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18/06/2020

 

Onu: quasi 80 milioni di sfollati al mondo, in fuga da conflitti e carestie

 

Si tratta del numero più alto degli ultimi 10 anni, pari all’uno percento della popolazione mondiale. Un valore doppio rispetto al 2010, quando il totale era di 41 milioni. Guerre, persecuzioni, carestie, malattie e violazioni ai diritti umani favoriscono la fuga. Filippo Grandi: “Cifre aumentano in modo costante”.

 

Oggi nel mondo circa 80 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e le loro terre a causa delle violenze e delle persecuzioni, o hanno dovuto cercare asilo all’interno del proprio Paese. Si tratta del numero più elevato degli ultimi 10 anni. È quanto emerge dal Global Trends 2020 dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati e che evidenzia un cambiamento radicale nei movimenti forzati delle persone. L’1% dell’umanità (79,5 milioni), conferma l’ente Onu, vive in condizioni di sfollamento; un numero doppio rispetto al 2010, quando il dato complessivo era di 41 milioni, poco più della metà. 

Il drammatico dato sul numero degli sfollati al mondo non tiene conto della situazione di crisi innescata quest’anno dalla pandemia di nuovo coronavirus e che, nel prossimo futuro, potrebbe causare ulteriori esodi interni e verso l’estero. Secondo il rapporto, alla fine del 2019 una persona su 97 nel mondo vive in condizioni di sradicamento e di sfollamento. 

Guerre, persecuzioni, carestie, malattie e violazioni ai diritti umani sono elementi che favoriscono i tentativi di fuga. Fra i tanti ricordiamo i quasi 10 anni di conflitto siriano, le persecuzioni contro le minoranze nel Sud Sudan e in Myanmar, le persone che cercano di fuggire dal Venezuela di Maduro. E ancora, gli stravolgimenti innescati dai cambiamenti climatici nel Sahel, la guerra in Yemen e le epidemie a essa collegate, i conflitti in Libia e Afghanistan.

Più di due terzi delle persone in fuga nel mondo, pari al 68% circa, proviene da soli cinque Paesi: la Siria (6,6 milioni), il Venezuela (3,7 milioni), l’Afghanistan (2,7 milioni), il Sud Sudan (2,2 milioni) e il Myanmar (1,1 milioni). L’accoglienza viene garantita nella maggioranza dei casi da nazioni in via di sviluppo, che accolgono fino all’85% dei rifugiati nel mondo. In prima linea la Turchia che ne annovera sul proprio territorio 3,6 milioni, provenienti soprattutto dalla Siria. A seguire la Colombia (1,8 milioni di rifugiati), dove si è riversata la maggioranza degli sfollati dal Venezuela, poi la Germania (1,5 milioni) e il Pakistan (1,4 milioni).

L’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi sottolinea che “l’uno percento della popolazione mondiale non può rientrare nelle proprie case per i conflitti in corso, le persecuzioni, gli abusi e altre forme di violenza”. Siamo di fronte a una tendenza “in atto dal 2012” in cui “le cifre aumentano in modo costante rispetto all’anno precedente”. Inoltre, gli spostamenti “forzati” sono “più diffusi” e “non sono più un fenomeno temporaneo e di breve durata”. 

L’esperto delle Nazioni Unite ricorda che solo 10 anni fa il numero degli sfollati era attorno ai 40 milioni”, quindi il numero “è raddoppiato” e non si intravedono prospettive che mostrino una inversione di tendenza. 

Dallo scorso anno si sono registrati 11 milioni di rifugiati in più, soprattutto in zone di guerra come la Siria dove al momento vi sono 13,2 fra profughi e sfollati interni, pari a un sesto circa del totale.  

 

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