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28 gen 2019

 

In tre giorni 4 palestinesi uccisi da coloni ed esercito

 

L’ultimo caso è quello del 38enne Hamdi Naasan del villaggio cisgiordano di al-Mugheir raggiunto da un colpo di arma da fuoco esploso da un colono. Sulla sua uccisione l’inviato Onu ha parlato di omicidio “inaccettabile e scioccante”. Tolti i mondiali paralimpici di nuoto alla Malesia dopo il rifiuto di Kuala Lumpur di far entrare sul suo territorio atleti israeliani

 

Roma, 28 gennaio 2019, Nena News –

 

L’inviato Onu per il Medio Oriente Nikolay Mladenov non ha dubbi: l’omicidio del 38enne palestinese Hamdi Naasan avvenuto sabato è “inaccettabile e scioccante”. Secondo il ministero della salute palestinese, Naasan, padre di 4 figli, è stato colpito alle spalle dai proiettili esplosi da un colono nel villaggio palestinese di al-Mugheir vicino alla colonia illegale di Adei.

L’uccisione del 38enne ha scatenato la rabbia dei residenti del villaggio che ieri in migliaia hanno partecipato ai suoi funerali nonostante l’esercito israeliano abbia impedito loro di raggiungere il luogo di sepoltura di Naasan. Il divieto ha esacerbato le tensioni: negli scontri che sono nati con i militari, i soldati di Tel Aviv hanno arrestato due adolescenti palestinesi.

Intervistato da al-Jazeera, Ataf Naasan, il cugino della vittima, ha detto che un gruppo di coloni armati ha attaccato al-Mugheir sabato a pranzo. “Quando sono venuti, hanno incominciato a spararci contro – ha raccontato – Miravano alle nostre teste, ai nostri stomaci. Sparavano a casa. Quando Hamdi ha messo un ferito sull’ambulanza, lo hanno sparato”. Almeno 30 sono stati i palestinesi che sono rimasti feriti sabato a causa degli spari dei coloni.

I residenti di al-Mugheir sostengono inoltre che l’esercito israeliano ha assistito alla violenza dei coloni a due chilometri di distanza preferendo non intervenire. “Sono venuti solo dopo che i coloni hanno finito le ammonizioni. [I soldati] hanno sparato contro di noi gas lacrimogeni e pallottole ricoperte di gomma. Hanno attaccato noi invece di arrestarli” ha denunciato Naasan.

Diversa la versione fornita dall’esercito. In un comunicato i militari fanno sapere che un colono del vicino insediamento di Adei Ad ha avuto “un confronto fisico” con diversi palestinesi ed è rimasto leggermente ferito. “Poco dopo è nato nella zona uno scontro tra i civili israeliani [coloni, ndr] e i palestinesi in cui sono stati esplosi proiettili veri dai civili [coloni, ndr]”. Il portavoce dell’insediamento di Adei Ad ha detto che un settler era stato accoltellato e fatto oggetto del lancio di pietre da parte di un gruppo di palestinesi. I coloni sarebbero quindi entrati nel villaggio solo in risposta all’aggressione accolti da un fitto lancio di pietre da parte di circa 200 palestinesi. Aggrediti, avrebbero aperto il fuoco insieme all’esercito. Una versione che i palestinesi contestano: i coloni hanno sparato prima che i militari entrassero in azione con i gas lacrimogeni.

Il villaggio di al-Mugheir, abitato da 4.000 palestinesi e circondato da 4 colonie, è da anni vittima dei “prezzi da pagare” dei coloni: atti di ritorsione contro i palestinesi (danni a macchine, proprietà e terre, scritte razziste) in risposta ad attacchi veri o presunti di quest’ultimi. L’ultimo episodio è datato lo scorso 17 gennaio quando, riferisce il quotidiano israeliano Haaretz, i settler hanno tagliato con delle cesoie elettriche gli ulivi dipingendo la Stella di Davide sulle rocce della proprietà di uno dei residenti del villaggio.

Ma a perdere la vita negli ultimi giorni non è stato solo il 38enne Naasan. Da venerdì, infatti, nei Territori Occupati si è assistita ad una vera e propria escalation da parte israeliana che ha causato l’uccisione di 3 palestinesi con modalità pressoché simili. Venerdì infatti l’esercito ha ucciso il 18enne Ayman Hamed nel villaggio di Silwad (secondo i militari il giovane lanciava pietre contro di loro), mentre sabato mattina è stato il turno di Riyad Shamasneh, assassinato durante un inseguimento vicino alla Porta di Damasco (città vecchia di Gerusalemme). Nelle stesse ore più o meno veniva colpito mortalmente anche Ehab Abed (25 enni) durante la protesta settimanale del venerdì al confine tra la Striscia di Gaza e Israele.

Dal punto di vista politico, intanto, Tel Aviv può rallegrarsi dalla decisione del Comitato paralimpico internazionale che ieri ha decretato il ritiro dei Mondiali paralimpici di nuoto dalla Malesia in seguito al bando posto da quest’ultima verso gli atleti israeliani. Kuala Lumpur, che non ha rapporti diplomatici con Israele, aveva infatti negato l’ingresso agli atleti israeliani solidarizzando con il popolo palestinese. I mondiali, che si sarebbero dovuti tenere quest’anno a Kuching dal 29 luglio al 4 agosto, sono molto importanti anche perché rappresentano le qualifiche in vista dei Giochi Paralimpici di Tokyo del 2020. La decisione ha ovviamente rallegrato Israele. Su Twitter il portavoce del ministero degli esteri israeliano Emmanuel Nahshon ha scritto: “Questa è una vittoria dei valori sull’odio e la bigotteria, una forte affermazione a favore di libertà e uguaglianza. Grazie Paralympics per la coraggiosa decisione”. Resta da capire ora chi sostituirà la Malesia: le candidature per ospitare la manifestazione sportiva internazionale dovranno pervenire al Comitato Paralimpico Internazionale entro l’11 febbraio. Nena News

 

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