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14/08/2019

 

Teheran, migliaia di firme per liberare i leader dell’Onda Verde 

 

L'appello è indirizzato all’attuale presidente Rouhani e chiede la fine dei domiciliari per Mehdi Karroubi, Mir Hossein Mousavi e la moglie Zahra Rahnavard. Il testo ha raccolto 8700 adesioni di politici, giornalisti, veterani della guerra con l’Iraq. Leader riformista: magistratura e regime si devono scusare con le vittime del 2009 e mettere fine alle incarcerazioni. 

Teheran (AsiaNews) - Migliaia di cittadini iraniani hanno sottoscritto una lettera aperta, inviata all’attuale presidente Hassan Rouhani, in cui chiedono la cancellazione degli arresti domiciliari per i leader del movimento “Onda Verde”, ai domiciliari dal febbraio 2011 pur senza processo. Essi sono il due volte presidente del Parlamento (Majles) Mehdi Karroubi, leader religioso di rango medio, l’ex Primo Ministro Mir Hossein Mousavi e la moglie Zahra Rahnavard. 

Alle elezioni del 2009 Mousavi e Karroubi sono stati i principali sfidanti del presidente uscente Mahmud Ahmadinejad, esponente dell’ala radicale e conservatrice. I due leader hanno contestato i risultati ufficiali che hanno sancito la vittoria del capo di Stato uscente, dando vita a oltre cinque mesi di manifestazioni poi represse nel sangue dal governo, con l’avallo degli ayatollah.

Promosse dai membri della cosiddetta “Onda verde”, questo il nome del movimento riformista mutuato dal colore simbolo della protesta, le dimostrazioni di piazza si sono concluse con diverse decine di morti e centinaia di arresti. Sedata la rivolta, le autorità hanno poi disposto l’arresto dei due leader, insieme a Zahra Rahnavard e alla moglie di Karroubi, Fatemeh. I leader democratici si erano di nuovo appellati alla popolazione, per una nuova serie di proteste di piazza in concomitanza con le rivolte della cosiddetta “Primavera araba” del 2011 in Egitto e Tunisia. 

I firmatari della lettera, oltre 8700, insistono sul fatto che le elezioni del 2009 sono state teatro di brogli e i leader dell’Onda Verde devono essere liberati. Fra quanti chiedono la loro libertà vi è anche Mohammad Reza Khatami, fratello dell’ex presidente riformista, secondo cui dietro la vittoria di Ahmadinejad vi erano oltre sette milioni di voti frutto di frode. “Ora è arrivato il momento - aggiunge Khatami - per la magistratura e il regime di scusarsi con tutte le vittime del 2009 e mettere fine alle incarcerazioni”.

Da anni, gli attivisti chiedono il rilascio dei tre prigionieri politici che hanno accusato negli anni di prigionia problemi di salute. Molti di quelli che hanno sottoscritto la lettera aperta sono attivisti politici, giornalisti, veterani della guerra con l’Iraq, oltre ai parenti delle vittime. Nel testo si ricorda all’attuale presidente Rouhani, le promesse fatte durante le campagne elettorali del 2013 e 2017 (finora disattese) di adoperarsi presso la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, per la loro liberazione. Kharroubi e Mousavi avevano dichiarato il loro sostegno a Rouhani anche alla seconda candidatura per le presidenziali del maggio 2017.

Rouhani, in qualità di presidente, è a capo del Consiglio supremo nazionale di sicurezza della Repubblica islamica e dispone del potere legale di cancellare il provvedimento di arresti ai domiciliari. Tuttavia, sinora egli si è mostrato riluttante nell’utilizzare le funzioni e i poteri che la Costituzione gli assegna e ottenere la liberazione del trio. 

In passato lo stesso Khamenei era intervenuto sulla questione, sottolineando che il provvedimento restrittivo ai danni di Karroubi, Mousavi e Zahra Rahnavard è a tutela “della loro stessa sicurezza”. 

 

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