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4 maggio 2020

 

Salgado e moglie a Bolsonaro: “Il Covid19 sterminerà gli indios dell’Amazzonia”

 

Lettera aperta in un videomessaggio del fotografo e Leila: sarà un “genocidio” degli indigeni, non hanno protezioni. Adesioni da Almodovar a Meryl Streep.

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Sebastião Salgado e Lélia Wanick Salgado hanno inviato un appello direttamente all'autoritario presidente  del Brasile Jair Bolsonaro, al Congresso e alla magistratura con un proclama chiarissimo: fermate lo “sterminio” delle tribù dell’Amazzonia. Con la scomparsa delle popolazioni, possiamo aggiungere, si commetterebbe un crimine per l’intera umanità oltre a devastare la biodiversità culturale del pianeta. 

 

Il fotografo e la moglie, impegnati nella salvaguardia della foresta tropicale e i diritti delle sue popolazioni, sulla piattaforma Aavaz chiedono “al presidente della Repubblica, il Sig. Jair Bolsonaro, e ai dirigenti del Congresso e della Magistratura di adottare misure immediate per proteggere le popolazioni indigene del Paese da questo devastante virus”. Anche perché ricordano la storia: “Cinque secoli fa questi gruppi etnici vennero decimati dalle malattie portate dai colonizzatori europei”.

Le adesioni delle star
Al loro documento, video e scritto, hanno aderito alla mattina di lunedì 4 maggio (ora di Greenwich) oltre 50mila persone tra cui Pedro Almodovar, l’artista e attivista Ai Weiwei, Meryl Streep, Oprah Winfrey, Paul McCartney, Brad Pitt, Madonna, Richard Gere, l’architetto Norman Foster.

Il fotografo e la moglie, che lavora sempre con lui nei progetti fotografici, nel 2021 hanno in programma una mostra sull’Amazzona in più città del mondo tra cui Roma. Esposizioni e libri servono per finanziare un loro progetto contro la deforestazione in un territorio che hanno acquistato e stanno gestendo grazie ai diritti fotografici. Nel settembre scorso avevano tenuto un incontro davanti alla Basilica di San Francesco sul lavoro fotografico in corso proprio in difesa degli indigeni e del territorio amazzonico. 

Adesso Salgado e Leila avvertono: gli indios brasiliani rischiano il “genocidio” perché hanno difese immunitarie più basse in quanto vivono in luoghi isolati e le strutture sanitarie adeguate a curare dal virus sono troppo lontane. L’isolamento non li protegge? No, perché, spiega Repubblica.it, il lockdown brasiliano (a cui il presidente è contrario perché irresponsabilmente vuole ignorare ogni evidenza sul virus), i cercatori d’oro illegali e gli agricoltori disboscano senza autorizzazione, vanno avanti e da quando è scoppiata l’emergenza del Covid19 le cronache riferiscono che l’azione distruttiva ha accelerato molto. 

“Gli intrusi illegali hanno portato il Covid-19 tra gli indigeni: per questo servono misure urgenti per proteggerli”, scrive la coppia. L’allarme è scattato quando ai primi di aprile è morto Alvanei Xirixana, un quindicenne ricoverato per una settimana in terapia intensiva a Boa Vista. Il ragazzo era del villaggio di Rehebe, lungo il fiume Uraricoera, molto distante dai centri urbani. Come poteva essere stato contagiato? I familiari e la tribù hanno capito: può essere stato contagiato solo da qualcuno che è entrato nei loro territori 

Scrivono Salgado e la moglie: “Le comunità native, alcune delle quali vivono isolate nel Bacino dell'Amazzonia, potrebbero essere completamente eliminate. La loro situazione è doppiamente critica, perché i territori riconosciuti per loro uso esclusivo vengono invasi illegalmente da minatori, taglialegna e accaparratori di terre. Queste operazioni illecite sono accelerate nelle ultime settimane... Gli indios affrontano un rischio reale di genocidio. "Questi popoli fanno parte della straordinaria storia della nostra specie. La loro scomparsa sarebbe una grande tragedia per il Brasile e un'immensa perdita per l'umanità. Non c'è tempo da perdere. Rispettosamente. Sebastião Salgado, Lélia Wanick Salgado”.

Anche il capo indigeno payako Raoni Metuktire, in una lettera alla comunità internazionale, lanciava un altro allarme: “Per favore, aiutateci a evitare un genocidio nei nostri villaggi”.

Inutile dire che Bolsonaro a dir poco ignorerà l’appello. Come ha ricordato tempo fa Salgado, il presidente ha dichiarato pubblicamente nella campagna elettorale che voleva ampliare la zona abitata e coltivata dell’Amazzonia, ha sostituito con militari suoi i tecnici del ministro dell’Ambiente, ha cancellato la legge che puniva chi deforesta l’Amazzonia. Salgado e Leila ripongono però fiducia nella risposta della comunità internazionale.

 

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