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18 lug 2020

 

IL PONTE BALCANICO. 

Violenze polizia serba durante le proteste: le ong scrivono all’Onu

di Marco Siragusa

 

La settimana scorsa Belgrado e altre città della Serbia sono state attraversate da importanti manifestazioni di piazza che si sono spesso concluse con duri scontri con la polizia. Quindici ONG che operano nel paese hanno presentato all’ONU una denuncia contro le violenze delle forze dell’ordine verso i manifestanti

 

Roma, 18 luglio 2020, Nena News –

 

Il 7 luglio, il presidente della Repubblica Aleksandar Vu?i? aveva anticipato in una conferenza stampa l’intenzione di reintrodurre il coprifuoco per tutto il weekend successivo dopo che il paese aveva fatto registrare un preoccupante aumento di nuovi casi di Covid-19. La decisione ha subito scatenato la protesta dei cittadini che rimproverano al governo di aver gestito in maniera schizofrenica e opportunistica l’emergenza.

Inizialmente molti membri dell’unità di crisi ed esponenti del governo avevano infatti affrontato la questione con estrema superficialità descrivendo il virus come il “più ridicolo della storia” facilmente curabile “con un po’ di rakija”, secondo quanto sostenuto dallo stesso Vu?i?.

Con l’aumento dei casi e il peggioramento della curva epidemiologica il governo si era trovato costretto ad imporre misure restrittive come il coprifuoco nei weekend. A questo si aggiungeva una ben poco trasparente informazione sul reale numero di respiratori a disposizione degli ospedali e, come denunciato da BIRN, di morti legati al Covid-19.

A differenza di quanto successo in altri paesi, in Serbia il passaggio alla seconda fase è avvenuto in maniera repentina. Dal coprifuoco si è immediatamente passati alla ripresa del campionato di calcio a porte aperte, con il derby tra Stella Rossa e Partizan con più di 20 mila spettatori, e allo svolgimento delle elezioni parlamentari inizialmente previste per il 26 aprile.

Per il governo il virus era stato, improvvisamente, sconfitto. Questo ha provocato un nuovo aumento dei casi e il tentativo di reimporre il coprifuoco. Una scelta che i cittadini, accusati di irresponsabilità e trattati come untori da Vu?i?, non hanno accettato.

Subito dopo la conferenza stampa del presidente si è radunata davanti al parlamento una folla di migliaia di cittadini stanchi di essere presi in giro dalle autorità che dovrebbero tutelarli. Un gruppo di manifestanti, tra cui alcuni noti esponenti di gruppi di estrema destra, hanno tentato un’irruzione nel parlamento cui ha fatto seguito una dura reazione della polizia. I giorni successivi sono stati caratterizzati da manifestazioni quotidiane sfociate quasi sempre in lunghi e violentissimi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. 

Al di là delle conseguenze politiche e della composizione estremamente eterogenea della piazza, uno degli elementi più significativi di questa ondata di mobilitazione è stato senza dubbio il comportamento della polizia. Diversamente da quanto accaduto negli ultimi anni, con una gestione della piazza di basso profilo, le forze dell’ordine hanno risposto con una violenza indiscriminata verso i manifestanti, per la stragrande maggioranza pacifici.

Sin dalla prima sera sono girati numerosi video che riprendevano le violenze della polizia. Tra i più impressionanti quello che riprende un poliziotto manganellare alla testa tre ragazzi seduti su una panchina poco lontano dal parlamento o il pestaggio nei confronti di un ragazzo caduto a terra durante una carica. Complessivamente, a oggi, sono circa 150 le persone arrestate durante le proteste. Tra queste anche chi non ha mai effettivamente preso parte alle manifestazioni come il caso riportato dal quotidiano Nova.rs riguardante una ragazza, Katarina Prenti?, arrestata davanti il teatro nazionale di Novi Sad l’8 luglio.

Tra le vittime delle violenze della polizia anche numerosi giornalisti, già alle prese con gravi problemi di libertà di espressione. Giornalisti che sono stati attaccati anche dalle frange più violente dei manifestanti, legati soprattutto a gruppi della destra radicale.

Il ministro degli Interni Nebojša Stefanovi? ha dichiarato la settimana scorsa che ad essere sotto attacco sono le forze dell’ordine e non i manifestanti e che “la polizia ha adottato misure e azioni speciali” per garantire la libertà ai cittadini.

In seguito agli arresti indiscriminati, il gruppo KNG (Un tetto sopra la testa) di Novi Sad hanno organizzato a partire dal 13 luglio una manifestazione davanti la prigione distrettuale di Belgrado per richiedere la liberazione di quelli che vengono considerati a tutti gli effetti “prigionieri politici”. Molti gli slogan contro la polizia come “Poliziotti, i criminali siete voi” e “Salute, non polizia”.

L’eccessivo e sproporzionato uso della forza contro i manifestanti ha spinto numerose ONG presenti nel paese a denunciare quanto accaduto. Già il 9 luglio l’ ONG Human Rights House ha rilasciato una dichiarazione in cui si equiparava l’atteggiamento delle forze dell’ordine alla tortura esortando le autorità a rispettare lo stato di diritto e ad astenersi da ulteriori illecite misure coercitive. Il Media Freedom Rapid Response, che si occupa di fornire supporto pratico ai giornalisti sotto attacco, ha chiesto in una lettera al ministro degli Interni di avviare indagini approfondite e perseguire i colpevoli.

A questo ha fatto seguito un appello di quindici ONG rivolto a Nils Mezer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, in cui si chiede di reagire a quanto accaduto in Serbia.Nella lettera si parla inoltre di “torture di persone non identificate” e “comportamenti umilianti e disumani”.

Come purtroppo spesso accade, anche stavolta difficilmente gli agenti coinvolti saranno processati per l’eccessivo uso della forza. Questi comportamenti hanno intanto ottenuto l’effetto desiderato, con la diffusione di un clima di paura che ha contribuito a far rientrare le proteste, almeno per il momento. Non è però da escludere che questo breve ciclo di mobilitazione possa avere importanti ripercussioni in un futuro prossimo. Il malcontento dei cittadini serbi sembra infatti ben più profondo di quanto ipotizzabile all’indomani della schiacciante vittoria (63% dei voti) del partito di Vu?i?, il Partito Progressista Serbo, alle elezioni del 21 giugno. Il giuramento del nuovo governo potrebbe essere l’occasione perfetta per nuove proteste. Nena News

 

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