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8 maggio 2019

 

La battaglia sporca e solitaria di Erdo?an per il mantenimento del potere assoluto

di Serena Tarabini

 

L’annullamento del voto delle elezioni amministrative a Istanbul, che aveva visto strappare la città al partito del presidente e l’affermazione di un esponente dell’opposizione, getta ora la Turchia in una crisi politica. Contro il sultano Erdo?an si prepara una nuova mobilitazione sociale

 

Quando è arrivata la notizia dell’annullamento del voto le strade di Istanbul erano deserte per il l’Iftar, la cena che interrompe il digiuno del primo giorno di Ramadam. Anche Ekrem Imamo?lu, il sindaco estromesso di Istanbul lo stava celebrando: «Non perdiamo la speranza, supereremo tutte le difficoltà» sono state le sue prime parole. E di difficoltà ce ne sono parecchie. Poche ore dopo migliaia di persone erano in piazza al grido “H?rs?z var: al ladro al ladro” e lo continuano ad essere anche a distanza di giorni.  Il discorso tenuto da Iamamo?lu alcune ore dopo l’annuncio ufficiale, sintetizzava quello l’atteggiamento che l’opposizione sta tenendo di fronte a quello che è un fatto senza precedenti nella storia della Turchia: determinazione nella denuncia del sopruso, da una parte, rifiuto di una retorica violenta e divisiva dall’altra. « È dalla sua istituzione avvenuta nel 1950 che la Suprema Commissione Elettorale (YSK) non ha mai preso una decisione politica del genere… questa decisione ha distrutto tutte le leggi e tutte le consuetudini elettorali… non sono riusciti a ribaltare il risultato e hanno deciso di annullare l’intero voto, io contesto la decisione della Commissione perché ha abbassato la testa», sono state alcune delle sue parole. A supporto delle sue accusa di golpe elettorale nel suo intervento e in successive apparizioni televisive Imamo?lu, dati e manuali di storia alla mano, ha demolito le motivazioni addotte dalla Corte elettorale, dimostrando dettagliatamente che si tratta di una decisione di carattere puramente politico e non legale. Ma ha anche avuto parole di straordinaria umanità e passione: «Si aspettano da noi la violenza, ma la violenza non ci appartiene… abbiamo vinto grazie all’entusiasmo di milioni di persone, voi siete i testimoni di quell’entusiasmo… non perdete la speranza, vi amo, vi amo molto», è stata la conclusione del suo discorso tenuto davanti a migliaia di persone la sera stessa dell’annuncio dell’annullamento.

 

Da queste ultime amministrative si era levata una brezza di democrazia, e la figura Ekrem Imamo?lu era centrale in questo senso. I primi atti del nuovo Sindaco di Istanbul parlavano di trasparenza, inclusione, giustizia sociale: fra le prime decisioni, quella di trasmettere in diretta social tutte le sedute di consiglio comunale di Istanbu; il 1 maggio, mentre il Governatore di Istanbul negava come di consueto la storica Piazza Taksim, festeggiava con i lavoratori nella periferia della città; aveva proposto il gemellaggio di Istanbul con la città curdo-irakena di Erbil e definito ingiusta la carcerazione del leader curdo Selhattin Demirta?. Ma adesso l’aria è tornata ad essere asfissiante. Nessun organo sembra più essere indipendente dalla volontà di Recep Tayp Erdo?an. Il Super Presidente era furioso per il risultato di Istanbul. La città sul Bosforo di cui è stato sindaco per due mandati ha rappresentato il suo trampolino di lancio, perderla significava cominciare a intravedere la fase discendente della sua parabola politica; inoltre con i suoi 7 miliardi e mezzo di bilancio Istanbul porta con se quella fucina di appalti e clientele che alimentano il partito della Giustizia e dello Sviluppo da lui fondato, l’AKP, anche dal punto di vista economico. E a consolidare Istanbul anche come centro del progetto dell’Islam politico incarnato dall’AKP era da poco arrivata la mastodontica moschea eretta proprio nella laicissima Piazza Taksim, teatro delle rivolte di Gezi Park. Una cessione di sovranità politica, economica e culturale inaccettabile. La notte delle elezioni, mentre il candidato del suo partito, l’ex primo Ministro Binal? Y?ld?r?m, era pronto a dichiarare la sconfitta, non ha voluto sentire ragioni e pare lo abbia praticamente costretto a dichiarare la vittoria a spoglio non ancora terminato e a disporre gli assurdi manifesti con cui ringraziava la città per il voto. La vittoria di misura del candidato dell’opposizione su quello della coalizione di governo è stata subito contestata, con denunce di brogli e richiesta di riconteggi: mentre Binal? Y?ld?r?m dichiarava di non essere interessato a vincere a tutti i costi, Erdo?an ha continuato a fare pressione anche dopo che l’ennesimo conteggio delle schede aveva sancito la vittoria dell’opposizione. In una situazione surreale, il nuovo sindaco assumeva il mandato mentre da parte del partito di governo non veniva in nessun modo ammessa la sconfitta e la città rimaneva con il fiato sospeso perché la suprema corte elettorale aveva comunque accettato di esaminare la richiesta di annullamento del voto. In queste settimane poi Erdo?an era rimasto insolitamente silenzioso, ma nel frattempo venivano convocati ed interrogati i presidenti di seggio. A pochi giorni dal fatidico pronunciamento, Erdo?an lanciava dalla Russia un discorso sprezzante che faceva presagire quella che sarebbe stata la decisione: «Nelle scorse elezioni ci sono stati dei brogli: a chiedermi un nuovo voto sono i miei cittadini», aveva detto.

 

I presunti brogli a cui fa riferimento sono più precisamente delle irregolarità nella composizione dei seggi: la suprema corte elettorale ha cancellato il voto a causa della violazione della legge turca che prevede che tutti i presidenti di seggio siano dei funzionari pubblici: 45 non lo erano: evento, come ha fatto notare Imamo?lu, che si è verificato in molte altre elezioni e che mai è stato oggetto di contestazione. A rinforzo di questa debole argomentazione non poteva poi mancare il ricorso allo spettro di Fetullah G?len, l’Imam presunto ispiratore del fallito golpe del 2016: il processo elettorale sarebbe stato inquinato anche dai suoi seguaci, presenti nei seggi.

 

Il dato di fatto è che il 23 giugno si torna a votare. Dopo una riunione di emergenza, i leader della  coalizione di opposizione hanno concordato  di non boicottare  la tornata elettorale e di confermare Ekrem Imamo?lu, membro  del Partito Repubblicano del Popolo CHP, il principale partito di opposizione, come suo  candidato. A non presentarsi saranno alcune forze della sinistra radicale, in polemica con la nuova votazione e allo scopo di non sottrarre voti alla principale coalizione di opposizione. Da parte della Coalizione di Governo, anche in quel caso, e palesemente suo malgrado, vi è la riconferma come candidato sindaco dell’Ex primo Ministro Binal? Y?ld?r?m. Nell’AKP sono tornate a mostrarsi le divisioni interne: sia l’Ex Presidente della Repubblica Abdullah G?l che l’Ex Primo Ministro Davuto?lu hanno espresso pubblicamente disappunto per la decisione di ripetere il voto, parlando di regressione dell’AKP rispetto ai suoi valori fondativi.

 

L’opposizione cerca di tenere alto il morale, le parole e le azioni di Imamo?lu continuano ad essere energiche e piene di speranza («Her ?ey çok g?sel olacak: tutto sarà molto bello» è il nuovo slogan) a suo sostegno è in corso una enorme mobilitazione da parte di vari settori della società turca: dal mondo dello spettacolo, dell’accademia, della cultura e anche degli affari. Erdo?an è quindi più solo in questa battaglia, ma comunque sempre molto potente. Ha dalla sua un sistema presidenziale che ha ridotto ai minimi termini l’agibilità del Parlamento e concentrato nelle sue mani il potere politico, giudiziario e legislativo. In passato non ha dimostrato nessuno scrupolo nel ricorso ad azioni i militari sul piano nazionale ed internazionale per galvanizzare e rinfoltire il suo elettorato nazionalista. Ha instaurato un clima di odio e sistematizzato la repressione della libertà di espressione ed opinione; infine ha tutti i mezzi, lo abbiamo visto, per esercitare pressioni tali da orientare le decisioni di organi che dovrebbero essere super partes. C’è uno scollamento sempre più grande fra quello che è il bene della Turchia e l’interesse del suo leader supremo. Su quello che succederà da qui al 23 giugno sarà necessaria una attenta vigilanza.

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