Video: https://media.gedidigital.it/repubblicatv/file/2019/03/07/625548/hls/625548-video-rrtv-1200-dentrolalibia_master.m3u8


https://www.huffingtonpost.it/

07/03/2019

 

Corrado Formigli mostra in tv le carceri in Libia: "Immagini sconvolgenti. Una strage silenziosa in un luogo perduto"

By Umberto De Giovannangeli

 

Il giornalista racconta all'Huffpost il reportage in onda stasera a PiazzaPulita, con immagini rubate dai centri di detenzione e testimonianze di carcerieri e carcerati

 

Guardate quelle immagini, ascoltate quelle testimonianze. Sono un contributo straordinario alla ricerca della verità. Una verità scomoda, angosciante, che chiama in causa l'Europa, l'Italia, indifferenti se non complici. L'inchiesta di Piazza Pulita sui gironi infernali dei lager libici (in onda nella puntata di stasera), rappresenta un documento di straordinaria efficacia perché per la prima volta escono da quelle carceri precluse a qualsiasi controllo internazionale, immagini che danno conto di una condizione disumana. Immagini e testimonianze di vittime e aguzzini, racconti di persone sopravvissute a quella barbarie e racconti di carcerieri che esibiscono le loro prede e spiegano le modalità di tortura preferite. Viaggio nell'orrore libico. HuffPost ne parla con Corrado Formigli.

 

Sul piano giornalistico, qual è il tratto peculiare dell'inchiesta di Piazza Pulita?

"Si tratta di una inchiesta esclusiva che abbiamo realizzato con metodi complessi. Oggi entrare in Libia è impensabile ma noi siamo riusciti attraverso le testimonianze di carcerieri e carcerati, a far arrivare quelle immagini qui da noi. Immagini 'catturate' anche attraverso telefonini affidati a persone di nostra fiducia che in quelle carceri sono entrati".

 

Come definire quelle immagini?

"Sconvolgenti. Immagini che arrivano non dalle carceri ufficiali dove vengono tenuti i migranti. Da quelle carceri arrivano immagini 'accettabili' fatte filtrare dal regime libico. Quelle che mandiamo in onda nella nostra inchiesta sono immagini 'rubate' dentro i centri di detenzione illegali, che testimoniano situazioni e condizioni allucinanti".

 

Qualche esempio?

"Innanzitutto abbiamo, per la prima volta, la testimonianza di due carcerieri, uno dei quali si trova nella regione di Sabah, il quale spiega come i suoi schiavi, così li chiama, possano liberarsi solo attraverso il pagamento di un riscatto. E se questo riscatto non viene pagato vengono sottoposti a torture atroci. Lui stesso ce ne descrive una tra le sue preferite: utilizzare sul corpo dei suoi schiavi un ferro da stiro rovente. Un altro carceriere ci mostra schiave nigeriane come fossero bestiame al mercato, dandoci una quotazione, vendute come prostitute. Poi abbiamo la testimonianza di un migrante detenuto fuori da un carcere libico privato che spiega come, nell'ultimo anno, 90 persone sono morte in quel carcere per malattie".

 

Sulla base di questa inchiesta, forte, sconvolgente, come definiresti la Libia oggi?

"Come un luogo perduto, nel quale si sta compiendo una vera e propria strage silenziosa, un Paese nel quale si consuma senza soluzione di continuità una sistematica violazione dei più elementari diritti umani. Il primo pensiero che ho è che quando noi, noi Italia, autorizziamo la Guardia costiera libica a soccorrere migranti in mare, in realtà stiamo decidendo di consegnarli a questo inferno. Ed è semplicemente incredibile, scoraggiante, pensare che venti anni fa abbiamo fatto una guerra nei Balcani in nome dei diritti umani, ritenendo intollerabile ciò che stava avvenendo ai danni della minoranza etnica albanese, mentre oggi immagini ancora più terribili trovano l'Europa indifferente e direi anche complice".

 

Questa inchiesta, oltre che una pagina di grande giornalismo, rappresenta anche un documento politico. Cosa vorresti chiedere in proposito a chi ha responsabilità politiche e di governo?

"Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, vorrei chiedere, innanzitutto, se è informato e nel caso non lo fosse di guardare anche questa inchiesta. In secondo luogo, se noi intendiamo continuare a finanziare la Libia con il risultato di continuare ad alimentare questo orrore, queste stragi di innocenti. Ma questa domanda dovrebbe essere rivolta anche all'opposizione. Oggi c'è un nuovo leader del Partito democratico, Nicola Zingaretti: qual è la sua posizione su ciò che sta accadendo in Libia? Ci sarà una continuità con la linea di Minniti o ci sarà uno scarto?".

 

top