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24 ottobre 2019

 

La rivolta dei cileni dopo essersi sentiti dire di “alzarsi prima”

di Danica Jorden  

Traduzione di Giuseppe Volpe

 

Poche parole che hanno colto l’arroganza della classe dominante hanno messo in moto un movimento popolare e diffusi tumulti iniziati a Santiago, la capitale del Cile, la settimana scorsa. In reazione al dissenso dopo un aumento di 30 pesos dei biglietti del trasporto pubblico, il ministro del lavoro, con studi ad Harvard, Nicolas Monckeberg ha detto loro di “alzarsi prima” e acquistare biglietti per gli orari non di punta. Spremuti dalle pressioni economiche di elevate tariffe dei servizi, scarsi servizi sociali, alto costo degli alloggi e bassi salari, i cileni si sono sentiti oltraggiati dalla plateale indifferenza del governo alla loro situazione.

Giovedì 17 ottobre studenti delle scuole pubbliche hanno cominciato a rifiutarsi di pagare il trasporto sulla Metro di Santiago, salendo sui tornelli e sollecitando a gesti altri viaggiatori a unirsi alla loro protesta. Venerdì stazioni della metropolitana erano in fiamme e il presidente Sebastian Piñera, un altro ex allievo di Harvard, ha dichiarato lo stato d’emergenza, imponendo il coprifuoco dalle sette del pomeriggio, una cosa che il paese non aveva vissuto dal 1987. Anche se l’aumento dei biglietti era stato annullato, la rabbia si era già diffusa oltre gli adolescenti ad altri gruppi di età e all’esterno in altre città del Cile. Finora ci sono stati almeno quindici morti negli scontri con la polizia statale e ci sono stati molti feriti, migliaia di arresti ed estese distruzioni di proprietà.

Piñera, uno degli uomini d’affari più ricchi del Cile, un miliardario, è stato rapido nel ricorrere a tattiche anteriori agli studenti delle superiori, ma che permangono nel ricordo di molti cileni. Discendente di un ex presidente, Piñera ha ammassato il resto della sua fortuna sotto la dittatura militare di Augusto Pinochet, che prese il potere  dopo un colpo di stato violento e la morte del presidente Salvador Allende nel 1973. La disobbedienza civile giovanile di giovedì nelle metropolitane si è scontrata con una forza militarizzata sproporzionata, con la conseguenza di tre morti e una chiusura dell’intero sistema. Quando il pubblico più in generale è sceso in strada a picchiare su pentole e padelle a sostegno della protesta, contro di esso sono stati impiegati lacrimogeni, elicotteri, cannoni ad acqua e forza militare.

“Chile despertó” (Il Cile si è alzato) dicevano i cartelli fatti a mano. “C’è un coprifuoco in molte parti del paese, un déjà vu che non avrei mai pensato di rivivere dopo aver combattuto la dittatura negli anni Ottanta. Quello che la mia generazione e il paese stanno rivivendo è scioccante”, scrive Juan Pablo Sutherland in una protesta pubblicatasu Página 12.

Diversamente dalle dittature del secolo scorso, il ventunesimo secolo ha assistito al fenomeno di governi neoliberisti eletti costruiti su un falso senso di sostegno popolare. Gabriel Morales scrive che nel giro di solo un paio di giorni è stata messa a nudo una dittatura cilena nascosta:

“Questo può essere compreso solo nel contesto di un paese in cui i diritti sociali sono stati sequestrati da imprese private e consegnati a un mercato che alla fin fine dipende dal fatto che le persone paghino le loro corse, il loro affitto o mutuo, i loro debiti e le loro tasse scolastiche. Il rifiuto dei biglietti da parte degli studenti è stato esemplate in questo senso, perché essi hanno incoraggiato tutti i viaggiatori a non pagare. E la forza di questo esempio è ciò che quelli al potere temono di più”.

La privatizzazione dei servizi, la deregolamentazione delle protezioni economiche e ambientali e forze incontrollate del mercato offrono una libertà della quale possono godere solo i ricchi. E i potenti paiono in effetti essere spaventati. Canali mediatici stanno dipingendo i dimostranti come istigatori e teppisti, con Piñera che ha utilizzato la propria rese televisiva Chilevisión per dichiarare:  “Siamo in guerra contro un nemico potente che ricorrerà a una violenza illimitata”.

Tale asserzione può essere valutata in base al ricordo della dittatura del 1973-1990, sotto la quale decine di migliaia furono torturati e migliaia “scomparvero”. Tra i torturati e assassinati ci fu il padre dell’ex presidente cilena Michelle Bachelet che governo in due distinti mandati nel 2006-2010 e nel 2014-2018. Oggi Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, anche la Bachelet, una socialista come Allende e suo padre, fu torturata e mandata in esilio per quattro anni in Germania Est.

La Bachelet ha dichiarato che “l’uso di una retorica incendiaria non servirà che ad aggravare la situazione e rischia di creare paura tra la gente”.

 

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  https://zcomm.org/znetarticle/chileans-revolt-after-being-told-get-up-earlier/

 

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