http://www.renovatio21.com/

12 luglio 2020

 

Esplosioni nelle centrali nucleari iraniane, quotidiano israeliano conferma: non sono casuali

 

Il Jerusalem Post, in un editoriale non firmato, ha praticamente confermato che la recente ondata di incidenti industriali dannosi in Iran, incluso un incendio del 2 luglio in una struttura fuori terra presso l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, non sono incidenti ma il risultato di una campagna concertata per inviare all’Iran un «messaggio» di vulnerabilità.

 

Il Post rileva che tre settimane fa, l’Istituto per la politica e la strategia del Centro interdisciplinare di Herzliya ha emesso un documento in cui avvertiva che l’attenzione del governo sull’annessione in Cisgiordania stava distogliendo l’attenzione dal più pericoloso nemico di Israele, l’Iran.

 

Due settimane dopo, tuttavia, «qualcosa di drammatico è cambiato». Dopo aver elencato la mezza dozzina di incidenti, il quotidiano israeliano  scrive che questi eventi «indicano che qualcuno, da qualche parte (…) non ha dimenticato L’Iran, nonostante la preoccupazione del mondo per il coronavirus, la turbolenta situazione interna dell’America e il dibattito israeliano (molto meno intenso dell’ultima settimana) sull’annessione».

 

«Queste azioni all’interno dell’Iran inviano un forte messaggio alla Repubblica islamica – già vacillante causa coronavirus, paralizzata dalle sanzioni statunitensi, una profonda crisi economica e il fomento interno – che è vulnerabile, che le sue strutture più sensibili possono essere raggiunte e penetrate, e che le strutture sospettate di essere utilizzate per promuovere il suo programma di missili nucleari e balistici possono essere gravemente danneggiate», affermano gli editorialisti del Jerusalem Post.

 

«L’Iran ha molti delegati che svolgono il suo sporco lavoro in tutta la regione e nel mondo, ma chiunque abbia pianificato, dato il via libera e realizzato quelli che sembrano attacchi premeditati contro le principali infrastrutture iraniane ha deciso che era il momento di andare alla testa della piovra, e non è sufficiente colpire uno dei suoi numerosi tentacoli all’estero».

 

Separatamente, il Post riferisce che David Albright, presidente dell’Istituto per la scienza e la sicurezza internazionale di Washington, ha concluso dall’esame di nuove immagini satellitari che l’edificio di Natanz che è stato colpito da esplosione e incendio il 2 luglio non era solo un sala riunioni per centrifughe avanzate, ma sarebbe stato danneggiato molto più ampiamente di quanto precedentemente ammesso dagli iraniani.

 

Inoltre, il rapporto afferma che «Questa nuova struttura, inaugurata nel 2018, è stata fondamentale per la produzione in serie di centrifughe avanzate, in particolare l’assemblaggio di gruppi rotore, la parte in rapida rotazione della centrifuga e il suo componente più cruciale».

 

Il centro di Natanz fu già teatro del più potente attacco cibernetico che la storia ricordi, l’operazione Olympic Games, condatta da USA e israeliani, e in una onda successiva dai soli israeliani senza che gli alleati americani lo sapessero. La storia è raccontata nell’avvincente documentario Zero Days.

 

L’operazione di ciberguerra infettò le centrifughe con un software che le distrusse, ritardando così lo sviluppo nucleare di Teheran. Il risultato fu anche la fuga del virus usato – poi conosciuto dai civili di tutto il mondo come Stuxnet – che colpì milioni di sistemi in tutta la Terra creando miliardi e miliardi di dollari di danni.

 

L’idea di un virus che scappa da mani militari dovrebbe risuonare alle orecchie del lettore anche ora. Renovatio 21 considerà i virus informatici perfino più pericolosi per la tenutà della civiltà rispetto a quelli biologici.

 

Ad ogni modo, l’Iran dovette subire, attorno agli anni 2000-2010, anche l’assassinio ripetuto di molti suoi scienziati atomici, un’operazione di morte di cui in genere si sospettano i servizi israeliani.

 

Israele aveva già colpito lo sviluppo nucleare della regione, quando il 7 giugno 1981 gli F-16 di Sion bombardarono il reattore nucleare di Saddam ad Osiraq. Il reattore era stato venduto dai francesi.

 

top