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13 luglio 2019

 

Coinvolgimento di Israele nella guerra civile in Libia

di Giorgio Cafiero  

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Da metà del 2014 la Libia è impantanata in una guerra civile che mette il Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli riconosciuto dall’ONU contro un’amministrazione rivale di Tobruk, la Camera dei Rappresentati (OhR) che è alleata dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar. Pur in assenza di legittimazione dall’ONU, Haftar e le sue forze hanno ricevuto sostegno da una serie di stati potenti i cui leader considerano il comandante con base a Bengasi la sola alternativa libica alla Fratellanza Mussulmana e ad altri attori islamisti nel paesi nordafricano devastato dalla guerra. Tra queste nazioni c’è Israele.

 

Tel Aviv, assieme al Cairo, a Parigi, Riyadh e Abu Dhabi, sostiene Haftar, i cui avversari lo sospettano di voler diventare un “nuovo Gheddafi” che cerca di stabilire in Libia una dittatura militare in stile egiziano.

 

Il sostegno israeliano a comandante con base a Bengasi illustra la dinamica geopolitica regionale che ha indotto stati arabi sunniti – specificamente Egitto, Arabia Saudita e UAE – a trovarsi sulla stessa barca con Israele, condividendo le stesse percezioni di minaccia alla sicurezza.

 

Il coordinamento tra Haftar e gli israeliani, che è stato condotto attraverso l’UAE, è iniziato nel 2015, se non prima. Inizialmente gli interessi di Israele nella Libia post Gheddafi erano dalla prospettiva dei suoi interessi nel Sinai peninsulare. Collegamenti tra varie forze jihadiste in Libia e il Sinai sono stati ben documentati.

 

Nel 2015 e 2016 Haftar ha incontrato agenti del Mossad in Giordania in “stretta segretezza”. Una fonte militare ha dichiarato al The New Arab che Israele ha cominciato all’epoca a rifornire il LNA con fucili da cecchino e equipaggiamenti per la visione notturna. Tale fonte ha suggerito che l’esercito israeliano ha cominciato a condurre attacchi aerei in Libia in coordinamento con il LNA dopo che Haftar aveva lanciato l’Operazione Dignità nel 2014. A metà 2017 canali mediatici algerini hanno scritto che dirigenti di Algeri avevano ammonito Haftar contro il ricevimento di sostegno militare israeliano.

 

L’anno scorso al-Araby al-Jadeed ha spiegato che Hafter ha tenuto un’altra riunione ad Amman “per approfondire il coordinamento sulla sicurezza tra lui e Israele” e che Haftar ha cercato una presenza israeliana più forte nella Libia meridionale per impedire che l’Italia affermasse una significativa influenza in tutto il Fezzan, la regione sud-occidentale della Libia. Il Middle East Monitor ha citato una fonte non nominata che ha affermato che Haftar aveva promesso a Israele “centri sicuri” nel deserto libico e che il collegamento del comandante con Israele è Oren Hazan, un membro del partito israeliano Likud che ha radici libiche.

 

La fonte di MEMO ha detto anche che nonostante il governo egiziano appoggi la tacita e segreta alleanza di Haftar con Israele, le autorità del Cairo non volevano che le comunicazioni di Haftar con Tel Aviv diventassero dirette.

 

A maggio Al Jazeera Arabic ha pubblicato un’inchiesta che ha rivelato il sostegno israeliano all’offensiva di Haftar contro Tripoli, lanciata dal LNA il 4 aprile. Una società mista Emirati-Kazakistan, Reem Travel, aveva un velivolo registrato a proprio nome che volava tra Egitto, Israele e Giordania prima di arrivare nel territorio controllato dal LNA in Libia poco prima che iniziasse l’assalto di Haftar a ovest, secondo al Jazeera.

 

Perché Israele si è schierato in Libia?

L’intervento israeliano nella guerra civile libica dalla parte di Haftar è comprensibile dal suo punto di vista, per una serie di fattori. Primo: quando si tratta di coordinarsi con attori in Medio Oriente e in Nordafrica, la chiara preferenza di Israele è per uomini forti, indipendentemente dall’ideologia. Come Hosni Mubarak e Abdel Fattah el-Sisi in Egitto, o re Abdullah II in Giordania, Haftar è forse il genere di leader arabo con cui gli israeliani possono impegnarsi nello scambio di informazioni di spionaggio.

 

Secondo: il sostegno israeliano a Haftar introduce Israele nel più vasto allineamento de facto con stati arabi sunniti che hanno sostenuto per anni il comandante orientale, cioè Egitto e UAE, e più di recente anche l’Arabia Saudita. Così, appoggiando Haftar, Tel Aviv può cementare ulteriormente il suo ruolo in questo blocco emergente di stati sunniti regionali, che condividono la percezione israeliana di una minaccia sia dall’Iran sia dalle milizie sostenute dall’Iran, nonché da certi gruppi sunniti islamisti, inclusa la Fratellanza Mussulmana. Come ha dichiarato a Middle East Eye una fonte dell’esercito israeliana: “Un amico di un nostro amico – e un nemico di un nostro nemico – è nostro amico e Haftar è amico di Egitto, Giordania e UAE. Inoltre combatte l’ISIS”.

 

Terzo: anche le opportunità di assicurarsi denaro attraverso lucrose vendite di armi contribuisce a spiegare l’interesse di Israele a sostenere Haftar. Da leader del commercio delle armi, Israele ha fatto miliardi vendendo armi e noleggiando consulenti militari a differenti paesi piagati dalla guerra in Africa, come il Sudan del Sud. Israele sta ampliando la sua influenza in Africa, dove sta cercando di approfondire il suo ruolo e di rafforzare le sue relazioni con una serie di paesi. La politica estera di Israele in Africa ha toccato uno spartiacque a gennaio, quando il primo ministro Benjamin Netanyahu si è recato in Chad a incontrare il presidente Idriss Deby per rinnovare relazioni bilaterali. La stretta relazione di Tel Aviv con Haftar può far ulteriormente progredire i grandiosi interessi geopolitici di Israele nella regione.

 

Quarto: anche le risorse naturali della Libia sono un fattore. Costantemente alla ricerca di alleati ricchi di petrolio per venderlo, Israele può aspettarsi di garantirsi accesso al petrolio della Libia dopo aver sostenuto Haftar nella guerra civile in corso nel paese. Come hanno dimostrato le forze del comandante orientale, la loro capacità di assumere il controllo di virtualmente tutti i campi petroliferi interni in Libia significa che Israele probabilmente considera una tacita alleanza con Haftar come una mossa prudente riguardo alle proprie necessità energetiche.

 

Anche la Francia sostiene Haftar

Il sostegno della Francia a Haftar, basato sulla visione da parte di Parigi del LNA come baluardo contro l’estremismo islamista, ha creato una grande divisione in seno all’Europa riguardo alla Libia. Tale divisione ha avuto un considerevole impatto negativo sulle relazioni italo-francesi. Indiscutibilmente le differenti idee di Parigi e Roma sulla Libia sono state un altro fattore che ha contribuito alla crisi del paese nordafricano, con Francia e Italia che competono per l’influenza in questa parte del Maghreb. (Gli Stati Uniti appoggiano ufficialmente il GNA e tuttavia Trump ha elogiato Haftar; dunque la posizione statunitense sulla Libia non è chiara).

Sono in gioco anche la Turchia e i suoi interessi. Tensioni si stanno accentuando tra il LNA e i suoi sostenitori esterni da un lato e le milizie alleate del GNA con la Turchia dall’altro. Per contrastare l’avanzata del LNA su Tripli, i turchi hanno fornito a fazioni allineate con il GNA veicoli blindati e droni, compreso un drone abbattuto dalle forze di Haftar il mese scorso. Schierandosi con Haftar, Israele si è fermamente posizionato con Abu Dhabi, Cairo  e altre capitali che considerano Haftar il leader più forte in Libia in grado di attaccare “terroristi”, restituendo nel contempo stabilità al paese.

 

Con l’ulteriore regionalizzazione della crisi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), che è stata un motore di maggiore instabilità in Libia e in altri paesi africani, la posizione di Israele è inequivocabile nello scontro Abu Dhabi-Doha. Appoggiando le posizioni degli Emirati e dell’Egitto sulla Libia – ponendo fermamente Israele in contrasto sia con Ankara sia con Doha – Tel Aviv sta chiarendo che preferisce figure arabe rappresentanti il modello di stabilità autoritaria e di dittature laiche appoggiato dall’occidente, piuttosto che quelle che fanno progredire la visione della Fratellanza Mussulmana per la regione.

 

Per il popolo libico è estremamente probabile un futuro tetro. La guerra per procura è stata alimentata da tanti attori esterni venuti nel paese alla ricerca di riempire il vuoto di potere emerso dopo la caduta di Moammar Gheddafi nel 2011. Con i combattenti alleati del GNA che recentemente hanno respinto l’offensiva del LNA, non è chiaro come si evolverà la guerra civile mentre le forze di Haftar continuano a bombardare Tripoli.

 

Il crescente pericolo per la Libia, fatta a pezzi da varie milizie che combattono con il sostegno di Israele e di altri attori esterni, è una frammentazione di lungo termine.

Giorgio Cafiero è il CEO di Gulf State Analytics una società di consulenza sui rischi geopolitici con sede a Washington.      

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://consortiumnews.com/2019/07/13/israels-involvement-in-libyas-civil-war/

 

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