Clistene

Clistene e la Nascita della Democrazia

Clistene e la riorganizzazione "decimale" della città


Clistene e la Nascita della Democrazia

Nel 508 a.C., un altro legislatore, Clistene, pose le basi per la nascita della più rivoluzionaria forma di governo del mondo antico, la democrazia. Essa spezzò definitivamente il predominio degli aristocratici e diede a tutti i cittadini uguali diritti. Sin dalle origini la polis ateniese (che corrispondeva all’intero territorio dell’Attica, comprendendo Atene, le città minori e la campagna) era divisa in trenta trittìe, così raggruppate:

•               dieci trittìe della pianura (dominate dagli aristocratici, che in pianura avevano le terre migliori e più estese, coltivate a grano);

•               dieci trittìe della montagna (dove c'erano le terre magre dei piccoli contadini);

•              

•               dieci trittìe della costa (dove e risiedevano i pescatori, i marinai, i mercanti, gli artigiani, i coltivatori di viti e olivi, cioè tutte le categorie più interessate ai commerci e ostili agli aristocratici).

Per realizzare il suo progetto Clistene distribuì le trittìe in dieci tribù, ognuna delle quali doveva contenere al suo interno una trittìa della pianura, una della montagna e una della costa. Poi assegnò a ogni trittìa il diritto a un solo voto per eleggere i magistrati. Quale sarà la conseguenza? Che, all'interno di ciascuna tribù, i due voti della montagna e della costa si trovano inevitabilmente d'accordo e battevano due a uno il voto della pianura. Ogni anno, quindi, le dieci tribù eleggevano magistrati favorevoli alle categorie più disagiate o più interessate ai commerci, contrari agli interessi degli aristocratici, che vivevano di rendita e volevano unicamente conservare e ampliare le proprie estensioni di terra.

La sua costituzione verrà ulteriormente democratizzata dalle rifome dell'età di Pericle (dal 462 in poi).


Clistene e la riorganizzazione "decimale" della città

Clistene fu, insieme a Solone, anche se per ragioni diverse, il padre della democrazia ateniese. Apparteneva alla famiglia aristocratica degli Alcmeonidi e fu eletto per la prima volta arconte nel 525 - 524. Fu, tuttavia, esiliato nella fase finale della tirannide di Ippia e ritornò ad Atene solo dopo la caduta del figlio di Pisistrato.

Il suo successivo impegno politico fu caratterizzato dallo scontro con Isagora, l'esponente della frangia più conservatrice dell'aristocrazia ateniese. Difatti, rieletto arconte per l'anno 508 / 507 a.C., dovette neutralizzare il tentativo di Isagora, spalleggiato dal re spartano Cleomene I, di impossessarsi del potere nella città e, pertanto, potè dare piena attuazione alle sue riforme solo dopo la cacciata di Isagora e dello spartano Cleomene I che si erano asserragliati nell'acropoli.

L'impianto della sua riforma fu decisamente innovativo. Egli, infatti, realizzò una suddivisione della popolazione ateniese che prescindeva da ogni forma di distinzione di nascita o di censo.

La sua riforma prese le mosse da due aspetti preesistenti:

1) la suddivisione della città in demi, piccoli distretti che contrassegnavano la provenienza territoriale dei cittadini;

2) la distinzione della popolazione tra pediaci (gli abitanti della pianura e dell'asty, come, ad esempio i grandi proprietari terrieri), diacri (gli abitanti della mesògaia, cioé della parte interna del territorio, come i piccoli proprietari terrieri), paralii, cioè i commercianti, abitanti della costa.

La città venne quindi suddivisa in demi, una sorta di piccoli comuni con una propria "assemblea", con dei propri magistrati e con una propria amministrazione. Ogni cittadino aveva il suo nome iscritto sul registro di uno dei demi, con l'indicazione della provenienza "demotica"  che ne attestava lo status di cittadino.

I demi vennero raggruppati in dieci phylai, o tribù, che non erano di carattere "gentilizio", ma territoriale. Per evitare corporativismi regionali e territoriali, Clistene si avvalse delle circoscrizioni  dell'asty (gli abitanti della città), della mesogaia e della paralia. Assegnò a ciascuna delle dieci tribù, per sorteggio, quindi in modo del tutto casuale,  un'unità dell'asty, una della mesogaia, una della paralia . In tal modo, le  tribù si trovarono ad essere suddivise al loro interno in tre unità o trittie (una della città, una della mesogaia, una della paralia), non contigue territorialmente, in modo che una tribù non potesse rappresentare interessi economici di una singola zona.

In totale, essendoci tre trittie per ogni tribù, la popolazione ateniese fu raggruppata in trenta trittie.

Clistene istituì anche la Boulè, o Consiglio dei Cinquecento. Essa era costituita da 500 membri, scelti in numero di 50 per ciascuna delle dieci tribù. A sua volta, la Boulè fu suddivisa in dieci sezioni, corrispondenti alle dieci tribù, definite pritanie. Ogni pritania guidava l'organizzazione e la sessione dei lavori della Boulè per una decima parte dell'anno, cioé per circa 35 - 36 giorni, di modo che ogni tribù potesse, una volta all'anno, governare l'Assemblea dei Cinquecento.

Inoltre, ai nove arconti fu aggiunto un segretario scelto dalla pritania di turno, di modo che tutte le tribù potessero, a turno, essere rappresentate anche in questo collegio.

Anche l'esercito fu suddiviso in dieci reggimenti, definiti phylai, guidati da un filarca.

Questa suddivisione globale del popolo ateniese in base al criterio "decimale", e secondo un assetto geometrico senza precedenti nel mondo greco, non fu mai stata messa in discussione negli anni successivi, a testimonianza dell'effettiva sua validità e rispondenza a reali criteri di rappresentatività democratica. Inoltre, fu "importata" in molte poleis greche "convertitesi" dall'oligarchia alla democrazia.

Al fine di scongiurare ogni possibilità di ritorno alla tirannide, Clistene introdusse anche il sistema dell'ostracismo, con cui si poteva votare su un ostrakon, l'espulsione di un cittadino qualora si fosse rivelato pericoloso per la democrazia.


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