Redazione ANSA

20 gennaio 2020

 

Scontri in Libano, oltre 450 feriti in 24 ore a Beirut

 

Per il secondo giorno consecutivo la polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti. Ieri la giornata più violenta dall'inizio delle contestazioni
contro il governo

 

Almeno 70 persone sono rimaste ferite oggi in nuovi scontri tra manifestanti governativi e forze di sicurezza a Beirut, portando così a oltre 450 il totale nelle ultime 24 ore. Lo riferiscono fonti mediche della Croce rossa, secondo cui oltre 30 persone sono state ricoverate in ospedale.

 Nel corso del pomeriggio di oggi, decine di manifestanti hanno
iniziato a lanciare pietre in direzione della polizia dietro una
barricata di metallo, gridando "rivoluzione, rivoluzione". 
Le forze antisommossa hanno risposto con cannoni ad acqua,
proiettili di gomma e gas lacrimogeni.

Quella di ieri è stata la giornata più violenta dall'inizio delle contestazioni in Libano contro il governo.

Le persone scese in piazza protestano contro il sistema politico, la corruzione e il carovita già dalla metà di ottobre.

Sabato il clima infuocato ha spinto il capo di Stato Michel Aoun e il premier uscente Saad Hariri a chiedere l'intervento dell'esercito per "riportare la calma" nel centro della capitale, dove migliaia di dimostranti si erano radunati spingendo per avvicinarsi alla super-fortificata zona del Parlamento.

Il Paese è da mesi in uno stato di profonda crisi economica e politica. E il sistema bancario locale, per decenni descritto come il più stabile della regione, ha cominciato a razionare la distribuzione del dollaro americano in un contesto di svalutazione graduale della lira locale. E si registra un incremento dei prezzi del 30 per cento e un aumento vertiginoso della disoccupazione.

L'innalzamento della tensione giunge mentre il premier incaricato Hassan Diab, espressione della coalizione di partiti confessionali guidati dagli Hezbollah filo-iraniani, fatica a raggiungere un accordo con i diversi leader politici per un governo che risponda, almeno nelle apparenze, alle richieste della piazza.

Diab insiste nel voler presentare un esecutivo ristretto di 18 ministri - circa la metà dei governi precedenti - con esponenti nominalmente nuovi, ovvero che non hanno assunto in passato incarichi ministeriali. Gli analisti osservano che dietro le nomine proposte da Diab ci sono gran parte dei movimenti politici al potere da decenni e messi sotto accusa dal movimento di protesta scoppiato a metà ottobre scorso.  

 

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