Henry David Thoreau

Disobbedienza civile.
Apologia per John Brown.
Note
Commenti su Henry Thoreau.
Disobbedienza Civile 1849

E' con vero entusiasmo che accetto il motto: "Il governo migliore è quello che governa meno"; mi piacerebbe vederlo messo
in pratica, il più rapidamente e sistematicamente possibile. In effetti, si riduce a questo, alla fine (e anche in ciò io credo
fermamente): "Il miglior governo è quello che non governa affatto"; noi riusciremo a ottenerlo quando saremo abbastanza
maturi. Nella migliore delle ipotesi il governo è solo un espediente, ma la maggior parte dei governi il più delle volte, e
tutti i governi qualche volta, sono inefficienti. Le stesse obbiezioni che furono sollevate contro la decisione di tenere un
esercito permanente (sono molte, e importanti, e meriterebbero d'avere successo) possono essere sollevate contro un governo
permanente. L'esercito permanente è solo un braccio del governo permanente. E quest'ultimo, che non è altro che la maniera
scelta dal popolo per realizzare la propria volontà, è ugualmente soggetto ad abusi e perversioni prima che il popolo possa
agire per suo mezzo. Ne è esempio l'attuale guerra contro il Messico, opera di relativamente pochi individui, che si servono
dell'attuale governo come di un loro strumento; poiché, all'inizio, questa guerra non sarebbe stata accettata dal popolo.
Cos'è mai il governo americano se non una tradizione, seppur recente, che tenta di trasmettersi non menomata alla posterità
e che però continua a perdere parte della propria integrità? Non ha la vitalità e la forza d'un singolo essere umano; perché un
solo uomo può piegarlo al proprio volere. Per lo stesso popolo, esso è una specie di cannone di legno poiché, pe r
soddisfare l'idea che si è fatta del governo, il popolo deve possedere qualche complicato macchinario e udire il ru more che
questo produce. In tal modo i governi ci dimostrano quanto gli uomini possano facilmente essere ingannati o pe rsino si
possano autoingannare, per il proprio interesse. Dobbiamo ammettere che tutto ciò è realmente meraviglioso. E t uttavia
questo governo non promosse mai alcuna impresa, se non con l'alacrità con la quale se ne tolse di mezzo. NON m antiene
libero il paese, NON colonizza l'Ovest, NON istruisce i cittadini. Il carattere innato del popolo americano ha fatt o tutto ciò
che è stato fatto; sarebbe stato fatto ancora di più, se talvolta il governo non ci si fosse intromesso. Perché il gov erno è un
espediente, per mezzo del quale gli uomini sarebbero ben felici di riuscire a lasciarsi in pace a vicenda; e, com'è stato detto,
tanto più un governo è adatto ai suoi sudditi e tanto meno li molesta. Se gli affari e il commercio non fossero fa tti di
gomma, non riuscirebbero certo a superare gli ostacoli che continuamente i legislatori mettono loro davanti; e se si dovesse
giudicare questi ultimi esclusivamente in base ai risultati delle loro azioni, e non (parzialmente) in base alle loro intenzioni,
dovremmo classificarli tra quei malvagi che pongono ostacoli sulle strade ferrate, e come costoro dovremmo punirli.
Ma per parlare praticamente e da cittadini - a differenza di quelli che si definiscono anarchici: io non chiedo l'imm ediata
abolizione del governo, ma chiedo (E SUBITO) un governo migliore. Che ognuno faccia sapere quale tipo di go verno
ispirerebbe il suo rispetto, e questo sarà il primo passo per ottenerlo .
Dopo tutto, la ragione pratica per cui - una volta che il governo sia nelle mani del popolo - si permette che una m aggioranza
continui a reggere lo Stato, e per lungo periodo di tempo, risiede non già nella probabilità che la maggioranza ab bia
ragione, e neppure nel fatto che la cosa sembri giusta alla minoranza, ma nel fatto che la maggioranza è materialm ente più
forte. Ma un governo in cui la maggioranza governa in tutti i casi, non può essere basato sulla giustizia - anche a ccettando
questo termine nel nostro senso umano. Non può esserci un governo nel quale NON sia la maggioranza a decider e,
virtualmente, su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ma la coscienza? nel quale la maggioranza decida solo su q uelle
questioni cui è applicabile la regola dell'opportunità? Deve sempre il cittadino - seppure per un istante e in minim o grado
abbandonare la propria coscienza nelle mani del legislatore? e allora perché ha una coscienza? Penso che noi dovr emmo
essere degli uomini, prima di tutto; e poi dei sudditi. Non c'è da augurarsi che l'uomo coltivi il rispetto per le le ggi, ma
che coltivi rispetto per ciò che è giusto. Il solo obbligo che io ho il diritto di arrogarmi, è di fare sempre ciò che credo sia
giusto. E' abbastanza vero quanto si dice delle corporazioni - e cioè che non hanno coscienza; e tuttavia una corpo razione
formata di uomini coscienziosi è una corporazione CON una coscienza. La legge non riuscì mai a rendere più giu sti gli
uomini, neppure di tanto; anzi, proprio a causa del rispetto che le portano, persino degli uomini di buoni princip i si
trasformano, quotidianamente, in agenti di ingiustizia. Un risultato comune e naturale di non dovuto rispetto all e leggi, è
tipicizzato dal seguente esempio: di una fila di soldati, colonnello, capitano, caporale, soldato semplice, inservie nte, tutti
marciano in ordine perfetto, per monti e per valli, andando alla guerra contro la loro volontà (non solo: contro il loro buon
senso e la loro coscienza) - una marcia davvero faticosa, non c'è che dire, che produce palpitazione cardiaca. Sann o bene che
si trovano in un maledetto pasticcio; sono tutti degli uomini pacifici. Ma cosa sono, adesso? Uomini? o non, in vece,
piccoli forti o magazzini ambulanti, al servizio di qualche uomo potente e senza scrupoli? Si visiti il luogo d'ese rcitazione
della marina da sbarco, e allora si vedrà che uomini può creare il governo degli Stati Uniti, e a cosa può ridurli - pure
ombre, ricordi di uomini, già sepolti sotto le armi, con accompagnamenti funerari, anche se può succedere che
"Non un tamburo s'udiva, né una nota funeraria,
Mentre il suo corpo ai bastioni affrettavamo;
Non un soldato sparò un colpo d'addio
Sopra il sepolcro, dove il nostro eroe seppellimmo".
E' in questa maniera che la massa degli uomini serve lo Stato, non virilmente ma macchinalmente, con il solo c orpo. Sono
essi l'esercito permanente, la milizia volontaria, i secondini, i poliziotti, "posse comitatus" eccetera. Nella maggi oranza dei
casi, non c'è alcun libero esercizio del giudizio e del senso morale; si mettono al livello del legno, della terra e d elle pietre;
e forse si potranno anche fare degli uomini di legno che serviranno allo stesso scopo e altrettanto bene. Uomini simili non
richiedono maggior rispetto che se fossero di paglia, o fatti di ammassi di sterco. Hanno lo stesso valore dei can i e dei
cavalli. Tuttavia, normalmente, sono stimati buoni cittadini. Altri - come la maggioranza dei legislatori, dei pol iticanti,
degli avvocati, dei preti e dei tenutari di cariche- servono lo Stato soprattutto con la testa; e poiché fanno molto di rado
delle distinzioni morali, hanno la stessa probabilità di servire Dio che di servire il diavolo, senza VOLERLO. P ochissimi -
gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori in senso ampio e gli UOMINI - servono lo Stato anche con la loro cosc ienza: e
così, necessariamente, nella maggior parte essi si oppongono al governo che di solito li considera propri nemici: Una
persona saggia servirà solo come uomo, e non si sottometterà a essere "creta", a "chiudere un buco perché non en tri il
vento": lascerà piuttosto quell'ufficio alla propria polvere, per lo meno:
"Son nato troppo in alto per esser posseduto,
Per essere il secondo, al controllo,
O un servo utile, e strumento
Di qualsiasi stato sovrano del mondo".
Chi si concede ai suoi simili completamente, appare a essi un individuo inutile ed egoista; chi si concede parzia lmente, è
invece considerato benefattore e filantropo.
Come deve comportarsi un uomo, al giorno d'oggi, verso questo governo? Io rispondo che non può associarsi a e sso senza
ignominia. Non posso riconoscere, neppure per un istante, come MIO governo quell'organizzazione politica che è anche
governo dello schiavo.
Tutti gli uomini riconoscono che esiste il diritto di rivoluzione - vale a dire il diritto di rifiutare obbedienza, o d i opporsi,
al governo, quando la sua inefficienza o la sua tirannia siano grandi e insopportabili. Ma quasi tutti sostengono c he questo
non è il caso attuale, ma piuttosto quello presentatosi nel 1775, all'epoca della Rivoluzione. Ma se mi si venisse a dire che
quel governo era malvagio perché imponeva delle tasse su certe merci straniere che arrivavano nei suoi porti, con ogni
probabilità non farei gran chiasso - che di quei prodotti io posso fare anche a meno. Tutte le macchine hanno il l oro attrito,
il quale, probabilmente, genera il bene in quantità sufficiente da controbilanciare il male. Comunque, è sbagliato agitarsi
per esso. Ma quando l'attrito giunge ad avere la sua propria macchina, e l'aggressione e il furto sono organizzati, io dico:
"Gettiamo via quella macchina!". In altre parole, quando un sesto della popolazione di una nazione, che si è imp egnata a
essere il rifugio della libertà, è formato da schiavi, e tutto il paese è ingiustamente percorso e conquistato da un e sercito
straniero, e sottomesso alla legge marziale, penso che non sarebbe affatto troppo presto che gli uomini onesti si r ibellassero;
e ciò che rende questo dovere estremamente pressante è il fatto che il paese così percorso da orde straniere non è il nostro,
ma che nostro è l'esercito invasore.
Paley, che per molti è la comune fonte autorevole su questioni morali, nel suo capitolo sul "Dovere di sottomett ersi al
Governo Civile" risolve tutto l'obbligo civile con la convenienza; e dice quindi che "fintantoché l'interesse di tut ta la
società lo richieda, cioè fintantoché il governo costituito non potrà essere combattuto o mutato senza danno pubb lico, è
volere di Dio... che a esso si obbedisca - ma solo fino a quel momento... Ammesso questo principio, la giustizi a di ogni
atto particolare d'opposizione al governo è ridotta al calcolo, da un lato della quantità di pericolo e di dolore, dal l'altro delle
probabilità di successo e delle spese di riparazione". E dice che, di questo, ogni uomo giudicherà da solo. Ma Pa ley sembra
non aver mai contemplato i casi ai quali la regola della convenienza non è applicabile; nei quali cioè un popolo ( o un
individuo) deve far giustizia, costi quel che costi. Se io ingiustamente ho strappato una tavola a un uomo che sta va per
annegare, io devo restituirgliela, a costo d'annegare. Ma questo non sarebbe conveniente, per Paley. E però, chi i n una
simile contingenza si salvasse la vita, la perderebbe. Il nostro popolo deve smetterla di tenere degli schiavi, e di f ar guerra
al Messico - sebbene, come popolo, ciò possa costargli la vita.
In pratica, le nazioni sono d'accordo con Paley, ma pensano veramente tutti che il Massachusetts stia facendo que l che è
giusto, nell'attuale crisi?
"Una sgualdrina, di qualità, una puttana
vestita d'argento, lo strascico della cui veste
è sollevato da terra, ma la cui anima
si trascina".
Praticamente, quelli che, nel Massachusetts, si oppongono a una riforma antischiavista sono non delle centinaia di migliaia
di politicanti del Sud, ma centinaia di migliaia di contadini e mercanti del Nord, che si occupano (e con profitto ) più
dell'agricoltura e del commercio che dell'umanità - e che non sono preparati a rendere giustizia agli schiavi e al M essico,
COSTI QUEL CHE COSTI. Io non me la prendo con i nemici lontani, i quali sarebbero innocui se questi non co operassero
con loro e non eseguissero i loro ordini, ma con questi altri con questi nemici vicini. Di solito diciamo che la m assa degli
uomini è impreparata; ma il progresso è lento, perché, materialmente, i pochi non sono più saggi o migliori dei molti. Non
è poi così importante che i buoni come te debbano essere molti. Importa, piuttosto, che in qualche luogo esista u na qualche
bontà assoluta: farà lievitare l'intera massa. Quelli che MENTALMENTE si oppongono alla schiavitù e alla guer ra, e che
tuttavia, in effetti non fanno nulla per opporvisi, sono delle migliaia; si credono figli di Washington e di Frankl in e se ne
stanno con le mani in mano dicendo di non saper che cosa fare; non fanno nulla; giungono persino a posporre la questione
della libertà a quella del libero lavoro, e, quietamente, leggono i prezzi correnti insieme con le ultime notizie dal Messico,
dopo pranzo, magari appisolandosi sopra ambedue. Qual è, al giorno d'oggi, il prezzo corrente di un onest'uomo e di un
patriota? Esitano, e si dispiacciono, e talvolta fanno delle petizioni, ma non fanno nulla di serio e che abbia un q ualche
effetto. Aspetteranno, con l'animo ben disposto, che gli altri pongano rimedio al male, così da non dover più dis piacersene.
A ciò che è giusto essi danno, al massimo, un voto, un debole incoraggiamento e un "Dio ti aiuti" - quando, pe rò, è
giusto, passa loro vicino. Ci sono novecentonovantanove patroni della virtù per ogni uomo virtuoso. Ma è più f acile
trattare con il reale possessore di qualcosa, piuttosto che con il suo guardiano temporaneo.
Il voto è una specie di gioco d'azzardo, come gli scacchi o il tric-trac, con una leggera tinta morale, un gioco con il giusto e
l'ingiusto, con questioni morali; è, naturalmente, accompagnato dalla scommessa. La reputazione dei votanti non rischia
nulla. Si vota, forse, come si pensa che sia giusto; ma non si è vitalmente interessati a che il giusto prevalga. Si amo
disposti a lasciarlo alla maggioranza. Il dovere di voto, pertanto, non supera mai il dovere di compiere ciò che è
conveniente. Persino votare per CIO' CHE E' GIUSTO è come non FAR nulla per esso: significa solo esprimere
debolmente il desiderio che ciò che è giusto prevalga. Un uomo saggio non lascia il giusto alla mercé del caso, n é desidera
che esso prevalga attraverso il potere della maggioranza. C'è pochissima virtù nell'azione di masse di uomini. Qu ando, alla
fine, la maggioranza voterà per l'abolizione, sarà perché la schiavitù le è divenuta indifferente, o perché ne sarà rim asta poca
da abolire, con quel voto. Allora la MAGGIORANZA sarà la nuova massa di schiavi. Solo il voto di chi afferm a con esso
la propria libertà può affrontare l'abolizione della schiavitù.
So che a Baltimora, o in qualche altro luogo, si deve tenere un congresso per la scelta del candidato alla Presiden za, e che i
partecipanti saranno, nella maggior parte, direttori di giornali o uomini che fanno i politicanti di mestiere. "Ma" - mi dico
"che importa a ogni uomo indipendente, intelligente e rispettabile, la decisione (qualunque essa sia) cui i membr i di quel
congresso giungeranno? Non avremo noi, comunque, il vantaggio della sua saggezza e della sua onestà? Non pot remo
sempre contare su voti indipendenti? Non c'è forse molta altra gente, nel paese, che non partecipa a tali congress i?". Ma no:
scopro che il cosiddetto uomo rispettabile si è immediatamente spostato dalla sua posizione; e che non spera più nel suo
paese quando questo ha maggior ragione di non sperare più in lui. Pertanto, egli adotta uno dei candidati, così sc elti come
il solo DISPONIBILE, dimostrando in tal modo che lui stesso è DISPONIBILE per qualsiasi scopo demagogic o. Il suo
voto non ha maggior valore di quello di un qualsiasi straniero senza scrupoli o di un nativo mercenario, che poss ono essere
stati subordinati. Dov'è un uomo che sia tale e che (come si dice dalle mie parti) abbia una spina dorsale che non si può
perforare con la sola pressione d'una mano? Le nostre statistiche sono tutte sbagliate: la popolazione è risultata tr oppa.
Quanti UOMINI ci sono, ogni mille miglia quadrate, in questo paese? A mala pena uno. Ma non cerca l'America di
convincere la gente a venire a stabilirsi qui? L'americano è degenerato fino al punto di diventare "un tipo strambo " ("Odd
Fellow") - un uomo che si può riconoscere dallo sviluppo del suo organo di "aggreggiamento", da una chiara ma ncanza di
intelligenza e da un'allegra sicurezza di sé; quando viene al mondo, ciò che anzitutto e soprattutto lo interessa è v edere se
gli ospizi sono in buone condizioni; e ancor prima di avere indossato la toga virile, egli si preoccupa di raccoglie re dei
fondi per il mantenimento degli orfani e delle vedove; è, insomma, un uomo che si arrischia a vivere soltanto pe rché è
aiutato dalla Compagnia per la Mutua Assicurazione, che gli ha promesso di seppellirlo decentemente.
Naturalmente, un uomo non ha il dovere di consacrarsi a raddrizzare torti (fossero questi anche i più grandi); può avere altri
problemi che lo preoccupano; in questo caso, è suo dovere almeno lavarsi le mani di tutto ciò e, se non ci pensa più, negare
il proprio appoggio a ciò che è ingiusto. Se mi consacrassi ad altri scopi e ad altre meditazioni dovrei almeno
preoccuparmi, come prima cosa, di non perseguirli stando seduto sulle spalle d'un mio simile; anzitutto devo render libero
costui, di modo che anche lui possa dedicarsi alle sue meditazioni. Guardate che grossolana incoerenza viene t ollerata! Ho
sentito dire, da alcuni dei miei concittadini: "Vorrei che mi ordinassero di aiutare a sopprimere un'insurrezion e di schiavi, o
di marciare contro il Messico - vorrei proprio vedere se ci andrei". E tuttavia proprio costoro hanno fornito cia scuno il
proprio sostituto - direttamente (cioè obbedendo a questo governo) o almeno indirettamente (con il loro denar o). Il soldato
che si rifiuta di partecipare a una guerra ingiusta è applaudito da quelli che non si rifiutano di sostenere l'ingiu sto governo
che fa la guerra; è applaudito da coloro di cui egli disprezza le azioni e l'autorità; come se lo Stato si pentisse tanto da
giungere a pagare qualcuno che lo punisca severamente, quando esso Stato commette delle ingiustizie, ma non fino al punto
di smettere per un solo istante di commettere ingiustizie. Così, in nome dell'Ordine e del Governo Civile, no i tutti siamo
costretti, alla fine, a rendere omaggio alla nostra propria meschinità, e a sostenerla. Al primo rossore per il pri mo peccato
commesso, segue l'indifferenza; e da immorale il peccato diventa in effetti NON MORALE, e in qualche mod o necessario
alla vita che abbiamo condotto.
L'errore più grande e dominante dev'essere sostenuto dalla virtù più disinteressata. Gli animi nobili sono i più facili a
incorrere nel leggero rimprovero cui di solito è soggetta la virtù del patriottismo. Quelli che, pur disapprovand o il carattere
e le misure di un qualsiasi governo, gli concedono la propria obbedienza e il proprio favore, ne sono indubbia mente i
sostenitori più coscienziosi e, molto spesso, i più seri ostacoli da superare. Alcuni chiedono allo Stato di scio gliere
l'Unione, e di non tenere in alcuna considerazione gli ordini del Presidente. Perché non sciolgono da soli l'uni one tra loro
stessi e lo Stato, e non si rifiutano di pagare la loro quota al Tesoro? Forse che, di fronte allo Stato, essi non si trovano
nello stesso rapporto dello Stato di fronte all'Unione? e le ragioni che impedirono allo Stato di opporsi all'Un ione non sono
le stesse che hanno impedito a loro di opporsi allo Stato?
Come può bastare, a un uomo, limitarsi ad ascoltare favorevolmente un'opinione, e goderne? Non c'è gioia, se è convinto di
essere oppresso. Se il vostro vicino vi imbroglia di un solo dollaro, non vi basta sapere che siete stati imbrog liati o
chiedergli di restituirvi il dovuto; ma fate passi concreti per ottenere subito tutta la somma, e cercare di non farvi
imbrogliare un'altra volta. L'azione condotta in base a un principio, cioè la percezione e l'attuazione di un diritto , muta le
cose e i rapporti; è un fatto essenzialmente rivoluzionario, e non armonizza completamente con nulla esistente pr ima. Non
solo divide Stato da Stato e Chiesa da Chiesa; divide la famiglia; addirittura, divide l'INDIVIDUO, separando i n lui il
diabolico dal divino.
Le leggi ingiuste esistono: saremo felici di obbedirvi? o tenteremo di emendarle, e nel frattempo obbediremo- fin tantoché
non avremo avuto successo? o piuttosto non le trasgrediremo subito, e all'improvviso? Sotto un governo come i l nostro, di
solito si pensa che si deve aspettare il momento in cui si avrà persuaso la maggioranza a emendarle. E si è dell'o pinione
che, se ci si opponesse alle leggi, il rimedio sarebbe ancor peggiore del male. Ma è colpa dello stesso governo, s e il
rimedio è effettivamente peggiore del male. E' il GOVERNO che lo rende tale. Perché non è più pronto a preven ire tutto
ciò, e provvedere a delle riforme? Perché non protegge la sua saggia minoranza? Perché grida e si oppone prima a ncora
d'essere ferito? Perché non incoraggia i suoi cittadini a star pronti a indicargli i suoi errori, e a fare meglio di qua nto
vorrebbe facessero? Perché continua a crocifiggere Cristo, scomunicare Copernico e Lutero, e dichiara ribelli Was hington e
Franklin?
Si direbbe che un pratico e deliberato diniego della sua autorità sia la sola offesa che il governo non ha mai cont emplato; e
se no, perché mai non avrebbe stabilito nessuna definita e proporzionata punizione per questo misfatto? Se un uo mo, che
non possiede nulla, si rifiuta una sola volta di guadagnare nove scellini per lo Stato - costui è messo in prigione per un
periodo di tempo che non è fissato da alcuna legge che io conosca ma che è a discrezione di quelli che l'hanno m esso
dentro. Se invece quell'uomo derubasse lo Stato di nove scellini, sarebbe subito messo in libertà.
Se l'ingiustizia è una conseguenza dell'attrito necessario della macchina del governo, si può anche lasciar correre: forse
l'attrito scomparirà - certo la macchina si consumerà. Se l'ingiustizia ha una molla, una puleggia, una corda o una
manovella solo per sé, allora forse ci si può chiedere se il rimedio non sia peggiore del male. Ma se è di natura t ale da
spingerci a compiere qualche ingiustizia nei riguardi d'un altro bene, allora io dico: "S'infranga la legge". Che la nostra vita
faccia da controattrito, e fermi la macchina! Ciò che io devo fare, comunque, è di procurare di non prestarmi all'i ngiustizia
che condanno.
In quanto ad adottare le soluzioni offerte dallo Stato per portar rimedio al male - io, queste soluzioni, non le con osco.
Richiedono troppo tempo, e la vita d'un uomo se ne andrebbe tutta prima di riuscire a metterle in pratica. Ho alt re cose cui
badare. Venni a questo mondo non soprattutto per trasformarlo in un luogo buono dove vivere ma per viverci, b uono o
cattivo che sia. Un uomo non deve far tutto, ma QUALCHE cosa; e poiché non può far TUTTO, non è necessari o che faccia
qualcosa di sbagliato. Non è affar mio presentare petizioni al Governatore o alla Legislatura, non più di quanto n on è affar
loro presentare delle petizioni a me; e se non ascoltassero la mia petizione, che dovrei fare, allora? Ma in questo caso lo
Stato non ha provveduto ad alcuna soluzione: il male sta proprio nella Costituzione. Questo che dico può sembra re aspro e
testardo, e tutt'altro che conciliante; invece, è trattare con la massima gentilezza e la massima considerazione il s olo spirito
che lo meriti o che sia in grado di apprezzarlo. Similmente, il mutamento che più giova è quello che, come la na scita e la
morte, squassa il corpo.
Non esito a dire che quelli che si autodefiniscono Abolizionisti dovrebbero, subito effettivamente, rifiutare il lor o appoggio
(sia di persone che di proprietà) al governo del Massachusetts, invece che aspettare il momento in cui avranno co stituito la
maggioranza di uno, per far prevalere in tal modo ciò che è giusto. Penso che debba bastar loro la certezza di ave re Dio dalla
loro parte, e che non occorra aspettare nessun altro. Inoltre, qualsiasi uomo più giusto dei suoi vicini costituisce già una
maggioranza di uno.
Incontro questo governo americano (o i suoi rappresentanti, il governo di questo Stato) direttamente e a faccia a f accia una
volta all'anno e non più, nella persona dell'esattore delle imposte; è il solo modo in cui un uomo nelle mie cond izioni può
incontrarlo. Distintamente, lo Stato mi dice: "Riconoscimi". Data l'attuale condizione delle cose, il modo più se mplice ed
efficace per trattare nei suoi confronti su questo argomento, per esprimere la propria piccola soddisfazione e il pro prio amore
nei suoi riguardi, è rifiutarsi di riconoscerlo. Il mio gentile vicino, l'esattore, è proprio l'uomo con il quale devo trattare -
che, dopo tutto, io litigo con degli uomini, non con la pergamena; di sua propria volontà, egli ha scelto d'essere un agente
del governo. Come potrà mai sapere con esattezza ciò che fa o ciò che è, come ufficiale governativo, o come uom o, fin
tanto che avrà da preoccuparsi se dovrà trattare me, che sono suo vicino e per il quale egli ha del rispetto, come v icino e
persona ben disposta, o invece come un pazzo disturbatore della pace? finché dovrà tentare di superare questo intr alcio al
buon vicinato senza alcun pensiero villano o impetuoso, o senza parole che corrispondano alle sue azioni? So ben e che se
mille, o cento, o magari dieci uomini di cui potessi fare i nomi dieci soli uomini onesti - macché: che se UN SO LO uomo
ONESTO, in questo Stato del Massachusetts, CESSANDO DI TENERE DEGLI SCHIAVI, si ritirasse effettiva mente da
questa associazione schiavista e per questo fosse imprigionato, ciò significherebbe l'abolizione dello schiavismo , in
America. Perché non importa quanto piccolo possa sembrare l'inizio: ciò che fu fatto bene una volta è fatto per se mpre. Ma
noi preferiamo PARLARE di ciò; e diciamo che è la nostra missione. L'abolizione ha al proprio servizio decine e decine di
giornali, ma nessun uomo. Se il mio stimato vicino, l'ambasciatore dello Stato, che consacrerà i suoi giorni a de finire la
questione dei diritti dell'uomo nella Camera del Consiglio, invece d'essere minacciato di prigione dalla Carolina dovesse
essere prigioniero del Massachusetts - di questo Stato tanto ansioso di addebitare allo Stato fratello il peccato de lla
schiavitù (sebbene, attualmente, il Massachusetts possa scoprire solo un atto di inospitalità, a base della controv ersia con la
Carolina) - la Legislatura non trascurerebbe completamente la questione, nella sua sessione invernale.
Sotto un governo che imprigiona un uomo (non importa chi) ingiustamente, il vero posto dove può vivere un uo mo giusto
è la prigione; e oggi, il luogo (l'unico luogo) adatto, provveduto dal Massachusetts per i suoi spiriti più liberi e virili, sta
appunto in prigione.
Disse Confucio: "Se uno Stato è retto dai principi della ragione, povertà e miseria sono oggetto di vergogna; se uno Stato
non è retto dai principi della ragione, ricchezze e onori sono oggetto di vergogna".
Qualche anno fa, lo Stato mi venne a trovare in rappresentanza e a favore della Chiesa, e mi comandò di pagare u na certa
somma per il mantenimento d'un religioso alle cui prediche era andato mio padre, ma non io. "Paga" disse lo St ato, "o ti
metterò in prigione". Mi rifiutai di pagare. Sfortunatamente, un altro trovò opportuno pagare per me. Non capivo perché un
insegnante dovesse essere tassato per mantenere un prete, e perché invece non dovesse essere il contrario; dato ch e io non
ero un maestro statale ma mi mantenevo per sottoscrizione volontaria. Non capivo perché un'associazione cultura le non
dovesse, come la chiesa, presentare una richiesta di imposte, esigendo che lo Stato ne sostenesse la domanda. Tu ttavia, su
richiesta dei maggiorenti, accondiscesi a fare per iscritto una dichiarazione di questo genere: "Sia reso noto a tutt i, con
questo scritto, che io, Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di alcuna società eretta in ente mo rale o
giuridico, alla quale io non mi sia associato". Consegnai la dichiarazione all'impiegato municipale, che ancora la conserva.
Lo Stato, saputo in questo modo che non volevo essere considerato membro di quella Chiesa, non mi ha più riv olto simili
richieste, da allora...
Non pagai tassa di voto per sei anni. Anzi, una volta passai una notte intera in prigione, proprio per questo...
La notte che trascorsi in prigione fu abbastanza nuova e interessante. Quando entrai, i detenuti stavano in manich e di
camicia, sulla soglia, a far quattro chiacchiere e godersi l'aria della sera. Ma il secondino disse, "Su, ragazzi, è or a di
chiudere" - e così si dispersero. Sentii i loro passi rimbombare nelle celle. Il secondino mi presentò il mio comp agno di
stanza come "un tipo in gamba, un uomo abile". Quando la porta fu chiusa, costui mi mostrò dove dovevo appe ndere il
cappello, e come lui se la cavava, in genere, là dentro. Le stanze venivano imbiancate una volta al mese e questa dov'ero,
almeno, era la più bianca, la più semplicemente ammobiliata e forse la più linda stanza di tutta la città. Naturalm ente,
l'uomo volle sapere da dove venivo, e cosa mi aveva portato lì; quando glielo ebbi detto, a mia volta gli chiesi c ome fosse
venuto in prigione, immaginandomi (naturalmente) che fosse un onest'uomo; e, visto come vanno le cose, credo proprio
che lo fosse.
"Mah", disse. "Mi accusano di aver dato fuoco a un granaio; mica l'ho fatto, però". Da quanto potei capire e imm aginare,
doveva essere andato a dormire in un granaio, ubriaco, e averci fumato la pipa; così s'era bruciato il granaio. Ave va fama di
uomo abile; stava lì da circa tre mesi, in attesa del processo, e avrebbe dovuto attendere per altrettanti; ma ormai si era
completamente adattato alla situazione, ed era persino contento, perché mangiava e dormiva gratis, e (come crede va) era
trattato bene.
Lui si mise a una finestra e io all'altra; vidi che, a restare in prigione a lungo, l'occupazione principale sarebbe st ata quella
di guardare dalla finestra. In poco tempo lessi tutti gli opuscoli lasciati nella cella, ed esaminai i luoghi dai qual i alcuni
prigionieri erano evasi e dove era stata segata un'inferriata; e ascoltai le storie dei vari abitatori di questa stanza - che, come
scoprii, anche qui c'era una storia e c'erano dei pettegolezzi, che però non oltrepassavano mai le mura. Probabilm ente,
questa è la sola casa della città in cui si scrivano dei versi, che poi sono stampati perché circolino là dentro, e ch e non sono
mai pubblicati. Mi fu mostrata una lunga lista di poesie composte da certi giovanotti scoperti mentre tentavano la fuga, i
quali si erano vendicati cantandole.
Spremetti informazioni dal mio compagno di cella più che potei, perché temevo di non rivederlo più, un'altra vo lta; ma alla
fine egli mi indicò il mio letto, e mi lasciò a spegnere la candela.
Stare là, per una notte, era come viaggiare in un paese lontano, che non avessi mai pensato di poter ammirare. M i sembrava
di non aver mai udito l'orologio municipale battere le ore, prima d'allora, né i suoni del villaggio verso sera - no i
dormimmo lasciando aperte le finestre, che erano al di qua dell'inferriata. Era come vedere il mio paese natìo alla luce del
Medio Evo; il nostro Concord era mutato in un fiume Reno, e visioni di cavalieri e di castelli mi passavano dav anti. Erano
le voci dei vecchi borghigiani quelle che udivo nelle strade. Ero spettatore e ascoltatore involontario di tutto ciò che veniva
fatto e detto nella cucina della locanda adiacente - e anche quest'esperienza era completamente nuova e rara, per m e. Era una
visione più ravvicinata della mia città natale. Le stavo proprio nel cuore. Non ne avevo mai visto le istituzioni, prima di
allora. Questa è una delle sue istituzioni peculiari, perché la nostra città è un capoluogo di contea. Cominciai a c apire di
cosa si occupassero i suoi abitanti.
La mattina ci passarono la colazione attraverso il buco nella porta; era in certe gamellette di latta, oblunghe e qua drate, fatte
così appunto perché potessero passare per l'apertura. La colazione consisteva in una pinta di cioccolata e pane ner o; ci
diedero anche un cucchiaio di ferro. Quando ci chiesero di restituire i recipienti, fui tanto ingenuo da restituire pu re il pane
avanzato; ma il mio compagno fu svelto a prenderlo, e mi disse che dovevo conservarlo per il pranzo e la cena. P oco dopo
egli uscì per andare al lavoro (falciava il fieno in un campo vicino) come faceva ogni giorno: non sarebbe ritorna to prima di
mezzogiorno. Così mi augurò il buon giorno dicendo che dubitava di rivedermi.
Quando uscii di prigione - qualcuno ci si intromise e pagò per me quell'imposta - non mi parve che fossero avve nuti grandi
cambiamenti nella piazza pubblica, come invece era successo a quel tale che era entrato in prigione quand'era un giovanotto
e ne era uscito vacillante e canuto; e tuttavia, per me, un mutamento c'era stato su quella scena - la città, lo Stato , il paese -
più grande di qualsiasi altro provocato dal mero scorrere del tempo. Vedevo più chiaramente lo Stato nel quale v ivevo.
Vedevo fino a che punto le persone tra le quali vivevo potevano essere considerate buoni vicini e buoni amici; m i resi conto
che la loro amicizia durava solo l'estate, e che non si affannavano oltremodo per la giustizia; che, per i loro pregi udizi e le
loro superstizioni, essi appartenevano a una razza completamente diversa dalla mia (quasi fossero dei cinesi o dei malesi);
che nei loro sacrifici per l'umanità non correvano alcun rischio, nemmeno nella proprietà; vidi che, dopo tutto, n on erano
tanto nobili, ma trattavano il ladro nella stessa maniera con la quale erano trattati da costui, e che speravano di sa lvarsi
l'anima con una certa osservanza esteriore e con poche preghiere - camminando, di tanto in tanto, lungo un certo sentiero,
diritto ma inutile. Può darsi che ciò sia giudicare duramente i miei vicini; e io credo che molti di loro non sappi ano che c'è
l'istituzione della prigione, nel nostro villaggio.
Un tempo, qui, quando un povero debitore usciva di prigione, i suoi conoscenti lo salutavano (per consuetudine)
guardandolo attraverso le dita delle mani incrociate come delle sbarre e chiedendogli: "Come va?". I miei vicini non mi
salutarono così: ma prima guardarono me, e poi si guardarono tra di loro, quasi fossi ritornato da un lungo viag gio. Mi
avevano messo in prigione mentre stavo andando dal calzolaio a ritirare una scarpa che mi ero fatta aggiustare. Il mattino
dopo, quando uscii, eseguii la mia commissione e, infilatami la scarpa aggiustata, mi unii a un gruppo di person e che
andavano per sorbe e che erano impazienti di mettersi sotto la mia guida; dopo una mezz'ora - poiché il cavallo f u presto
bardato e attaccato al carretto - ero in un campo di sorbe, su uno dei nostri colli più alti, a due miglia dalla città , e lo Stato
non si poteva vederlo da nessuna parte. Questa è la storia completa delle "Mie Prigioni".
Non mi sono mai rifiutato di pagare l'imposta per la manutenzione delle strade statali, poiché desidero essere un buon
vicino tanto quanto desidero essere un cattivo suddito; e per quel che riguarda il sostenere le scuole, sto ora facen do la mia
parte a educare i miei concittadini. Non è perché io obbietti a qualche particolare "voce" nella cartella delle "impo ste" che
mi rifiuto di pagare; è semplicemente perché desidero rifiutare obbedienza allo Stato, e ritirarmi e stare da esso d iscosto
EFFETTIVAMENTE. Non mi metto a seguire il corso del mio dollaro, ove potessi, finché non compri un uom o o un
moschetto con cui sparare - il dollaro è innocente; mi preoccupo invece di seguire le tracce e gli effetti della mia
obbedienza. Infatti, pacificamente e a modo mio, io dichiaro guerra allo Stato, anche se di esso farò l'uso e ne tra rrò il
vantaggio che voglio - come si fa in simili casi.
Se, per "simpatia" verso lo Stato, altri pagano l'imposta che lo Stato mi richiede, questi fanno ciò che hanno già fatto per
se stessi; o, piuttosto, incoraggiano l'ingiustizia ancor più di quanto lo Stato non richieda. Se pagano l'imposta per un
errato interesse per l'individuo che viene tassato, per salvare la sua proprietà o per impedirgli di andare in prigion e, ciò
avviene perché essi non vedono con sufficiente chiarezza quanto permettano ai loro sentimenti privati di interferi re con il
pubblico bene.
Questa, così, è la mia posizione attuale. Ma in un caso del genere uno non starà mai troppo attento a che le sue a zioni siano
troppo pregiudicate dall'ostinazione o da un non dovuto rispetto per l'opinione altrui. Che questi cerchi di fare so lo ciò che
gli è pertinente, e al momento adatto!
Talvolta mi dico: "Guarda un po', questa gente crede di far bene; sono solo degli ignoranti; farebbero meglio se s apessero
COME fare; perché vuoi dare al tuo vicino la preoccupazione di trattarti come non avrebbe alcuna inclinazione a fare?". Ma
poi mi dico: "Questa non è una buona ragione per fare ciò che essi fanno, o per permettere ad altri di soffrire un dolore
ancora più grande di specie diversa". E soggiungo: "Quando molti milioni di uomini, senza ardore, malvagità o sentimenti
personali di alcun genere, ti chiedono solo pochi scellini, senza la possibilità - questa è la loro costituzione di ri tirare o
alterare la loro domanda attuale e senza la possibilità, da parte tua, di appellarti a degli altri milioni di individui; perché
esporsi a questa preponderante forza bruta? Non resisti con pari ostinazione né al freddo, né alla fame, né ai vent i, né alle
onde; quietamente, ti sottometti a migliaia di simili necessità. Non metti la testa nel fuoco". Ma, giusto in prop orzione a
quanto considero questa forza come non completamente bruta, ma parzialmente umana, e mi rendo conto che io ho rapporti
con quei milioni d'uomini in quanto milioni di uomini, e non di mere cose brute e inanimate, vedo che c'è poss ibilità
d'appello, dapprima e subito al loro Fattore, e secondariamente a se stessi. Ma se metto la testa nel fuoco, delibe ratamente,
non c'è alcuna possibilità d'appello al fuoco o al suo Fattore, e io ho solo da biasimare me stesso. Se potessi con vincermi
che ho qualche diritto a esser soddisfatto degli uomini come essi sono, e a trattarli di conseguenza, e non, sotto qualche
rispetto, in base a come mi aspetto e vorrei che loro e io fossimo - allora, come un buon musulmano e buon fata lista,
dovrei tentare d'essere soddisfatto delle cose come sono, e dire che è la volontà del Signore. E soprattutto, quest a è
differenza tra resistere a questa e resistere a una forza meramente bruta o naturale: che alla prima posso oppormi c on qualche
successo, mentre non posso aspettarmi di riuscire a mutare la natura delle rocce, degli alberi e delle bestie, al pari di Orfeo.
Non voglio litigare con nessun uomo e con nessuna nazione. Non voglio spaccare il capello in quattro, fare disti nzioni
sottili, o proclamarmi migliore dei miei vicini. Piuttosto cerco, posso dire, una scusa per conformarmi alle legg i del paese.
Sono anche troppo pronto a conformarmi a esse. Davvero ho ragione di sospettare di me stesso, a questo riguard o; e ogni
anno, quando l'esattore fa il suo giro, mi trovo disposto a passare in rassegna le azioni e le posizioni del governo federale e
dei governi statali, e lo spirito del popolo, per scoprire un pretesto che mi spinga a conformarmi alla legge.
"Dobbiamo amar la patria come i genitori
E se mai il nostro amore oppur l'industria
Nostra, dall'onor che è dovuto
A lei, togliamo, gli effetti rispettarne
E' per noi d'uopo, e all'anima
Coscienza e religione insegnar,
E non desiderio di potere e vantaggio".
Son convinto che lo Stato sarà presto capace di togliermi completamente dalle mani questo genere di lavoro, e a llora io sarò
non migliore patriota dei miei concittadini. Considerando le cose da un punto di vista inferiore, la Costituzione , con tutti i
suoi difetti, appare ottima; la legge e i tribunali appaiono rispettabilissimi; e persino questo Stato e questo gove rno
americano sono, sotto diversi aspetti, cose assai ammirevoli e rare, della cui esistenza dobbiamo essere grati, com e
moltissimi hanno detto. Ma se tutto ciò lo consideriamo da un punto di vista lievemente più alto, allora è come io l'ho
descritto; se poi si guardano queste cose da un punto di vista più alto ancora (o dal punto di vista più alto che c i sia), chi
mai dirà ciò che sono o che sono degne di essere affatto osservate o prese in considerazione?
Tuttavia, il governo non mi preoccupa molto, e gli rivolgerò meno pensieri che posso. Non sono molti i mome nti che io
vivo sotto un governo, persino in questo mondo: se un uomo ha il pensiero, l'immaginazione e la fantasia liberi , se quel
che NON E' non gli appare mai per molto come se fosse quel che E', egli non può essere intralciato fatalmente s ul suo
cammino da stolti governanti o riformatori.
So che la maggior parte degli uomini ha opinioni diverse dalle mie; ma questi, le cui vite sono consacrate per pr ofessione
allo studio di questi o simili argomenti, mi soddisfano tanto poco quanto gli altri. Gli statisti e i legislatori, ch e tanto
completamente sono DENTRO l'istituzione, non l'osservano mai chiaramente e nudamente. Parlano di rinnovare la società,
ma senza di essa non hanno luogo di riposo. Possono essere uomini d'una certa esperienza e discernimento, senz a dubbio
hanno inventato dei sistemi ingegnosi e persino utili per i quali sinceramente li ringraziamo; ma la loro intellige nza e la
loro utilità giacciono entro certi limiti non molto ampi. Dimenticano sempre che il mondo non è governato dall a politica o
dalla legge dell'adattamento. Webster non va mai dietro il governo, e così non può parlare con competenza. Le s ue parole
sono saggezza per quei legislatori che non contemplano la possibilità di riforme radicali, nell'attuale governo.
L'autorità del governo è... ancora piena di scorie; per essere strettamente giusta, dev'essere sanzionata e accettata dai sudditi.
Sulla mia persona e proprietà, il governo ha i diritti che io gli concedo, e nulla più. L'evoluzione da monarchia a ssoluta a
monarchia costituzionale, e dalla monarchia costituzionale alla democrazia, è un'evoluzione verso il rispetto dell 'individuo.
Anche il filosofo cinese era tanto saggio da considerare l'individuo come base dell'impero. E la democrazia è, for se, come
noi la conosciamo, la forma di governo più progredita possibile? E' forse impossibile fare un passo più avanti, v erso il
riconoscimento e l'organizzazione dei diritti dell'uomo? Non ci sarà uno Stato veramente libero e illuminato, fin ché lo Stato
stesso non riconoscerà l'individuo come una forza più alta e indipendente, dalla quale la forza e l'autorità di esso Stato
derivano, e non giungerà a trattarlo di conseguenza. Mi piace immaginare che alla fine ci sarà uno Stato che potrà
permettersi d'essere giusto verso tutti gli uomini, e che tratterà gli individui con lo stesso rispetto con cui si trat ta un
vicino; uno Stato che addirittura non penserà sia pericoloso per la propria quiete il fatto che alcuni individui viva no per
proprio conto, senza alcun rapporto o commercio con esso - individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri d i vicini e di
esseri umani. Uno Stato che producesse tali frutti, e li lasciasse cadere appena sono maturi, preparerebbe il camm ino a uno
Stato ancor più glorioso e superiore: io ho immaginato che possa esistere anche quest'ultimo, ma non l'ho ancor a visto in
alcun luogo.


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Apologia per John Brown

Confido che mi perdonerete, se sono qui. Io non vorrei imporvi le mie opinioni ma sento che qualcosa viene im posto a me
stesso. Per quanto poco io sappia del Capitano John Brown, sarei felice di dare il mio contributo per correggere il tono e le
dichiarazioni dei giornali, per quanto riguarda il suo carattere e le sue azioni. Non ci costa niente essere giusti. P ossiamo
almeno esprimere la nostra simpatia e la nostra ammirazione per lui e i suoi compagni, e questo è quello che ora mi
propongo di fare.
Per quanto riguarda la sua storia, prima di tutto, cercherò di sorvolare, per quanto posso, su ciò che di lui voi già conoscete
per averlo letto. Non occorre che vi descriva la sua persona fisica, perché probabilmente la maggior parte di voi l 'ha visto, e
non la dimenticherete tanto presto. Mi si dice che suo nonno, John Brown, fu ufficiale durante la Rivoluzione, e che lui
nacque nel Connecticut, al principio di questo secolo, ma che andò presto nell'Ohio, con il padre. Lo udii dire c he là suo
padre faceva l'appaltatore, e che riforniva di carne l'esercito, durante la guerra del 1812, che lui lo accompagnò al campo, e
lo aiutò in quell'ufficio, avendo così occasione di vedere parecchia vita militare - di più, forse, che se fosse stato soldato,
poiché era spesso presente alle riunioni degli ufficiali. Soprattutto, imparò per esperienza come gli eserciti venga no riforniti
e mantenuti sul campo - cosa questa che, come osservò, richiede per lo meno altrettanta esperienza e abilità che g uidarli in
battaglia. Disse che troppo poche persone avevano una qualsiasi idea del costo - persino del costo pecuniario - di una sola
pallottola esplosa, in tempo di guerra. Ne vide abbastanza, a ogni modo, in quel periodo, per disgustarsi della vi ta militare
e addirittura abborrirla; tanto che, benché fosse tentato dall'offerta di qualche piccolo incarico nell'esercito, quand o aveva
diciott'anni, non solo la rifiutò, ma addirittura si rifiutò altresì di partecipare alle esercitazioni, quando richiesto; e pertanto
venne multato. Decise allora che non avrebbe partecipato, mai e in alcun modo, a nessuna guerra, se non a una gu erra per la
libertà.
Quando, nel Kansas, cominciarono i disordini, ci spedì parecchi dei suoi figli a rafforzare il partito degli Uomin i per uno
Stato Libero (1), munendoli delle armi che aveva; disse loro che se i disordini fossero aumentati e ci fosse stato bisogno di
lui, li avrebbe seguiti, per assisterli con il suo braccio e il suo consiglio. Cosa che - come tutti sapete - fece poco dopo; e fu
per l'opera sua - ben più che per opera d'altri- se il Kansas venne liberato.
Per un certo periodo della sua vita fece l'agrimensore, e durante un altro periodo, in cui si occupava della produz ione della
lana, andò in Europa come agente, per ragioni d'affari. Là, come dovunque, si guardò attorno e fece molte osserv azioni
originali. Disse, per esempio, che vide la ragione per cui il suolo inglese era tanto ricco e quello della Germania (mi pare)
tanto povero, e pensò di scriverlo a qualche sovrano. Era perché in Inghilterra i contadini vivono sulla terra che c oltivano,
mentre in Germania si raccolgono, a notte, nei villaggi. E' un peccato che tali osservazioni non le abbia raccolte in un libro.
Dovrei dire che era un uomo all'antica, nel suo rispetto per la Costituzione e nella sua fede nella durata di questa Unione.
Pensava che la schiavitù è completamente opposta a esse, e ne fu acerrimo nemico.
Per nascita e per razza era un contadino della Nuova Inghilterra, un uomo di grande buon senso, deciso e pratico come è
quella categoria sociale, addirittura dieci volte di più.
Era come i migliori di quelli che si batterono al ponte di Concord, a Lexington Common e a Bunker Hill, solo c he era di
più fermi e nobili principi di qualsiasi altro che io sappia abbia combattuto laggiù. Non fu convertito all'antisch iavismo da
qualche conferenziere. Ethan Allen e Stark (2), con i quali può in qualche modo essere paragonato, appartenevano a un
livello inferiore e meno importante. Potevano fronteggiare coraggiosamente i nemici del loro paese, ma egli avev a il
coraggio di fronteggiare il suo paese stesso, quando questo sbagliava. Per spiegare come mai riuscisse a sfuggire a tanti
pericoli, uno scrittore dell'Ovest dice che si mascherava sotto "abiti campagnoli", come se, in quella terra di prat eria, un
eroe dovesse, a buon diritto, portare solo abiti cittadini.
Non andò a Harvard - a quella buona e vecchia Alma Mater. Non venne nutrito con la pappa che si somministra laggiù.
Confessò lui stesso, "Non so più grammatica di uno dei vostri vitelli". Ma andò alla grande università dell'Oves t, dove
assiduamente perseguì lo studio della libertà, per il quale aveva mostrato una spiccata inclinazione, e, laureatosi diverse
volte, cominciò, finalmente, nel Kansas, come tutti sanno, la pubblica professione di umanità. Queste erano le s ue
"humanae litterae", non studio di grammatica. Avrebbe pronunciato una parabola greca sbagliandone gli accenti, ma avrebbe
drizzato un uomo che stesse per cadere.
Apparteneva a quella categoria d'uomini di cui udiamo tanto parlare ma che - per la maggior parte - non vediamo mai: i
Puritani. Sarebbe vano ucciderlo. Morì poco fa, all'epoca di Cromwell, ma è riapparso qui. E perché no? Si dice che dei
Puritani siano venuti in questo Paese, dall'Europa, e che si siano stabiliti nella Nuova Inghilterra. Erano gente ch e faceva
qualcos'altro, oltre che celebrare i giorni dei loro padri, e mangiavano grano bruciato in ricordo di quell'epoca. N on erano né
Democratici né Repubblicani, ma uomini di semplici costumi, retti, religiosi, che non stimavano molto quei gov ernanti
che non temessero Dio, e che non facevano molti compromessi né andavano in cerca di candidati liberi.
Come fu scritto recentemente, e come io stesso ho udito dichiarare da lui, "al suo campo non permetteva profana zione
alcuna", e a nessun uomo di libera morale era permesso restarci "se non - in verità - come prigioniero di guerra". "Preferirei"
disse, "avere il vaiolo, la febbre gialla e il colera, tutti insieme, al mio campo, piuttosto che un uomo senza prin cipi.... E'
uno sbaglio, signore, pensare, come fa il nostro popolo, che i ribaldi siano i migliori combattenti e gli uomini p iù adatti da
opporre ai sudisti. Datemi uomini di buoni principi - uomini timorati di Dio - uomini che abbiano rispetto di se stessi, e
con una dozzina di questi io mi opporrò a qualsiasi numero di nemici, come questi banditi di Buford" (3). Disse , che se
qualcuno si offriva di fare il soldato sotto di lui, e subito si metteva a raccontare cosa potrebbe o vorrebbe fare ap pena visto
il nemico, egli in quell'uomo aveva poca fiducia.
Non riuscì mai a trovare più di una ventina, all'incirca, di reclute che potesse accettare, e solo una dozzina circa ( e c'erano i
suoi figli, tra questi) erano quelli in cui aveva completa fiducia. Qualche anno fa, quando fu qui, mostrò ad alcun e persone
un quadernetto scritto a mano - il suo "libro d'ordinanza", credo lo chiamasse - che conteneva i nomi dei suoi uo mini nel
Kansas, e lo statuto col quale erano legati; e disse che molti di essi avevano già sigillato il loro contratto con il sangue.
Quando qualcuno disse che aggiungendoci un cappellano - il plotone sarebbe stato un perfetto plotone cromwell iano, lui
osservò che sarebbe stato ben felice di aggiungere un cappellano alla lista, purché fosse riuscito a trovarne uno ch e potesse
coprire quell'ufficio degnamente. Trovare cappellani per l'esercito degli Stati Uniti è invece abbastanza facile. A ogni modo,
credo che al tempo di Brown si dicessero le orazioni mattina e sera.
Era di costumi spartani; e a sessant'anni era scrupolosissimo nella propria dieta, e talvolta si scusava dicendo che doveva
mangiare poco e viaggiare molto, come si conveniva a un soldato, o a chi si prepara per difficili imprese e a una vita di
pericolo.
Era di raro buon senso e rara immediatezza di discorso e azione; soprattutto era un trascendentalista, un uomo di idee e
principi - e questo è ciò che lo distingueva. Non cedeva a un capriccio o a un impulso passeggero, ma portava a termine lo
scopo d'una vita. Notai che non esagerava mai nulla, ma diceva la verità; in special modo, ricordo che, nel disco rso che
tenne in questa città, disse ciò che la sua famiglia aveva sofferto nel Kansas senza dare mai libero sfogo al suo fu oco
represso: era un vulcano, con una canna fumaria normale. Riferendosi a quanto avevano compiuto certi "Border R uffians"
(Banditi di Confine) (4), disse, rapidamente, semplificando il discorso, come un vecchio soldato, e mantenendo una riserva
di forza e significato: "Avevano un assoluto diritto a farsi impiccare". Non era per niente un retore, non parlava a Buncombe
o alla sua costituente, non aveva nulla da inventare, doveva dire soltanto la pura verità, comunicare la sua decisio ne; perciò
appariva incomparabilmente forte, e l'eloquenza spiegata al Congresso o altrove parevano al di sotto del normale . I suoi
erano come i discorsi di Cromwell paragonati a quelli d'un re ordinario.
Per quanto riguarda il suo tatto e la sua prudenza, dirò solo che, quando a mala pena un uomo isolato riusciva a raggiungere
il Kansas, dagli Stati liberi, per qualsiasi strada fosse diretto, senza che, come minimo, gli venissero sequestrate le armi,
lui, portandosi dietro dei fucili difettosi e altre armi che poté raccogliere, apertamente e lentamente guidò attrave rso il
Missouri un carro trainato da buoi, in apparenza per svolgere la sua attività di agrimensore, tenendo il goniometr o bene in
vista, e così passò insospettato ed ebbe ampia opportunità di conoscere i disegni del nemico. Continuò a esercita re quella
professione ancora per qualche tempo; così, per esempio, se vedeva nella prateria un gruppo di "Ruffians" che, na turalmente
stavano discutendo della sola cosa che occupasse le loro menti, lui prendeva il goniometro, e con uno dei suoi f igli,
procedeva a tirare una linea immaginaria che attraversava proprio quel punto dove il conclave si era riunito; quan do li
raggiungeva, si fermava, naturalmente, a chiacchierare con loro, e apprendeva così le loro notizie e, alla fine, tutt i i loro
piani. Allora, completato il suo rilievo effettivo, riprendeva quello immaginario, e continuava a seguire la sua lin ea fino a
essere fuori di vista.
Quando gli dissi che mi sorprendeva che potesse vivere nel Kansas con una taglia sulla testa e tanta gente, autori tà incluse,
esasperate contro di lui, mi rispose: "E' perfettamente chiaro che non mi prenderanno". Per molti anni si dovette appiattare
nelle paludi, soffrendo povertà e malattie, conseguenze di quella vita di pericolo, e ricevendo aiuti e prove d'ami cizia solo
dagli indiani e da qualche bianco. Ma benché si potesse sapere in quale palude fosse nascosto, di solito i suoi ne mici non si
prendevano mai la briga di andarlo a cercare. Poteva persino entrare in una città dove c'erano più "Border Ruffian s" che
abolizionisti, e, senza indugiare troppo e tuttavia senza essere molestato, combinare qualche affare, "giacché" dis se, "non se
la sentivano di assalirmi in piccoli gruppi, o non facevano mai in tempo a mettere insieme un gruppo numeroso".
Per quanto riguarda la sua recente sconfitta, noi non conosciamo i fatti. Evidentemente però era tutt'altro che un tentativo
selvaggio e disperato. E il suo nemico, Mister Vallandigham (5), è costretto ad ammettere che "fu una delle cosp irazioni
meglio pensate ed eseguite che siano mai fallite".
Per non parlare dei suoi altri successi: fu forse un fallimento, o mostrò forse mancanza d'organizzazione, liberare dalla
schiavitù dodici esseri umani e fuggire con essi, in pieno giorno, per settimane, se non mesi, a lenta andatura, at traversando
uno Stato dopo l'altro, per metà della lunghezza del Nord, visibile a tutti e con una taglia sulla testa, e entrare po i, durante
il viaggio, in un tribunale, per narrare quanto aveva fatto, convincendo così il Missouri che non era profittevole t entar di
tenere degli schiavi dove ci fosse anche lui? E questo non perché i servi del governo fossero tolleranti, ma perché avevano
paura. Non attribuì, stoltamente, il proprio successo alla "sua stella" o a qualche altra magia. Disse, giustamente , che la
ragione per cui tali forze superiori di numero gli cedevano, era - come confessò uno dei suoi prigionieri - CHE N ON
AVEVANO UNA CAUSA PER CUI COMBATTERE, una sorta d'armatura, questa, che né a lui né al suo parti to mancò
mai. Quando fu l'ora, pochi furono gli uomini disposti a dar la vita in difesa di ciò che sapevano essere sbagliato ; non
volevano che quello fosse il loro ultimo atto, su questo mondo.
Ma affrettiamoci al SUO ultimo atto, e alle sue conseguenze.
I giornali sembrano ignorare, o forse ignorano effettivamente, che qui, al Nord, ci sono per lo meno due o tre ind ividui per
città i quali, su John Brown, la pensano come il sottoscritto. Non esito a dire che essi formano un partito import ante e che
crescerà. Noi aspiriamo a essere qualcosa di più che degli stupidi e timidi beni mobili, che fingono di leggere la storia e la
Bibbia ma insozzano ogni casa e ogni giorno in cui respirano. Forse degli inquieti politicanti riusciranno a prova re che
all'ultima impresa parteciparono solo diciasette bianchi e cinque negri, ma la loro stessa ansietà di provarlo potre bbe
suggerir loro che non tutto è stato detto. Perché evitano anche la verità? Sono così inquieti per un'oscura coscien za del fatto
- che essi non affrontano chiaramente - che per lo meno un milione di liberi cittadini degli Stati Uniti avrebbe g ioito, se
quell'impresa avesse avuto successo; al massimo ne criticano il modo d'esecuzione. Anche se nessuno porta il lu tto, qui, al
Nord, il pensiero della situazione in cui si trova quell'uomo e del suo probabile destino sta rovinando per quest'o ggi i
pensieri di più d'un essere umano. Se uno qualsiasi di quelli che l'hanno visto, qui, può seguire, e con successo, un
qualsiasi altro pensiero, allora non so più di che cosa mai costui sia fatto. Se qui c'è qualcuno che riesce a dormi re, ora, le
sue solite otto ore di sonno, lo voglio avvisare che ingrasserà facilmente in qualsiasi congiuntura che non tocchi
direttamente il suo corpo o la sua borsa. Io misi un pezzo di carta e una matita, sotto il guanciale, e quando non potevo
dormire scrivevo al buio.
In complesso, il mio rispetto per i miei compatrioti non è affatto aumentato, in questi giorni - se non verso uno che vale
per un milione di loro. Ho notato il sangue freddo con cui i giornalisti e la gente in genere parlano di questo fatt o, quasi
fosse stato catturato e stesse per essere impiccato un qualsiasi bandito, seppure di singolare "fegato" come si rifer isce abbia
detto il Governatore della Virginia, usando il gergo della platea: "L'uomo più in gamba che io abbia mai visto". Non stava
sognando i suoi nemici, quando il governatore pensò che sembrasse tanto coraggioso. Sentire, o sentir riportare, i
commenti di certi miei compaesani mi cambia in fiele qualsiasi dolcezza io abbia. Quando si disse, dapprima, ch e era
morto, uno dei miei cittadini osservò che "Morì da idiota"; cosa che, mi si perdoni, mi suggerì per un istante un o stretto
rapporto tra la sua morte e la vita di quel mio paesano. Altri, da vigliacchi, dissero ingiuriosamente che "buttò v ia la vita",
avendo resistito al governo. E loro, da che parte l'hanno buttata, la LORO vita? loro, che loderebbero un uomo c he
attaccasse da solo una normale banda di ladri e assassini. Un altro, da vero Yankee, l'ho udito chiedere, "Quanto gli
daranno?", come se s'aspettasse di riempirsi le tasche per questa impresa. Uomini simili non hanno che un'idea te rrena, del
guadagno. Se ciò non porta a una riunione insospettata, se lui non ci guadagna un nuovo paio di scarpe, o un vo to di
ringraziamento, ciò DEVE essere un fallimento. "Ma non gli daranno niente, per questo". Beh, no, non credo ch e, per
essere impiccato, potrebbe guadagnare cinque centesimi al giorno, per tutto l'anno; ma avrà l'opportunità di salva re una
parte considerevole della propria anima (e QUALE anima!) mentre TU no. Certo, tu puoi guadagnare di più con un quarto
di latte che con un quarto di sangue, al tuo mercato, ma non è là che porta il proprio sangue un eroe.
Tali persone non sanno che il frutto è come la semente, e che, nel mondo morale, quando si pianta un buon sem e, un buon
frutto è inevitabile, indipendentemente dal nostro annaffiarlo o coltivarlo; che quando si pianta, o seppellisce, un eroe sul
campo, una messe d'eroi spunta su, senza fallo. Questa è una semente di tale forza e vitalità che non chiede il no stro
permesso per germogliare.
La carica momentanea di Balaklava (6), condotta in obbedienza a un comando falso, provò quale macchina perfe tta sia un
soldato, ed è stata esaltata, abbastanza propriamente, da un poeta laureato; ma la continua, e per la maggior parte vittoriosa,
carica di questo uomo, per diversi anni, contro le legioni della schiavitù, in obbedienza a un comando infinitame nte più
alto, è tanto più memorabile di quanto un uomo intelligente e coscienzioso è superiore a una macchina. Credete che
nessuno la canterà?
"Gli sta bene" - "Uomo pericoloso" - "Pazzo, senza dubbio". Così essi continuano a vivere la loro vita, sana, sag gia e
completamente ammirabile, leggendo un po' il loro Plutarco ma sopratutto soffermandosi su quanto successe a P utnam, che
fu calato nella caverna d'un lupo (7); e in tal guisa essi si preparano a imprese coraggiose e patriottiche, da comp iersi una
volta o l'altra. La Società degli Opuscoli potrebbe permettersi di scrivere la storia di Putnam. Si potrebbero aprir e le scuole
del distretto, facendola leggere che in essa non c'è nulla che parli dello schiavismo e della Chiesa; a meno che al lettore non
passi per la testa che certi preti sono LUPI in veste d'agnello. Magari la "Lega Americana dei Commissari per le Missioni
Estere" potrebbe osare di protestare contro quel lupo. Ho sentito parlare di leghe, e di leghe americane, ma si dà il caso che
mai, se non ultimamente, io abbia sentito parlare di questo particolare tipo di fusione. E tuttavia mi si dice che i ntere
famiglie qui al Nord - uomini, donne e bambini - si comprano la "carica a membro vitalizio", di tali società. Vit alizio al
sepolcro! Ci si può far seppellire spendendo meno.
I nostri nemici sono tutti in mezzo e attorno a noi. Non c'è una sola famiglia che non sia divisa, nell'intimo, gia cché il
nostro nemico è la legnosità universale di testa e di cuore, mancanza di vitalità nell'uomo, effetto del nostro vizi o; di là
nascono paure, superstizioni, bigotteria, persecuzioni e ogni tipo di schiavitù. Noi siamo solo dei busti piantati sopra una
carcassa, con il fegato al posto del cuore. La maledizione è il culto dell'idolo, che alla fine muta lo stesso adorato re in
un'immagine di pietra; e gli uomini della Nuova Inghilterra sono altrettanto idolatri degli indù. Quest'uomo fu
un'eccezione, poiché non innalzò una sola immagine politica, scolpita, tra se stesso e il suo Dio.
Una chiesa che, per tutto il tempo che esiste, non può mai finire di scomunicare Cristo! via, le vostre chiese am pie e piatte,
le vostre chiese strette e alte! Fate un passo avanti e inventate un nuovo stile di "dépendences". Inventate un sal e, che salvi
voi e difenda le nostre narici.
Il cristiano moderno è un essere che ha accettato di recitare tutte le preghiere della liturgia, purché, dopo, lo si la sci andar
diritto a letto, a dormire in pace. Tutte le sue orazioni cominciano con "Ora mi stendo a dormire", ed egli è sem pre in
impaziente attesa del momento in cui potrà prendersi il suo "LUNGO riposo". Ha accettato anche di compiere c erte carità
fissate da tempi antichissimi, secondo una moda, ma non desidera sentir parlare di nessun'altra che sia nuova; n on vuole
che dei codicilli supplementari vengano aggiunti al suo capitolo, per adattarlo ai tempi nuovi. Ogni "Sabbath", egli mostra
il bianco degli occhi, e il nero gli altri giorni della settimana. Il male non solo è un ristagno del sangue, ma un ristagno
dello spirito. Senza dubbio, molti sono ben disposti, ma sono pigri per costume e costituzione, e così non poss ono pensare
che un uomo sia mosso da motivi più alti dei loro. Conseguentemente, essi decidono che quest'uomo è pazzo, poiché
sanno che ESSI non possono agire come lui, fin tanto che resteranno se stessi.
Sogniamo di paesi stranieri, di altri tempi e di altre razze umane disponendoli a una certa distanza storica e spaz iale; ma fate
che succedano tra di noi eventi significativi come l'attuale, e, spesso, scopriamo questa distanza e estraneità tra noi e il
nostro più prossimo vicino. Sono ESSI le nostre Austrie, Cine, e Isole dei Mari del Sud. La nostra affollata so cietà diventa
improvvisamente ben spaziata, bella e pulita all'occhio - una città di magnifiche distanze. Scopriamo perché ma i successe
che, fino allora, non fossimo mai riusciti ad andare più in là dei complimenti e dei rapporti superficiali, con i n ostri vicini;
diventiamo consapevoli che tra noi e loro ci sono tante verste di distanza quante ce ne sono tra un tartaro nomad e e una città
della Cina. L'uomo pensoso diventa eremita nelle strade del mercato. Mari sconfinati si frappongono improvvis amente tra
noi, o si stendono mute steppe. E' la differenza di costituzione, di intelligenza e di fede - non i fiumi e le mont agne - ciò
che innalza dei confini invalicabili tra individuo e individuo, stato e stato. Solo quelli che ci assomigliano pos sono venire
alla nostra corte in qualità di plenipotenziari.
E' una settimana che il fatto è successo, che leggo tutti i giornali che posso trovare, e non mi ricordo di averci s coperto una
sola parola di simpatia per questi uomini. Da allora ho scoperto una sola nobile dichiarazione, in un giornale d i Boston, ma
non era l'articolo di fondo. Ci furono dei giornali di diverse pagine che decisero di non stampare al completo il resoconto
delle parole di Brown per non dover omettere altro materiale. Come un editore che rifiutasse il manoscritto del "Nuovo
Testamento" per stampare l'ultimo discorso di Wilson (8). Lo stesso giornale che riportava queste notizie signif icative,
portava, soprattutto, nelle colonne parallele, le cronache delle convenzioni politiche da tenersi. Ma il salto da un a colonna
all'altra era troppo alto. Avrebbero potuto risparmiarsi il contrasto, e fare almeno un'edizione speciale. Volgersi dalla voce e
dai fatti di uomini sinceri al chiocciolìo delle conversazioni politiche! Cercatori di posto e fabbricanti di discor si, che non
arrivano a deporre un solo uovo onesto, ma che consumano i loro nudi petti sopra un uovo di gesso. Il loro gra nde gioco è
quello delle paglie, o piuttosto il gioco universale e aborigeno del piatto, al quale gli indiani alzavano il loro g rido di
guerra. Bisognava escludere i resoconti delle convenzioni religiose e politiche, e pubblicare invece la parola d'u n uomo
vivo.
Ma non è tanto contro ciò che fu omesso, che protesto, quanto contro ciò che è stato stampato. Persino il "Libe rator" (9) lo
chiamò "Un tentativo mal guidato, selvaggio e chiaramente folle". Di tutta l'orda di giornali e riviste, non cono sco un
direttore in tutto il paese che stamperebbe deliberatamente notizie che egli sapesse ridurrebbero il numero degli abbonati in
maniera permanente e definitiva. Pensano che non sia vantaggioso. Come potrebbero stampare la verità? "Se no n diciamo
cose piacevoli" ribattono, "nessuno ci bada". E così fanno come quei venditori all'asta ambulanti, che si metton o a cantare
una canzone oscena per raccogliersi attorno la folla. I direttori dei giornali repubblicani, obbligati ad avere le fra si pronte per
l'edizione del mattino e usi a guardare ogni cosa attraverso il crepuscolo della politica, non esprimono alcuna am mirazione
né vero dolore, ma chiamano questi uomini "dei fanatici illusi, gente che s'è sbagliata, insani, o falliti". Sugger iscono l'idea
che noi abbiamo la fortuna di avere un'accolita di SANI direttori di giornali, gente "che NON s'è sbagliata", ma che, se non
altro, sa benissimo da quale parte il loro pane sia imburrato.
Un uomo compie un'azione coraggiosa e umana, e subito, da ogni parte, udiamo gente e partiti dichiarare, "Io n on lo feci,
né incoraggiai LUI a farlo, in qualsiasi maniera possibile. Non può che essere ben desunto dalla mia carriera tra scorsa". A
me, pur se a me solo, non importa affatto sentirvi definire la vostra posizione. Né credo che mi importò o mi im porterà
mai. Penso che è puro egoismo, e che con la questione non ha rapporto alcuno. Non dovete preoccuparvi tanto di lavarvi le
mani di lui, nessun uomo intelligente sarà mai convinto che egli sia una vostra creatura. Come lui stesso ci inf orma, egli
andò e venne "sotto gli auspici di John Brown e nessun altro". Il Partito Repubblicano non si rende conto di qu anta gente
voterà meglio di quanto esso non voglia, per il FALLIMENTO di costui. Hanno contato i voti della Pennsylva nia e
compagnia, ma non hanno contato con esattezza il voto del Capitano John Brown. Egli ha soffiato via il vento dalle loro
vele - le loro piccole vele - ed essi possono mettersi alla cappa, e cercare riparo.
Che importa se non appartenne alla nostra cricca? Se non potete approvare il suo metodo o i suoi principi, ricon oscete
almeno la sua magnanimità. Non vorreste asserire che almeno in questo - se non altro - c'è affinità tra voi? Pens ate che
perdereste la vostra reputazione? Quello che perdereste per lo zipolo lo guadagnereste per il tappo.
Se non pensano a questo allora non dicono la verità, e ditemi cosa vogliono dire. Semplicemente stanno ancora ai loro
vecchi trucchi.
Fu sempre ammesso, DICE UNO CHE LO CHIAMA PAZZO, "che era un uomo sereno, coscienzioso, modes to di
comportamento, apparentemente inoffensivo, finché non si accennasse al problema degli schiavi: allora soleva m ostrare un
ineguagliabile sentimento di indignazione".
La nave schiavista è in viaggio, affollata dalle sue vittime morenti; nuovi carichi stanno per essere aggiunti, in alto mare;
una piccola ciurma di schiavisti, favorita da una grande quantità di passeggeri, sta soffocando quattro milioni d i schiavi,
giù nella stiva, e tuttavia i politicanti asseriscono che la sola maniera per liberarli è "diffondere quietamente sen timenti di
umanità" senza "sommosse". Come se i sentimenti di umanità esistessero avulsi dai fatti, e si potesse seminarl i, tutti
rifiniti su ordinazione, il puro articolo, come l'acqua con un annaffiatoio, e così distendere la polvere. Cos'è ciò che sento
lanciato fuori bordo? Sono i corpi morti, che hanno trovato la liberazione. E' in questo modo che noi "diffondia mo"
l'umanità e con essa i suoi sentimenti.
Importanti e influenti direttori di giornali, usi a trattare con i politicanti, uomini d'un livello infinitamente infe riore,
dicono, nella loro ignoranza, che Brown agì "mosso da sentimenti di vendetta". Non conoscono l'uomo. Non h o alcun
dubbio che verrà il giorno in cui cominceranno a vederlo com'era. Devono concepire un uomo di fede e princip i religiosi, e
non un politicante o un indiano; un uomo che, per dar la vita alla causa degli oppressi, non attese d'essere perso nalmente
ostacolato o impedito a compiere qualche affare di scarsa importanza.
Se si può considerare Walker il rappresentante del Sud (10), vorrei poter dire che Brown fu il rappresentante del Nord. Era
un uomo superiore. Non valutò nulla la propria vita fisica, di fronte agli ideali. Non sottoscrisse a ingiuste legg i umane,
ma resistette loro, come gli veniva dettato. Per una volta, siamo sollevati sopra la trivialità e la polvere della p olitica, nella
regione della verità e della virilità. Nessun uomo, in America, ha mai sostenuto con tanta persistenza ed effettiv amente la
dignità della natura umana, riconoscendosi come uomo, e pari a qualsiasi, in ogni governo. In questo senso, eg li fu il più
americano di tutti noi. Non ebbe bisogno di un balbettante avvocato che facesse false contestazioni per difende rlo. Fu più
che un competitore, per tutti i giudici che i votanti americani o tenutari di cariche di qualsiasi grado possano m ai creare.
Non avrebbe potuto essere stato giudicato da un giuria di suoi pari, perché i suoi pari non esistevano (11). Qua ndo un
uomo si erge serenamente contro la condanna e la vendetta dell'umanità, alzandosi su di esse letteralmente DI T UTTO IL
CORPO - anche se recentemente è stato il più vile e incallito assassino - lo spettacolo è sublime - non lo sapev ate, voi
"Liberator", "Tribune" e "Republican"? - e in confronto siamo noi a diventare dei criminali. Fatevi l'onore di ric onoscerlo:
lui non ha bisogno del vostro rispetto.
Quanto ai giornali Democratici, non sono abbastanza umani da commuovermi. Non sento nessuna indignazione , qualunque
cosa possano dire.
Mi rendo conto che anticipo un poco gli eventi, e che, quando furono diramate le ultime notizie, John Brown e ra ancora
vivo, nelle mani dei suoi nemici - ma è a causa di ciò che mi son scoperto a pensarlo e a parlare di lui come se fosse
fisicamente già morto.
Non credo all'erigere statue per coloro che sono ancora vivi nel nostro cuore, le cui ossa non si sono ancora sgre tolate nella
terra, attorno a noi; eppure, nel cortile del Parlamento del Massachusetts, io preferirei vedere la statua del Capit ano Brown
piuttosto che la statua di qualsiasi altro uomo che io conosca. Sono felice di vivere nel suo secolo, e di essere su o
contemporaneo.
Che contrasto, quando ci volgiamo a quel partito politico che è tanto ansioso di togliersi dai piedi Brown e la su a congiura,
e si guarda in giro per trovare, come proprio candidato, forse qualche padrone di schiavi disponibile - o almeno u no che
metta in esecuzione la legge contro gli schiavi fuggitivi e tutte le altre ingiuste leggi, per annullare le quali Brow n prese in
mano le armi.
Pazzi? Allora un padre, sei figli, un genero e ancora molti altri uomini - almeno tanti quanto dodici discepoli- sa rebbero
tutti impazziti di colpo; mentre lo stesso tiranno tiene con grinfie più ferme che mai i suoi quattro milioni di sc hiavi, e i
cento sani direttori di giornali - suoi favoreggiatori - stanno salvandosi patria e pagnotta. Altrettanto pazzi furon o i suoi
sforzi nel Kansas. Chiedete al tiranno qual è il nemico più pericoloso; un nemico pazzo oppure uno sano? E le m igliaia di
uomini che lo conoscono meglio, che hanno gioito alle sue imprese nel Kansas e che là gli concessero aiuto - an che quelli
lo credono pazzo? L'uso che si fa di questa parola è semplice metafora, per molti che continuano a usarla; e sono certo che
la maggior parte degli altri ha, in silenzio, ritrattato le proprie asserzioni.
Leggete la sua ammirabile risposta a Mason e agli altri (12). Come sono rimpiccioliti e vinti, costoro, nel contra sto! Da
una parte domande semibrute e semitimide, e dall'altra la verità chiara come il lampo che scoppia e rintrona nei l oro templi
osceni. Sono fatti per stare con Pilato, Gessler e l'Inquisizione. Come sono vane le loro parole e le loro azioni! e che vuoto
il loro silenzio! In questo grande lavoro, essi non sono che inutili strumenti. Non fu potere umano quello che li raccolse
attorno a questo predicatore.
A quale scopo il Massachusetts e il Nord hanno mandato recentemente pochi uomini SANI al Congresso? Per di chiarare
con efficacia quali sentimenti? Tutti i loro discorsi messi insieme e fatti svaporare - e probabilmente lo confessan o essi
stessi - non eguagliano, per immediatezza e forza virile e per semplice verità, le poche casuali osservazioni del pa zzo John
Brown, fatte all'arsenale di Harper's Ferry - quell'uomo che voi state per impiccare, spedire all'altro mondo, ma n on per
rappresentare VOI, colà. No, egli non fu in nessun senso il nostro rappresentante. Fu un esemplare d'uomo tropp o giusto,
per rappresentare i pari a noi. Chi erano, allora, quelli che lo elessero a rappresentante? Se leggete le sue parole c on
discernimento, lo capirete. Nel suo caso non ci sono eloquenza oziosa a preparata, discorsi da fanciulle, complim enti
all'oppressore - la sua ispiratrice è la verità, e la sincerità forbisce le sue frasi. Poteva permettersi di perdere il suo fucile
modello Sharp, fin tanto che conservava la sua capacità di far discorsi - un fucile infinitamente più sicuro e di pi ù lunga
portata.
E lo "Herald" di New York riporta "verbatim" le sue parole! Non sa quali immortali parole trasmette.
Non ho alcun rispetto per l'intuizione di chi può leggere il resoconto di quella conversazione, e ancora chiami fo lle il suo
punto fondamentale. Esso porta il marchio di una sanità mentale più sana di quella che possono assicurare una d isciplina e
un costume di vita ordinari, e un'ordinaria costituzione.
Prendetene una frase: "Risponderò a ogni domanda alla quale io possa rispondere onorevolmente; non altrimenti . Per
quanto mi riguarda, ho detto tutto secondo verità. Io valuto le mie parole, signore". I pochi che parlano del suo spirito di
vendetta, mentre realmente ammirano il suo eroismo, non hanno nessun reagente con cui scoprire un uomo nobi le, né alcun
amalgama da combinare con il suo puro oro. Con esso, mescolano le loro proprie scorie.
E' un sollievo rivolgersi, da questi calunniatori, alle testimonianze dei suoi secondini e dei suoi boia spaventati però più
sinceri. Il Governatore Wise parla di lui molto più giustamente e dimostra verso di lui maggior apprezzamento d i qualsiasi
giornale, o politicante, o uomo pubblico Nordista che mi sia capitato di ascoltare. So che potete ascoltarlo ancor a, su
questo argomento. Dice: "Quelli che pensano che Brown sia pazzo si sbagliano... E' freddo, indomito, coraggios o, ed è
solo giusto dire di lui che fu umano verso i suoi prigionieri... Mi ispirò una grande fiducia nella sua integrità, c ome uomo
veridico. E' fanatico, vano, chiacchierone" (lascio questa parte a Mister Wise) "ma risoluto, veritiero e intelligent e. E come
lui sono quelli, tra i suoi uomini, che sono sopravvissuti... Il Colonnello Washington dice che era l'uomo più fr eddo e
risoluto a sfidar pericoli che abbia mai visto. Con accanto un figlio morto e un altro trapassato da una pallottola , con una
mano sentiva il polso al figlio morente e con l'altra teneva il fucile; contemporaneamente comandava i suoi uom ini con la
massima calma, incitandoli a resistere e a vendere
la pelle quanto più cara potessero. Dei tre prigionieri bianchi, Brown, Stevens e Coppoc, è difficile dire chi foss e il più
deciso".
Quasi i primi Nordisti che lo schiavista abbia imparato a rispettare!
La testimonianza di Mister Vallandigham, anche se di minor valore, è dello stesso tenore: "E' vano sottovalutare sia l'uomo
che il suo complotto.... E' tutt'altro che pazzo o fanatico, o un comune bandito...".
"Tutto è quieto a Harper's Ferry", dicono i giornali. Ma che calma può esserci, quando la legge o lo schiavista pr evalgono?
Io considero questo evento la pietra di paragone destinata a far risaltare con chiarezza abbagliante il carattere di qu esto
governo. Avevamo bisogno d'essere aiutati in questo modo, per vederlo nella luce della storia. Occorrerebbe che il governo
stesso si vedesse. Quando un governo usa la propria forza per difendere l'ingiustizia, come fa il nostro, che sostie ne lo
schiavismo e uccide i liberatori degli schiavi, esso si rivela mera forza bruta, o, peggio ancora, forza demoniaca. E' il capo
degli assassini. E' più chiaro che mai che chi comanda è la tirannide. Vedo che questo governo è realmente alleat o della
Francia e dell'Austria nell'opprimere l'umanità. Là siede un tiranno, che tiene in ceppi quattro milioni di schiavi ; qui viene
il loro eroico liberatore. Questo governo estremamente ipocrita e diabolico guarda dal suo seggio ai quattro mili oni di
boccheggianti, e chiede con aria innocente, "Perché mai m'assalite? Non sono forse onesto? Smettete di agitarvi p er questa
ragione, o farò schiavi anche voi, oppure vi impiccherò".
Parliamo di governo RAPPRESENTATIVO; ma che mostro di governo è mai quello nel quale le più nobili faco ltà della
mente e l'intero cuore non sono rappresentati? è piuttosto una tigre o un vitello semiumani, che camminano sulla terra con
il cuore strappato e la sommità del cervello spazzato via da un colpo di fucile. Gli eroi combatterono bene sui lo ro
monconi, quando le gambe furono loro maciullate dalle pallottole, ma non ho mai sentito che nulla di simile sia stato fatto
da questo governo.
Il solo governo che io riconosca - e non importa che siano in pochi a capo di esso e che piccolo sia il suo esercit o - è quel
potere che stabilisce la giustizia sulla terra, mai quello che ci stabilisce l'ingiustizia. Che dobbiamo pensare d'un governo
che considera nemici tutti gli uomini giusti e valorosi della terra, che stanno tra lui e quelli che lui opprime? Un governo
che pretende d'essere cristiano e che crocifigge un milione di Cristi al giorno!
Tradimento! ma da dove sorge questo tradimento? non posso fare a meno di pensarvi come meritate, voi, govern i! potete far
seccare le fonti del pensiero? L'alto tradimento, quando esso significa resistere alla tirannia qui in terra, ha la sua origine nel
potere che crea e continuamente ricrea l'uomo, ed è da esso commissionato! Quando avrete preso e impiccato tut ti questi
uomini ribelli, avrete compiuto null'altro che la vostra colpa, perché non avrete colpito alla radice. Voi presumet e di
combattere contro un nemico contro il quale non si PUNTANO i cadetti di West Point e i cannoni rigati. Può tu tta l'arte
del fonditore di cannoni indurre la materia a rivoltarsi contro il suo fattore? E' forse la forma, nella quale il fondi tore pensa
di gettar la fusione, più essenziale della costituzione della forma stessa e di lui stesso ?
Gli Stati Uniti hanno un tiro di quattro milioni di schiavi, e sono decisi a tenerlo in quelle condizioni: il Massa chusetts è
uno dei sorveglianti confederati, con la funzione di impedir loro la fuga. Non sono così tutti gli abitanti del Mas sachusetts,
ma così sono quelli che governano e che qui sono obbediti. Fu il Massachusetts, come la Virginia, a sconfiggere
l'insurrezione di Harper's Ferry. Il Massachusetts vi mandò i suoi MARINES, E COSI' OGGI DOVRA' PAGARE IL FIO
PER I SUOI PECCATI.
Supponiamo che ci sia una società, in questo Stato, che salvi, con i propri soldi e la propria magnanimità, tutti gli schiavi
fuggitivi che fuggono da noi, e che protegga i nostri compatrioti di pelle scura, lasciando al governo l'altro lavor o. In
questo modo, non perde quel governo automaticamente la sua funzione, diventando degno di disprezzo da parte
dell'umanità? Se dei privati sono costretti a compiere le funzioni del governo per proteggere i deboli e dispensar e giustizia,
allora il governo diventa solo un mercenario, un impiegato che compie solo uffici servili o di poca importanza.
Naturalmente, quel governo la cui esistenza ha bisogno d'un Comitato di Vigilanza (13) è solo l'ombra di un go verno. Che
dovremmo pensare del Cadì orientale, dietro al quale lavorava segretamente un Comitato di Vigilanza? Tale è il carattere dei
nostri stati Nordisti, in genere; ognuno ha il suo Comitato di Vigilanza. E, fino a un certo punto, questi pazzi g overni
riconoscono e accettano tale rapporto. Virtualmente, essi dicono "Saremo felici di lavorare per voi in questi term ini, solo
non raccontatelo in giro". E in tal maniera il governo, assicuratosi il salario, si ritira nel retrobottega, prendendo con sé la
Costituzione, e passa gran parte del suo tempo a emendarla. Quando l'ascolto, a volte, mentre è al lavoro, e io p asso senza
farmi sentire, esso mi ricorda, alla meglio, quei contadini che, d'inverno, tentano di far soldi accomodando bot ti. E il loro
barile, per quale tipo di alcool è fatto? Speculano sul titolo e fanno buchi nelle montagne, ma non sanno stende re neppure
una normale strada maestra. La sola strada LIBERA, la Ferrovia sotterranea, è proprietà del Comitato di Vigilan za, che
anche la dirige. Essi hanno scavato gallerie sotto tutto il paese, per quanto è grande. Un tale governo sta perden do potere e
rispettabilità, e ne sono tanto sicuro come sono sicuro che l'acqua esce da un recipiente bucato, mentre invece re sta dentro in
un recipiente sano.
Sento che molti condannano questi uomini perché erano tanto pochi. Quando mai i buoni e i coraggiosi furono i n
maggioranza? Avreste voluto che aspettasse fino a quel momento? finché voi e io fossimo sopraggiunti a dargli m ano? Il
solo fatto che non avesse con sé canaglia o truppa mercenaria basterebbe per distinguerlo dagli eroi comuni. La s ua
compagnia era piccola, davvero, poiché erano ben pochi quelli che erano degni di passare l'esame. Ognuno che là sacrificò la
sua vita, al servizio dei poveri e degli oppressi, era un uomo scelto, scelto tra molte migliaia, se non milioni; de cisamente
era un uomo di principi, di raro coraggio e devota umanità, pronto a sacrificare la sua vita ogni istante, a benefic io del suo
prossimo. Si può anche pensare che non ce ne fossero molti di più, di loro pari, sotto questo rispetto, in tutto il paese parlo
solo dei suoi seguaci - poiché il loro capo, senza dubbio, percorreva il paese in lungo e in largo, cercando di ingr ossare il
proprio drappello. Questi soltanto erano pronti a mettersi tra oppressori e oppressi. Certamente erano gli uomini migliori
che voi poteste scegliere per impiccare. Quello fu il più grande omaggio che questo paese potesse far loro. Erano maturi per
la forca. Questo paese ha tentato per lungo tempo e ne ha impiccati molti, ma mai, prima d'ora, aveva trovato gl i uomini
adatti.
Quando penso a lui e ai suoi sei figli e a suo genero, per non enumerare tutti gli altri, arruolatisi per questa batta glia, che
continuarono freddamente, reverentemente, umanamente quel loro lavoro, per mesi se non per anni, dormendo e vegliando
sempre con quello scopo fisso davanti, continuamente nutrendo quel pensiero, senza aspettarsi compensi di sorta se non la
coscienza tranquilla, mentre quasi tutta l'America era raccolta contro di essi - dico ancora che la cosa mi colpisce come
spettacolo sublime. Se egli avesse avuto un qualsiasi giornale a difendere la "sua causa", un organo - come si dic e che,
monotono e stanco, ripetesse sempre lo stesso ritmo e poi facesse passare in giro il cappello, ciò sarebbe stato fa tale per la
sua efficienza. Se avesse agito in qualsiasi altra maniera, in modo che il governo l'avesse lasciato fare, avrebbe p otuto destar
sospetti. E' il fatto che il tiranno deve lasciar posto a lui oppure lui al tiranno, ciò che lo distingue da tutti i rifo rmatori
contemporanei che conosco.
Era suo credo particolare che un uomo ha tutto il diritto di opporsi con la forza allo schiavista, per salvare lo sch iavo. Sono
d'accordo con lui. Quelli che sono continuamente offesi dallo schiavismo, hanno diritto a sentirsi offesi per la m orte
violenta dello schiavista, ma essi solamente, e nessun altro; poiché saranno assai più offesi dalla sua vita che dal la sua
morte. Non sarò tanto presuntuoso da pensare che chi riesce a liberare gli schiavi nella maniera più rapida, sbagli a metodo.
Io parlo per gli schiavi quando dico che preferisco la filantropia del Capitano Brown a quella che se non mi uccid e neppure
però mi libera. Ad ogni modo non penso sia molto sano passare tutta la vita a parlare o scrivere di questa questi one, a
meno che non si sia continuamente ispirati, e io non l'ho fatto. Un uomo può avere altre cose cui badare. Io non voglio né
uccidere né essere ucciso, ma posso prevedere circostanze nelle quali tutte e due queste cose potrebbero essere ine vitabili.
Noi conserviamo la cosiddetta pace della nostra comunità compiendo piccoli atti di violenza ogni giorno. Guard ate il
poliziotto con sfollagente e manette! e la prigione! e la forca! o il cappellano del reggimento! Noi speriamo solo di vivere
sicuri, ai confini di QUESTO esercito provvisorio. Così difendiamo noi stessi e i nostri pollai e conserviamo la schiavitù.
So che la massa dei miei compatrioti pensa che il solo uso giusto che si possa fare dei fucili Sharp e delle pistol e è duellare
quando insultati da altre nazioni, o dare la caccia agli indiani o sparare a schiavi fuggitivi o altre cose del genere. Io penso
che una volta tanto i fucili Sharp e le pistole furono impiegati per una giusta causa. Gli strumenti erano in mano d'uno che
sapeva usarli.
La stessa indignazione che si dice abbia ripulito il tempio una volta, lo ripulirà ancora. La questione non è l'arm a ma lo
spirito con cui la si usa. Finora non è comparso un altro, in America, che amasse altrettanto i suoi simili e che l i trattasse
tanto dolcemente. Egli viveva per loro. La sua vita egli la sacrificò per loro. Che specie di violenza è mai quella che è
incoraggiata non dai soldati ma da pacifici cittadini, non tanto da laici ma da ministri di Dio, non da sette comb attenti ma
da Quaccheri, e non da uomini ma da donne Quacchere?
Questo evento mi rende noto che esiste un fatto come la morte - la possibilità di morire, per un uomo. Sembra c he nessun
uomo sia morto prima di lui, in America; perché, per poter morire, bisogna prima aver vissuto. Non credo nel ca rro
funebre, il drappo e il funerale che quegli altri hanno avuto. Non si trattava di morte, nel loro caso, poiché non c 'era stata
vita; solo marcirono e persero la pelle, in misura maggiore di quanto non fossero marciti e non avessero perso la pelle da
vivi. Non fu spezzato il velo di nessun tempio, fu solo scavata una buca da qualche parte. Che i morti seppellisc ano i loro
morti. I migliori di loro si scaricano completamente come orologi. Franklin, Washington, furono fatti "passare", senza
morire; semplicemente, un giorno si comincerà a sentirne la mancanza. Sento molti che dicono di star per morire , o che
sono già morti, per quanto ne so. Stupidaggini! Li sfido a farlo. Non hanno abbastanza vita in se stessi. Essi si dissolvono,
come funghi, e tengono un centinaio di eulogisti a spazzolare il luogo dove smisero di consumarsi. Solo una me zza dozzina
circa è morta, dal giorno che cominciò il mondo. Pensa di star morendo, signore? No! non c'è speranza per lei. N on ha
ancora imparato la lezione. Deve restare al doposcuola. Facciamo tanto inutile rumore per la pena capitale - perch é toglie la
vita, quando non ce n'è, di vita da togliere. "Memento mori"! Noi non capiamo quella sublime sentenza che qual che illustre
antico si fece scrivere sulla pietra tombale. L'abbiamo interpretata come un atto di umiltà e come un piagnucolio ; abbiamo
completamente dimenticato come si faccia a morire.
Ma state certi che morirete, comunque. Fate il vostro lavoro e portatelo a termine. Se saprete come cominciare sa prete anche
quando finirete.
Questi uomini, insegnandoci a morire, ci hanno contemporaneamente insegnato a vivere. Se le azioni e le parole di
quest'uomo non creano una rinascita, ciò sarebbe la più severa satira possibile dei loro atti e delle loro parole. E' la miglior
notizia che l'America abbia mai avuto. Ha già fatto battere più forte il debole polso del Nord, e gli ha infuso san gue
generoso nelle vene e nel cuore, molto più di quanto potrebbe qualsiasi numero di anni di cosiddetta prosperità
commerciale e politica. Quanti uomini, che stavano per compiere un suicidio, hanno ora qualcosa per cui vivere!
Uno scrittore dice che la peculiare monomania di Brown lo fece "temere dal Missouri come un essere soprannatu rale".
Certo, un eroe in mezzo ai vigliacchi è sempre temuto così. E lui è proprio un eroe. Egli si mostra superiore all a natura. Ha
una scintilla di divinità, in se stesso.
I giornali dicono inoltre che prova della sua pazzia è il fatto che pensasse di essere destinato a fare il lavoro che fece - che
non dubitò di questo un solo istante. Ne parlano come se fosse impossibile, al giorno d'oggi, che un uomo aves se
l'"incarico divino" di compiere una cosa qualsiasi; come se voti e religione, in rapporto al lavoro giornaliero di q ualsiasi
uomo, fossero fuori moda; come se agente per la soppressione della schiavitù potesse essere solo qualcuno nomi nato dal
Presidente o da qualche partito politico. Parlano come se la morte d'un uomo fosse un fallimento, e la sua vita ( di che tipo
sia non importa) fosse un successo.
Quando penso a quale causa si dedicò quest'uomo, e quanto religiosamente, e penso poi a quale causa si dedichi no i suoi
giudici e tutti quelli che lo condannano con tanta ferocia e prontezza, vedo che tra l'uno e gli altri corre la stessa distanza
che c'è tra il cielo e la terra. La somma di ciò è che i nostri "CAPI" sono delle persone innocue, che sanno BENE di NON
avere alcun incarico divino ma di essere stati eletti dai voti del loro partito.
Chi è colui la sicurezza del quale richiede che il Capitano Brown venga ucciso? è la sua morte indispensabile a q ualche
Nordista? non c'è proprio altra risorsa che gettare quest'uomo al Minotauro? se non lo desiderate ditelo chiaramen te. Mentre
si stanno facendo queste cose, la bellezza se ne sta velata, la musica è diventata una lugubre menzogna. Pensate a lui, alle
sue qualità - un uomo simile occorrono secoli, a produrlo, secoli a capirlo; non è un eroe da operetta, né il rappre sentante
d'un partito. Ma è un uomo tale che il sole potrebbe non alzarsi più su questa terra oscura. E' un uomo per costru ire il quale
fu speso il materiale più ricco, il diamante più bello; un uomo inviato perché fosse il redentore degli uomini in c attività; e
il solo uso che di lui potete fare è attaccarlo al capo d'una corda! Voi che dite di addolorarvi per la crocifissione di Cristo,
pensate a quello che state per fare a chi si offrì come salvatore a quattro milioni di esseri umani.
Ogni uomo sa quando è giustificato nelle azioni che compie, e tutti i sapienti del mondo non possono illuminar lo in
proposito. L'assassino sa sempre che la sua punizione è giusta; ma quando un governo toglie la vita a un uomo s enza il
consenso della coscienza di costui, allora quel governo è troppo audace, e s'incammina verso la propria dissoluzi one. E'
forse impossibile che un individuo abbia ragione e un governo abbia torto? Forse che le leggi devono essere imp oste solo
perché furono fatte? o devono essere dichiarate giuste da un qualsiasi numero di uomini, quando questi sanno ch e NON
sono giuste? E' necessario che un uomo sia uno strumento per compiere un fatto che la sua natura migliore disap prova? E'
forse intenzione dei legislatori che gli uomini GIUSTI siano sempre impiccati? E i giudici - devono forse interpr etare la
legge alla lettera, senza interpretare lo spirito? Che diritto avete, VOI, a stringere un patto con voi stessi impegna ndovi a
fare questo o quello contro la luce che è in voi? Siete proprio VOI che dovete DECIDERE, o giungere a una riso luzione
qualsiasi, e non invece accettare le convinzioni che vi sono imposte e che superano la vostra capacità di compren sione? Io
non credo agli avvocati, a quella maniera di attaccare o difendere un uomo, perché così facendo si scende a incon trare il
giudice sul suo terreno, e in casi di estrema importanza non importa nulla che un uomo rompa una legge umana o no. Che
gli avvocati decidano solo su casi di poco conto. Gli affaristi possono deciderlo da sé. Se fossero gli interpreti d elle leggi
eterne che giustamente legano l'uomo, allora la cosa sarebbe diversa. Ma è una ben ingannevole fabbrica di leggi , questa che
per metà è in terra schiava e per metà in terra libera! Che razza di leggi per uomini liberi potete aspettarvi?
Sono qui a perorare la causa di Brown di fronte a voi. Non sto perorando per la sua vita ma per la sua reputazion e- per la
sua vita immortale; e così ciò diventa una causa completamente vostra, non più sua, per nulla. Circa milleottoce nto anni fa
Cristo fu crocifisso; forse questa mattina il Capitano Brown fu impiccato. Questi due uomini sono i due capi d'u na catena
che non è senza anelli. Egli non è il Vecchio Brown - ma un angelo di luce.
Vedo ora che era necessario che l'uomo più coraggioso e umano del paese fosse impiccato. Forse lo capì lui stess o; quasi
TEMO di poter sapere che è stato liberato, poiché non credo che una vita più lunga, se mai QUALSIASI vita, po ssa giovare
tanto quanto la sua morte.
"Sviato!" - "Chiacchierone!" - "Pazzo!" "Vendicativo!". Voi scrivete così, nelle vostre poltrone, e così, ferito, eg li risponde
dal pavimento dell'arsenale, sereno come un cielo limpido, vero come la luce della natura: "Nessuno mi mandò q ui: fui
spinto da me stesso e dal mio Fattore. Non mi riconosco alcun padrone di forma umana".
E con che dolce e nobile tono egli continua, rivolgendosi a quelli che l'hanno catturato, che stanno sopra di lui: "Penso,
amici miei, che voi siate gravemente colpevoli verso Dio e l'umanità, e che sarebbe perfettamente giusto, per chi unque,
opporsi a voi onde liberare quelli che coscientemente e malvagiamente voi tenete in schiavitù".
E parlando del suo movimento: "Nella mia opinione, è il più grande servizio che un uomo possa rendere a Dio.
Ho pietà dei poveri in schiavitù che non hanno nessuno che li aiuti; questa è la ragione per cui io sono qui; non per
animosità personale, vendetta, o spirito vendicativo. Io sono dalla parte degli oppressi e dei maltrattati, che alla vista di
Dio sono altrettanto buoni e preziosi di voi. Voi non riconoscete la vostra Scrittura, quando la vedete.
Voglio che capiate che io rispetto i diritti della più povera e più debole gente di colore, oppressa dal potere schia vista, nella
stessa maniera che voi rispettate i diritti dei più ricchi e dei potenti.
Voglio dire, inoltre, che fareste meglio - tutti voi, gente del Sud - a prepararvi per una sistemazione di questa qu estione,
che deve essere sistemata più presto possibile di quanto voi non vi possiate aspettare. Potete liberarvi di me mol to
facilmente. Ve ne siete già liberati adesso; ma la questione deve ancora essere risolta - questa questione negra, vo glio dire.
La fine non è ancora arrivata".
Io prevedo il giorno in cui questa scena sarà dipinta, e il pittore non cercherà più i propri argomenti nella storia r omana; il
poeta la canterà; lo storico la ricorderà; e con l'Approdo dei Padri Pellegrini e la Dichiarazione d'Indipendenza, q uesto
quadro adornerà qualche futuro Museo Nazionale; quando almeno la forma presente di schiavitù non esisterà più , qui.
Allora potremo piangere liberamente per il Capitano Brown. Allora, e solo allora, noi ci vendicheremo.


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NOTE.
NOTA 1: Gli abolizionisti.
NOTA 2: Ethan Allen (1738-1789), eroe della Rivoluzione Americana. John Stark (1728-1822), ufficiale delle tr uppe
rivoluzionarie americane.
NOTA 3: J. Buford, colonnello schiavista, contemporaneo di Thoreau.
NOTA 4: Bande irregolari schiaviste.
NOTA 5: Clement L. Vallandigham (1820-1871). Uomo politico dell'Ohio, si oppose violentemente alla politic a che portò
alla Guerra Civile. Divenne noto come capo dei "Copperheads" ("Teste di Rame"), i "Democratici della Pace".
NOTA 6: Riferimento a un famoso episodio della guerra di Crimea, durante la quale, a Balaklava (Sebastopoli), il 25
Ottobre 1854 la cavalleria inglese venne decimata dai russi, avendo caricato le postazioni d'artiglieria del nemico in
obbedienza a un ordine inesatto.
NOTA 7: Israel Putnam (1718-1790), soldato del Massachusetts, capo delle truppe del Connecticut durante la R ibellione di
Pontiac. Maggiore generale a Bunker Hill, venne più tardi esonerato dalla carica per insubordinazione.
NOTA 8: Henry Wilson, uomo politico del New Hampshire.
NOTA 9: Il "Liberator" era un giornale antischiavista, di Boston.
NOTA 10: Robert J. Walker, democratico dello Stato del Mississipi.
NOTA 11: Per la "Magna carta" (1215), nessun uomo libero può essere giudicato da una giuria non formata da u omini del
suo rango.
NOTA 12: J. M. Mason (1798-1871), progettò la legge contro gii schiavi fuggitivi (1850).
NOTA 13: Si trattava d'un Comitato Cittadino per l'Ordine Pubblico. Organizzò, tra l'altro, la "Ferrovia Sotterra nea",
organizzazione per aiutare i negri che, dal Sud, fuggivano nel Nord.
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Commenti su Henry Thoreau

NATHANIEL HAWTHORNE.
... Non è una persona facile. Davanti a lui ci si vergogna di avere soldi, di possedere due cappotti, persino d'aver e scritto un
libro che sarà letto da molti - a tal punto il suo modo di vita è critico di ogni altro modo di vita approvato.
(in "Nathaniel Hawthorne" di E. Mather, lettera a Lord Houghton).

RALPH WALDO EMERSON.
... Era un piacere e un privilegio passeggiare con lui. Conosceva la campagna come una volpe o un uccello, e la p ercorreva
con altrettanta libertà, seguendo sentieri suoi propri. Sapeva riconoscere ogni orma nella neve, ogni impronta sul terreno, e
indovinare quale creatura avesse percorso quel sentiero prima di lui... Ogni fenomeno naturale lo interessava nell a stessa
misura. Il suo profondo intuito individuava l'affinità delle leggi che governano la natura: di nessun altro genio p otrei dire
che con tanta prontezza sapesse risalire dal fatto singolo alla norma universale. I suoi occhi erano aperti alla belle zza, le sue
orecchie alla musica... scopriva suggestioni poetiche nel ronzio dei fili telegrafici... Ora, se il suo genio fosse sta to
puramente contemplativo, egli si sarebbe attagliato perfettamente alla vita che si scelse, ma la sua energia e la su a abilità
pratica facevano sì che sembrasse nato per grandi imprese, destinato al comando; e tale è il mio rimpianto per lo spreco
delle sue rare doti d'uomo d'azione, che non posso fare a meno di considerare come un difetto, in lui, la mancanz a
d'ambizione. In assenza della quale, invece di costruire per tutta l'America, si ridusse a capeggiare una spedizione di
erboristi.
Piantare fagioli, è vero, può essere utile, una volta o l'altra, al fine di impiantare imperi ma, se passano gli anni, e si tratta
sempre e soltanto di fagioli!...
(dall'orazione funebre in morte di Thoreau pubblicata in "Atlantic Monthly", n. 10, agosto 1862).

HENRY MILLER.
A malapena mezza dozzina di nomi nella storia americana hanno un significato per me. Il nome di Thoreau è un o di essi.
Penso a lui come a un genuino rappresentante dell'America, un tipo umano che, ahimè, abbiamo cessato di conia re. Non è
affatto un democratico, nel senso che noi oggi diamo alla parola. E' quello che Lawrence chiamerebbe un "aristoc ratico dello
spirito", ossia quel rarissimo esemplare che è un individuo autentico. Lo potremmo con maggior precisione defin ire
anarchico che socialista o comunista. E tuttavia non aveva interesse per la politica; apparteneva a quella categoria di uomini
che, se soltanto fossero più numerosi, provocherebbero la caduta naturale di ogni governo... Il segreto della sua i nfluenza
ancor viva, ancora operante, è molto semplice. Era un uomo di principi in cui pensiero e comportamento collima vano
perfettamente. Si assumeva tutta la responsabilità dei suoi gesti come delle sue parole. Il termine compromesso n on entrava
nel suo vocabolario. L'America, malgrado la sua condizione privilegiata, ha prodotto soltanto un piccolo gruppo di uomini
di questo calibro. E la ragione è ovvia: uomini come Thoreau non furono mai in accordo con le tendenze del pro prio tempo.
Simboleggiano un'America lontana dall'essere nata oggi quanto lo era nel 1776 o ancor prima. Scelsero la via dif ficile
invece della facile. Credettero in se stessi soprattutto, non si preoccuparono del giudizio dei vicini, né esitarono a sfidare il
governo quando era in gioco la giustizia... La nozione stessa di "disobbedienza civile" per esempio, oggi è impe nsabile
(tranne in India, forse, dove Gandhi ha usato il saggio di Thoreau come manuale nella campagna a favore della re sistenza
passiva). Chi, nel nostro paese, osasse assumere l'atteggiamento di Thoreau di fronte a qualche problema cruciale del nostro
tempo, sarebbe condannato senza dubbio alla prigione a vita. E non ci sarebbe nessuno a difenderlo, come Thore au difese il
nome e la reputazione di John Brown.
(Preface to Three Essays by Henry David Thoreau, Stanford University, James Ladd Delkin, 1946).

ABE FORTES.
... Thoreau offre un esempio del rifiuto ad accettare globalmente l'autorità dello stato. Sosteneva d'essere dispost o a pagare
alcune tasse specifiche, ma non una tassa globale a un governo che tollerava la schiavitù. Respingeva il principio secondo
cui il singolo deve dare il proprio appoggio a tutte le attività governative, anche a quelle a cui egli è vigorosame nte
contrario. E asseriva il diritto di scegliere personalmente quali tasse pagare e quali no; di decidere quale tassa fos se
moralmente giustificata e quale non lo fosse... La posizione di Thoreau non è lontana da quella assunta da Joan B aez e da
altri che rifiutarono di pagare le tasse federali, devolute al finanziamento della guerra in Vietnam. Ma la posizion e di
Thoreau era meno selettiva. Il principio da lui affermato si applicava a tutti gli atti governativi eccetto quelli che
incontrassero la sua approvazione...
(Concerning Dissent and Civil Disobedience, The New American Library, 1968).

MARCEL PROUST.
Leggete le pagine ammirevoli di "Walden". E' come se uno le leggesse in se stesso tanto emergono dal fondo de lla nostra
esperienza intima...
(Lettres à la Comtesse de Noailles, 1904).

GANDHI.
Il satyagraha letteralmente indica la completa adesione alla Verità, e dunque significa forza della Verità. La Verit à è l'anima
o spirito, e dunque il satyagraha è definito anche forza dell'anima. Esso esclude l'uso della violenza poiché l'uom o è
incapace di conoscere la verità assoluta, e dunque non ha il diritto di punire. Il termine satyagraha fu coniato in S ud Africa
per distinguere la resistenza non-violenta degli indiani del Sud Africa dalla contemporanea "resistenza passiva" d elle
suffragette e di altri. Il satyagraha non è concepito come un'arma del debole.
La resistenza passiva intesa nel senso letterale del termine inglese è la caratteristica sia del movimento delle suffr agette che
della lotta dei non-conformisti. La resistenza passiva è stata concepita ed è considerata come un'arma del debole. Sebbene
eviti la violenza, strumento di cui il debole non può servirsi, essa non ne esclude completamente l'uso nel caso c he a
giudizio di chi pratica la resistenza passiva, la situazione lo richieda. Tuttavia la resistenza passiva è sempre stata distinta
dalla resistenza armata, e la sua pratica un tempo fu prerogativa dei martiri cristiani.
La disobbedienza civile è la violazione civile delle leggi immorali e oppressive. L'espressione, a quanto mi risulta, fu
coniata da Thoreau per indicare la sua resistenza contro le leggi di uno stato schiavista. Egli ha lasciato un'opera magistrale
sul dovere della disobbedienza civile. Ma Thoreau forse non era un vero campione della non-violenza. Probabilmente inoltre
egli limitò la sua violazione delle leggi alla legge sulle entrate, ossia al pagamento delle tasse. Al contrario la
disobbedienza civile come fu praticata nel 1919 comportava la violazione di tutte le leggi oppressive e immor ali. Essa
significava porsi fuori legge in modo civile, ossia non-violento. Il seguace della disobbedienza civile si espon eva alle
sanzioni previste dalla legge e si sottometteva di buon grado all'incarcerazione. La disobbedienza civile è una p arte del
satyagraha.
La non-collaborazione implica fondamentalmente il rifiuto di collaborare con lo stato che a giudizio del seguace della noncollaborazione
è diventato corrotto, ed esclude la disobbedienza civile di tipo totale sopra descritta. Per la sua stessa natura
la non-collaborazione può essere praticata anche dai bambini che hanno appena l'età della ragione e può essere agevolmente
praticata dalle masse. La disobbedienza civile presuppone la disposizione a obbedire spontaneamente alle legg i, non per
timore delle sanzioni che esse prevedono. Essa dunque può essere praticata solo come mezzo estremo e, almen o in una
prima fase, soltanto da pochi elementi selezionati. Anche la non-collaborazione, come la disobbedienza civile, è una parte
del satyagraha, che comprende ogni forma di resistenza non-violenta per l'affermazione della Verità.
("Young India", 23 marzo 1921).
2. Sull'ahimsa come atto positivo d'amore e sulla disobbedienza civile come concreta espressione di esso.
L'ahimsa a mio parere deve essere interpretato non puramente come un'espressione negativa che indica la volo ntà di non
nuocere ad alcuno, ma come un'espressione positiva di amore, della volontà di fare il bene anche di chi comm ette il male.
Ciò non significa tuttavia aiutare chi commette il male a continuare le sue azioni immorali o tollerare queste u ltime
passivamente. Al contrario l'amore, espressione positiva dell'ahimsa, richiede che si resista a colui che comme tte il male
dissociandosi da lui, anche se questo può offenderlo o arrecargli dei danni fisici. Così, se mio figlio conduce u na vita
immorale, io non devo aiutarlo a perseverare.

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