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giovedì 23 maggio 2019

 

Venezuela – Né governo né padroni. Sindacalisti per un coordinamento nazionale autonomo della lotta

di Antonio Moscato 

Traduzione di Titti Pierini

 

Riprendo dal prezioso sito uruguayano correspondenciadeprensa.com/ questo resoconto di una interessante riunione svoltasi a Caracas e che era stata ovviamente ignorata dai tifosi incondizionati di Maduro o di Guaidó. La notizia era apparsa su aporrea.org/ il 12 maggio 2019.

 

Venerdì 10 maggio si è svolto un “Incontro dei Lavoratori e delle Lavoratrici in Lotta” nell’Auditorium di Ingegneria dell’UCV (Università Centrale del Venezuela), convocato per iniziativa del sindacato dei lavoratori dell’università (SINATRA) e del suo segretario generale, Eduardo Sánchez.

La convocazione è avvenuta su richiesta di settori che propongono la ricomposizione e la riorganizzazione autonoma dei lavoratori per la lotta, indipendente rispetto al padrone-governo e al padronato privato e alle loro espressioni politiche (Maduro o Guaidó).

Questi settori sindacali hanno deciso di separarsi dall’Intersettoriale dei Lavoratori del Venezuela (ITV), creata nell’aprile del 2018, nel pieno di una dinamica di mobilitazione dei lavoratori dopo la quale, nel 2019, vari dei dirigenti che l’avevano guidata caddero in una deriva ostile all’indipendenza di classe, cominciando a manipolare le lotte rivendicative e difensive dei lavoratori per subordinarle al piano di Guaidó, arrivando addirittura ad appoggiare il suo recente fallito tentativo golpista sotto gli auspici del governo imperialista di Trump e, peggio ancora, a fare direttamente appello all’invasione del paese ad opera di forze militari esterne statunitensi. I partecipanti all’incontro del 30 maggio respingono questo orientamento e se ne dissociano tassativamente, ritenendolo in contrasto con gli interessi della classe operaia.

Hanno partecipato alla giornata oltre 130 militanti sindacali e lavoratori, facenti parte di una trentina di delegazioni di regioni ed organizzazioni sindacali del paese. Tra i settori rappresentati, oltre ai lavoratori universitari, c’erano dirigenti sindacali della Metro di Caracas, degli addetti al Fondo di garanzia dei depositi del pubblico nelle istituzioni del settore bancario (FOGADE), dei lavoratori delle compagnie petrolifere, soprattutto di Anzoátegui, della raffineria di El Palito (Carabobo), dei raccoglitori di gomma, degli autoricambi, della MACUSA, degli insegnanti, dei vigilantes, di imprese abbandonate dai padroni e occupate dai lavoratori, degli aereoportuali dello stato di Vargas, una delegazione numerosa di lavoratori di Aragua, correnti politico-sindacali classiste con attivisti di Marea Socialista, PSI (Partito Socialismo e Libertà), LTS (Lega dei Lavoratori Socialisti), JOC (Gioventù Operaia Cristiana- Cattolica), redattori e operai di Aporrea.org, “La Izquierda A Diario” e “laclase.info”, tra gli altri partecipanti che non riusciamo a identificare.

In apertura dell’incontro, Eduardo Sánchez (Segretario generale dei lavoratori universitari - SINATRA) ha denunciato il sabotaggio da parte dell’UCV della realizzazione dell’assemblea plenaria, ostacolandola con la costrizione a cambiare continuamente sale e auditorium autorizzati per il suo svolgimento: prima la Sala E, poi negata, dopo la Sala per Concerti, anche questa poi negata, più tardi l’Auditorio de Umanidades successivamente negato, finché finalmente per fortuna l’assemblea si è potuta tenere all’Auditorium di Ingegneria, sia pure con scomode limitazioni di orario per l’utilizzazione di saloni per i diversi tavoli di discussione e l’obbligo di chiusura dei lavori entro le 4 pomeridiane. Alcuni dei partecipanti hanno commentato che questo dimostra le “gambe corte” della democrazia che per le autorità dell’UCV, secondo i lavoratori, vale solo se si tratta di attività funzionali a Guaidó e all’opposizione di destra golpista, ma non funziona se si tratta di iniziative indipendenti con il proprio programma.

Ma, d’altra parte, inconvenienti si sono avuti per la partecipazione di dirigenti sindacali di Carabobo, che stanno tenendo in piedi lotte operaie in quello Stato e hanno subito fermi da parte della polizia regionale, per cui alcuni non hanno potuto partecipare al dibattito previsto.

Ha introdotto l’evento César Mogollón, del settore pubblico (in Fondacomunal), seguito dalle esposizioni centrali di Eduardo Sánchez (SINATRA-UCV), Horacio Silva (raffineria El Palito), José Bodas (industria petrolifera) e Tony Navas (Sanità).

Mogollón ha fatto appello alla classe operaia perché si ponga all’avanguardia delle lotte, non solo delle sue ma anche della lotta nazionale contro la “polarizzazione”.

Sánchez ha dichiarato che lo scopo dell’incontro è quello di stabilire compiti intorno ad obiettivi comuni di fronte alla situazione critica per i lavoratori creata dal capitale, perché nel paese stiamo soffrendo quello che sono andati subendo i lavoratori in America Latina e nel mondo con lo scoppio della crisi, sia per i governi neoliberisti, sia per altri che appaiono più “morbidi”.

Ha confrontato la situazione dei lavoratori agli inizi e nello sviluppo del processo bolivariano, contraddistinta da una serie di conquiste, con quella che ritiene sia la crisi maggiore che abbiamo vissuto con Nicolás Maduro, conseguenza del fatto che non si sia mai realmente proposta la via al socialismo attraverso la lotta di classe, e che l’attuale direzione politica cerca solo la propria sopravvivenza come gruppo, smantellando conquiste che non appartengono al solo processo bolivariano, ma provengono da parecchio tempo addietro.

Sánchez ha portato ad esempio quello delle prestazioni sociali, “ recuperate solo in parte”, per finire ora rubate una volta e poi alla fine “eliminate dalla riconversione di Nicolás Maduro”. Ha anche ricordato come conquiste distrutte dal governo le casse di risparmio, i contratti collettivi ecc., a parte quanto avvenuto con il ridimensionamento del salario reale e dei tabulatori [tabelle salariali introdotte unilateralmente dal governo per livellare verso il basso i salari nel settore pubblico NdR]. Ha anche contestato che, per il fatto di lottare contro questo, “veniamo etichettati come guarimberos o filoimperialisti e che si ricorra alla scusa che siamo in guerra”. Ha denunciato che la causa di questo sta, tra l’altro, nella “corruzione che “ha sottratto più di 560 miliardi di dollari”, oltre alla “logica del contare sulla rendita petrolifera, che consegna la maggior parte delle risorse alle multinazionali”, cosa che si è verificata, secondo lui, anche sotto Chávez. Ha collegato questo alla nascita di “nuove strutture imprenditoriali”, della cosiddetta “boliborghesia”.

Il segretario di Sinatra UCV ha sostenuto che “siamo intrappolati nel ricatto (…) di una lotta tra capitalisti per il controllo della ricchezza e del potere contro l’attuale governo, perché non hanno reali differenze ideologiche”. Ha sostenuto che, mentre a Guaidó si attribuisce un 34% (dell’elettorato) e a Maduro un 15%, il restante 51% non vuole nessuno dei due, ma comunque non incide sulle decisioni. Ha inoltre segnalato che sono alcuni settori militari quelli che si stanno muovendo ed esercitano maggiore influenza, anche alle spalle di Maduro, mentre si vieta che nella popolazione si muova qualcosa.

Questa polarizzazione conquista anche ITV, infiltrata dall’opposizione (della destra) per legare la lotta dei lavoratori agli interessi di Guaidó, e se ci si dichiara contro questo si viene accusati di stare con il governo. Ma né gli uni né gli altri rappresentano i nostri obiettivi di classe, nessuno di loro. E meno ancora possono vincolarci a una “rivoluzione”, che non esiste più, né possono legarci al FMI, come vogliono gli altri (quelli che seguono Guaidó), ha soggiunto Eduardo Sánchez.

“Noi vogliamo sindacati che siano strumenti plurali della classe (lavoratrice), costruirne le istituzioni di lotta, per poter andare più avanti, arrivare alla lotta per una società senza sfruttati e senza sfruttatori”.

Nello sviluppo del resto della sua esposizione ha accennato al fatto che le politiche governative “stanno creando manodopera a basso costo per la multinazionali” e che, in quanto lavoratori, siamo per il non intervento”, in riferimento al ruolo di potenze quali gli Stati Uniti, che si intromettono negli affari venezuelani.

Sul tema del salario, ha affermato che mentre i padroni ne stabiliscono il prezzo e salgono quelli di tutte le merci, costoro e il governo pretendono che i lavoratori forniscano la merce lavoro al di sotto del suo costo di sussistenza. “Loro alzano i prezzi delle merci e a noi lavoratori negano questo diritto per il nostro lavoro”.

Ha concluso sostenendo che “ abbiamo un governo che agisce contro la classe che lo ha eletto” e che per questo “non abbiamo soluzioni tra Guatemala e Guatepeggio” [gioco di parole per dire che non c’è scelta tra “male e peggio, in spagnolo peor” Ndt)], e per questo “non possiamo stare né con Maduro né con Guaidó”, e ha sostenuto che non con quest’ultimo se ne andrà Maduro ma con la forza dei lavoratori.

E’ stato motivo di molta preoccupazione quello che si descrive come uno “stato di necessità” e “non di benessere” che “si utilizza per smobilitare e cercare di demoralizzare i lavoratori”. In proposito, Eduardo Sánchez ha detto che “con unità, organizzazione, lotta e coscienza (…) possiamo ottenere piccole vittorie per conseguire la grande vittoria della classe lavoratrice, e non aspettando che questi due restino al potere (…) o ci portino a patti come quelli che ci hanno condotto (storicamente) alla perdita di progetti, lotte e rivoluzioni, dall’indipendenza, passando per la rivoluzione contadina di Zamora, a quello che è stato imposto con il Patto di Punto Fijo”.

Horacio Silva, dirigente che ha partecipato in rappresentanza dei lavoratori della Raffineria di El Palito (Puerto Cabello - Carabobo) ha fatto cenno alle imprese che stanno chiudendo in quello Stato di antica tradizione industriale. Ha mostrato come licenziano gli operai con una misera liquidazione per poi tornare a contrattare con loro e con altri, ma a condizioni sempre più precarie. “I padroni si attengono alle istruzioni e al Memorandum del Ministro del lavoro per legittimare il loro attacco antioperaio contro i vantaggi della contrattazione collettiva, perché il ministero è diventato “completamente padronale” e le sue disposizioni sono “a completo vantaggio delle imprese” e a danno del lavoratore. “Con il 348 sono ora gli imprenditori a presentare petizioni per giustificare i licenziamenti”, per distruggere i benefici e le conquiste dei lavoratori.. Ha citato il caso di Bridgestone-Firestone de Venezuela, che interessa i lavoratori della gomma. Ha menzionato anche il caso delle fabbriche di stoviglie, di cui 4 su 10 lavorano ancora ma occupando pochi dipendenti. Ha denunciato interferenze del SEBIN e di altri corpi di sicurezza nelle attività sindacali e nelle lotte. Per tutte queste ragioni ha fatto appello a “dar vita a una grande struttura sindacale”. Ha concluso l’intervento dicendo che oggi “lavoriamo ad honorem”, vale a dire a “salario zero”.

José Bodas (della Federazione Unitaria dei Lavoratori del Petrolio – FUTPV) ha detto che il governo ha smesso di importare circa l’80% di generi alimentari e farmaci per pagare il debito estero e intanto applica livelli salariali da semi-schiavitù pur di saldare questo debito, facendo morire il popolo di fame. Tutto questo, assicura Bodas, “lo ha deciso per conto suo, senza che glielo imponesse il FMI, pur di stare a posto con i creditori”. “Non è un governo di sinistra – ha sentenziato – e agisce contro i lavoratori, mentre consegna il petrolio alle multinazionali cinesi, russe e anche nordamericane, come Chevron, che per questo non rientra tra le società sottoposte a sanzioni da parte degli Stati Uniti”, e “la Cina rivende il petrolio venezuelano”. Bodas segnala che “le multinazionali sono contente dei salari da fame che pagano a una manodopera qualificata” e che “stanno distruggendo i contratti collettivi del settore petrolifero”.

Il dirigente sindacale del settore petrolifero ha posto in risalto il significato dei sindacati e della loro autonomia di fronte al governo, ai padroni e ai loro partiti”, indicando che l’orientamento sta andando verso “la mobilitazione contro il paquetazo [il nome attribuito al documento segreto con cui l’opposizione di Capriles a Chávez si pensava avrebbe introdotto, se avesse vinto le elezioni, pesanti misure neoliberiste che avrebbero liquidato 14 anni di riforme sociali chaviste - Ndt]”.

Come altri dirigenti sindacali di vari settori, anche Bodas ha denunciato come “il SEBIN e la GNB [corpi militari di sicurezza – Ndt] siano presenti nell’industria petrolifera per intervenire contro i lavoratori, ma non contro le ruberie e la corruzione”, e che, anzi, quel che fanno è “accusare chi denuncia”.

Ha inveito contro l’ex ministro e presidente di PDVSA, Rafael Ramirez, oggi indagato per appropriazione indebita ma rifugiatosi all’estero, come “uno de principali persecutori dei lavoratori”. Con tutto questo – ha affermato “siamo arretrati di un secolo in materia di diritti sindacali e del lavoro. Gli andrebbe bene un Bolsonaro o un Macri”. Ha concluso con la parola d’ordine: “Solo la lotta cambia la vita della classe operaia”

Tony Navas (settore Sanità) ha iniziato dicendo che siamo in presenza di “un socialismo caricaturale”, respingendo come falsità che vi sia qualcosa di socialista in Venezuela, dove in nome del socialismo “si fanno passare pacchetti di misure neoliberiste”. Si è compiaciuto per la presenza di molti quadri sindacali che riflettono su come invertire il corso della situazione attuale. Ha fustigato certa “sinistra che ha smesso di esserlo schierandosi a fianco dello Stato”. Ha denunciato che è in atto “un ricatto con il problema dell’intervento e della guerra economica per giustificare tante cose e frenare le proteste”. “Il 1° Maggio noi lavoratori siamo stati offuscati da entrambe le parti” (governo e opposizione di destra), e ha fatto quindi appello all’unità sulla base dell’autonomia.

Ha fatto riferimento all’Intersettoriale dei Lavoratori del Venezuela (ITV) , di cui alcuni dei settori presenti all’incontro hanno fatto parte per qualche tempo, per dire che “è stata sì progressista, ma è finita male (…), avendo abbandonato le sue lotte per seguire un burattino (Guaidó)”. Ciononostante, ha fatto appello al recupero del Piano di lotta originario dell’ITV, con un riconoscimento per la battaglia interna di settori classisti e di sinistra, tra cui i dirigenti sindacali del PSL, LTS, il Sindacato della Sanità SIRTRASALUD, la JOC, Marea Socialista ecc., con il sostegno operaio e popolare di settori delle comunicazioni (Aporrea, La Izquierda A Diario e La Clase.info). All’inizio della parte introduttiva dell’evento sono stati affrontati in quattro Tavoli i punti di discussione: 1) Congiuntura nazionale; 2) Conflittualità sociale e lavorativa; 3) Programma di lotta e piano d’azione dei lavoratori e delle lavoratrici; 4) Come “ricostruire il movimento sindacale.

 

Conclusioni

 

I convenuti hanno concordato di dar vita ad un coordinamento sindacale (provvisorio) per cominciare a orientare e organizzare il lavoro e gli interventi di lotta. Le conclusioni dei quattro tavoli saranno pubblicate integralmente una volta terminato il lavoro di sistemazione degli interventi e della loro revisione da parte del coordinamento.

Il Tavolo 1, quello di valutazione della congiuntura, ha riferito nella sua relazione come questa sia contraddistinta da: scontro internazionale e inter-imperialista tra Stati Uniti e Russia e Cina, che si riflette in Venezuela nella polarizzazione politica tra la borghesia tradizionale rappresentata da Guaidó e compagnia e una borghesia emergente popolarmente nota come “boliburguesia”. Entrambi i settori rendono tributi al capitale, e la burocrazia al governo ha caratteristiche antioperaie, repressive, autoritarie e antidemocratiche, sottoponendo ceti popolari e lavoratori alla fame e alla miseria, a livelli inediti nella storia contemporanea. Una situazione di cui approfitta la burocrazia tradizionale, che vuole impossessarsi del potere con il golpe e che è apertamente favorevole all’ingerenza esterna, interventista, liquidatrice della classe operaia e degli strati popolari poveri.

È vitale ergere la bandiera contro l’ingerenza (pro-statunitense) che si raccoglie intorno a Guaidó, senza tuttavia offrire alcun sostegno o fiducia al governo di Maduro.

Risoluzione approvata

1 – Costruire un’alternativa autonoma e indipendente dei lavoratori, antimperialista, anticapitalista e anti-patriarcale, per lottare contro l’interventismo e il golpismo, e contro il piano di “aggiustamento” adottato dal governo di Maduro, che ha sottoposto i lavoratori alla polarizzazione, alla fame e alla miseria.

2. Creare una squadra, comitato, coordinamento, o un’articolazione unitaria che dia continuità al piano di lotta e al programma che usciranno da questo incontro e che punti, tra gli altri compiti, a realizzare un Incontro Nazionale di Lavoratori che contribuisca a costruire organismi di lotta e un piano d’emergenza (a favore dei lavoratori e del popolo.

Nel Tavolo 2 si sono discussi elementi programmatici comprensivi delle principali rivendicazioni della classe lavoratrice in materia di: salario, miglioramenti lavorativi, contrattazione collettiva, nefaste normative e Memorandum del Lavoro che distruggono le condizioni di lavoro e di vita; il tema della precarietà dell’occupazione, la lotta ai licenziamenti diretti e indiretti e contro la persecuzione sul lavoro, la repressione antisindacale: la liberazione dei dirigenti sindacali arrestati, la violazione dei diritti sindacali in generale.

Questi punti programmati includono inoltre le rivendicazioni democratiche della classe operaia rispetto al modo di conduzione dello Stato e del paese, come pure dell’economia, riguardo alla quale si propone di delineare piani di emergenza anti-crisi in favore dei lavoratori, anziché favorire gli interessi padronali, burocratici, di multinazionali o potenze imperialiste; il tema del pagamento di un debito estero corrotto e della cessione delle risorse del paese. Si è sottolineato il recupero dell’idea del controllo operaio, in contrapposizione a quello burocratico da parte dello Stato, o della privatizzazione delle imprese, anche nelle aziende abbandonate dai padroni.

In questo tavolo si è proposto di appoggiare la richiesta di protezione presentata al TSI (Tribunale Supremo di Giustizia) per rivendicare che si applichi l’art. 9 della Costituzione, secondo il quale il Salario Minimo deve corrispondere al costo del Paniere di base (per la famiglia), non come stanno facendo il governo e i padroni che lo fissano anche molto al disotto di quello del paniere alimentare.

Si è anche concordato, in questo e negli altri Tavoli, il sostegno ai mezzi di comunicazione alternativi operai e popolari, come Aporrea.org, che è per ora bloccata dal governo, estendendo tale difesa ad altri mezzi alternativi che affiancano i lavoratori (ad es. La Izquierda Diario e La Clase.info). In tal senso si è accolto l’appello ad accompagnare Aporrea martedì 14 maggio a reclamare contro il blocco dell’accesso nella rete di proprietà statale CANTV [Compañía Anónima Teléfonos de Venezuela] con una “visita collettiva” fissata per le h10 del mattino in Avenida Libertador, Caracas. (vedi https://www.aporrea.org/actualidad/n342097.html )

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