MEMO

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9/10/2019

 

Heba Al-Labadi, in sciopero della fame, rivela i dettagli delle orribili torture nelle carceri israeliane

Traduzione di Edy Meroli 

 

Heba Al-Labadi, 24 anni, giordano-palestinese, in sciopero della fame da oltre due settimane nelle carceri israeliane, ha rivelato i dettagli del suo terribile interrogatorio e della tortura, secondo quanto ha riferito lunedì il Comitato Prigionieri dell’OLP.

Heba è stata arrestata il 20 agosto dai soldati israeliani mentre attraversava il ponte di Allenby dalla Giordania per partecipare, con sua madre, a un matrimonio nella Cisgiordania occupata.

Secondo il suo avvocato, Al-Labadi è stata sottoposta a un  trattamento disumano in carcere. A quanto pare, è stata spogliata di tutti i suoi indumenti non appena è stata arrestata, ammanettata, bendata e incatenata anche ai piedi prima di essere trasferita nel centro investigativo di Bitah-Tikva. Ha detto al suo avvocato che era imbarazzata quando ha visto le donne soldato israeliane guardare le sue parti intime quando è entrata e uscita dal gabinetto.

Al-Labadi ha anche spiegato di essere stata interrogata per 20 ore consecutive nei primi 16 giorni di detenzione, sostenendo che le venivano concesse solo due pause per i pasti ogni giorno. È stata quindi trasferita in stanze piene di collaboratori, che hanno cominciato a interrogarla; questo è durato 35 giorni, durante i quali è stata sottoposta ad abusi verbali, fisici e psicologici e a tortura. Gli inquisitori israeliani, ha insistito, si sono avvicinati al suo corpo intenzionalmente e hanno usato le parole più sporche per insultarla.

“Hanno anche insultato l’Islam e il Cristianesimo – ha aggiunto -, mi hanno accusata di essere un’estremista e mi hanno detto che avevano arrestato mia madre e mia sorella e mi avrebbero messo in detenzione amministrativa rinnovabile per sette anni e mezzo e poi mi avrebbero rilasciato in Cisgiordania e messa sotto sorveglianza 24 ore su 24”.

Molti investigatori hanno interrogato Heba e l’hanno tenuta in una cella molto sporca con insetti e ragni. La cella ha pareti ruvide e una luce intensa che le impedisce di dormire. Il materasso “molto sottile” non ha fodera o lenzuola pulite. Gli investigatori le hanno detto che sarebbe “marcita” in prigione.

Il 25 settembre, per Heba Al-Labadi è stato emesso un ordine di detenzione amministrativa di 5 mesi senza accuse contro di lei né processo. Ecco perché ha iniziato lo sciopero della fame.

Due giorni dopo, è stata trasferita in una cella controllata da quattro telecamere. Il gabinetto della sua cella ha una porta trasparente, quindi ogni sua mossa viene monitorata dalle guardie della prigione.

Nonostante le sia stato ordinato di porre fine allo sciopero della fame, ha insistito sul fatto che la “tragedia” della detenzione amministrativa deve finire prima. “Continuerò fino alla fine o morirò”.

 

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