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20 feb 2019

 

Il dramma dei civili intrappolati nei combattimenti

 

Nella parte orientale del Paese i jihadisti dello “Stato Islamico” usano gli abitanti del villaggio di Baghouz come scudi umani nel tentativo di rallentare l’assalto finale delle Forze democratiche siriane sostenute dagli Usa. Situazione difficile anche per i residenti della provincia nord occidentale di Idlib e per gli sfollati del campo di Rubkhan a confine con la Giordania

 

AGGIORNAMENTI

Ore 15:55   Camion stanno evacuando i civili di Baghouz (est della Siria) 

Un convoglio di camion ha evacuato questo pomeriggio decine di civili nella provincia di Deir az-Zor. Le operazioni sarebbero tuttora in corso. Secondo il direttore dell’osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdul Rahman, più di 50 camion avrebbero lasciato il villaggio di Baghouz, nel nord est della Siria.

 

Roma, 20 febbraio 2019, Nena News –

 

Proseguono i combattimenti nella parte orientale della Siria dove le forze democratiche siriane (Fds) a maggioranza curda sostenute dagli statunitensi sono ormai prossime a dichiarare la fine dell’autoproclamato “Stato Islamico” (Is). L’area interessata dagli scontri è soprattutto quella di Baghouz, un villaggio vicino al fiume Eufrate e al confine con l’Iraq dove i jihadisti dell’Is stanno provando a conservare quel poco che resta del loro “stato” con tutte le armi a loro disposizione. Anche usando i civili come scudi umani. Una tattica che pare stia pagando perché starebbe rallentando l’offensiva delle Fds che vuole evacuare i residenti prima di compiere l’assalto finale.

Un obiettivo non affatto semplice. Emblematico quanto accaduto ieri quando l’operazione di salvataggio dei civili è stata temporaneamente sospesa a causa di due raid della coalizione contro i jihadisti. La questione dei residenti di Barghouz preoccupa non poco le Nazioni Unite: ieri l’alta commissaria per i diritti umani dell’Onu Michelle Bachelet, ha espresso il tuo timore per le 200 famiglie rimaste intrappolate nell’area e ne ha chiesto la loro evacuazione. Gli Usa, per bocca del capo del Comando centrale Joseph Votel, già lunedì avevano riferito alla stampa che le Sdf si stanno muovendo con molta attenzione. “[L’Is] ha molti civili lì, ha alcuni prigionieri delle Forze democratiche siriane e li stanno utilizzando come scudi umani” aveva spiegato. Abdul Karim Omar, il responsabile delle relazioni estere delle Sdf, ha detto alla stampa che le forze a maggioranza curda hanno catturato finora 800 jihadisti. A questo numero va poi aggiunto anche quello delle 700 mogli dei miliziani e dei loro 1.500 bambini che al momento si trovano in campi controllati dalle Sdf. Una situazione che diventa più complessa ogni giorno che passa dato che il numero dei civili evacuati continua ad aumentare.

Che l’Is, come entità statuale, sia ormai prossima alla fine è fuori di dubbio. Tuttavia, ciò non vuol dire che jihadisti non rappresentino più una minaccia per la sicurezza dell’area: l’autoproclamato “Stato Islamico”, infatti, continua a compiere di tanto in tanto attentati sanguinosi attivando le sue “cellule dormienti”. Lo sa bene l’Iraq che più volte in questi anni è stato teatro degli attacchi del “califfato”. Il premier iracheno Adel Abdul Mehdi ha ieri chiarito che Baghdad sta attentamente monitorando quanto sta accadendo al confine siro-iracheno perché è alto il timore di una fuga dei jihadisti verso l’Iraq. “Siamo preoccupati – ha detto Abdul Mehdi – perché molti dei combattenti rimasti sono iracheni e potrebbero infiltrarsi in Iraq”. Secondo alcuni ufficiali occidentali, tra i miliziani presenti potrebbe esserci anche il “califfo” al-Baghdadi dato più volte in questi anni per ferito.

Se la situazione nella parte orientale della Siria sembra essere più vicina ad una conclusione, molto più complessa è la partita che si sta giocando nella provincia di Idlib, nella parte nord occidentale del Paese. Qui nelle ultime settimane il governo siriano e i suoi alleati (russi e iraniani) stanno intensamente bombardando l’area controllata dal ramo siriano di al-Qaeda. Ma a mietere vittime è anche il jihadismo: due esplosioni lunedì hanno ucciso 16 persone e ferito 70 a Idlib. Sulla situazione umanitaria nella zona ha espresso tutta la sua preoccupazione Bachelet: “Grandi numeri di civili, tra cui centinaia di migliaia di sfollati, a Idlib e nel nord di Aleppo, stanno vivendo un’esistenza intollerabile” ha detto l’Alta commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite.

E se sono difficili le condizioni per le 20.000 persone sfuggite nelle ultime settimane nelle aree controllate dall’Is nel governatorato di Deir Az-zor (a est), non meno disperata è la sorte dei siriani rifugiati del campo di Rubkhan, nel sud del Paese vicino al confine giordano. Qui vivono 40.000 rifugiati (per lo più donne e bambini) che necessitano urgentemente di aiuti umanitari. Ma al momento non è chiaro se ci sia una qualche forma di cooperazione tra le autorità di Damasco e i suoi oppositori rappresentati dall’Esercito libero siriano che controllano il campo. Ieri il governo siriano con l’assistenza della Russia ha aperto due corridoi umanitari, mentre la scorsa settimana l’Onu e la Mezzaluna siriana hanno mandato degli aiuti a Rubkhan, favorendo inoltre il trasferimento di coloro che preferivano trasferirsi nelle aree sotto il controllo del governo siriano. Non aiuta affatto, invece, la Giordania che ha chiuso il suo confine “per motivi di sicurezza”. Damasco e Mosca accusano però anche le truppe americane stazionate nelle vicinanze del campo perché non starebbero garantendo la sicurezza indispensabile per l’arrivo degli aiuti. Accuse che gli americani smentiscono categoricamente. Nena News

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