Fonte: L'Antidiplomatico

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12/04/2020

 

Non andrà tutto bene

di Carlo Freccero

 

“Andrà tutto bene è stato lo slogan del pensiero unico. Ora è il momento del pensiero critico” 

Non è il momento della mezze parole e Carlo Freccero all’AntiDiplomatico davvero non si sottrae alla “fase epocale” che stiamo vivendo. “Ci sono le premesse per temere l'indebitamento ed il conseguente commissariamento del paese da parte dell'Europa”, sottolinea Freccero che insieme a Daniela Strumia in due articoli (qui e qui) hanno lanciato il loro grido alla società civile per uno scatto di orgoglio in grado di indirizzare la classe politica finalmente a scelte coraggiose.
In una fase in cui la figura dell’intellettuale è totalmente persa perché ormai “È credenza condivisa che solo tecnici o specialisti siano in grado di gestire una materia complessa come l'economia. Questo mito è stato diffuso ad arte nel pubblico, per depotenziare la politica”, Carlo Freccero, in un passaggio molto significativo dell’intervista, evidenza in modo straordinario le differenze culturali tra il Nord Europa calvinista e il sud cattolico che rendono culturalmente e storicamente un abominio di lungo periodo questa “Unione”. Ma Freccero è un intellettuale a 360 gradi, una rarità assoluta in tempi in cui vengono scambiati come Oracoli di Delfi i Cottarelli o i Saviano e nel suo ragionare è già proiettato al dopo, un dopo misterioso per il trauma di massa che stiamo vivendo.  “Che ce ne rendiamo conto o meno siamo sottoposti ad uno shock culturale senza precedenti. Ed uno shock è lo strumento adatto a fare accettare all’opinione pubblica qualsiasi forma di provvedimento incompatibile con i diritti basilari di ogni costituzione moderna.” In molti utilizzano il “nulla sarà più come prima” in toni ottimistici di trasformazione della società rispetto ai fallimenti delle politiche neo-liberiste che ci hanno portato al collasso. Ma nessuno indica il come e il tempo. E proprio su questo punto l’intellettuale di Savona lancia un monito preciso: “Come ci insegna la storia, il cambiamento andrà in una o in un'altra direzione a seconda di come ci muoveremo o di quanto vigileremo. Non è il momento di festeggiare, ma il momento di vigilare.”
La conclusione di Freccero deve essere lo slogan di tutti coloro - classe politica, società civile e mondo intellettuale - che hanno in mente davvero un futuro diverso dalle barbarie prodotte dal regime totalitario neo-liberista. Un pensiero critico in grado di abbattere ad esempio l'idea che la ricostruzione possa passare da un managere di multinazionali che pensa che in Grecia sia stato fatto un buon lavoro. Parliamo di quel pensiero unico che ha in mente ulteriori liberalizzazioni, privatizzazioni, austerità per conto di Bruxelles e, in una parola, barbarie contro il nostro popolo. Questa volta non possiamo permettercelo e siamo chiamati tutti ad uno scatto di orgoglio e di coraggio. "Almeno questa volta utilizziamo il pensiero critico”.
 

L’INTERVISTA
Viviamo un momento epocale. Alla crisi sanitaria si sta per riversare contro il nostro paese una crisi economica dalle proporzioni ancora difficilmente immaginabili. In due articoli - Le alternative al MES e Deserto (rosso) europeo che come AntiDiplomatico abbiamo pubblicato, con Daniela Strumia, avete lanciato un appello alla mobilitazione civile contro il Mes e contro l’austerità. C'è il pericolo che il nostro paese finisca nelle mani di una Troika camuffata?
 
C.F. : Sicuramente, questo è il rischio. E' in atto un cambiamento epocale come dice Lei. In pratica il liberismo, soprattutto in seguito alla pandemia, sta mostrando i suoi limiti strutturali. Da sempre gli economisti Keynesiani criticano la gestione delle crisi dovute ad austerità, con un supplemento di austerità. E' come se ad un paziente dissanguato si applicasse un salasso, anziché una trasfusione.
Tutti gli argomenti economici però, suscitano nell'opinione pubblica una sorta di rifiuto immediato ad approfondire il problema.
È credenza condivisa che solo tecnici o specialisti siano in grado di gestire una materia complessa come l'economia. Questo mito è stato diffuso ad arte nel pubblico, per depotenziare la politica che, in un contesto normale, dovrebbe dirigere l'economia. Secondo la vulgata neoliberista, l'economia è un tema specialistico che non può essere soggetto a scelte politiche. In questo senso si muoveva anche il recente appello delle Sardine: “lasciamo le decisioni economiche agli esperti”. Ho nominato le Sardine e mi rendo conto che rappresentano un ottimo esempio per illustrare il cambiamento dell'ordine del discorso in atto. Sino ad un mese, due mesi fa, le Sardine sembravano all'opinione pubblica più sprovveduta la punta di diamante del pensiero critico (!) Oggi sembrano riemergere dalla preistoria e dall'oblio. Cos'è successo nel frattempo?
La pandemia ha falsificato l'equazione tra finanza e benessere. La finanza è salasso, sottrazione di valore all'economia reale, trasposizione di questo valore in vuote annotazioni contabili. La pandemia si muove nel mondo reale. Si muore perché mancano posti letto, tamponi, mascherine. Se il coprifuoco si protrae la parola d'ordine è: procurarsi generi di prima necessità: acqua, pasta, olio, detersivi. Non possiamo mangiare i nostri titoli di stato. Il paragone è un po' rozzo, ma rende perfettamente l'idea del risveglio dell'opinione pubblica in un mondo reale . Un'austerità protratta per trent'anni non ha prodotto ricchezza, ma un impoverimento e tagli al welfare che oggi ci stanno uccidendo.
In questo contesto lo Stato italiano, (il paese più colpito dal coronavirus) non ha mano libera. Siamo vincolati ai trattati europei e l'Unione Europea è un mosaico di interessi diversi. E dato che i trattati non sono emendabili, se non con l'unanimità dei contraenti, i paesi che traggono benefici dall'Euro, rifiutano di ridurre questi benefici. C'è una metafora molto bella che apre il sito Goofynomics di Bagnai: Questo blog è inspirato al noto pensiero di Pippo “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”.
Nel capitalismo il guadagno di uno nasce dalle perdite di un altro.
Le nostre perdite, vista dal lato dei paesi del nord sono guadagni. Una moneta a tasso fisso come l'Euro è fatta per trasferire ricchezza delle economie più deboli alle economie più forti, con un salasso ininterrotto e permanente, tanto più redditizio per le economie forti, quanto più il malato dissanguato vede i suoi indici economici peggiorare e precipitare. Più il nostro spread sale, più il loro spread scende, portandosi addirittura in zona negativa.
Che senso avrebbe, in tutto questo, la solidarietà dei paesi nordici, proprio oggi, quando il bottino si fa più succoso?
Abbiamo il precedente della Grecia ad aprirci gli occhi. Perché, oggi che riguarda noi, ci rifiutiamo di capire ed invochiamo solidarietà?
Nella mancanza di solidarietà del nord, oltre all'interesse, c'è un'aggravante culturale. L'Europa non è mai nata né come Stato unico, né come Federazione di Stati. Esiste un'unione monetaria che mette insieme Stati del nord e del sud Europa, con visioni antitetiche per quello che riguarda il concetto di debito. C'è una spaccatura netta tra nord e sud in merito al debito. E' la spaccatura tra paesi protestanti e cattolici.
Per il calvinismo Dio sceglie liberamente chi salvare e lo premia con il successo economico. Il povero è insieme disgraziato e maledetto da Dio.  Principi che Weber spiega nella sua opera “L'etica protestante e lo spirito del capitalismo”. In tedesco debito e colpa si definiscono con un unico termine. Per l'etica protestante il debitore colpevole non merita solidarietà. Per il cattolicesimo al contrario, l'uomo si salva per le sue opere. Il prestito ad interesse, cioè l'usura,  invece sempre è stata una colpa.
Due visioni del mondo inconciliabili.  Abbiamo sottoscritto i trattati. Siamo destinati ineluttabilmente a subire la loro applicazione alla lettera.
 In uno degli articoli citati sottolineate come “Le nostre richieste non vengono accolte. Il governo si rivolge, ad una Europa che non è  mai nata”. Per la prima volta anche un numero sempre maggiore di ciechi seguaci del “sogno” europeo stanno finalmente aprendo gli occhi e due terzi degli italiani si dichiarano estremamente delusi dalle istituzioni europee. Le autorità politiche italiane sapranno essere all'altezza del bivio storico che stiamo vivendo?
 
C.F. : Siamo onesti. Siamo di fronte ad un governo a trazione PD costituito assemblando insieme in modo “creativo” voti scaturiti da un risultato elettorale che esprimeva proprio discontinuità con la politica europeista del PD. Abbiamo un ministro dell'Economia, Gualtieri, che oltre a non essere economista, figura a pieno titolo nella lista dei fedelissimi di Soros, resa pubblica da DC Leaks.
Ci sono le premesse per temere l'indebitamento ed il conseguente commissariamento del paese da parte dell'Europa. Fortunatamente, mai come oggi, si è riscontrato un fiorire di proposte concrete da economisti ed opinione pubblica.
Il motivo è proprio nella frattura dell'ordine del discorso che capovolge le certezze di sempre. Sia in Inghilterra che negli USA la Banca Centrale, tradizionalmente indipendente, si è messa al servizio della politica di Stato.
Su questa strada si muove la maggioranza degli economisti neokeynesiani, facendo pressione perché la BCE salvi gli Stati emettendo liquidità, come una vera Banca Centrale.
Dimenticano che la BCE non è una vera Banca Centrale e la sua unica funzione è tenere a bada l'inflazione. Il quantitative easing che, nonostante i regolamenti, Draghi ha posto in campo per salvare l'euro, è una forzatura delle sue funzioni, come chiarito dalla Lagarde nella sua storica affermazione, passata alla storia come gaffe.
Leggiamo periodicamente di ricorsi tedeschi volti a riportare la BCE alle sue funzioni originarie. Ciò fa pensare che la BCE stia per tornare al suo ruolo originario.
E' vero. Per salvare l'Unione Europea, bisognerebbe trasformare la BCE in una vera Banca Centrale, cioè pretendere che emetta liquidità. Ma quanti possono credere che ciò sia possibile? E quali tempi sarebbero necessari per ottenere un tale miracolo?
Il nostro appello voleva essere un piano B di immediata applicabilità. Se avessi firmato un contratto con clausole vessatorie, cosa potrei fare? Rileggerei più e più volte il contratto per cercare, nelle note del testo, un cavillo che mi permetta di eccepire qualcosa a mio favore.
L'impressione che abbiamo oggi, di fronte ai trattati europei è che, sulla base dell'utopia europea come bene supremo, la nostra classe dirigente li abbia sottoscritti senza leggerli o comunque farsi troppe domande. In effetti gli altri paesi si muovono con maggiore disinvoltura tra i trattati. La Germania, probabilmente, perché li ha ispirati e dettati, la Francia perché ha un forte apparato statale di tecnici formati nella scuola dell'ENA, in grado di gestire nel modo più brillante le complicazioni burocratiche nascenti dalle normative europee.
Non solo la nostra classe politica non ha una formazione specifica, ma probabilmente manchiamo anche di un apparato statale all'altezza.
Quali sono gli effetti positivi per il loro paesi di questa casta di burocrati a cui gli Stati più accorti si appoggiano? E' come paghiamo noi la nostra carenza di preparazione in merito?
Partiamo dal nostro esempio (negativo). Gualtieri, professore di storia, prestato al Ministero dell'Economia, incaricato di seguire la pratica MES ha conseguito gli esiti che conosciamo. Francia e Germania, forti della conoscenza dei trattati stanno riuscendo invece a finanziare la loro economia rispettivamente per 350 e 550 miliardi.
Si legge spesso che la Germania ci “fregherebbe” imponendoci il rispetto dei trattati e infrangendoli invece personalmente, attingendo al credito LTRO della BCE con la propria Banca Statale KfW, battendo moneta locale e sottraendo al passivo del debito di Stato i debiti Lander che vengono conteggiati a parte.
Le cose non stano proprio così. La Germania fa tutto ciò nel rispetto dei trattati.
Conosce i trattati meglio di noi e li applica meglio di noi. Anche noi potremmo fare altrettanto.
Cito in particolare due articoli che ci permetterebbero, nell'immediato, l'uscita dall'incubo MES
Inizio dall'art.128 TFUE, suggerito dall'ambasciatore Bradanini, che permette alle Banche Centrali Nazionali di coniare moneta purché non sia in euro. Proseguo con l'art. 123 TUE, che era stato oggetto del nostro prima appello e che riguardava l'accesso al credito della BCE tramite banche statali. Ho trovato in proposito un link del 2014 che vorrei condividere con voi. In questo link è compresso anche un carteggio degli autori dell'articolo, Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni diretta alla BCE che dichiara il progetto perfettamente attuabile : http://marcodellaluna.info/sito/2014/02/20/art-123-tue-rompere-il-cappio-del-debito-e-dellinganno/
Gli organi di informazione più estremo-atlantisti italiani hanno messo in dubbio l’efficacia e le reali intenzioni degli aiuti cinesi e soprattutto russi nel nostro paese, censurando l’assenza (se non aperta ostilità) dei nostri presunti alleati. Quanta paura hanno i giornali mainstream che l’opinione pubblica (dopo decenni di retorica filo Nato, filo UE e tante fake news) possa finalmente aprire gli occhi?
 
C.F. : La denuncia degli aiuti stranieri come strumento di penetrazione coloniale, rappresenta un esempio di intellettuali di regime più realisti del re. Il governo italiano è più europeista dei trattati europei. La stampa mainstream è più filo Nato degli Stati Uniti stessi.
Ha cominciato Jacopo Iacoboni denunciando in un articolo sulla stampa, un tentativo di colonizzazione da parte dello storico nemico russo, che, invece di normali medici, avrebbe inviato truppe di occupazione. E cioè? Medici e strutture militari. Gli han fatto eco i colleghi di altre testate, allargando il complotto per l'occupazione del suolo italico a Cina e Cuba. In pratica il fior fiore degli Stati canaglia antidemocratici, secondo la vulgata occidentale. Peccato però che agli occhi dell’opinione pubblica apparisse, a questo punto, ancora più evidente la differenza tra il comportamento solidale dei “cattivi” confrontata con la totale chiusura degli Stati europei che non paghi di rifiutarci soccorso economico, ci insultavano e procedevano in ordine sparso, al sequestro del nostro materiale sanitario ( mascherine, ventilatori, tamponi )  in transito sul loro territorio. Mi sembra che, a Iacoboni abbia risposto l’Antidiplomatico chiedendosi, dopo l’arrivo di aiuti russi anche in America e dopo la stretta di mano tra Trump e Putin, se la Russia avesse intenzione di invadere anche gli Stati Uniti.
In breve emerge a questo punto anche un cambiamento degli equilibri internazionali. America e Unione Europea erano un tutt’uno finché non è arrivato Trump a rompere l’equilibrio. Oggi l’America ci suggerisce di uscire dall’Europa. C'è un discorso complesso di geopolitica che mette in discussioni i precedenti equilibri. L'Italia è troppo debole per decidere autonomamente una collocazione, ma, come la classe dirigente della prima Repubblica insegna, potrebbe utilizzare il multipolarismo emergente per destreggiarsi tra poteri diversi, favorendo i propri interessi personali.
Molti dubbi persistono sul post pandemia per il futuro delle relazioni umani. Siamo di fronte alle barbarie vista l’imminente crisi economica, già percettibile, o questa pandemia può mutare i rapporti sociali ed economici, rendendoli più solidali, portandoci finalmente ad un nuovo paradigma nella produzione e nei consumi?
 
C. F. : Il momento è epocale. Non solo per la pandemia e la crisi economica che ne consegue. Non c’è solo quello. E' in atto una frattura irreversibile.
Chiunque abbia dimestichezza con la fantascienza distopica della prima metà del Novecento, non può fare a meno di notare che certi scenari apocalittici si sono materializzati con una fedeltà al modello letterario, che definirei inquietante.
Lo stesso vale per l'immaginario cinematografico. Prima di tutto le strade deserte sembrano fotogrammi delle serie di fiction di successo come “Wealking Dead” e di film come “Io sono Leggenda”.
Rispetto ad essi un tocco di maggior attualità è costituito dalla presenza di droni che ispezionano il territorio alla ricerca di chi infrange la legge sul coprifuoco. E’ di poco tempo fa  l’intervento su YouTube di Ugo Mattei : “Uccelli che ti fotografano a tua insaputa”.
Sembrava a febbraio futuristico e relegato alla Silicon Valley ed oggi è invece esperienza consueta. Applicata ad operazioni banali. I droni spiano oggi non pericolosi terroristi, ma pescatori dilettanti, cercatori di funghi, agricoltori fai da te. E profughi da regione a regione. Sorprendenti su i social anche i commenti: “Maledetti”, “Vi ucciderei con le mie mani”, “stanateli!” indirizzati non all'asse del male, ma al vicino di casa o di regione. Ritorna la delazione di quartiere con denunce al capo scala di mussoliniana memoria e alla polizia.
Poi la puntigliosità con cui certi incubi si stanno materializzando. Non basta l’isolamento ed il divieto di ogni forma di assembramento. In questi giorni Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria, ha provveduto a colmare la mancanza di un Ministero della verità orwelliano, creando una task force incaricata di esercitare la censura sui social. E di questo ministero della verità avevamo avuto sentore, già con la denuncia del “Patto trasversale per la scienza” contro BYOBLU.
Ma non ci sono solo sintomi inquietanti. Che ce ne rendiamo conto o meno siamo sottoposti ad uno shock culturale senza precedenti. Ed uno shock è lo strumento adatto a fare accettare all’opinione pubblica qualsiasi forma di provvedimento incompatibile con i diritti basilari di ogni costituzione moderna. A favore di questa tesi è intervenuta Naomi Klein, l’autrice di Shock Economy per confermare che ci muoviamo proprio in uno scenario di questo tipo, di cui l’Uragano Katrina e la successiva emergenza rappresentano una sorta di anticipazione. Sia che ce ne rendiamo conto o meno, siamo in presenza di una di quelle fratture della storia che preludono ad un totale cambiamento di scenario. Viviamo le nostre vite come se fossero governate dalla regolarità delle abitudini. Siamo convinti che domani il sole sorgerà. Ma niente ci dice che sarà così. Se un’affermazione come questa vale in un contesto scientifico, a maggior ragione vale nel contesto di quelle che si definiscono scienze umane.
La storiografia novecentesca ha fatto piazza pulita della continuità della storia évènementielle. La storia non è una successione di date e di eventi, ma rappresenta universi culturali di lunga durata, ispirati da epistemi diversi. E molti epistemologi della storia del pensiero si sono cimentati con il problema delle fratture epistemologiche che chiudono universi di pensiero, per aprirne nuovi, totalmente diversi.
Paradossalmente, anche in passato, le pandemie aprivano e chiudevano cicli storici. Anche oggi l'epidemia ci detta nuove regole. Senza sapere ci stiamo già adattando a nuovi ritmi di vita, lenti anziché veloci, alla morte del consumismo, alla rivalutazione dei bisogni reali rispetto ai bisogni simbolici di status. Pensiamo che, finito tutto questo, torneremo alla vita di sempre, ma non è probabile che sia così.
Molti, a partire da Agamben hanno già visto nello stato di “eccezione” di oggi la fine dello scenario che ci ha accompagnato in questi anni: fine del pensiero unico. Tutto questo ha ridato speranza al popolo di sinistra che nell’ultimo trentennio si era sentito relegato nell’archivio della storia. Ha iniziato Slavoj Zizek auspicando l’avvento di un mondo più solidale e più equo.
Gli sconquassi di oggi sono legati all’austerità e allo smantellamento dello stato sociale. Anche da un punto di vista egoistico la pandemia ci insegna che non esiste salvezza individuale, ma solo collettiva. Hanno continuato, in ordine sparso, i reduci della sinistra. Dal Manifesto che titola “Non torneremo alla normalità, perché la normalità è il problema” , sino all’intervento di Cremaschi,  che andrebbe condiviso se non peccasse di ottimismo.
Lo scenario cambia e travolge gli spauracchi di ieri, ma non implica necessariamente un futuro migliore. Per citare Leopardi, l'anno che verrà non è migliore di quello che si chiude. Ci sono troppi elementi inquietanti per festeggiare.
Uno su tutti. Il presente è la materializzazione delle distopie che citavamo all’inizio, ma corrisponde anche, alla lettera, agli auspici dei potenti di oggi, dai Rothschild a Soros, a Bill Gates che chiedono controllo, isolamento e vaccini con supporto di microchip. Questo non significa una lettura complottistica per cui dovremmo attribuire loro il nostro presente. Significa però che, in uno scenario che i progressisti vorrebbero piegare a sinistra, l’establishment legge invece un’occasione favorevole ai loro progetti di sempre.
E arriviamo al nocciolo. Una frattura nel modo di vedere, sentire, leggere il mondo, è un’occasione irripetibile di cambiamento. Ma come ci insegna la storia, il cambiamento andrà in una o in un'altra direzione a seconda di come ci muoveremo o di quanto vigileremo. Non è il momento di festeggiare, ma il momento di vigilare.
  
“Andrà tutto bene” se…?
C.F. : Vorrei citare un post del blog “Il simplicissimus” che recita: “ Andrà tutto male”. Non c'è niente di peggio di adagiarsi sugli allori di un futuro luminoso e progressista. “Andrà tutto bene” è stato lo slogan del pensiero unico. Se ci riflettiamo è l'essenza del pensiero unico che scimmiottando i grandi ottimisti della storia, non ha fatto altro in questi anni che ripeterci che “questo è il migliore dei mondi possibili”. Questo ottimismo ci ha condotto qui. Almeno questa volta utilizziamo il pensiero critico.

 

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