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martedì 21 aprile 2020

 

Messico: il saccheggio della Frontera Sur

di David Lifodi 

Il Tren Maya, il Corredor Transístmico ed altri megaprogetti ridefiniscono i territori e rappresentano una nuova forma di controllo sociale.

 

La Frontera Sur del Messico è sotto assedio: alla costruzione dei tratti del Tren Maya nella penisola dello Yucatán, che nelle intenzioni del presidente Andrés Manuel López Obrador dovrebbe essere pronto per il 2023, parteciperà la Sedena – Secretaría de la Defensa Nacional .

 

In più, il Tren Maya non è l’unica grande opera a cui intende dare impulso Amlo, a partire dal Corredor Transístmico e passando per una lunga lista di progetti energetici e la costruzione di ulteriori complessi turistici, nonostante la mobilitazione delle comunità indigene della penisola dello Yucatán. Sono molti i timori legati alla strategia desarrollista del presidente messicano.

 

In primo luogo, le popolazioni indigene saranno le prime ad essere a rischio 

desplazamiento, ma preoccupano anche la precarizzazione e lo sfruttamento del lavoro a cui andranno incontro le migliaia di lavoratori stagionali nel settore del turismo nella Riviera Maya e l’utilizzo crescente degli agrotossici. Del resto, lo stesso Tren Maya e il Corredor Transístmico rappresentano solo la nuova e più moderna versione dei tanti megaprogetti che da anni il neoliberismo cerca di imporre all’America latina.  Ricordate l’Iirsa – Infrastructura Regional Suramericana, a livello continentale, e i vari Plan Puebla-Panamá e Proyecto Mesoamérica per il Messico e il Centroamerica? Il fine è sempre lo stesso, quello di creare rotte commerciali che colleghino il Centro e il Sudamerica portando però energia, ricchezze e prosperità in direzione Stati uniti. In questo modo, si cerca di far respirare i porti californiani, ormai saturi, aprendo altre strade a partire dalla costa messicana da Coatzacoalcoas a Cancún.

 

In questo contesto, un ruolo centrale dovrebbe assumerlo Panama in qualità di centro logistico per l’intera America latina. Ad essere coinvolta, per quanto riguarda il Messico, sarebbe ancora la zona sudest del paese, a partire dall’istmo di Tehuantepec, ritenuta una via di comunicazione ideale tra i due grandi oceani.

 

Le grandi opere, come spesso accadono, portano però l’agronegozio, il fracking e le grandi centrali idroelettriche, che mettono a rischio il corridoio biologico mesoamericano e la penisola dello Yucatán. Il Tren Maya, con tutti i progetti di urbanizzazione, turismo e altri avranno effetti irreversibili sugli equilibri ecologici della regione.

 

Nel suo articolo scritto per la Revista América latina en Movimiento, Panamá en Tehuantépec: colonización ferroviaria en el sureste de México, il docente universitario Sergio Prieto Díaz ha sottolineato che i megaprogetti, soprattutto quelli ferroviari, provocheranno uno stravolgimento dei territori, a partire da una pericolosa ridefinizione delle frontiere. La difesa del territorio si trasforma così nella prima linea di difesa contro il neoliberalismo.

 

Inoltre, alle grandi opere si aggiunge il controllo della Frontera Sur dai migranti, per conto degli Stati uniti, tramite lo spiegamento della contestatissima Guardia nazionale, su cui però Amlo e il suo governo ripongono grande fiducia insieme al Tren Maya, apertamente definito come proyecto estrella. E ancora, il Tren Maya, come del resto altri megaprogetti, assolvono ad una doppia funzione, quella di gestire e controllare il passaggio dei migranti e quella di giustificare la necessità dello sviluppo turistico come motore indispensabile di un’economia che poi finisce più che altro per favorire l’ingombrante e potente vicino statunitense.

 

La Frontera Sur del Messico, territorio dai labili confini che separano i migranti tra il sogno americano e l’incubo di rimanere in Centroamerica, vittime della violenza, delle pandillas e di una povertà dilagante, finisce per diventare merce di scambio di ambigui negoziati geopolitici, nelle mani del capitalismo globale e delle transnazionali dove, ad avere la peggio, sono sempre los de abajo.

 

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