Senza un dibattito pubblico su entrambe le sponde dell'Atlantico,
									diverse nazioni potrebbero aver già sviluppato programmi di armi
									atomiche. Nel nome dei 'miliardi spesi per la sicurezza'
									
									Nella politica del nucleare, ogni azione è giustificata dalla risposta
									che provoca. Gli Stati Uniti giustificano il loro programma di difesa
									sostenendo che altri Stati stanno già sviluppando nuovi sistemi di
									armamento, e che probabilmente un giorno sarà necessario contrastarli.
									In risposta a ciò la Russia ha attivato la costruzione di un nuovo
									sistema di difesa, il Topol-M, designato per "abbattere le barriere
									anti-missilistiche americane".
									
									Israele, citando l'insidia costituita dall'Iran, insiste nel voler
									conservare i propri missili nucleari. Sentendosi minacciato (e spinto,
									fra le altre ragioni, dall'anti-semitismo), il presidente iraniano ha
									dichiarato di voler cancellare Israele dalle carte geografiche, e pare
									stia radunando i mezzi per farlo. Israele vede in questa iniziativa
									una giustificazione per proseguire con il suo programma nucleare.
									Inoltre la promessa di incursioni aeree non fa altro che spingere
									Ahmadinejad nella direzione annunciata. E così va avanti. Con il
									risultato che alla fine entrambi i contendenti avranno ragione.
									
									Mercoledì scorso sono scaduti i termini per l'unica obiezione che era
									possibile fare riguardo gli ultimi cento milioni di sterline spesi dal
									governo britannico per aumentare il potenziale nucleare. Il consiglio
									del West Berkshire aveva avuto il permesso il permesso, a livello di
									pianificazione, di domandare un' inchiesta pubblica per decidere se il
									progetto Orion ad Aldermaston debba continuare o meno. Il governo però
									non ha nessun obbligo di concederla. Nessun altro ha il potere di
									impedire la realizzazione del progetto.
									
									Il programma Orion sembra uno di quei piani in cui lo scopo verrà
									determinato dopo il suo inizio, ma pare riguardi il sottrarsi alle
									leggi sul divieto di test nucleari. Potrebbe aiutare gli ingegneri
									inglesi a fabbricare una nuova generazione di bombe senza la necessità
									di sperimentarle. Se così fosse, si rafforzerebbe il sospetto che il
									governo britannico stia considerando non di rimpiazzare i missili
									Trident, ma di costruire un'intera nuova classe di armi per
									affiancarli. Nel 2002 un portavoce di Aldermanston suggerì che
									l'impianto avrebbe potuto cominciare a costruire piccole testate
									nucleari per i missili Cruiser.
									
									Poco meno di un mese fa, la Royal Navy ha annunciato che si stanno
									spendendo 125 milioni di sterline per implementare la base navale di
									Faslane nei pressi di River Clyde, in Scozia. La base ospita i
									sottomarini che caricano i missili Trident. Come il progetto Orion, la
									spesa è stata approvata prima che il Parlamento o l'opinione pubblica
									britannici avessero la possibilità di decidere se fosse necessario o
									meno, il che significa che il programma per rimpiazzare i Trident è
									gia in iniziato.
									
									Il segretario della Difesa di Blair ha spiegato che è necessario un
									nuovo sistema missilistico perché "alcuni Stati non si sono conformati
									agli accordi sulla non-proliferazione nucleare". Perciò, in risposta,
									anche la Gran Bretagna rifiuterà di conformarsi alle suddette leggi.
									Questo fornirà ad altri stati la giustificazione per... va bene, avete
									compreso l'idea generale. La settimana scorsa la Francia si è unita al
									prestigioso club di quelle nazioni così responsabili (Gran Bretagna,
									Stati Uniti e Corea del Nord) che hanno minacciato altri Stati con
									l'ipotesi di un attacco nucleare preventivo. Di quale altro incentivo
									hanno bisogno gli Stati canaglia, come li chiama Chirac, per
									"considerare l'uso di armi di distruzione di massa?"
									
									A differenza del Parlamento britannico, il Congresso degli Stati Uniti
									ha permesso di votare su questa questione, e nonostante un bel po' di
									grattacapi provenienti dall'amministrazione, ha cercato di bloccare un
									nuovo programma di riarmo nucleare. Per due anni di fila ha rifiutato
									di approvare lo stanziamento per una "trivella nucleare" voluta da
									Bush, una mini testata che avrebbe dovuto ridurre i costi già al primo
									utilizzo. Ma è evidente che così non poteva essere.
									
									Lo scorso anno è stato approvato lo stanziamento iniziale per qualcosa
									chiamato "programma per la collocazione corretta delle testate".
									L'amministrazione Bush ha sostenuto che non era niente più che il
									rinnovo delle armi nucleari già esistenti. Il legislatore ha scelto di
									crederle. David Hobson, un repubblicano che siede nel comitato "House
									Appropriation", e che si è battuto contro le nuove armi, è persuaso
									che questo non sia "una scorciatoia per procurarsi nuovi arsenali per
									il futuro. Non stiamo cercando di creare nuove missioni oltre a quelle
									già esistenti". Ellen Tauscher, dei democratici Usa, ha osteggiato
									fieramente la corsa agli armamenti, ma insiste nel dire che "si tratta
									semplicemente di riparare le armi che gia possediamo, niente di più".
									Il programma si concentrerebbe quindi solamente sulla messa a nuovo di
									componenti non nucleari, fili e parti elettriche, per prolungarne
									l'esistenza.
									
									Se sembravano ingenui prima, oggi lo sono ancora di più. Gli Stati
									Uniti hanno già speso sessanta miliardi per mantenere e rinnovare gli
									arsenali attraverso un altro programma, chiamato "tutela delle
									scorte". Non si capisce perchè ci sia bisogno di un nuovo piano,
									quindi. Anche prima che venisse approvato il "programma di tutela", il
									capo della Nuclear National Security Administration (NNSA), si era
									lasciato sfuggire che "una nuova generazione di armi non era il primo
									obiettivo, ma solo una fortuita combinazione di eventi". Ora la
									combinazione di eventi comincia ad assomigliare ad uno scopo primario.
									
									Un paio di settimane fa il San Francisco Chronicle ha intervistato
									Linton Brookes, capo della NNSA. "Non voglio fuorviarla", ha ammesso,
									"ma personalmente sarei molto sorpreso se ottenessimo qualche
									vantaggio senza ridisegnare gli apparati fisici". Questi "apparati
									fisici" sono le testate nucleari. Ha continuato spiegando che ci sarà
									bisogno di nuovi "noccioli" (il "nocciolo" è il cuore di plutonio in
									cui comincia la reazione). "Avremo bisogno di scioglierli e di
									ricomporli". Le nuove testate saranno più grosse di quelle vecchie.
									Tutto questo comincia ad assomigliare a "una totale re-invenzione
									delle armi nucleari". Nell'assenza di un dibattito pubblico, questi
									nuovi missili daranno ad altri la scusa di farsi beffe dell'accordo
									sul disarmo.
									
									Scrivendo sul magazine on line Open Democracy alcuni giorni fa, il
									professore di studi sulla pace Paul Rogers ha suggerito che i primi
									candidati ad essere rimpiazzati dovrebbero essere i missili americani
									Trident. Se così avvenisse "andrebbe bene anche all' Inghilterra, con
									la prospettiva di una collaborazione e magari di una condivisione dei
									costi".
									
									Senza un vero e proprio dibattito pubblico su entrambe le sponde
									dell'Atlantico, entrambe le nazioni potrebbero aver cominciato a
									sviluppare programmi di costruzione di armi atomiche, che potrebbero
									rischiare di durare dai quaranta ai cinquant'anni. Nel corso del tempo
									però, i missili continueranno a fornire una scusa per ignorare il
									trattato sul disarmo.
									
									Quando di Iran si occuperà il consiglio di sicurezza dell'ONU,
									Mahamoud Ahmadinejad potrà ritorcere ogni accusa contro i suoi
									accusatori. Sosterrà che i membri del consiglio vogliono tenersi il
									monopolio delle armi nucleari, e che finché non viene presentata una
									prova certa di un'infrazione, nessuno potrà dubitare del suo paese.
									Egli punterà il dito contro il tacito appoggio che l'America sta dando
									al riarmo nucleare di Israele, e contro l'aperta approvazione nei
									confronti dell'India. Asserirà inoltre che, fra tutti gli Stati che
									stanno correndo agli armamenti, esiste una discriminazione nei
									confronti dei musulmani. Sebbene abbia torto su parecchie cose, avrà
									ragione su molte altre.
									
									Tutto questo non è per dire che l'orribile piano nucleare iraniano sia
									giustificato. Nemmeno si vuole affermare che tutti smetteranno di
									produrre armi se i poteri centrali rinunceranno a loro volta alle
									loro. Ma il rifiuto dei membri del consiglio di sicurezza di prendere
									posizione nella lotta al disarmo, unita alla minaccia di un
									bombardamento preventivo, garantiscono il fallimento della missionedell'ONU e dell'Atomic Energy Agency. Niente ci rende meno sicuri deimiliardi spesi nel nome della sicurezza.
									
									
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