatore”, dimostra che i giuristi islamici hanno il potere di governare i musulmani.
Secondo la Costituzione dell’Iran, una repubblica islamica viene definita come uno stato governato dal faqih. In conformità con il Corano e sulla base dei due principi di fiduciario e di imamato permanente (linea di sangue del Profeta), guidarla è considerata una funzione dei giuristi. Inoltre è spiegato che solo i giuristi, i quali sono esperti, onesti, devoti e impegnati sull’Islam, hanno il diritto di governare. Anche coloro che sono informati delle richieste dei tempi e conosciuti come timorati di Dio e coraggiosi sono qualificati per dirigerla. Essi, inoltre, devono rispettare l’ufficio religioso di Marja’ al-taqlid (il più alto grado nell’istituzione clericale sciita) ed essere autorizzati ad emettere sentenze indipendenti sui principi generali (fatw?). Il Marja’ al-taqlid ha il diritto di governare la Repubblica Islamica fino a quando il dodicesimo e ultimo imam rimarrà in Occultazione.
In questo senso, la Repubblica Islamica dell’Iran è unica rispetto ad altre cosiddette “Repubbliche Islamiche” come il Pakistan e l’Afghanistan, poiché sono governate da costituzioni laiche e sono repubbliche islamiche solo di nome piuttosto che nella pratica.
Sia nella teoria che nella pratica, il Velayat-e faqih differisce radicalmente da qualsiasi altra forma di governo, sia occidentale che orientale.
Il fatto che questo sistema possa essere considerato “democratico” è davvero una questione soggettiva. Personalmente non mi piacciono le opinioni contemporanee su ciò che costituisce una democrazia, in quanto sono molto rigide e dettate da idee e standard occidentali. Gli strumenti di misurazione generalmente accettati sulla democrazia nel mondo seguono criteri democratici liberali formulati da pensatori e studiosi liberali. Ciò classifica i paesi in democrazie liberali, le cosiddette vere democrazie, e democrazie non liberali, conosciute anche come “democrazie imperfette” nella loro visione del mondo.
Come ho detto prima, la Repubblica Islamica è un compromesso tra democrazia occidentale e teocrazia islamica, che rende difficile il confronto con la nozione occidentale di ciò che costituisce una democrazia, e dal momento che non ci sono altre repubbliche islamiche con cui confrontarla, rende ancora più difficile misurare quanto sia democratica. Ma iniziamo affermando l’ovvio, la Repubblica Islamica è una repubblica, il che significa che lo stato appartiene al popolo e non a un governante. La Guida Suprema, o Rahbar Enghelab (Leader Rivoluzionario) non è un monarca, e il titolo non è ereditario.
I legislatori sono eletti direttamente dal popolo, come pure il presidente. Le elezioni iraniane non sono considerate “libere ed eque” secondo gli standard occidentali a causa del processo di controllo del Consiglio dei Guardiani (non eletti), ma è qui che la natura teocratica della Repubblica Islamica diventa prevalente, poiché il processo di controllo è importante per l’eliminazione degli elementi anti-islamici nel governo. Un altro punto di confusione è il ruolo della Guida Suprema, un ruolo che molti stranieri hanno frainteso. La verità è che mentre il presidente guida il governo e la politica del paese, il ruolo del la Guida Suprema è di supervisione. Pensate alla Guida Suprema come analoga alla Corte Suprema statunitense, in cui il dovere della Guida Suprema è quello di difendere i valori fondamentali della Repubblica Islamica, proprio come la Corte Suprema negli Stati Uniti difende la Costituzione.
La Guida Suprema viene scelto dall’istituzione eletta chiamata Assemblea degli Esperti, che ha il compito di supervisionare le prestazioni e le attività della Guida Suprema. L’Assemblea degli Esperti ha anche il potere di mettere sotto accusa una Guida Suprema, se necessario, quindi nemmeno la Guida Suprema è intoccabile. La Guida Suprema, a sua volta, elegge i membri del Consiglio dei Guardiani della Costituzione, che sono responsabili del controllo che ho menzionato sopra. Quindi si può vedere che la Repubblica Islamica è un sistema pieno di controlli ed equilibri tra istituzioni elette e non elette.
Il Saker: Wikipedia (una fonte poco attendibile) ha questa immagine della struttura del governo iraniano: è giusta?
Aram Mirzaei: Direi che questa rappresentazione della struttura del governo iraniano non è molto imprecisa, ma non riesce nemmeno ad offrire un quadro completo del sistema di controlli ed equilibri, che gioca un ruolo enorme nella politica iraniana. Questa rappresentazione si concentra molto su chi viene eletto e chi no, invece di concentrarsi sui diversi rami del governo e sui loro ruoli. Lasciatemi spiegare: la Guida Suprema, come menzionato sopra, è un sovrintendente, che sovrintende al ramo esecutivo e giudiziario, mentre svolge anche il ruolo di comandante delle Forze Armate della Repubblica Islamica. La Guida Suprema a sua volta è nominata dall’Assemblea degli Esperti, eletti direttamente, composta da 88 mujtahid e, come ho detto prima, l’Assemblea degli Esperti ha il potere di rimuoverlo, se necessario.
Il Parlamento e il Presidente sono eletti direttamente dal popolo. Mentre il Presidente sceglie il suo gabinetto, il Parlamento è responsabile dell’elezione di 6 membri su 12 del potente Consiglio dei Guardiani; questi 6 membri sono nominati dal Capo della Magistratura, che a sua volta è nominato dalla Guida Suprema. Questi 6 membri sono giuristi laici mentre gli altri 6 membri nominati dalla Guida Suprema sono faqih.
Il Consiglio dei Guardiani funge da alta assemblea consultiva. È incaricato di interpretare la Costituzione della Repubblica Islamica, supervisionare le elezioni e approvare i candidati all’Assemblea degli Esperti, a Presidente e membri del Parlamento. Qualsiasi legge fatta dal Parlamento deve essere approvata dal Consiglio dei Guardiani.
Il Consiglio per il Discernimento è un’assemblea consultiva istituita nel 1988 per fungere da intermediario tra il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani ogni volta che si verificano conflitti. È nominato direttamente dalla Guida Suprema.
Il Saker: I media occidentali amano sempre pensare in termini di “estremisti” e “liberali” in ogni paese che non controllano. In che misura queste categorie sono applicabili all’Iran?
Aram Mirzaei: I termini, come dici tu, sono un modo per i media occidentali di semplificare le diverse categorie di movimenti politici in Iran. Direi piuttosto che un modo migliore per dividere lo spettro politico in Iran è dire che ci sono riformisti e conservatori. Anche se il termine “conservatore” è difficile da applicare alla società iraniana, l’esistenza di un movimento conservatore, o come preferiscono essere chiamati, Principalisti, è una realtà. Lo spettro politico iraniano può essere definito, in modo un po’ approssimativo, come una divisione tra la sinistra islamica (riformista) e la destra islamica (Principalista).
Il blocco Principalista iraniano di oggi è emerso come una risposta al crescente potere del movimento riformista, guidato da figure note come l’ex presidente e chierico iraniano Mohammad Khatami e in qualche modo l’ex presidente Ayatollah Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, una delle persone più ricche della nazione. Il Principalismo iraniano, tuttavia, risale a più indietro nella storia. Risale agli inizi del 20° secolo, con la rivoluzione costituzionale, che dimostrò il potere della classe clericale mentre la Dinastia Qajar veniva spodestata da Reza Khan (in seguito Reza Shah Pahlavi), un uomo che si scontrò molte volte con il clero. Lo scià aveva avviato una serie di riforme volte a modernizzare il paese. Insieme a questo sforzo di modernizzazione, il Movimento per il Risveglio delle Donne acquisì forza. Questo movimento cercava l’eliminazione del tradizionale chador iraniano dalla società iraniana. Questo movimento era sostenuto dallo scià, che cercava nell’abbigliamento occidentale l’ispirazione per la sua società. L’establishment religioso era ferocemente contrario, e organizzò a Mashhad le proteste contro l’obbligo di vestirsi all’occidentale, con il conseguente ordine ai suoi soldati da parte dello scià di sparare contro le folle che protestavano.
Le politiche dello Scià Mohammad Reza Pahlavi, figlio e successore di Reza Shah Pahlavi, hanno ulteriormente seminato divisione tra il clero e la corte reale. Il ruolo del giovane scià nel colpo di Stato del 1953 contro il primo ministro democraticamente eletto, il dottor Mohammad Mossadeq, e la fallita “Rivoluzione Bianca” servirono solo ad accelerare ulteriormente la sua impopolarità. Ancora una volta il clero assunse la posizione antimperialista nello spettro politico iraniano, sostenendo che lo scià era un dittatore messo al suo posto da una potenza occidentale non musulmana, gli Stati Uniti. Come testimoniato più volte prima, il clero e la potente classe mercantile, i Bazari, hanno giocato un ruolo cruciale nella formazione del panorama politico iraniano, e così fu anche nel 1979, quando il clero e i mercanti si riunirono per rovesciare la monarchia.
La rivoluzione islamica in Iran determinò un cambiamento totale nel panorama politico dell’Iran, poiché la politica iraniana era ora contenuta in un quadro islamico, libero da ingerenze straniere, da imperialismo e da dipendenza. Questa è la piattaforma che il moderno movimento Principalista usa ancora nelle sue campagne politiche.
Il Principalismo si concentra su ampi principi conservatori: lealtà verso l’Islam e la Rivoluzione, obbedienza alla Guida Suprema e devozione al principio del Velayat-e faqih.
Questo insieme di principi conferma implicitamente lo status quo e l’attuale struttura di potere. È anche una risposta all’enfasi dei partiti riformisti sul cambiamento: libere elezioni, libertà di stampa e assemblea e diritti individuali, e, implicitamente, freno al potere quasi illimitato della Guida Suprema, e limiti all’autorità del Consiglio dei Guardiani della Costituzione di bocciare i candidati alle cariche elettive.
I Principalisti comprendono dozzine di piccoli gruppi e organizzazioni politiche incentrate su un numero limitato di politici, attivisti, chierici, membri del Parlamento e delle istituzioni statali.
Anche il conservatorismo di questi gruppi varia. Si dividono generalmente in quattro categorie:
I conservatori tradizionali possono essere fermi sui temi sociali, come l’abbigliamento islamico per le donne e il divieto di mescolare i generi. Ma sono più aperti alla possibile riconciliazione con i riformisti centristi, anche se con molti avvertimenti.
Un altro gruppo di nuovi conservatori si preoccupa meno delle questioni sociali, ma sono strettamente allineati con l’organizzazione militare/di sicurezza del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) la cui influenza è cresciuta notevolmente negli ultimi anni.
Una terza ala conservatrice è strettamente legata ai commercianti, agli importatori e ai commercianti dei bazar.
Una quarta branca, sostenuta dagli ex sostenitori di Ahmadinejad, è populista nel temperamento e negli intenti.
Nella loro spinta per l’unità, quasi tutti i politici conservatori ora si definiscono “Osul-Garayan” o “Principalisti”.
L’era riformista dell’Iran è generalmente accettata come avvenuta tra gli anni 1997-2005, durante i due mandati del Presidente Khatami.
Khatami e i suoi alleati erano i resti della fazione della sinistra islamica, gli estremisti che dal 1979 al 1989 sono stati la forza trainante di molte delle politiche principali della Repubblica Islamica. A livello nazionale ciò includeva l’eliminazione violenta dell’opposizione politica alla Repubblica Islamica, l’applicazione della rigida moralità islamica attraverso le commissioni rivoluzionarie e la nazionalizzazione dell’economia dell’Iran. Erano dietro il sequestro dell’ambasciata americana a Teheran e sono stati determinanti per la fondazione di Hezbollah in Libano. Nel primo decennio della Repubblica Islamica erano stati fortemente sostenuti dal Vali-e Faqih o Guida Suprema Ayatollah Ruhollah Khomeini, e governavano attraverso l’esecutivo dell’allora Primo Ministro Mir-Hosein Musavi (1981-1989).
Tra il 1988 e il 1991, con la fine della Guerra Iran-Iraq, la caduta dell’Unione Sovietica e la morte dell’Ayatollah Khomeini, la stabilizzazione politica dello stato attraverso il cambiamento sociale fece diminuire rapidamente le fortune della sinistra islamica. In primo luogo, la fine della guerra pose fine allo stato di emergenza tramite il quale la sinistra islamica esercitava la sua influenza. In secondo luogo, il crollo dell’Unione Sovietica delegittimò l’economia statalista che era stata usata per governare l’economia iraniana nel primo decennio della Repubblica Islamica. In terzo luogo, la morte dell’Ayatollah Khomeini, il fedele sostenitore della sinistra islamica, fu un duro colpo al suo potere politico.
Il suo rivale, la fazione della destra islamica, capitalizzò questa situazione selezionando il proprio Ayatollah, Ali Khamenei, come nuova Guida Suprema, e Rafsanjani come presidente, eliminando il premierato dalla costituzione, mettendo il veto alle elezioni ai candidatidella sinistra islamica attraverso il Consiglio dei Guardiani della Costituzione, eliminandoli dalle istituzioni statali non elettive, e altro ancora. Essendo stata eliminata dal sistema, la sinistra islamica entrò in un periodo di ritiro in cui rivalutò il suo posto nella Repubblica Islamica. Sono emersi da questo processo “riformati”, l’omonimo della loro fazione.
Dopo aver perso la loro posizione nelle potenti istituzioni non elette della Repubblica Islamica, gli appena nati Riformisti di Mohammad Khatami hanno riacquistato il potere politico facendo appello agli inquieti segmenti della società iraniana desiderosi di cambiare, e incanalando la frustrazione popolare attraverso le istituzioni elette.
In un’intervista al giornale Rah-e No del 1998, il teorico riformista Saeed Hajjarian ha descritto questa strategia per raggiungere i propri obiettivi come “pressione dal basso, negoziati dall’alto”. Il paesaggio politico arido durante le elezioni presidenziali del 1997, incluso lo scialbo candidato della destra islamica, Nategh-Nouri, e il tacito sostegno di Rafsanjani, che a quel tempo aveva preso le distanze da Khamenei e dalla destra islamica, portò ad una schiacciante vittoria per Khatami.
Lo shock iniziale della vittoria di Khatami non turbò la destra islamica, che si radunò sotto la bandiera di “preservare i principi della rivoluzione”, ridenominando in tal modo loro stessi come i Principalisti.
I Riformisti vinsero le elezioni dell’Assemblea Consultiva islamica del 2000 e Khatami venne rieletto nel 2001, ma i Principalisti riuscirono bloccarli efficacemente attraverso l’ostruzionismo istituzionale. Nelle elezioni dell’Assemblea Consultiva Islamica del 2004, molti eminenti politici riformisti vennero ritenuti inadatti a candidarsi al potente Consiglio dei Guardiani della Costituzione, un consiglio di 12 membri, designato con mandato costituzionale, che esercita un notevole potere e influenza nella Repubblica Islamica. Questa strategia ha paralizzato i pilastri della strategia del teorico riformista Hajjarian di “negoziare dall’alto”, escludendoli dalle istituzioni politiche.
Anche se la prima incarnazione della “pressione dal basso, negoziati dall’alto” di Hajjarian era fallita, è stata reinventata nella campagna elettorale del 2009 e nel suo seguito. Conducendo un’elettrizzante campagna elettorale e usando i social media, i riformisti hanno usato il profondo malcontento che si era accumulato in alcuni segmenti della popolazione durante i quattro anni di presidenza di Ahmadinejad, e hanno usato “la pressione dal basso” mobilitando questo gruppo nelle strade.
Ciò ha dato ai Riformisti una nuova arma da usare contro i Principalisti in caso di presunte irregolarità elettorali, usando la pressione popolare per rovesciare i risultati, eleggere Musavi come presidente e quindi ripristinare la loro capacità di “negoziare dall’alto”.
Il 12 giugno hanno usato quest’arma quando i risultati delle elezioni sono stati annunciati a favore dell’incombente Ahmadinejad. Anche se non c’erano prove concrete che dimostrassero la frode elettorale, la percezione diffusa tra alcuni segmenti della popolazione iraniana li fece scendere in piazza in massa. Ciò venne reso possibile dal pesante uso dei social media da parte dei Riformisti. Il Movimento Verde, ha ancora una volta dato vita alla “pressione dal basso, trattative dall’alto” di Hajjarian.
Tuttavia, non ci volle molto perché la “pressione dal basso” avesse gravi conseguenze per i Riformisti, poiché il loro movimento assomiglia molto alle rivoluzioni colorate degli ex paesi del blocco sovietico come la Georgia, l’Ucraina e il Kirghizistan. Nelle rivoluzioni colorate, una fazione all’interno di un regime crea “pressione dal basso” mobilitando l’energia popolare e incanalandola verso i “negoziati dall’alto” e migliorando la propria posizione nel regime, solitamente nel contesto delle accuse di frode elettorale. Mentre fino ad un certo punto questa strategia ha avuto successo nell’ex blocco sovietico semiautoritario, in Iran la fazione Principalista e l’IRGC si sono rapidamente mobilitate per schiacciare la rivolta. Attraverso l’atto di esercitare pressioni popolari sull’IRI, i Riformisti hanno attraversato una “linea rossa” e da questo punto in poi sono stati effettivamente eliminati dal sistema, distruggendo ancora una volta la loro capacità di “negoziare dall’alto”.
Il Saker: Si dice spesso che l’IRGC e il Basij sono gli “intransigenti” iraniani. È vero? Qual’è la loro vera influenza politica?
Aram Mirzaei: Beh, è vero che l’IRGC e il Basij sono collegati ai cosiddetti “intransigenti” o meglio al blocco conservatore. Questo perché i Pasdaran sono stati sin dal principio una forza ideologicamente guidata che reclutava soprattutto dai fedeli sostenitori del leader spirituale della rivoluzione, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini. In Iran si sa ancor oggi che i sostenitori più devoti e fedeli della Repubblica Islamica sono quelli che si uniscono all’IRGC e alle forze volontarie dei Basij. Inoltre, la maggior parte dei candidati del blocco conservatore al Parlamento e alla presidenza sono ex membri dell’IRGC e veterani della Guerra Iran-Iraq. Come disse una volta un comandante veterano dell’IRGC: “A differenza dell’esercito […] il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica è incaricato di salvaguardare la rivoluzione e le sue conquiste […]. Noi delle Guardie Rivoluzionarie diamo un’importanza primaria alle dimensioni ideologiche e politiche più che a quelle militari.
Per una visione più approfondita dell’IRGC, vi consiglierei di leggere il mio ampio articolo [in inglese] sull’IRGC e il Basij.
Il Saker: In Occidente, l’IRGC e soprattutto le forze Quds sono considerati malvagi “terroristi”. Come vengono visti in Iran?
Aram Mirzaei: dipende davvero a chi stai chiedendo. Ci sono quelli che rispondono che gli IRGC sono i salvatori della Repubblica Islamica, specialmente considerando il loro ruolo nella difesa del paese contro l’invasione di Saddam Hussein nel 1980. D’altra parte, ci sono anche quelli che disprezzano l’IRGC e il Basij a causa della loro incrollabile fedeltà alla Repubblica Islamica e dei loro sforzi per sradicare elementi devianti della vita politica quotidiana. Dopotutto, la Repubblica Islamica ha compiuto grandi sforzi nel corso degli anni ‘80 per eliminare tutti i movimenti volti a stabilire sistemi alternativi in Iran, come i comunisti, i liberali e i separatisti. Inutile dire che l’IRGC e il Basij sono molto impopolari tra la maggior parte degli espatriati iraniani e le minoranze sunnite come i curdi e i baluci, dal momento che entrambi questi gruppi etnici hanno sentimenti separatisti relativamente forti tra le loro popolazioni.
Il Saker: quali sono le varie forze/correnti/movimenti politici in Iran oggi? Potresti per favore elencare le persone principali che rappresentano queste forze e quali sono le loro opinioni/obiettivi politici?
Aram Mirzaei: Come accennato in precedenza, l’attuale divisione nello spettro politico iraniano è tra i Riformisti e i Principalisti. Ci sono tuttavia molti movimenti marginali sia all’interno che all’esterno del paese, con diversi obiettivi e punti di vista. Questi vanno dagli islamisti, ai separatisti, ai monarchici e ai “liberali”.
Ho già scritto in precedenza sui diversi gruppi separatisti in Iran e sui loro sostenitori stranieri. Per lo più questi si possono trovare tra le minoranze sunnite dell’Iran occidentale e orientale, ma anche tra la minoranza araba in Kh?zest?n, che è alimentata e sostenuta dagli stati del Golfo nelle sue campagne anti-iraniane.
Inoltre, ci sono gruppi terroristici come i cosiddetti “Mojahedin del Popolo Iraniano” (MEK), guidati da Maryam Rajavi, la moglie del defunto Massoud Rajavi. Si dice che il MEK sia guidato da un mix di ideologia islamica e socialista, qualcosa che loro stessi negano. Il governo degli Stati Uniti sostiene che la loro ideologia è un mix di marxismo, islamismo e femminismo, ma nessuno può davvero saperlo con certezza. Ciò che tuttavia può essere detto con certezza è che l’obiettivo principale del MEK è quello di rovesciare la Repubblica Islamica, nonostante abbia contribuito a rovesciare il regime di Pahlavi sostenuto dagli USA fin dai primi giorni della rivoluzione. Da allora hanno cambiato molte delle loro posizioni nel perseguimento dell’opportunismo ideologico, tali esempi includono lo spostamento dalla loro posizione antisionista per diventare “alleati di Israele”.
Sin dalla Rivoluzione, il MEK è stato anche coinvolto in molti attacchi terroristici, avendo ucciso circa 16.000 iraniani nel corso degli anni. Personaggi chiave della Repubblica Islamica sono stati presi di mira, come il comandante dell’esercito Ali Sayad Shirazi, Asadollah Lajevardi, direttore del sistema carcerario iraniano, l’ex presidente Mohammad Ali Rajai, l’ex primo ministro Mohammad-Javad Bahonar e l’ex capo della giustizia Mohammad Beheshti. Nel 1981, non riuscirono ad assassinare la Guida Suprema Ayatollah Khamenei, ma lo lasciarono permanentemente sfigurato e senza l’uso del suo braccio destro. Recenti assassinii includono gli scienziati nucleari iraniani per volere dei sionisti.
Sin dalla loro fallita invasione dell’Iran nel 1988, il MEK è rimasto in esilio in Iraq, e al giorno d’oggi in Albania, dove continua ad operare contro la Repubblica Islamica.
Altro gruppo marginale sono i comunisti, che erano il secondo movimento più grande durante la rivoluzione dopo gli islamisti. I comunisti avevano molti membri e si erano mobilitati durante i primi giorni della rivoluzione, offrendo un’alternativa alla Repubblica Islamica. Non penso di dover spiegare che cosa stavano cercando di stabilire i comunisti, ma hanno fallito principalmente a causa delle loro mancanze piuttosto che per l’animosità con cui sono stati affrontati dagli islamisti. Sì, è vero che la Repubblica Islamica ha fatto di tutto per sradicare questi movimenti comunisti, ma il loro più grande nemico era le loro divisioni a causa di disaccordi interni tra maoisti e stalinisti. I comunisti furono per lo più distrutti dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, insieme alla maggior parte dei movimenti comunisti in tutto il mondo, e rimangono oggi un piccolissimo gruppo di espatriati che rappresentano una minaccia minima o nulla per la Repubblica Islamica.
Infine, ci sono i monarchici. Per lo più andarono in esilio durante la rivoluzione, optando per fare i bagagli e trasferirsi negli Stati Uniti insieme alla famiglia reale. Continuano a sostenere il cosiddetto “erede” al trono, Reza Ciro Pahlavi, il figlio del defunto Mohammad Reza Pahlavi, perché ristabilisca la monarchia, anche se con alcuni “cambiamenti” minori. Secondo le loro stesse parole, mirano a stabilire una monarchia costituzionale in cui lo Scià dovrebbe essere solo un prestanome molto simile alle monarchie europee. Ironicamente, questa è la stessa promessa che suo padre fece all’Iran prima di rinnegare le sue promesse e governare il paese con un pugno di ferro. I monarchici spesso si allineano con il MEK nei loro tentativi di screditare la Repubblica Islamica, e spesso approfittano di qualsiasi occasione per farlo. Basta dare un’occhiata a Twitter se non mi credete!
The Saker: l’Islam può avere una “modalità” molto conservatrice e molto progressista. Mi sembra che pensatori come Ali Shariati o persino Sayyid Qutb rappresenterebbero una versione più progressista dell’Islam, soprattutto in termini sociali, economici e politici. È corretto? Chi sono i principali pensatori, oltre all’ayatollah Khomeini, che hanno influenzato la Rivoluzione Islamica e chi sono i pensatori più influenti in Iran oggi?
Aram Mirzaei: Direi che Shariati era un pensatore musulmano socialista che cercava di fondere lo sciismo con il fervore rivoluzionario. Si riferiva alle sue idee come lo sciismo rosso in contrasto con ciò che percepiva come lo sciismo nero, quest’ultimo prevalente durante gli scià safavidi e la dinastia qajar. Lo sciismo nero in questo senso può essere paragonato alla Custodia Limitata della giurisprudenza come spiegato sopra. Shariati ha svolto un ruolo molto più importante nella rivoluzione islamica e nella formazione della Repubblica Islamica di quanto non sia accreditato. Aveva suggerito che il ruolo del governo era quello di guidare la società nel miglior modo possibile piuttosto che gestirla nel miglior modo possibile. Egli credeva che i membri più istruiti degli ulema dovessero svolgere un ruolo di guida nel guidare la società perché capivano meglio come amministrare un sistema di valori islamici basato sugli insegnamenti dei profeti di Dio e dei 12 Imam dei dodici re di Shia. Sosteneva inoltre che il ruolo degli ulema era di guidare la società in accordo con i valori islamici per far progredire gli esseri umani verso il raggiungimento del loro più alto potenziale, non per fornire i desideri edonistici degli individui come in Occidente.
Allo stesso tempo Shariati era molto critico nei confronti degli Ulema contemporanei e difendeva i marxisti. “Le nostre moschee, la sinistra rivoluzionaria ei nostri predicatori”, dichiarò, “lavorano per il bene degli indigenti e contro i ricchi e lussureggianti … I nostri chierici che insegnano la giurisprudenza ed emettono fatwa (nel diritto islamico, corrisponde ai responsa del diritto romano) sono di destra, capitalisti e conservatori; semplicemente il nostro fiqh (la giurisprudenza islamica) è al servizio del capitalismo “. Nonostante questa critica agli ulema, anche oggi molti nella Repubblica islamica, come Khamenei, lodano Shariati per le sue influenze.
Un’altra figura influente della rivoluzione islamica fu il defunto Ayatollah Beheshti che servì come capo di giustizia prima del suo assassinio nel 1981. Beheshti era noto per essere il secondo al comando della rivoluzione, dopo l’ayatollah Khomeini, e se non fosse stato per la sua morte prematura probabilmente sarebbe stato lui a succedergli come capo supremo. Beheshti è anche noto per essere stato un mentore per diversi importanti politici della Repubblica islamica, come l’attuale presidente Hassan Rouhani, l’ex presidente Mohammad Khatami, Ali Akbar Velayati, Mohammad Javad Larijani, Ali Fallahian e Mostafa Pourmohammadi. Dopo la Rivoluzione, fece parte del Consiglio di Rivoluzione originale e svolse un ruolo importante nella formazione dell’economia della Repubblica Islamica, promuovendo società cooperative note come Ta’avoni. Invece della concorrenza, nelle aziende Ta’avoni non c’è mediazione tra produttore e consumatore. Ha anche affermato che in tali società, i diritti appartengono agli umani piuttosto che alle azioni.
The Saker: Teheran è la capitale politica dell’Iran. Qom è spesso considerata la capitale spirituale dell’Iran. È così? In tal caso, quanta influenza/potere ha Qom rispetto a Teheran?
Aram Mirzaei: Sì, questo è vero, ma bisogna anche ricordare che i Mujtahid, sia quelli dell’Assemblea di Esperti che quelli del Consiglio dei Guardiani, incluso l’ufficio del Capo Supremo, sono tutti istruiti a Qom. Quindi Qom ha un’influenza significativa sulle politiche di Teheran. Non si dovrebbero vedere queste due città come rivali perchè Qom per lo più fornisce la legittimità religiosa di Teheran. In questo senso, Qom detiene molto potere su Teheran come centro di apprendimento religioso, offrendo una guida alle politiche di Teheran. Ciò tuttavia non è sempre stato così, Qom è stato un importante rivale di Teheran durante i tempi pre-rivoluzionari. L’ayatollah Khomeini, per esempio, guidò la sua opposizione alla monarchia di Qom, dove i suoi seminari giocarono un ruolo importante nella mobilitazione degli Ulema per unirsi sotto la sua bandiera.
The Saker: quali sono le religioni ufficialmente “protette” dall’Iran e qual’è il loro status oggi? Diresti che queste religioni godono di tutte le libertà di cui hanno bisogno? Qual’è il punto di vista dello Stato su queste religioni non islamiche?
Aram Mirzaei: L’Iran ospita molte religioni e fedi diverse, tutte con una lunga storia in Iran. L’Iran ospita quasi 300.000 cristiani armeni della Chiesa Armena Apostolica e 20.000 cristiani assiri, circa 10.000 ebrei e circa 60.000 zoroastriani.
Le religioni ufficialmente riconosciute in Iran, a parte l’Islam naturalmente, includono il Cristianesimo, L’Ebraismo e lo Zoroastrianesimo. Queste minoranze religiose sono protette dalla legge e dalla Costituzione, quindi hanno il diritto di avere seggi parlamentari e di esercitare la loro fede. Due seggi sono riservati ai cristiani in Parlamento, la più grande fede minoritaria, mentre agli Ebrei e agli zoroastriani è assegnato un seggio ciascuno.
Il cristianesimo in Iran risale ai primi anni della fede, prima dell’Islam. Durante l’era dei due grandi imperi persiani, l’Armenia era una parte importante dell’Iran, in quanto tale è sempre stata una religione minoritaria rispetto alle religioni maggioritarie di stato (Zoroastrianesimo prima della conquista islamica, Islam sunnita nel Medioevo e Islam sciita in tempi moderni), anche se aveva una rappresentazione molto più grande in passato di quanto non lo sia oggi. Attualmente ci sono almeno 600 chiese nel paese, per lo più situate nell’Iran nordoccidentale e nella regione di Teheran.
Gli ebrei hanno vissuto in Iran fin dai tempi antichi degli imperi persiani, e sono arrivati a contare circa 50.000 cittadini in Iran, molti dei quali oggi sono emigrati in Israele. Rimangono ancora circa 10.000 ebrei in Iran oggi, e godono delle stesse libertà di cristiani e zoroastriani. L’ayatollah Khomeini si incontrò persino con la comunità ebraica al suo ritorno dall’esilio a Parigi, quando i capi della comunità si accordarono per incontrarlo a Qom. A un certo punto disse:
Nel Sacro Corano, Mosè, felicitazioni su di lui e su tutti i suoi parenti, è stato menzionato più di ogni altro profeta. Il profeta Mosè era un semplice pastore quando si alzò in piedi alla potenza del faraone e lo distrusse. Mosè, che parlava ad Allah, rappresentava gli schiavi del faraone, gli oppressi, i mostazafei (i sottomessi) del suo tempo.
Alla fine della discussione Khomeini dichiarò: “riconosciamo i nostri ebrei come separati da quei sionisti senza Dio e sanguinari” ed emise una fatwa in cui si decretava che gli ebrei dovevano essere protetti.
Lo Zoroastrianismo è la religione nativa dell’Iran, ed era la religione di stato dei due imperi persiani molto prima che l’Islam fosse introdotto. Ancora oggi, lo Zoroastrianismo svolge un ruolo importante nella moderna cultura iraniana, come si può vedere dalle continue celebrazioni del nuovo anno Iraniano Nowruz. Bassi tassi di natalità hanno colpito la comunità zoroastriana in Iran, poiché il loro numero è in calo da qualche tempo. Nel 2013, tuttavia, hanno fatto notizia quando Sepanta Niknam è stato eletto al Consiglio Comunale di Yazd (una grande roccaforte della comunità zoroastriana) e diventando il primo consigliere zoroastriano in Iran.
Il Saker: c’è un grande salto generazionale in Iran, specialmente riguardo la politica? Come confronteresti visioni/obiettivi/credenze della nuova generazione rispetto alla vecchia?
Aram Mirzaei: C’è discussione oggi sul fatto se ci sia o no questo gran salto generazionale in Iran. Io propendo decisamente per il sì poiché la differenza fra la vecchia generazione rivoluzionaria e la moderna gioventù iraniana è alquanto netta. Non dimentichiamoci che la generazione rivoluzionaria è cresciuta sotto condizioni più dure, in un Iran realmente arretrato che mancava di infrastrutture, educazione e molte delle libertà godute oggi dalla generazione più giovane. Inoltre, quest’ultima non ha mai sperimentato gli otto lunghi anni di guerra con l’Iraq e non ha il ricordo dei sacrifici che la generazione rivoluzionaria ha dovuto fare per salvare questo paese. Un altro punto da notare è quello della introduzione nel paese di tecnologie moderne. Ciò ha dato alla nuova generazione l’accesso a cultura e influenza occidentale, qualcosa che, a mia opinione, è molto più minaccioso per la sopravvivenza della Repubblica Islamica di qualsiasi minaccia di azione militare statunitense. L’Ayatollah Khamenei parla spesso di ciò che chiama guerra culturale o, piuttosto, avvelenamento della mente. Io tendo ad essere d’accordo con la sua analisi perché molti giovani iraniani hanno oggi preso a cuore le decadenti influenze occidentali e spasimano per lo stile di vita occidentale, qualcosa di cui sono testimone io stesso quando sono ritornato in Iran. Confrontando la generazione rivoluzionaria, in cui la politica giocava un ruolo importante nella vita di chiunque, con la generazione post-rivoluzionaria, che rimane piuttosto apolitica e a cui interessa molto meno la vita politica dei propri genitori, io posso vedere chiaramente uno schema in cui i passivi valori occidentali hanno guadagnato spazio nelle menti delle giovani generazioni. Tutte le volte che sono in Iran, noto spesso che la generazione più vecchia prende parte a discussioni politiche mentre quelle più giovani preferiscono occuparsi di materie più triviali.
Lo stato è consapevole di questo è ha fatto il possibile per contrastare tale terribile influenza, da ciò derivano i bandi saltuari in Iran dei social media come Youtube e Facebook. Questa mancanza di interesse nella politica ha anche rincitrullito i giovani, che spesso non vedono che la sofferenza economica e gli stenti in cui versa il paese dipendono per la gran parte dalle sanzioni statunitensi e dal terrorismo economico dell’Impero Sionista. Molti credono invece alle bugie su Twitter del MEK, secondo le quali tutto il denaro dell’Iran finisce a combattere i “ribelli amanti della libertà” in Siria e a “terrorizzare la pacifica nazione di Israele”. Per questo, all’inizio dell’anno, i rivoltosi e i manifestanti dirigevano tanti dei loro slogan contro la Siria e la Palestina, un modo per dare sfogo alla loro frustazione per i prezzi dei beni di prima necessità e del carburante, invece di vedere l’effettiva correlazione fra la reintroduzione delle sanzioni americane e la fallimentare economia della Repubblica Islamica.
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