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sabato 18 aprile 2020

 

Cambiare il mondo con un virus … Geopolitica di un’infezione

di Fulvio Grimaldi

 

Dovrebbe uscire a giorni, quando riapriranno le librerie tutte e sarà disponibile nell’ e-commerce, questo mio instant-book sull’ Italia e un po’ di mondo nell’era del coronavirus (Zambon Editore,160 pp, €12.00), Ve ne darò tempestivo avviso.

Viviamo nella morsa di coloro a cui è capitato di poter assumere un comando assoluto, senza precedenti, sulla nostra vita, sui nostri diritti fondamentali, violando Costituzione e ogni legge giuridica, morale, civile, umana. E’ il racconto di fatti, con relative riflessioni e analisi, che hanno alterato il nostro modo di vivere e di pensare come era successo solo nel capovolgimento che, con i successori di Costantino, a partire dal quarto secolo dopo Cristo, uccise una civiltà. Molto meno vi si può paragonare quanto abbiamo subito sotto occupazioni straniere, o nel fascismo.

Tutta questa catastrofe nella quasi totale assenza di resistenza, come, invece, la percepiamo manifestarsi, alla faccia dei media occultatori, in altri paesi a noi vicini.

Il tritapensiero, nel quale siamo stati inseriti da molti anni, ha di nuovo spurgato il dogma. Il libro annovera voci di scienziati, osservatori, pensatori liberi, che non si piegano alla terrificante manipolazione in atto. Riporta dati che smentiscono l’alluvione di propaganda intimidatrice cui ci sottopone il complesso scientifico-mediatico che si è completamente messo sotto i piedi la politica.. E, soprattutto, contiene una vasta disamina, che il lettore giudicherà azzeccata o meno, su cosa e chi ha preceduto, determinato, guidato, l’operazione coronavirus e su quali prospettive si prova a trarne sul piano dei rapporti di potere, sulle libertà individuali, collettive, nazionali e sugli assetti economici, sociali e geopolitici che ne dovranno sortire.

 

“Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi multinazionali e gli stati. Questi subiscono gravi interferenze nelle loro fondamentali decisioni politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato, non rispondono delle loro attività a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l’interesse collettivo. In poche parole, la struttura politica del mondo sta per essere sconvolta.”

(Luis Sepulveda, scrittore, guardia del corpo di Allende, guerrigliero).

 

“Centomila vittime solo a New York!” miagolò con voce da Niobe, cui Apollo e Artemide stavano uccidendo 14 figli. Ma purtroppo la velina di Enrico Mentana non rimase pietrificata come Niobe. Continuò a miagolare stramaledette minchiate dal TG La7 delle 08.30 del 13 aprile. Trattasi del canale che si è assunto il merito davanti a Bill Gates, uomo di Cupola, di fare da pifferaio del media-untoraggio a fini di vaccino coatto e di regime del controllo universale. Vittime, nel linguaggio che io conosco quando si parla di malattie, vuol dire morti. Quel giorno  in tutti gli USA si era arrivati a 11mila decessi, quasi tutti poveri e perlopiù neri.

 

Evidentemente l’ordine di servizio di chi sta gestendo questa pandemia era quella di sopperire alla normale attenuazione del fenomeno patologico dopo i consueti 70 giorni, con l’aggiunta di morti per forza di propaganda. Così veniamo a sapere che quasi 1,500 decessi in casa sono stati registrati dalle autorità sanitarie della megalopoli americana come “morti PRESUNTI di coronavirus”. Come al solito li aveva preceduti il laboratorio Italia, a cui quello del dr.Frankenstein fa un baffo quanto a etica e rigore scientifico, proclamando su tutte le testate che il numero della “vittime” era, par force, del tutto sottovalutato. Non terrebbe conto dei morti anonimi, non esaminati, non registrati, scelleratamente nascostisi in casa. E neanche dei milioni di positivi asintomatici, quelli di tutte le influenze, da che mondo e mondo, che guariscono e si immunizzano da soli senza Bill Gates, Roberto Burioni, intubatori vari e quaqquaraquà padano-secessionisti  che sognano di trasferirsi in un avanspettacolo bavarese con jod.

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