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05 feb 2019

 

Giovane palestinese ucciso a un checkpoint israeliano

 

Il 19enne Abdullah Tawalba è morto dopo essere stato colpito alla testa, un 16enne è stato ferito alla schiena. Secondo Tel Aviv avevano un ordigno, diversa la versione dei testimoni. In pochi giorni sono almeno quattro i palestinesi uccisi in Cisgiordania

 

Roma, 5 febbraio 2019, Nena News –

 

Un ragazzo ucciso e un altro ferito: è successo ieri a un checkpoint militare israeliano nel nord della Cisgiordania. L’esercito di Tel Aviv ha aperto il fuoco e ha ucciso il 19enne Abdullah Tawalba, colpito alla testa, e ferito un ragazzo palestinese di 16 anni, ricoverato al momento all’ospedale di Jenin dopo essere stato colpito alla schiena.

I militari israeliani affermano di aver sparato a “due aggressori che portavano un ordigno”. Nessun soldato è stato ferito. Diversa la versione palestinese: il governatore di Jenin, Akram al-Rajoub, ha detto all’agenzia stampa Wafa che i due ragazzi stavano tornando dal lavoro e non avevano con sé alcun esplosivo. Secondo testimoni, i due erano a bordo di una moto quando i soldati hanno aperto il fuoco.

Continua così a salire il numero di palestinesi uccisi nel corso dell’ultimo anno nei Territori occupato: 290, tra cui  bambini, tra Gaza e Cisgiordania nel 2018 secondo i dati forniti dall’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem. Di questi 254 sono stati uccisi nella Striscia, durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno iniziata il 30 marzo scorso. Il resto in Cisgiordania, per lo più per mano dei soldati israeliani ma anche in attacchi da parte dei coloni, come accaduto alla fine di gennaio nel villaggio di al-Mughayer, Hamdi Naasan di 38 anni.

La scorsa settimana a morire sotto il fuoco dell’esercito era stata invece un’adolescente palestinese, la 16enne Samah Zuheir Mubarak, studentessa di Ramallah. E’ stata uccisa al checkpoint di al-Zaeem, che divide una colonia israeliana dal quartiere di residenza della giovane, a Gerusalemme est. Secondo le forze armate israeliana, Samah avrebbe tentato di accoltellare un poliziotto di frontiera. Ma i video che hanno ripreso la scena mostrano i soldati aprire il fuoco contro di lei da poca distanza mentre il poliziotto in questione sta andando via dopo averle parlato.

Pochi giorni prima a morire era stato un altro giovane, il 18enne Ayman Hamed, ucciso a Silwad dall’esercito che lo ha accusato di lanciare pietre. E sabato la polizia israeliana ha ucciso vicino alla città vecchia di Gerusalemme Riyad Shamasneh durante un’inseguimento in auto.

Una politica chiara, quella che le organizzazioni per i diritti umani definiscono “sparare per uccidere” che sta caratterizzando da anni il comportamento dell’esercito israeliano. Anche in assenza di minacce o quando esistono numerose alternative per fermare e arrestare una persona considerata una minaccia, si apre il fuoco. Succede ai checkpoint in Cisgiordania contro aggressori armati di coltello veri e presunti e succede contro chi marcia disarmato a Gaza verso le linee di demarcazione con Israele. Uno stillicidio brutale. Nena News

 

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