The Saker

27 febbraio

 

Russia e Turchia sono in rotta di collisione?

Traduzione di Raffaele Ucci e Fabio_San

 

L’omicidio dell’eroe martire iraniano Generale Soleimani ha creato una situazione in cui una guerra tra l’Iran e l’Asse della Bontà (USA/Israele/Arabia Saudita) è diventata una reale possibilità ma, all’ultimo minuto, lo Zio Shmuel ha deciso di non avere il fegato per una guerra su vasta scala contro l’Iran. Decisione saggia.

 

Ciò, tuttavia, non implica affatto che l’Impero Anglo-Sionista abbia deciso di rimanere a guardare, tutt’altro. La necessità di agire rapidamente e con determinazione è diventata particolarmente acuta a seguito delle enormi manifestazioni anti-statunitensi in Iraq (ben oltre un milione di persone [in inglese] nelle strade!) che hanno messo direttamente a rischio l’occupazione statunitense (i media tradizionali la chiamerebbero “presenza”) sia in Iraq che in Siria.

Allo stesso tempo, il rifiuto del presidente turco Erdogan di rimuovere tutti i “terroristi cattivi” dalla provincia di Idlib alla fine ha provocato un’offensiva congiunta tra Siria e Russia per liberare la provincia. Quell’offensiva, a sua volta, ha fatto chiaramente infuriare i turchi, che hanno avvertito di una grande operazione militare per impedire ai siriani di liberare il loro paese.

Ciò pone la domanda: Russia e Turchia sono davvero in rotta di collisione?

Vi sono certamente alcuni segnali di allarme molto preoccupanti, tra cui una serie di dichiarazioni molto dure da parte dello stesso Erdogan e un improvviso interesse turco per i “Patriot” statunitensi.

Sul terreno di Idlib, i turchi hanno chiaramente fornito ai “terroristi cattivi” un sacco di supporto tra cui attrezzature, MANPAD, carri armati e mezzi corazzati per il trasporto di personale. I turchi in realtà sono arrivati ad inviare forze speciali ad assistere direttamente i “terroristi cattivi”. Infine, dai filmati ripresi dai droni russi e siriani, e persino dai “terroristi cattivi” stessi, sembra innegabile che lanciarazzi multipli e artiglieria turca abbiano fornito ai “terroristi cattivi” supporto di fuoco.

Entrambe le parti concordano anche sul fatto che un certo numero di soldati turchi siano stati uccisi (non sono d’accordo solo su quanti e cosa stessero facendo questi turchi in Siria).

Infine, cosa molto infausta, su Internet circola persino un video che sembra mostrare uno “Stinger” americano che viene sparato dai “terroristi cattivi” contro un aereo russo che, grazie a Dio, è riuscito a evitarlo (a differenza di 2 elicotteri dell’esercito siriano che sono stati abbattuti).

Quindi la prima conclusione a cui possiamo giungere è che i turchi sono già impegnati in operazioni di combattimento contro i siriani. Per il momento, queste operazioni di combattimento sono appena al di sotto della soglia di “negabilità plausibile”, ma non di molto. Ad esempio, se i turchi avessero abbattuto un aereo russo, si può essere abbastanza certi che l’opinione pubblica russa (che non ha ancora perdonato Erdogan per il Su-24 abbattuto) avrebbe chiesto che le forze aerospaziali russe si vendicassero in modo massiccio (proprio come ha fatto ogni volta che il personale militare russo è stato ucciso) uccidendo decine di turchi.

La posizione russa è molto semplice. Afferma qualcosa del genere:

I turchi si sono impegnati a rimuovere tutti i “terroristi cattivi” dalla provincia di Idlib, lasciando solo i “terroristi buoni” che vogliono un cessate il fuoco e un processo di pace politica. Ciò non è accaduto. In questo caso, i siriani devono chiaramente fare da soli ciò che i turchi si sono rifiutati (o non hanno potuto) fare. La presenza militare russa in Siria e le operazioni militari russe sono assolutamente legittime e legali: il governo legittimo siriano ha invitato i russi, e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha accettato di sostenere il processo di pace siriano. Pertanto, gli attacchi delle forze aerospaziali russe contro i “terroristi cattivi” sono assolutamente legali. Inoltre, la Russia deplora la presenza di unità regolari turche tra i “terroristi cattivi”, cosa che è al contempo illegale e molto inutile. Infine, le forze aerospaziali russe non hanno modo di determinare chi siede in quale carro armato o chi fornisce copertura di artiglieria alle operazioni dei “terroristi cattivi”. Pertanto, se il personale militare turco venisse ucciso in operazioni siriane o russe, ciò sarebbe interamente colpa di Ankara.

Finora l’operazione militare turca è stata piuttosto infruttuosa e limitata.

Ma Erdogan sta promettendo un grande attacco.

Ci sarà e cosa possono davvero fare i turchi?

Innanzitutto, la Turchia non ha i mezzi per entrare in un conflitto su vasta scala con la Russia. La Turchia non può farlo per motivi politici, economici e militari:

Politici: la semplice verità è che la Turchia (ed Erdogan) hanno un disperato bisogno del sostegno politico russo, non solo contro l’Occidente, ma anche contro l’Iraq, l’Iran o Israele. Inoltre, Erdogan si è chiaramente alienato profondamente gli europei, che sono stufi delle continue minacce di Erdogan di aprire il rubinetto dei “rifugiati” [in inglese]. Per quanto riguarda i turchi, sanno già da anni che l’UE non li accetterà mai, e che la NATO non sosterrà la Turchia nelle sue operazioni (molto pericolose) in Iraq e Siria.

Economici: l’economia turca ha sofferto molto per le sanzioni introdotte dalla Russia a seguito dell’abbattimento del Su-24 russo da parte di aerei turchi (sostenuti dai caccia dell’USAF). Ciò che era vero allora è ancora più vero ora, e l’opinione pubblica turca lo capisce.

Militari: gli anni passati sono stati assolutamente disastrosi per le forze armate turche, che sono state epurate a seguito del tentativo di colpo di Stato contro Erdogan. Questo triste stato di cose è indirettamente confermato dal pessimo rendimento delle forze turche in Siria.

Che dire di un conflitto limitato alla Siria?

Ancora una volta, la Turchia è in una brutta posizione. Per prima cosa, i siriani e, ancor più, i russi, controllano lo spazio aereo sopra Idlib. I turchi sono così frustrati da questo stato di cose che secondo quanto riferito hanno chiesto agli Stati Uniti di schierare missili Patriot nella Turchia meridionale. Questa è una richiesta piuttosto bizzarra, soprattutto considerando che la Turchia ha acquistato S-400 dalla Russia o le prestazioni patetiche dei Patriot (recentemente in Arabia Saudita e altrove prima). Questo, a proposito, potrebbe anche essere un caso di notizie false [entrambi i link in inglese] poiché, a quanto pare, non ci sono Patriot disponibili per la Turchia, anche se gli Stati Uniti hanno accettato di venderli.

Poi c’è la retorica bellicosa che sentiamo da Erdogan. Ad esempio, ha recentemente dichiarato [in inglese] che:

“Il regime, sostenuto dalle forze russe e dai militanti appoggiati dall’Iran, attacca continuamente i civili, commettendo massacri e spargendo sangue, (…) Dichiaro che colpiremo le forze del regime ovunque d’ora in poi, indipendentemente dall’affare del [2018] se qualsiasi danno verrà inflitto ai nostri soldati nei posti di osservazione o altrove”.

Questo tipo di linguaggio è, ovviamente, molto pericoloso ma, almeno finora, l’operazione turca è stata al tempo stesso limitata e senza successo. Il presidente siriano Assad non è rimasto colpito e ha dichiarato che [in inglese]:

Significa anche che non dobbiamo riposare oziosi, ma prepararci per le battaglie a venire. Di conseguenza, la battaglia per liberare la campagna di Aleppo e Idlib continua a prescindere da alcune bolle sonore vuote provenienti dal nord (le vane minacce di Erdogan), proprio come la battaglia continua per liberare tutto il suolo siriano, schiacciare il terrorismo e raggiungere la stabilità.

Nel frattempo, in Iraq, gli Stati Uniti si sono apparentemente trincerati e si rifiutano categoricamente di andarsene. In termini pratici ciò significa che gli iracheni dovranno intensificare la loro campagna anti-americana sia politicamente (più proteste e manifestazioni) che militarmente (più ordigni improvvisati, attacchi ai convogli e, probabilmente, presto, attacchi con droni, missili da crociera e missili balistici contro obiettivi statunitensi in Iraq). Non credo che gli Stati Uniti saranno in grado di sostenere questo tipo di pressione nel medio-lungo termine, soprattutto non in un anno elettorale (che comunque promette di essere infernale). In questo momento, l’Idiota-in-Capo sembra pensare che minacciare l’Iraq con “sanzioni molto pesanti[in inglese] sia il modo di ristabilire buoni rapporti. In realtà, tutto ciò che farà è infiammare ulteriormente i sentimenti anti-statunitensi in Iraq e nel resto della regione.

 

Poi c’è la situazione tattica. Guardate queste due mappe:

La parte in rosso mostra le aree controllate dal governo. Il blu chiaro (o verde chiaro sulla seconda mappa) mostra lo schieramento turco. La parte in verde oliva (o verde più scuro nella seconda mappa) mostra le parti della provincia di Idlib che sono ancora sotto l’occupazione dei Takfiristi. Infine, la piccola regione intorno a Tell Rifaat è controllata dai curdi.

Le forze siriane, sostenute dalla Russia, hanno ora respinto l’ultimo attacco turco/Takfirista a nord e ovest di Aleppo e ora stanno attaccando la punta meridionale della zona d’occupazione dei Takfiristi intorno alla montagna e agli altopiani di Zawiya, guardate qui:

 

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 82 I siriani hanno varie opzioni qui. Possono spingere gradualmente verso nord, oppure possono provare ad avvolgere le forze Takfiriste in un “calderone”. Infine, i siriani avrebbero ottenuto una grande vittoria se fossero riusciti a riprendere il controllo dell’autostrada tra Aleppo e Laodicea (in blu sulla mappa).

Per quanto riguarda i Takfiristi sostenuti dalla Turchia, stanno spingendo molto duramente verso Idlib, finora con solo successi moderati e temporanei (in genere occupano un posto a costi enormi in termini di vite e attrezzature, e quindi non riescono a mantenerlo non appena i siriani e i russi bombardano a tappeto le loro posizioni appena conquistate).

Tutto questo sta avvenendo mentre pattuglie siriane, russe, turche e statunitensi si incontrano regolarmente, spesso in situazioni piuttosto tese che potrebbero rapidamente degenerare in uno scontro a fuoco o, peggio ancora, in una battaglia aperta. Vi è anche il rischio di un incidente aereo poiché queste quattro nazioni conducono anche operazioni aeree sulla Siria. E, proprio come nel caso delle operazioni di terra, le operazioni aeree siriane e russe sono legali secondo il diritto internazionale, le operazioni turche, statunitensi o israeliane non lo sono e costituiscono un atto di “aggressione” (n.b: il crimine più grave secondo il diritto internazionale).

Finora, i vari negoziati tra le parti non hanno prodotto alcun risultato. Ciò potrebbe cambiare il 5 marzo quando una conferenza sulla Siria alla quale parteciperanno Turchia, Russia, Francia e Germania si terrà [in inglese] (probabilmente a Istanbul) per cercare di trovare una soluzione negoziata. Considerando che i soldati turchi vengono uccisi ogni giorno, e che già 2 elicotteri siriani sono stati abbattuti, potrebbe essere troppo tardi per evitare un’escalation.

Concluderò qui pubblicando una traduzione automatica (minimamente corretta) di una traduzione russa di un testo originariamente scritto da un commentatore politico turco e tradotto in russo da un canale Telegram: (corsivo e grassetto aggiunti)

Fin dall’inizio, la strategia russa è stata quella di restituire ad Assad il pieno controllo dei territori siriani. E Mosca sta attuando i suoi piani, avvicinandosi all’obiettivo passo dopo passo. Finché Damasco non riconquisterà Idlib, le operazioni militari continueranno. Non c’è bisogno di essere un esperto in questo campo per capirlo. È ovvio. Qualcuno ha affermato che il viaggio di Erdogan  in Ucraina ha giocato un ruolo sulle operazioni offensive di Damasco. In realtà, questa visita è il risultato dell’offensiva dell’Esercito Siriano. Il Presidente turco è andato a Kiev proprio dopo l’aumento delle tensioni fra le forze armate turche e quelle russe. Erdogan, in Ucraina, ha fatto affermazioni che hanno irritato Mosca.

La diplomazia turca è in stallo. Abbiamo discusso a lungo sull’opportunità di mettere tutte le uova in un paniere russo. Ed è stato risposto: compreremo gli S-400, costruiremo una centrale nucleare, svilupperemo il turismo. E, nel nostro paese, Putin è stato incoronato come un eroe. E ora, il Segretario alla Difesa parla dell’acquisto dei sistemi antiaerei Patriot statunitensi. E il Presidente sta parlando di acquistare Patriot: “Se non ce la facciamo con i russi, ci avvicineremo agli americani”. Non si può fare politica estera in questo modo. Ci vuole coerenza in politica estera. Non è appropriato, per un paese con un forte apparato militare, cambiare parte fra potenze globali una volta a settimana.

In questi giorni ecco ciò di cui stiamo ancora discutendo: abbiamo bisogno di avvicinarci all’Europa e agli Stati Uniti e andare contro la Russia. Queste discussioni preoccupano i nostri imprenditori che lavorano con la Russia. Il settore turistico è preoccupato. Senza turisti russi, il nostro settore turistico non può arrivare al volume d’affari necessario a fare profitti. Non siamo stati ancora in grado di risolvere questi problemi, e stiamo discutendo di uno scontro con la Russia. Ricordiamoci cosa accadde dopo che le Turchia abbatté un aereo russo. Il nostro settore turistico non si è riavuto per due anni. Cosa ci dobbiamo attendere da uno scontro militare? Dobbiamo parlarne di questi argomenti.

L’obiettivo del nostro stato: vivere in pace nella nostra terra e tenere a distanza i problemi mentre si agisce per attirarne di nuovi, beh, non è un’indicazione di una buona strategia militare o di una strategia diplomatica ben ponderata. Tutti devono capirlo.

Il rischio per Erdogan è ovvio: in caso di conflitto con la Russia (e la Siria, e l’Iran, non dimentichiamoceli!), le conseguenze per la Turchia potranno essere molto severe, sfociando in un brusco aumento di sentimenti anti-Erdogan in Turchia, qualcosa che egli non si può permettere.

E ciò ci porta a quel corrente atteggiamento di USA/NATO/CENTCOM a seguito dell’assassinio del generale Soleimani che ho menzionato all’inizio di questo articolo. Il rischio di una veloce e pericolosa intensificazione del conflitto fra gli Stati Uniti e l’Iran rimane ancora estremamente alto. Lo stesso può dirsi per il ritorno degli attacchi anti-statunitensi da parte delle forze sciite irachene. Poi ci sono i conflitti in Afganistan e Yemen, per i quali lo Zio Shmuel preferirebbe probabilmente vedere la fine ma che non ha idea di come arrivarci. In questi paesi, una rapida intensificazione può avvenire in qualsiasi momento, specie dopo che l’Iran ha ufficialmente dichiarato il suo obiettivo di espellere gli Stati Uniti dal Medioriente. E ora, c’è il rischio di una maggiore intensificazione fra Turchia, Siria e Russia: tale intensificazione avrebbe un grande potenziale per risucchiare le forze statunitensi nella regione, perfino se nessuno lo facesse intenzionalmente (o se l’Iran lo facesse a sommo studio).

Proprio adesso lo Zio Shmuel è occupatissimo a cercare, con una psico-operazione strategica, di fomentare il conflitto fra Russia e Iran (per esempio qui [in inglese] c’è un pezzo di propaganda). Non funzionerà, i russi e gli iraniani sono trooooppo mooooolto saaaaaggi per cadere in tali trappole primitive. Gli Stati Uniti hanno anche messo in piedi tentativi di istigare rivolte dentro l’Iran, ma sono rapidamente sfumati (allo stesso modo delle voci sull’atto statunitense di aver abbattuto deliberatamente l’aereo civile ucraino).

Il Medioriente è impossibile da predire, è troppo complesso e ci sono troppi fattori che influenzano la situazione. Rimango comunque dell’idea che la conferenza del 5 marzo, se avrà luogo, forzerà Erdogan a ritirarsi e a ripromettere il suo impegno per riportare sicurezza nella provincia di Idlib. Per come posso sforzarmi di vedere, questo è l’unico modo a disposizione di Erdogan per evitare un’imbarazzante sconfitta militare con possibili nefaste ricadute politiche.

Se invece si dovesse arrivare ad un conflitto aperto fra Turchia e Siria+Russia, allora io non credo che la NATO intervenga in sostegno della Turchia. Al massimo, gli Stati Uniti/NATO potrebbero inviare forze per “proteggere” la Turchia e l’equipaggiamento ma, sia come sia, non sarebbero azioni efficaci (i problemi della Turchia sono troppo grandi per poter essere risolti da tali, più che altro simboliche, azioni). Mentre alcune nazioni rabbiose (Polonia, Olanda, Regno Unito e, naturalmente, Stati Uniti) potrebbero esser tentate di ottenere un’azione importante contro la Siria e, attraverso questa, contro la Russia, le nazioni europee, più sane mentalmente, hanno esattamente zero desideri di finire in una guerra con la Russia, né per l’Ucraina, né per la Siria.

Perciò, anche se Erdogan sta cercando disperatamente di mettere gli Stati Uniti contro la Russia, questo tentativo non funzionerà, specialmente poiché quest’ultimo “zag” pro-USA alienerebbe ulteriormente l’Iran (e il resto della regione). Io prevedo che dopo la conferenza del 5 marzo, Erdogan sarà forzato a riprendere la sua “amicizia” con Putin e, alla fin fine, a capitolare.

Se ciò non accade, per qualsiasi ragione, una intensificazione del conflitto sarà quasi certamente inevitabile.

The Saker

 

Post scriptum: il Colonnello Cassad (cioè Boris Rozhin) ha pubblicato sul suo sito un interessante articolo [in russo] su una teoria popolare, apparentemente, in Medioriente e in Russia. Secondo tale teoria ciò che sta avvenendo è un gigantesco spettacolo, un inganno, in cui sia la Russia che la Turchia appaiono ai ferri corti ma, in realtà, stanno lavorando di comune accordo per disarmare i takfiri e scambiare i territori.

 

Secondo me, queste sono le possibili indicazioni di una tale collaborazione.

  1. Dopo qualche formalità, la Turchia riprende il routinario pattugliamento in comune con i militari russi nel Rojava.
  2. La Russia ha aumentato la quota delle importazioni di pomodori turchi nonostante abbia minacciato di bloccare tali importazioni.
  3. Secondo anonime fonti nel governo turco, gli Stati Uniti non forniranno alla Turchia i missili Patriot, come descritto sui media turchi. La Turchia non ha ricevuto nessun sostegno dagli Stati Uniti o dalla NATO.
  4. Nonostante l’Esercito Arabo Siriano non intenda fermare l’offensiva e continui l’assedio dei punti di osservazione turchi, la Turchia ha, in pratica, dato ad Assad carta bianca per tutto febbraio, affermando che nessuna importante operazione di combattimento inizierà prima di marzo.
  5. La principale linea di nuovi punti di osservazione sono stati stabiliti dalla Turchia a nord dell’autostrada M4, la zona a sud non è stata rinforzata. Non ci sono stati tentativi per proteggere né Kafranbel né Kafr Sajnah, nonostante essi siano punti molto più importanti di Nayrab.
  6. Il grosso dei militanti pro-turchi sono stati spostati verso Idlib e Kafr Karmin, mentre il fronte sud è rimasto sguarnito, una situazione molto favorevole per Assad che ha liberato decine di città e paesi.
  7. La battaglia di Niravam si è rivelata un tritacarne per una settimana, in cui i militanti si sono buttati in stupidi assalti frontali contro le posizioni dell’Esercito Arabo Siriano, risultanti in pesanti perdite, solo per catturare Nayrab, con nessun ritorno tattico operativo. Non hanno vinto, hanno solo perso gente e, più importante ancora, tempo.
  8. I militari russi e turchi hanno mantenuto aperti tutti i canali di comunicazione e di scambio di informazioni, incluse quelle sui movimenti delle colonne turche. I militari russi hanno aiutato a rifornire i punti di osservazione turchi circondati che si trovano nelle retrovie delle forze di Assad.
  9. Mosca e Ankara hanno più volte puntualizzato di non ricercare un conflitto militare fra di loro, e di preferire la risoluzione delle dispute mediante la diplomazia.

E Rozhin aggiunge:

Perché tutto ciò potrebbe essere parte di un accordo a porte chiuse? Perché tale scenario permetterebbe alla Turchia di assumere il ruolo di difensore di Idlib, in forte opposizione ai piani di Assad e di Putin. Almeno a prima vista. Mentre Assad e Putin potrebbero affermare di aver liberato parte della provincia di Idlib. In questa logica, la battaglia di Niravam permetterebbe ad Erdogan di salvare la faccia prima di firmare, “nell’interesse di pace e sicurezza”, un nuovo accordo con la Russia lungo una nuova linea di demarcazione, cosa già ufficialmente discussa nei negoziati del 17-18 febbraio a Mosca. Ufficialmente, la Turchia ha rifiutato l’accordo, ma solo ufficialmente. Assumendo che l’accordo già ci sia e che si aspetti solo la firma il 5 marzo, Assad libererebbe un altro pezzo di Idlib e i militanti di Al Nusra finirebbero parzialmente spazzati via nelle battaglie con l’Esercito Arabo Siriano a Idlib e negli attacchi frontali nel fronte a sud di Niravam. A favore di questa interpretazione, si può indicare la precedente esperienza delle transazioni fra Russi e Turchia, quando Ankara vociferava contro Assad ma, in realtà, non impediva al regime di Assad di ripulire le enclavi e di vincere la battaglia di Aleppo. Contro questa versione si può arguire che i turchi stessi stanno accusando perdite di truppe e ulteriori concessioni alla Russia possono minare le posizioni di Erdogan a Idlib, e che quindi egli cerchi di mercanteggiare.

Personalmente dubito di questa versione dei fatti, non fosse altro che è un modo complicato e pericoloso di fare le cose, e perché Erdogan sta lanciando continuamente molte minacce e perfino ultimatum. Una spiegazione più probabile di tutto ciò è che 1) i takfiri sono disperati e ridotti al lumicino e 2) i turchi hanno paura di un confronto serio con la Russia. Rozhin conclude: Io credo che la questione se esista o meno un accordo segreto sarà finalmente chiarita il 5 marzo, poiché le minacce di Erdogan sono tutte focalizzate sui primi di marzo; a quel punto egli dovrà o attaccare o scegliere il ruolo di pacificatore, quello che ferma “diplomaticamente” l’avanzata di Assad.

Qui, io non posso che essere d’accordo con lui.

 

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