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21/10/2019

 

Riforme estreme per una crisi estrema. Il governo libanese prova a salvarsi dalla rabbia delle piazze

 

Ai manifestanti che chiedono le dimissioni di un'intera classe politica, il premier Hariri risponde con un vasto piano di riforme anti-casta. Ma le proteste continuano

 

Un “colpo di Stato finanziario”. Così il premier libanese Saad Hariri ha definito il vasto piano di riforme approvato oggi dal suo governo per cercare di placare le proteste popolari in corso da cinque giorni in tutte le città del Paese. Ai manifestanti - che chiedono le dimissioni immediate del premier e dei leader politici, accusati di aver distrutto l’economia libanese con immobilismo e corruzione  – il governo ha risposto con un massiccio pacchetto di riforme economiche, che va dal dimezzamento degli stipendi di ministri, parlamentari, diplomatici ed ex rappresentanti delle istituzioni, alla privatizzazione del settore delle telecomunicazioni, fino alla promessa di ottenere un “deficit prossimo allo zero” nel budget 2020.

 

Misure estreme che, a giudicare dalle prime reazioni dei manifestanti, sembrerebbero non bastare: “Rimaniamo in piazza fino a quando tutto il sistema politico non si dimette, non bastano queste riforme e non bastano le dimissioni del governo”, sono le dichiarazioni più diffuse in queste ore a Beirut e in altre città del paese, secondo quanto riporta l’Ansa. “Rivoluzione! Il popolo vuole la caduta del sistema”, è lo slogan con cui la piazza di Beirut ha subito risposto al discorso del premier.

 

Hariri ha affermato che l’adozione delle riforme da parte del suo governo non mira a porre fine alle proteste: “Queste decisioni non sono state prese in vista di una contrattazione” e non mirano a “chiedervi di smettere di manifestare ed esprimere la vostra collera”. Il premier libanese si è detto poi a favore delle elezioni anticipate chieste dai manifestanti. “La vostra voce è stata sentita e, se chiedete delle elezioni anticipate, io Saad Hariri, sono personalmente con voi”, ha detto. 

 

Sul tavolo, intanto, il premier ha messo provvedimenti importanti. In particolare - ha annunciato Hariri, citato da Reuters - l’esecutivo ha approvato un bilancio 2020 che prevede un disavanzo dello 0,6% del prodotto interno lordo, con le banche che parteciperanno alla riduzione del disavanzo per un importo di 5,1 trilioni di sterline libanesi ($ 3,4 miliardi). Il piano prevede anche un taglio radicale dei fondi assegnati ai “consigli di sviluppo”, organismi creati nel periodo post-guerra civile (1975-90) ma diventati negli anni strumenti di rafforzamento del sistema clientelare, e una riforma del sistema di diffusione dell’energia elettrica, da decenni razionata.

 

In questi giorni di grandi proteste popolari contro la corruzione e il carovita, Hariri si è consultato con gli alleati al governo e con i Paesi stranieri, come Francia e Stati Uniti, che sostengono il suo governo. Di questo fanno parte anche gli Hezbollah, molto vicini all’Iran.

Ora bisognerà vedere come risponderanno le piazze. Oggi scuole, università, banche e diverse istituzioni locali e centrali sono rimaste chiuse in attesa del discorso del premier. La mobilitazione, finora, è riuscita a creare le prime spaccature nel governo, con il partito delle Forze libanesi che ha annunciato le dimissioni dei proprie ministri, ma non abbastanza da convincere Hariri ad alzare bandiera bianca.

 

Anche questa mattina centinaia di migliaia di persone hanno inondato le strade, furiose nei confronti di una classe politica accusata di aver spinto l’economia al punto di collasso.

L’economia libanese è stata affossata da un mix di paralisi politica e conflitti regionali. I guai economici sono stati aggravati da tensioni nel sistema finanziario che si sono accumulate con il rallentamento dei flussi di capitali nel Paese. Questi flussi di capitale – sottolinea Reuters - sono necessari per finanziare il deficit statale e le esigenze della sua economia dipendente dalle importazioni. Le pressioni si sono manifestate negli ultimi tempi nell’economia reale, dove è diventato più difficile ottenere dollari al tasso di cambio ufficiale. I dollari sono diventati più difficili da trovare e la sterlina libanese è finita sotto pressione.

 

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