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12 aprile 2019

 

Le cose da sapere su Assange e l'estradizione negli Usa

 

Il fondatore di Wikileaks è accusato da Washington di pirateria informatica, reato per cui rischia cinque anni. Ma il processo nel Regno Unito potrebbe protrarsi a lungo. Corbyn si schiera con lui. Trump tace.

 

Il ministro della Giustizia americano William Barr ha chiesto l'estradizione del fondatore di Wikileaks Julian Assange, dopo il suo arresto nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e un atto d'accusa per aver hackerato insieme all'ex analista dell'intelligence Usa Chelsea Manning decine di migliaia di documenti top secret.

 

1. L'ACCUSA DEGLI USA: PIRATERIA INFORMATICA

L'atto d'accusa Usa contro Assange risale ad oltre un anno fa, quando fu depositato segretamente ad Alexandria, in Virginia, prima di venire svelato lo scorso novembre per un errore di 'copia-incolla' da parte di un procuratore. Un solo capo di imputazione: cospirazione insieme a Chelsea Manning finalizzata ad hackerare nel 2010 decine di migliaia di documenti classificati legati alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, dall'Afghanistan all'Iran e a Guantanamo, passando per i rapporti con gli alleati. Una delle più colossali fughe di notizie della storia, che mise gravemente in pericolo e in imbarazzo gli Usa. L'accusa formale ora è solo quella di pirateria informatica, non di spionaggio.

 

2. LA PENA MASSIMA: CINQUE ANNI

Se condannato, Assange rischia sino a cinque anni (meno di quelli passati nell'ambasciata di Quito) anche se questo non placa le ire dei difensori dei diritti umani. Ma il ministero della Giustizia Usa sembra intenzionato a contestare altri reati, che potrebbero aumentare la pena. Barack Obama aveva commutato la pena di 35 anni a Manning, liberandola dopo sette, ma lo scorso mese è tornata in prigione per essersi rifiutata di testimoniare davanti ad un gran giurì ad Alexandria. Segno che i procuratori sono ancora al lavoro.

 

3. I TEMPI: POTREBBERO VOLERCI ANNI PER L'ESTRADIZIONE

I tempi per un'eventuale consegna di Assange dal Regno Unito agli Usa (tra i due stretti alleati esiste naturalmente un accordo di estradizione) potrebbero dilatarsi a lungo perché l'attivista ha diritto a impugnare l'eventuale decisione di Downing Street fino alla Corte suprema britannica. Il suo team legale ha già confermato la determinazione a opporsi attraverso tutte le vie giudiziarie disponibili alla richiesta d'estradizione. Secondo la maggior parte degli esperti, alla fine Washington dovrebbe comunque riuscire a spuntarla, soprattutto perché nel Regno Unito il fondatore di Wikileaks è accusato di un crimine minore come la violazione dei termini della cauzione. Per questo reato rischia una pena fino a 12 mesi di carcere.

 

4. LE POSIZIONI NEL REGNO UNITO: CORBYN CONTRARIO ALL'ESTRADIZIONE

«Il Regno Unito deve dire no alla richiesta di estradizione degli Usa contro Julian Assange», ha scritto su Twitter il leader dell'opposizione laburista britannica, Jeremy Corbyn, sottolineando come il fondatore di Wikileaks non possa essere consegnato a Washington per aver svelato «prove di atrocità» commesse dalle forze americane «in Iraq e in Afghanistan».

 

5. LE POSIZIONI NEGLI USA: TRUMP NON SI SCHIERA

«Amo Wikileaks», disse ripetutamente Donald Trump nella sua campagna presidenziale del 2016, apprezzandone la divulgazione di migliaia di email hackerate del partito democratico che danneggiarono la sua rivale Hillary Clinton. La quale ora sostiene che Assange deve rispondere «per quello che ha fatto». La Casa Bianca, invece, non ha commentato e il tycoon ha mantenuto un insolito silenzio su Twitter.

 

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