https://www.ilpost.it/

domenica 20 ottobre 2019

 

In Cile è stato imposto il coprifuoco

 

A Santiago e in altre grandi città, dopo le proteste e i disordini cominciati venerdì per l'aumento del costo dei trasporti pubblici

 

A Santiago, la capitale del Cile, è stato imposto il coprifuoco dalle 10 di sabato sera fino alle 7 di domenica mattina e l’esercito è stato massicciamente impiegato nelle strade della città per la prima volta dalla fine della dittatura, nel 1990. Il coprifuoco, che riguarda anche altre grandi città del Cile – come Concepción e Valparaíso – è stato deciso nell’ambito delle misure rese possibili dallo stato di emergenza, dichiarato venerdì dopo l’inizio delle violenze nelle proteste contro l’aumento del costo del trasporto pubblico a Santiago.

 

Le proteste erano iniziate circa una settimana fa dopo l’annuncio di aumenti dei biglietti della metropolitana di Santiago fino a 831 pesos cileni (circa 1 euro), ma venerdì erano diventate particolarmente violente. I manifestanti, per la maggior parte studenti universitari e delle scuole superiori, avevano attaccato diverse stazioni della metropolitana della città, accendendo fuochi, ribaltando auto parcheggiate e bruciando almeno un autobus. La polizia aveva risposto con cariche e gas lacrimogeni e venerdì notte il presidente del Cile Sebastián Piñera aveva dichiarato lo stato di emergenza a Santiago, garantendo poteri straordinari a polizia ed esercito e nominando il generale Javier Iturriaga responsabile delle operazioni.

 

L’arresto di un manifestante a Santiago (AP Photo/Esteban Felix)

 

Le manifestazioni sono però ricominciate anche sabato e anche in altre città del Cile, per protestare contro il crescente costo della vita. A Santiago sabato sera tre persone sono morte nell’incendio di un supermercato durante saccheggi e scontri con la polizia. Iturriaga ha deciso di usare centinaia di soldati per ristabilire l’ordine nelle strade e ha annunciato l’arrivo di altri 1.500 soldati nei prossimi giorni. Sabato sera ha infine imposto il coprifuoco a Santiago, con l’obbligo per tutti di rimanere in casa dalle 10 di sera fino alle 7 del mattino (finirà quindi a mezzogiorno ora italiana). Misure analoghe sono state poi decise in altre città o regioni del Cile, anche se con orari differenti. El Mercurio, uno dei giornali più importanti del Cile, ha scritto che intorno alla 3 di notte di domenica c’erano ancora centinaia di soldati in strada e qualche gruppo di manifestanti. Tra venerdì e sabato, dice BBC, sono state arrestate più di 300 persone.

 

Soldati e manifestanti a Santiago, sabato (AP Photo/Esteban Felix)

 

Piñera – eletto nel 2017 dopo essere già stato presidente tra il 2010 e il 2014 – ha sospeso l’aumento delle tariffe del trasporto pubblico e sabato in un discorso ha detto di aver “ascoltato umilmente” la “voce dei miei compatrioti”. È comunque improbabile che le manifestazioni si fermeranno: il sindacato degli studenti del Cile ha indetto uno sciopero generale per lunedì. Lo stato di emergenza potrà durare fino a 15 giorni e potrà essere rinnovato al massimo per altri 15.

Rispondendo all’afflusso di manifestanti arrabbiati nella capitale, molti dei quali hanno provocato il caos negli edifici governativi e si sono scontrati con la polizia durante quasi due settimane di disordini, Moreno sabato ha imposto un coprifuoco, messo Quito sotto il controllo militare e ha annunciato una restrizione di 24 ore su tutti i movimenti nel paese.

 

Il presidente, il cui governo ha già evacuato la capitale per la sicurezza della città di Guayaquil, ha anche detto al sindaco di Quito che “riconsidererà” la cancellazione dei sussidi per il carburante, una misura che si è rivelata particolarmente dannosa per la popolazione.

 

I militari di domenica hanno annunciato che stava sollevando il coprifuoco nella maggior parte della città, con movimenti limitati solo in alcune parti del distretto settentrionale.

 

Il governo aveva anche promesso di garantire la sicurezza dei leader delle proteste indigene dalla Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (CONAIE) durante il primo round di colloqui con il governo, che era stato programmato per svolgersi più tardi domenica.

 

I negoziati sono stati concordati dopo dieci giorni di disordini nella capitale. Prima dei colloqui, CONAIE ha dichiarato su Twitter che il presidente dovrebbe ripristinare completamente i sussidi per il carburante o le proteste a Quito e in altre parti del paese continueranno.

 

I leader della protesta hanno anche chiesto che i colloqui siano trasparenti, dicendo che saranno trasmessi in diretta su enormi schermi in modo che l’intero paese possa vedere cosa sta succedendo.

Il governo di Moreno, appoggiato dagli USA e dai circoli finanziari di Wall Street, ha introdotto misure di austerità per soddisfare le condizioni di un accordo di prestito di $ 4,2 miliardi con il FMI. Questo accordo prevedeva la cancellazione dei sussidi per il carburante, privatizzazioni, liberalizzazione dei prezzi e riduzione delle spese sociali. Il risultato dell’accordo ha poi portato a un enorme aumento dei prezzi della benzina e del diesel in Ecuador con incidenza sui prezzi dei beni di prima necessità.

 

P.S. Ultime notizie: la repressione dei militari si sta trasformando in una carneficina. Le forze militari hanno attaccato la marcia degli indigeni composta da persone con famiglie e bambini. Si parla di varie vittime (20 morti sembra fra cui alcuni bambini). Il Governo vuole imporre le misure del Fondo Monetarioa tutti i costi nel paese.

 

La cosa anomala è che i media occidentali non parlano dei disordini e delle rivolte in Ecuador nonostante questa stia assumendo la forma di una rivolta di massa. Sono gli stessi media che mostravano ogni giorno i disordini di Caracas in Venezuela e tutte le manifestazioni di piazza contro il governo di Maduro. Nel caso dell’Ecuador sembra che ci sia una direttiva impartita ai media di non coprire gli avvenimenti. Molto strano.

top