https://www.huffingtonpost.it/

23/04/2020

 

La crisi del coronavirus è solo un assaggio del futuro

di Corrado Maria Daclon

Docente di geopolitica, fondatore e segretario generale della Fondazione Italia USA

 

La crisi economica dovuta al coronavirus irrompe in un processo già in atto da tempo e ne accelera drammaticamente i tempi. Ma quello che viviamo oggi è solo un piccolissimo assaggio, una timida anteprima della devastante crisi sistemica globale che arriverà nei prossimi decenni, quando il lavoro scomparirà per sempre per centinaia e centinaia di milioni di persone.

 

Già oggi, come conseguenza diretta dell’epidemia, alcune grandi imprese annunciano ‘meno impiegati, più tecnologia’. Ma il problema del futuro non sarà che molte persone delle società industrializzate avranno difficoltà a trovare un posto di lavoro o lo perderanno temporaneamente per una crisi come il coronavirus. Il problema sarà che il lavoro stesso non esisterà più, buona parte dei posti di lavoro come li intendiamo oggi semplicemente non esisteranno più.

 

Prima del 2050 i governi dovranno farsi carico di masse enormi di persone non utilizzabili e non impiegabili in quelle che saranno le pochissime, sofisticate ed elitarie posizioni professionali. Centinaia di milioni di persone inutili, inoccupate e inoccupabili. Questa sarà la vera crisi sociale, la vera drammatica e spaventosa esplosione geopolitica da gestire da qui a qualche decennio, al confronto della quale l’immigrazione o le epidemie di coronavirus saranno fenomeni assolutamente inconsistenti.

 

La robotica e l’intelligenza artificiale cambieranno il mondo nel giro di un paio di decenni. E lo sconvolgeranno prima del 2050. Centinaia di milioni di disoccupati, il cui lavoro che svolgevano da una vita sarà scomparso, distrutto, cancellato per sempre.

 

Come potrà essere mantenuta la pace sociale e come potranno essere evitate guerre civili, se i governi non saranno nelle condizioni di garantire un reddito a centinaia di milioni di persone improduttive? Non basteranno gli ‘helicopter money’ come per il coronavirus, perché la catastrofe sarà cronica e non temporanea.

 

Entro 5 o al massimo 10 anni scompariranno le banche tradizionali. Lo stesso accadrà con le assicurazioni. Ma anche con chi si occupa di pubblicità. Cosa farà tutto l’enorme mercato collegato alla pubblicità se già ora con Google veniamo profilati e ci vengono proposti prodotti e servizi su misura? In futuro la pubblicità sarà semplicemente un algoritmo di Google che offre e colloca i prodotti.

 

Che senso avranno i commercialisti se al massimo in un decennio l’intelligenza artificiale eliminerà le incombenze contabili e permetterà di collegare i dati dei conti bancari per redigere i report fiscali? E potremmo continuare con l’automazione in medicina. O in agricoltura, dove spesso vediamo già completamente robotizzate le semine, le potature e i raccolti. I notai, sostituiti dai blockchain.

 

E poi postini, cassiere dei supermercati, operatori di call center, agenzie di viaggio, autisti di auto o mezzi di trasporto pubblici, piloti militari, taxisti, tutte professioni a rapidissima estinzione, anno più o anno meno.

Nella storia vi sono sempre stati mutamenti analoghi, con la rivoluzione industriale quando si passò dalle campagne alle fabbriche, o più recentemente con il trasferimento di produzioni manufatturiere in Cina.

 

Ma con la rivoluzione industriale non era certo un problema se i disoccupati di una fattoria lasciavano l’aratro e la mungitura e andavano ad avvitare piastre in una fabbrica. Si trattava pur sempre di masse prive di specializzazioni particolari e facilmente adattabili e riconvertibili. Oggi tutto è diverso.

 

Quando a breve le cassiere dei supermercati non esisteranno più, come già accade nei negozi Amazon negli USA e presto nei centri commerciali Walmart, queste impiegate non potranno diventare progettisti di microrganismi per nuovi farmaci, o tecnici per la gestione del software dei droni militari, o manutentori di microimpianti dell’intelligenza artificiale nella telemedicina.

 

Il collasso della domanda dei consumi determinato dal coronavirus è solo una modestissima anticipazione della tempesta sociale che ci attende da qui a qualche decennio.

Fonte: www.altreinfo.org

22/04/2020

 

La finanza apolide si arricchisce nel male e vive delle disgrazie altrui.

di Alberto Rovis

Ci sono molti paesi, dispersi un po’ ovunque nel mondo, che si apprestano a chiedere prestiti ai cosiddetti “mercati” per supportare le proprie economie in crisi. Non si tratta soltanto di paesi sviluppati, ma anche di paesi sottosviluppati, perché la pandemia da Covid-19 ha causato danni economici ovunque, e non ha certo risparmiato i più poveri.

 

Il finanziamento dell’economia

Alcuni paesi, quelli più fortunati e dotati di una valuta forte, potranno produrre la cartamoneta necessaria per far fronte alle loro necessità, senza indebitarsi. Tra questi ci sono gli Stati Uniti, la Cina ed il Giappone. Altri non lo potranno fare, ad esempio noi.

Non lo possiamo fare perché operiamo con una Banca Centrale che non è nostra.

E’ già tanto se ci sarà permesso di emettere titoli di stato e le banche, finanziate (quelle sì) dalla BCE, li compreranno a tassi decenti. Ma, sia chiaro, o prima o poi dovremo restituire i soldi e pagare gli interessi. Nella stessa situazione si trovano la Francia, la Spagna e tutti i paesi europei che avranno bisogno di denaro da immettere nel circuito produttivo.

La cosa interessante è che la finanza apolide che controlla i mercati, un pool di banche dietro alle quali ci sono altre banche, società finanziarie di medie dimensioni, fondi d’investimento, società finanziarie più grandi, trust, insomma, una catena interminabile di operatori strutturati a matrioska, quella finanza che spadroneggia in lungo e in largo guadagnerà cifre astronomiche proprio grazie alla pandemia.

O meglio, guadagneranno cifre astronomiche quei pochi esseri umani che si trovano all’inizio della catena di comando. Si tratta di persone difficili da scovare, si nascondono nei paradisi fiscali e nei trust anonimi, ma ci sono, e sono poche.

Quindi, una pandemia planetaria che impoverisce tutti, arricchisce comunque i predoni della finanza, travasando nelle loro tasche enormi ricchezze provenienti anche dai paesi più poveri del pianeta.

 

La finanza apolidi si arricchisce nel male

Ma c’è un’osservazione ancora più interessante. Se il mondo venisse semidistrutto da una pioggia di asteroidi, la finanza guadagnerebbe cifre ancora più ingenti. Non c’è distruzione, pandemia, terremoto, tsunami, calamità naturale o evento atmosferico avverso che colpisca il mondo e che non arricchisca la finanza apolide.

Tutta gente che da generazioni vive sulle disgrazie degli altri, generatori di guerre che nella loro vita non hanno fanno altro se non speculare ed appropriarsi della ricchezza costruita da altri, e che oggi beneficia e trae guadagno da una pandemia.

E’ il sistema che va riformato. Finché ci sarà un gruppo di potere che vive grazie al male, il bene non potrà mai prevalere.

Per secoli l’umanità è scivolata da guerra in guerra, da crolli borsistici a grandi depressioni, arricchendo sempre gli stessi individui. Adesso si andrà comunque da disgrazia in disgrazia. Perché sono le disgrazie, le guerre e le distruzioni quelle che permettono alla finanza di crescere ed arricchirsi. Quindi, se le disgrazie non arrivano da sole, saranno loro a generarle.

Ma il problema si può risolvere facilmente, e in modo incruento.

Basta individuare le persone che controllano la finanza e togliere dalle loro mani il potere finanziario, perché è quello che permette loro di vivere sulle spalle degli altri, provocando devastazioni e distruzione.

Le leggi sono più che sufficienti per fermarli, non occorre la violenza. Loro possono fare quello che fanno solo perché noi glielo permettiamo.

 

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