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22 LUGLIO 2020

 

Hong Kong: Arrestato leader democratico. Legge sulla sicurezza usata per reprimere il dissenso

 

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews

 

Si fa sempre più dura la repressione politica a Hong Kong dopo l’adozione della nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino.

 

Ieri la polizia ha arrestato Lo Kin-hei, vice presidente del Partito democratico, per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata lo scorso 18 novembre: una delle tante iniziative organizzate dal movimento anti-estradizione tra l’estate 2019 e il lockdown per il coronavirus in gennaio.

 

Il draconiano provvedimento sulla sicurezza è entrato in vigore il 30 giugno. Esso introduce i reati di separatismo, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere. Il Partito comunista cinese lo ha imposto per soffocare il movimento democratico, che da un anno manifesta per l’autonomia di Hong Kong dalla madrepatria e per il mantenimento del suo sistema liberale.

 

Lo è stato liberato su cauzione; in agosto dovrà comparire in tribunale. Egli ha definito le accuse nei suoi confronti «prive di fondamento» e «politicamente motivate». Per evitare il possibile arresto, alcuni politici democratici hanno deciso di assumere un basso profilo. Ad esempio, Au Nok-hin e Andrew Chiu hanno preso le distanze dalle recenti primarie del fronte anti-Pechino, di cui erano coordinatori.

 

L’11 e il 12 luglio, oltre 600mila persone hanno partecipato al voto per scegliere i candidati democratici alle elezioni parlamentari di settembre. Esse hanno sfidato le autorità cittadine e della madrepatria, secondo cui la partecipazione alle primarie poteva violare la nuova normativa.

 

Au ha ammesso di aver preso la sua decisione dopo che Pechino ha paventato azioni giudiziarie contro organizzatori e partecipanti.

 

Ma eclissarsi potrebbe non bastare a salvare gli attivisti democratici, come dimostra la campagna stampa dei media cinesi contro Anson Chan, segretario generale sotto l’ultimo governatore britannico di Hong Kong,  e sotto il primo capo dell’esecutivo dopo il passaggio del territorio alla Cina nel 1997.

 

Chan, un’icona del campo democratico, ha annunciato lo scorso mese di volersi ritirare a vita privata. Secondo la CCTV, la televisione pubblica cinese, il ritiro dalla scena politica non le eviterà una «punizione». Per la leadership cinese, Chan è un membro della «gang dei quattro», insieme al magnate dei media Jimmy Lai, al fondatore del Partito democratico Martin Lee e ad Albert Ho, presidente dell’Alleanza a sostegno dei movimenti democratico-patriottici della Cina.

 

In un recente articolo, la CCTV accusa le quattro personalità democratiche di aver tentato di «distruggere» Hong Kong con le marce anti-estradizione, in combutta con forze d’opposizione, politici stranieri e organizzazioni anti-cinesi.

 

Per tale motivo, aggiunge il canale di Stato, esse dovrebbero essere incriminate in base alla legge sulla sicurezza.

 

 

 

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