MYANMAR
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21/04/2021, 14.05

Mandalay, la giunta ordina razzie nei villaggi; ospedali sequestrati
di Francis Khoo Thwe

I soldati hanno fatto esplodere bombe, bruciato motociclette, rubato oggetti di valore e arrestato gli abitanti di Khin Gyi. Stessa situazione in villaggi Shan e Kayah. Oggi la campagna della “maglietta blu” e del ricordo. Il gen. Min Aung Hlaing, capo della giunta militare, si recherà a Jakarta per un incontro dell’Asean. Parlamentari per i diritti umani: invitare anche il governo di unità nazionale, che la giunta bolla come “fuorilegge”.

Mandalay (AsiaNews) – Gli abitanti del villaggio di Khin Gyi, nella regione di Mandalay, hanno subito ieri una razzia da parte dei soldati dell’esercito. Il villaggio è noto per la sua opposizione al colpo di Stato e i suoi abitanti praticano lo sciopero di disobbedienza civile. Due giorni fa, cinque veicoli militari sono giunti al villaggio e hanno fatto scoppiare alcune bombe. Ieri sono ritornati e hanno incendiato tutte le motociclette e perquisendo le case, hanno rubato ogni oggetto di valore (soldi, oro, argento, ecc..). Nel pomeriggio, sono ritornati ancora e hanno arrestato 40 abitanti del villaggio che nella mattina si erano rifugiati nella foresta.
Molti altri villaggi nella zona Shan, Kayah e nel sud subiscono la stessa sorte. Alcuni villaggi vengono distrutti in modo completo. Molti abitanti sono ora costretti a vivere nella foresta.
Il tentativo della giunta è quello di azzerare la resistenza, le manifestazioni e la disobbedienza civile, che sta facendo crollare l’economia del Paese, per la maggior parte nelle mani dei militari.
Quest’oggi l’ospedale civile di Mandalay è circondato da soldati. Oltre all’ispezione, essi fermano e interrogano – per poi arrestare – tutti i medici che attuano lo sciopero.
Le manifestazioni però non si fermano. Oggi ad Amarapura (Mandalay) si è tenuta una manifestazione a favore del nuovo governo di unità nazionale (Nug). Ad essa hanno partecipato giovani, adulti, monaci e monache buddisti.
Per tutta la giornata di oggi sui social si celebra la campagna della “maglietta blu” e del ricordo: i manifestanti si fanno fotografare con indosso una camicia o maglietta di colore blu e con il nome di una persona prigioniera scritto sulla mano. La campagna è in onore dell’attivista democratico Win Tin, morto il 21 aprile 2014, dopo aver subito la prigionia per 19 anni. Rilasciato libero, egli aveva promesso di vestire sempre una camicia blu fino a che tutti i prigionieri politici fossero liberi.
Secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, gli arrestati dal primo giorno del colpo di Stato (1° febbraio) sono 3261; fra questi vi sono anche 20 condannati a morte. Gli uccisi sono saliti a 738.
Intanto, si è avuta conferma che il gen. Min Aung Hlaing, capo della giunta militare, si recherà a Jakarta per un incontro dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico). Sarebbe la prima volta che il capo del colpo di Stato partecipa a un raduno internazionale. Per molti oppositori in Myanmar e osservatori internazionali, la sua partecipazione rappresenta una specie di riconoscimento ufficiale del suo governo.
Finora l’Asean non ha riconosciuto il governo di Min Aung Hlaing, ma non l‘ha nemmeno condannato, preferendo seguire il principio di “non interferenza negli affari interni” di un altro Paese. Ma Singapore, Malaysia, Indonesia e Brunei si sono espressi contro le violenze della giunta sui civili.
Il nuovo governo di unità nazionale – che la giunta bolla come fuorilegge – ha chiesto all’Asean di essere riconosciuto come il vero rappresentante del popolo birmano.
Un gruppo di “parlamentari dell’Asean per i diritti umani” ha rilasciato una dichiarazione in cui si chiede che all’incontro di Jakarta sia invitato anche il Nug. “L’Asean – dice il comunicato – non può discutere in modo adeguato della situazione in Myanmar senza ascoltare e parlare con il governo di unità nazionale”.

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