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06 Marzo 2020

 

Putin-Erdogan, intesa sulla Siria: “A Idlib scatta il cessate il fuoco”

di Giuseppe Agliastro

 

Mosca e Ankara superano le accuse reciproche e si spartiscono il controllo della regione. Previsto un corridoio di sicurezza per i profughi. Soldati turchi al confine con la Grecia

 

MOSCA. Putin e Erdogan assicurano di aver trovato un’intesa per far tacere i cannoni a Idlib interrompendo i combattimenti nel Nord-Ovest della Siria che hanno messo a dura prova la difficile alleanza tra Mosca e Ankara e che potrebbero provocare una nuova ondata migratoria verso l’Europa. Dopo quasi sei ore di colloqui a porte chiuse al Cremlino, i leader di Russia e Turchia hanno annunciato un cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte di cui solo il tempo rivelerà l’efficacia. L’accordo prevede anche un corridoio di sicurezza lungo la strategica autostrada M4 nella zona di Idlib e pattugliamenti congiunti russo-turchi lungo questa via a partire dal 15 marzo. Erdogan ha inoltre detto di avere tra i suoi obiettivi il ritorno a casa dei profughi siriani.

Nonostante le accuse reciproche e le recenti tensioni, Putin e Erdogan dimostrano così che l’asse Russia-Turchia al momento è ancora in piedi e di essere sempre più i signori del Medio Oriente. Mosca e Ankara sono schierate su fronti opposti sia in Siria sia in Libia ma, almeno finora, sono state in grado di raggiungere dei compromessi per spartirsi le zone di influenza ed evitare un pericoloso scontro aperto.

A Idlib, ultimo bastione dei ribelli siriani, la situazione è però particolarmente difficile. I recenti combattimenti tra le truppe turche, che sostengono alcuni gruppi ribelli, e quelle del regime di Assad, appoggiato dalla Russia e dai suoi jet, preoccupano gli osservatori. Erdogan ieri non ha usato certo toni concilianti nei confronti di Assad e ha ribadito a Putin che la Turchia reagirà «con tutta la sua forza» a eventuali nuovi attacchi. La situazione resta fluida. Erdogan ha detto di aver concordato con Putin di dover aiutare i profughi a tornare nelle loro case. Resta però da vedere se ci saranno dei risultati pratici. Le violenze a Idlib hanno spinto quasi un milione di siriani verso la Turchia e Erdogan ha reagito aprendo le porte dell’Europa ai migranti: una mossa che molti interpretano come un tentativo della Turchia, dove vivono 3,6 milioni di profughi siriani, di premere sui Paesi Ue per avere maggiore sostegno in Siria. Tanto per cominciare, Ankara ha già annunciato che invierà mille agenti lungo il fiume Evros, frontiera naturale tra Turchia e Grecia, «per evitare i respingimenti» di migranti da parte delle guardie di frontiera di Atene. 

Russia e Turchia si accusano a vicenda di violare gli accordi di Sochi che hanno portato alla creazione di una zona di de-escalation e al dislocamento di 12 postazioni militari turche a Idlib. Mosca sostiene che Ankara permette ai miliziani legati ad Al Qaeda di lanciare attacchi dalla regione, mentre i turchi rimproverano a Mosca di non frenare le offensive del regime di Assad.

Russia e Turchia sembrano però voler evitare che la situazione sfugga loro di mano. Negli ultimi anni hanno rafforzato i loro legami economici, ma collaborano sempre più anche nel settore energetico e in quello militare. Mosca è il secondo partner commerciale di Ankara con un interscambio di 26 miliardi di dollari. La Russia vende in Turchia cereali e gas, anche con il nuovo metanodotto TurkStream, che permetterà a Putin di esportare il suo oro blu in Europa aggirando l’Ucraina. Inoltre, nonostante la Turchia sia un Paese Nato, il Cremlino vende ad Ankara anche i missili S-400 e sta realizzando la prima centrale nucleare turca. Litigare potrebbe insomma essere controproducente.

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