Il tallone d'Achille della potenza cinese: la religione
di Liu Peng

In Cina crescono il Pil e le riserve di moneta estera, ma cresce anche il vuoto spirituale delle persone. Le campagne di moralizzazione del Partito sono tutte fallite, lasciando spazi a stupefacenti episodi di corruzione, menzogne, violenze a cui la gente risponde con le rivolte. Se la Cina vuole essere una grande potenza, deve affrontare la questione della religione.

Prima parte dello studio del prof. Liu Peng, accademico cinese delle scienze sociali.


I cinesi hanno "perso la fede" negli ideali proposti dal Partito
di Liu Peng

L'autorevole Liu Peng, accademico delle scienze sociali di Pechino, mostra tutta la fragilità di cui è intessuto lo Stato cinese, la cui ideologia non è più condivisa dalla maggioranza della popolazione. Per evitare il collasso del Paese, i governanti devono porre attenzione alle fedi e alle religioni dei loro sudditi. Liu Peng spiega in modo magistrale che la fede (intesa come credenza religiosa, ideologia, scienza) è una dimensione essenziale di ogni individuo, la base che offre motivazioni per vivere. Per questo essa deve essere libera da costrizioni.

Seconda parte dello studio del prof. Liu Peng, accademico cinese delle scienze sociali.


Dopo le "religioni fallite" di Mao e di Deng, la Cina cerca Dio
di Liu Peng

Il vuoto spirituale diffuso in Cina è dovuto ai 30 anni di ideologia della lotta di classe, di culto della personalità di Mao, di sacrificio fino alla morte: una vera e propria religione. Ma essa è fallita e ha dato luogo alla frenesia del "diventare ricchi", creando un società vuota, che scoppia di contraddizioni fra ricchi e poveri, città e campagna, inquinamento, sfruttamento, corruzione.

Terza parte dello studio del prof. Liu Peng, accademico cinese delle scienze sociali.


http://www.asianews.it
25/07/2012

Il tallone d'Achille della potenza cinese: la religione
di Liu Peng

In Cina crescono il Pil e le riserve di moneta estera, ma cresce anche il vuoto spirituale delle persone. Le campagne di moralizzazione del Partito sono tutte fallite, lasciando spazi a stupefacenti episodi di corruzione, menzogne, violenze a cui la gente risponde con le rivolte. Se la Cina vuole essere una grande potenza, deve affrontare la questione della religione. Prima parte.

Pechino (AsiaNews) - La Cina non potrà essere una grande potenza finché non troverà dei valori spirituali e lascerà spazio alle religioni: questa tesi che AsiaNews sottolinea da sempre è oggi affermata e sottolineata da una personalità come Liu Peng, un membro dell'Accademia delle scienze sociali di Pechino. Esperto del mondo religioso cinese e americano, Liu mostra che il suo Paese soffre per una crisi spirituale che potrebbe portarlo al collasso. Sebbene la Cina abbia compiuto enormi passi nel progresso materiale, la nazione manca di un sistema di valori spirituali che generano i mali della corruzione, della violenza dell'ingiustizia. Per l'autore, le crescenti rivolte sociali sono un segno che la Cina ha bisogno urgente di cambiare, lasciando libertà alle religioni e innervando la società di valori provenienti dalle fedi religiose. Solo così essa potrà divenire una reale, grande potenza. Pubblichiamo questo lungo articolo a puntate, nella speranza che possa dare suggerimenti al prossimo Congresso del Partito comunista cinese

Il testo che presentiamo qui è la prima parte di una conferenza tenuta da Liu Peng e pubblicata dal Pu Shi Institute for Social Sciences nel 2011. La traduzione in italiano e le note sono a cura di AsiaNews. Nei prossimi giorni pubblicheremo le altre parti.

 Con il suo impressionante sviluppo economico, la Cina è giunta ormai al livello di potenza mondiale. Alcuni studiosi suggeriscono perfino che essa faccia paio con gli Stati Uniti, coniando il termine "ChinaAmerica" e "G2". Al G20 del 2010 la Cina è entrata ancora di più al centro della ribalta mondiale, emergendo dalla crisi economica globale con una crescita intatta, mentre le economie delle vecchie superpotenze rimanevano stagnanti. A causa di ciò, alcuni cinesi pensano che il modello cinese sia l'unico ad essere giusto. E così nei media cinesi alcuni hanno cominciato a porre domande quali: la Cina ha la riserva di moneta estera più vasta del mondo, come dovrebbe spenderla? La Cina è proprietaria di 1000 miliardi di dollari di debito americano, dovrebbe venire in soccorso degli Usa? Il Renminbi cinese dovrebbe prendere il posto del dollaro Usa?

Non è esagerato dire che i cinesi non si sentivano così orgogliosi, realizzati, fiduciosi dai tempi della Guerra dell'oppio del 1840. Vi sono persone dentro e fuori la Cina i quali credono che la Cina diverrà presto una superpotenza uguale agli Stati Uniti e potrebbe perfino rimpiazzarla come potere dominante nel mondo. Forse che il sogno a lungo accarezzato della Cina che si leva è dietro l'angolo? Per la Cina è finalmente arrivato il giorno in cui strapparsi di dosso il marchio di "nazione povera, sottosviluppata e popolosa" per entrare nel club delle superpotenze e avere così la possibilità di dominare il destino del pianeta.

 Mille miliardi di dollari di debito pubblico Usa

 Va detto che, sebbene sostenuta da fatti, la tanto pubblicizzata "crescita della Cina" non dà un'immagine completa. Che la Cina possa diventare un "potere", con impatto e influenza reali, e fino a che punto essa può mantenere l'attuale "senso di ottimismo" sono domande molto più complesse di quanto i media tendano a mostrare. Il sentimento positivo con cui i cinesi guardano alla crescita della Cina ha come base l'innalzamento del Prodotto interno lordo (Pil) e delle riserve di moneta estera (Fer, foreign exchange reserves). In altre parole, come dice il proverbio, "il denaro non è un problema". Ma il Pil e il Fer non mostrano tutto. Cosa è il "potere" reale? Non tutti i cinesi conoscono la risposta a questa domanda.

Dal punto di vista storico, il cosiddetto "potere" si riferisce a quegli Stati che hanno una posizione dominante nel sistema internazionale e che usano tale posizione per influenzare eventi e far avanzare i loro interessi nei campi politico, economico, militare, scientifico e tecnologico, della fede spirituale (compresa l'ideologia) e può proiettare il suo potere su scala globale per proteggere i propri interessi. Esso non si riferisce a quegli Stati che sono solo ricchi dal punto di vista finanziario, o hanno armi nucleari, o una vasta popolazione o territorio. In altre parole, i vantaggi del Pil e del Fer non sono sufficienti perché una nazione rivendichi di essere "in crescita" , e ancora meno di essere  una "grande potenza".

A tutt'oggi, molte nazioni nel mondo godono di un Pil molto più alto di quello della Cina, ma non sono considerate una grande potenza che domina gli affari mondiali. Ci sono per esempio nazioni il cui Pil in assoluto e per persona sono entrambi più alti che in Cina ma esse non hanno molto da dire nella politica internazionale. Almeno per un certo periodo nel futuro, con ogni probabilità il Giappone non diverrà membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ancora, nazioni come l'India - che ha una vasta popolazione -, quelle del Medio oriente, ricche di petrolio, e la Russia, che ha un territorio vastissimo, ricco di risorse e di testate nucleari, non possono essere considerate "grandi potenze".

È facile essere "potenza" in una certa regione o in un certo campo, ma è difficile essere "potenza" che proietta la sua influenza nei campi economico, politico, militare, di scienza e tecnologia, cultura, sistemi di valori, fino a esercitare un largo impatto sul mondo.

Prima di determinare se un Paese è una "potenza", occorre raccogliere molti indicatori e elementi di forza, mostrando che esso gioca un ruolo significativo negli affari internazionali e che influenzerà sempre le direttive mondiali, cambiando l'ordine internazionale secondo il suo volere, e offrendosi come modello da ammirare e da seguire per altre nazioni. In altre parole [tale Paese] dovrebbe essere potente dal punto di vista materiale e spirituale, con una potenza "hard" e "soft".

Da questo punto di vista, il chiasso dei media occidentali sul fatto che la Cina è ormai alla pari con gli Stati Uniti e sta diventando una "comunità capace di amministrare il mondo" è senza dubbio una strategia calcolata che punta a obbligare la Cina  a prendere più responsabilità e obbligazioni, uccidendo la "crescita cinese" con tenere adulazioni.

Il popolo cinese deve avere chiaro come e in quali campi la Cina è forte e per quanto tempo essa potrà durare. In effetti, i cinesi hanno bisogno di considerare non tanto ciò che la Cina ha fatto o ha raggiunto, ma ciò che le manca: qual è il suo tallone di Achille nella crescita.

Rispondere a questa domanda è doloroso, ma evitarlo bloccherà la Cina da una vera crescita. Anche se la Cina ha un Pil che ha sorpassato il Giappone, ha costruito la sua propria portaerei, ha lanciato con successo l'uomo nello spazio, è arrivata sulla luna, la Cina non può dirsi una "potenza" perché il Pil e il Fer non sono onnipotenti. Se la Cina non sviluppa la sua forza complessiva in altri aspetti, la sua posizione dominante in campo economico sarà solo temporanea. E se la Cina non trova una soluzione al suo tallone d'Achille, non raggiungerà mai lo status di grande potenza.

 Cosa manca alla Cina?

 Cosa intendo con "forza complessiva in altri aspetti"? La lista delle risposte a tale questione sarebbe molto lunga. Ma in effetti la domanda può essere espressa in altri due modi: "Qual è la debolezza che frena lo sviluppo della Cina?". Oppure: "Cosa manca davvero alla Cina di oggi?".

Parlando di mancanze, molte persone potrebbero pensare a cose come le risorse energetiche, vera strettoia per lo sviluppo futuro del Paese. Altri potrebbero dire: il mercato globale, l'energia, la scienza e la tecnologia. Altri potrebbero riferirsi al sistema legale. È vero: questi sono elementi vitali e indispensabili per il futuro sviluppo della Cina, ma essi sono anche solo risultati di un'analisi a livello materiale e tecnico, e non debolezze radicali (mortali).

Guardando al modo in cui la Cina ha cercato di mantenere la sua statura nel mondo durante migliaia di anni di storia, e al modo in cui altri poteri sono sorti nella storia, possiamo vedere che il fattore chiave e determinante dello sviluppo futuro della Cina sta non nel livello materiale, ma in quello spirituale. Di cosa ha più bisogno la Cina del 21mo secolo? Della fede! La Cina soffre di gravi carenze nella sua vita spirituale e nella moralità che alla base sono questioni di fede. In questo campo della fede i cinesi stanno sperimentando un profondo vuoto e una profonda confusione. È tempo di accendere la luce della torcia dello spirito che brilli sulla strada dello sviluppo per la nazione e il Paese.

La società cinese ha assistito a un'abbondante serie di fenomeni oltraggiosi e ridicoli, che poco hanno a che fare con la giustizia. La ragione non è perché siamo a corto di soldi. Piuttosto [la ragione] è che abbiamo perso la nostra fede. Come per una casa coperta di povere d'oro, stiamo solo godendo di una gloria apparente. Mentre il nocciolo dei valori e dei sistemi spirituali che hanno sostenuto lo spirito cinese in passato sono stati distrutti, non abbiamo ancora fatto i cambiamenti necessari per sviluppare e mantenere un nuovo nocciolo e un nuovo sistema spirituale per i cinesi di oggi. La fede del passato è stata distrutta, ma una nuova non è ancora stata costruita; così lo squilibrio fra lo spirituale e il materiale, causato dal vuoto spirituale e morale si è accresciuto sempre più.

Anche se la Cina ha raggiunto un evidente sviluppo materiale, la prosperità materiale non può riempire il vuoto dello spirito e della fede. Mancando di combustibile fresco, la luce della torcia spirituale cinese si sta spegnendo. In effetti, la luce della torcia spirituale è perfino troppo bassa per indicare una direzione e offrire la necessaria forza di coesione a una nazione composta di diversi gruppi etnici, molteplici classi sociali, differenti gruppi di interesse; a maggior ragione essa non può splendere nel buio e illuminare ogni angolo della terra. Come può una nazione così salire al livello di grande potenza?

In altri termini, se la Cina vuole giungere allo status di grande potenza, deve rispondere alla seguente domanda: Qual è il pilastro spirituale, il nocciolo dei valori e del sistema spirituale del popolo cinese? Quanto alla domanda "In che cosa crediamo oggi?", conosciamo la risposta ufficiale, ripetuta da tutti molte volte in numerosi test dalle elementari alle scuole superiori. In ogni modo, se prendiamo in considerazione la situazione attuale della fede spirituale dei cinesi, [dobbiamo dire che] essa è una domanda pressante, presente da molto tempo, ma che è stata evitata in modo deliberato. È la domanda che rende fragile la crescita della Cina dall'interno e, in una certa misura, determina il destino del futuro sviluppo del Paese.

Oggi, anche se non abbiamo il coraggio di ammetterlo, sappiamo che i principi etici della nostra società sono andati a male. I problemi etici derivano da problemi legati al sistema dei valori, che a loro volta dipendono da problemi spirituali. Questo mostra che il sistema di fede [di valori] applicato per anni dalle autorità esiste solo di nome. Purtroppo, a causa di considerazioni complesse, le autorità cinesi e i media non vogliono ammettere questo fatto e a discuterlo apertamente. La nostra vita quotidiana è piena di sempre più stupefacenti problemi sociali (l'incidente della fabbrica di mattoni nello Shanxi[1]; lo scandalo del latte alla melamina nell'Hebei[2]; lo scambio di identità di Luo Caixia per l'ammissione all'università nell'Hunan[3]; lo scandalo dei rappresentanti del governo di Guizhou e Sichuan che visitano prostitute minorenni; il caso delle corse in auto di Hu Bin nel Zhejiang[4]; il caso di Deng Yujiao nell'Hubei[5]), ma i media sono infiammati solo nel riportare la cronaca, senza analizzare le cause. In pochi casi in cui essi toccano le cause, essi non le legano con la perdita o la mancanza di fede spirituale e perciò non afferrano le cause reali di tali incidenti. Naturalmente, le autorità trattano tutto ciò come incidenti isolati, che non rappresentano la società nel suo complesso. Se sono costretti a considerare questi problemi dalla prospettiva spirituale, essi tendono ad accusare "un piccolo numero di persone" che manca di adesione ai tanto sottolineati valori e sistema morale fondamentali, alla mancanza di "una visione rivoluzionaria della vita e dei valori" e alla mancanza di ideali e fede nel comunismo.

In ogni caso, essi [le autorità] non spiegano perché le loro campagne di propaganda a lungo termine e in larga scala non hanno aiutato un tale "piccolo numero" a forgiare la loro "visione rivoluzionaria per la vita e per i valori". Essi osservano solo la drammatica crescita di crimini e il devastante capovolgimento della moralità sociale. Molto di rado, i nostri media affrontano in modo diretto o arrivano al punto: perché questi valori e sistema morale fondamentale propagati ripetutamente dalle autorità non funzionano? I cinesi che hanno risolto il problema del cibo e del vestire hanno di fatto alcun valore o sistema di fede? Cosa è andato storto nella fede dei cinesi? Pensiamo davvero che non ci sono problemi con la nostra fede o consideriamo insignificanti questi problemi e non degni del nostro studio? Dove sta andando la Cina e quanto lontano?

Senz'altro non possiamo pretendere che questi problemi non esistano e continuare a mantenere lo scaduto sistema di valori, quasi fosse la risposta standard per gli esami di scuola. Fare ciò significa nascondere le radici di tutti i problemi per rimandarli al giorno in cui le contraddizioni verranno allo scoperto. In effetti, il  ripetersi di eventi di massa come quello di Weng'an[6] mostra con chiarezza che le contraddizioni interne sono già deteriorate e cominciano ad affiorare. L'auto-inganno e l'evitare non sono utili. Se la Cina evita di trattare queste questioni di fede, non diverrà mai un potere reale. La questione della fede e il futuro della Cina sono connessi. Chiunque abbia  a cuore il destino della Cina e desidera la sua crescita deve affrontarla, deve pensarla, deve rispondervi.

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31/07/2012

I cinesi hanno "perso la fede" negli ideali proposti dal Partito
di Liu Peng

L'autorevole Liu Peng, accademico delle scienze sociali di Pechino, mostra tutta la fragilità di cui è intessuto lo Stato cinese, la cui ideologia non è più condivisa dalla maggioranza della popolazione. Per evitare il collasso del Paese, i governanti devono porre attenzione alle fedi e alle religioni dei loro sudditi. Liu Peng spiega in modo magistrale che la fede (intesa come credenza religiosa, ideologia, scienza) è una dimensione essenziale di ogni individuo, la base che offre motivazioni per vivere. Per questo essa deve essere libera da costrizioni. Seconda parte dell'articolo "Il tallone d'Achille della potenza cinese: la religione".

Pechino (AsiaNews) - La religione è un elemento essenziale per vivere, sia essa una credenza in qualche essere trascendente, o un'ideologia, o un impegno scientifico. L'accademico delle scienze sociali di Pechino, Liu Peng, offre qui in modo sistematico alcuni elementi per comprendere il fenomeno religioso e garantirne la libertà. Il mondo cinese, abituato finora a parlare solo di "attività religiose" legali o illegali (ufficiali o sotterranee), si trova a comprendere che senza religione non si vive e l'individuo o la nazione sono destinati al suicidio. Liu Peng non nasconde la preoccupazione per la "perdita di fede" che domina la Cina, che è il fallimento dell'ideologia statale, che non ha più alcun sostegno dalla popolazione. Per Pechino è giunto il tempo di integrare la fede di ogni individuo che permette la convivenza e il cammino verso il progresso. Questa è la seconda parte del testo di una conferenza dell'autore, dal titolo "Il tallone d'Achille della potenza cinese: la religione". Nei prossimi giorni pubblicheremo la terza e la quarta parte. Traduzione italiana a cura di AsiaNews. I titoletti sono della redazione.

I diversi modi di definire la fede

Che cosa intendiamo per fede? Ai cinesi la fede appare come qualcosa di misterioso, se non strano. È qualcosa di invisibile, intangibile, ma tutti sentono la sua esistenza nelle loro vite. Il termine cinese per fede consiste di due caratteri: "xin"(信) and "yang"(仰). Xin significa "credere" e yang significa "venerare". In tal modo, "xinyang" significa "credere in qualcosa con un atteggiamento di venerazione".

Dal punto di vista accademico, la fede è definita in diversi modi che si sintetizzano in questi tre: 1) è una visione del mondo e della vita che offre supporto spirituale e sostegno interiore; 2) è una fede e un'ammirazione per una certa teoria, dottrina, concezione, filosofia; 3) è un codice di condotta che guida il comportamento umano.

"A proposito di fede - afferma Hegel - io intendo la mia fede personale che appartiene totalmente al mio essere interiore".  Questa spiegazione rivela le caratteristiche della fede. Anzitutto, deve essere una vera fede, che viene dal profondo del cuore, non tanto un'idea, un valore, una dottrina o una teoria che può essere creduta in modo parziale. Come esperienza soggettiva, la fede è segnata da enormi emozioni soggettive. Il seguace di una fede non ha alcun dubbio verso l'oggetto in cui lui, o lei, crede e non cambierà i suoi giudizi di valore nonostante il modo in cui gli altri vedono il suo oggetto di fede. La reverenza che i seguaci mettono in atto verso la loro fede, agli estranei  può sembrare talvolta folle o ridicola, ma ai seguaci non importa. Per quanto riguarda la fede, l'inganno sta solo negli occhi dell'estraneo. A chi sta all'interno, è solo un problema di fede o di non fede; essi sanno cosa credere e cosa non credere.

In secondo luogo, la fede deve essere sincera, volontaria, accettata senza condizioni. L'accettazione, il riconoscimento, la fede, la reverenza, l'ammirazione e la ricerca deve essere senza alcuna costrizione o imposizione. Coercizione, seduzione e inganno non possono portare a una vera fede, né mantenerla o cambiarla. In nome della fede, il seguace può diventare fanatico o abbandonare la propria vita. Tali azioni, comunque, devono essere materia della sua propria volontà. La venerazione va combinata con la fede, altrimenti i pilastri della fede si sbriciolano.

In terzo luogo, la fede è la guida per tutte le attitudini e  comportamenti dell'uomo, e la fondazione per una visione della vita e dei valori. Attitudini e comportamenti sono la rappresentazione esterna  della fede. Senza fede, uno potrebbe essere torturato e schiacciato sotto contraddizioni inconciliabili. Così, per sostenere l'esistenza, uno deve credere in qualcosa che lo motiva a vivere ed agire nella vita. Solo con questa ragione uno può vivere una vita con significato e valore. La nostra comprensione di questa serie di valori è l'attitudine di una persona verso la vita e i valori. Il nostro credere in queste prospettive, è chiamata fede, senza di cui uno non può capire fino in fondo il significato dell'esistenza.

La fede, un motivo per vivere

In parole semplici, gli esseri umani hanno bisogno della fede per conoscere il significato della loro esistenza, la speranza per la loro vita, e per avere sufficienti ragioni per rimanere in questo mondo. Gli esseri umani vivono grazie a questa ragione e per questa ragione. La fede offre un significato eterno all'esistenza temporanea dell'essere umano, e incarna la più sicura realizzazione dei valori della vita e gli aspetti spirituali più importanti. È questo il valore della fede, che spiega perché un essere umano non può vivere senza un sistema di credenze che egli accetta volontariamente, ricerca e segue; perché la fede influenza la sua vita quotidiana e controlla tutti i suoi comportamenti fondamentali, e perché la realizzazione del valore della vita avviene sulla base della fede.

Per un individuo, la fede è la motivazione necessaria per tendere a uno scopo. Allo stesso modo, per  una nazione o a un Paese, la fede è necessaria per offrire una ragione basilare per la sua esistenza e sviluppo, e per motivare i suoi cittadini a lavorare insieme per maggiori traguardi. In tal senso, la fede è inalienabile per l'individuo, la nazione, l'umanità intera.

Qualcuno potrebbe criticare come troppo dogmatiche le affermazioni dette sopra. Essi potrebbero dire: "Io non credo in nulla. Senza la fede non sto vivendo una vita buona?".  Una simile affermazione mostra l'errore di equiparare fede e religione. La maggioranza delle persone nella maggior parte dei Paesi del mondo crede in una qualche religione e capisce con chiarezza l'oggetto della loro fede.

Però in Cina, molte persone - eccetto quelle che seguono una specifica fede religiosa - non sono coscienti in modo particolare della loro fede. In effetti, sebbene la religione sia un tipo di fede, la fede non è uguale alla religione. Perciò, non avere una religione non significa non avere fede. L'oggetto della fede può essere infatti una religione o qualcosa di diverso. Nella misura in cui un uomo crede in qualcosa e prende questo come la giusta causa della sua esistenza, allora questo qualcosa sarà il suo sostegno spirituale.

Gli scopi e gli impegni della vita mostrano con chiarezza la fede di una persona. Essi possono variare da uno all'altro, ma alla fine si raccolgono in tre categorie legate fra loro: carriera, famiglia, se stessi. La ricerca di una carriera implica il fatto che uno desidera raggiungere alcune cose e agisce per tendere a tali scopi. È un lungo processo attraverso il quale uno agisce per la realizzazione delle proprie idee e valori. Tale atto intenzionale è chiamato "ideale", lo sforza verso questo ideale si chiama "carriera" e quelli che vivono per la carriera sono definiti "idealisti". Per coloro che lottano per la loro carriera, la carriera è la loro fede, il loro scopo, la loro ragione di vita. Il loro successo in carriera dà significato alla loro vita e segna la loro più grande conquista.

La fede e la nazione

Gli esseri umani hanno natura biologica, nati con l'istinto di crescere, sostenere i membri della famiglia, amare ed essere amati. In tal modo, tutti hanno bisogno di una famiglia. La famiglia è il nocciolo della società umana e un mondo in miniatura per l'individuo. Alcuni guardano al matrimonio, alla famiglia e alla crescita dei figli come il significato della loro vita e perseguono la felicità della famiglia come la migliore manifestazione di questo scopo. Per loro, la famiglia è una fede, la fonte di tutte le loro motivazioni.

Ad ogni modo, ci sono anche coloro che rompono con la famiglia per varie ragioni. Essi preferiscono confinare il significato delle loro vite alla propria esistenza. Per essi il mondo esiste per incontrare i bisogni del proprio io. Piuttosto che vivere per la famiglia o la società, essi vivono per se stessi e i loro gesti sono motivati dalla loro stessa esistenza e desideri. Per loro, se stessi è l'oggetto della propria fede.

Differenti scopi costituiscono le basi della fede per ogni essere mortale e riflettono le qualità sociali e biologiche dell'umanità. Per un individuo, i tre tipi di scopi elencati sopra non sono in conflitto, perché una persona può vivere per uno, due o tutti loro ed ognuno di essi può essere un forte motivo per vivere. Al contrario, la fede nella vita (faith in actual life) si manifesta in modi più complicati, per il fatto che uno non solo richiede una ragione per la sua esistenza, ma vuole anche che tale ragione abbia il massimo valore. Quando i valori di una persona salgono sopra i propri interessi personali, fino ai valori condivisi da una comunità e nazione, la sua fede sale da un livello di ricerca individuale a quello di interesse sociale; dal livello materiale e tangibile a quello spirituale e astratto; dalla finitezza della vita individuale all'infinitezza del mondo e dell'universo.

Per un individuo, la fede è il motivo della propria ricerca personale e del significato dell'esistenza. Per una nazione, la fede sottolinea gli scopi comuni condivisi dalla comunità e dalla società. Nonostante la differenza, i due hanno qualche legame fra loro. Per il fatto che la fede ha una natura soggettiva e volontaria, la fede di una nazione deve essere un insieme e una manifestazione della fede degli individui, altrimenti essa rischia di perdere valore e di essere abbandonata.

Dall'inizio dei tempi, con l'osservazione e lo studio, numerosi filosofi hanno sistematizzato, riassunto e combinato i significati dell'esistenza in diverse e complesse opinioni e teorie per trovare risposte per tutti ai problemi incontrati nella vita. Le loro spiegazioni, diverse per forme e contenuti,  sono rappresentate dalla religione, dalla filosofia e dalla scienza. Nel tempo, queste teorie si sono evolute  e sono andate oltre i loro confini originali di tribù, regione, etnicità; si sono disseminate, raffinate e sistematizzate in una larga serie di fedi. Esse includono: fedi religiose come l'ebraismo, il cristianesimo, l'islam, il buddismo; fedi filosofiche come il materialismo, l'idealismo, il confucianesimo, la filosofia indiana, il platonismo, l'hegelismo; fedi politiche quali il comunismo, il marxismo, il nazional socialismo, il pacifismo; fedi umanitarie come libertà, uguaglianza, fraternità; lo Stato di diritto; fedi scientifiche come la teoria eliocentrica; la teoria del Big bang; la teoria dell'evoluzione.

Credere in niente è un po' morire

Le forme e i contenuti di queste fedi differiscono e talvolta entrano in conflitto fra loro. Ma nonostante le differenze, esse giocano un ruolo unitario nell'offrire una valida ragione all'esistenza umana. Una persona si può impegnare per una o per tante fedi nello stesso tempo. Uno potrebbe, ad esempio, essere un seguace religioso e il sostenitore di un'idea politica. Uno potrebbe impegnarsi nella religione e nella scienza. Uno potrebbe credere insieme nella scienza e in alcuni ideali filosofici.

Queste fedi arricchiscono le vite personali di scopi e potere. Tale potere può non solo cambiare il seguace della fede come individuo, ma anche influenzare la società. Esso può conquistare così tanto il fedele che egli diventa desideroso di sacrificare i propri interessie la propria vita per la diffusione e la completezza della sua fede. Morire al servizio di una fede è considerato un onore. Ciò è vero per i martiri che muoiono per le loro credenze religiose, per i politici che muoiono per le loro rivendicazioni; per gli scienziati che muoiono per la loro ricerca; per le donne che muoiono per difendere la loro castità e onore.

Al contrario, chi non ha fede in altro che in se stesso, è chiamato "seguace della fede in se stesso". Questa è considerata una fede al livello più basso, che offre solo minimali motivazioni e ragione all'esistenza, simili all'istinto animale di sopravvivenza. In qunato animale intelligente, con un pensiero razionale, questa posizione è difficile da mantenere perché l' "io" non può essere nello stesso tempo il soggetto e l'oggetto. Poiché uno non riesce a rispondere con verità alla domanda "perché vivo?", alla fine egli abbandonerà ogni tentativo di cercare il significato dell'esistenza, raggiungendo lo stato di "fede zero", del "credere in niente". Il risultato inevitabile di questa negazione dei valori nell'esistenza è il suicidio. Senza una ragione per vivere, la vita stessa diviene superflua.

Questo sttao di "fede zero", per quanto pericolosa, non è facile da raggiungere. In effetti nella maggior parte dei casi, tale posizione è frutto solo di una mancanza di coscienza dei livelli e delle qualità della fede. Quando la maggior parte dei cinesi reclama di non avere fede, essi vogliono dire che non sono impegnati in qualche particolare fede religiosa. Questo ci porta a domandare: è possibile non essere impegnati in qualche credo religioso? La risposta è no. Non nel senso che ognuno deve credere in una religione. Piuttosto, una grande maggioranza di persone non ha ancora capito che oltre le religioni stabilite (cristianesimo, buddismo, islam), segnate dalla fede in un Dio soprannaturale e dall'esistenza trascendente,  ogni idea, opinione, teoria, filosofia che parli dell'esistenza, dell'esistenza trascendentale e dell'esistenza del mondo futuro sono forme di "religione". Quando uno venera e crede in modo incondizionato in qualcosa che è oltre la ragione e la verifica pratica, e cerca di farsi guidare negli scopi e nelle azioni, di fatto egli ha già trasformato il "qualcosa" in una religione a suo modo. E sebbene questa religione è diversa o perfino in opposizione con la nozione comune di religione, rimane il fatto che essa serve come pilastro spirituale della fede di quella persona.

Per colui che crede in una religione, la fede è un piolo a cui attaccare ogni cosa, un pilastro spirituale che sostiene tutto. Al contrario, una persona che non crede nella religione o si oppone alla religione,  può prendere una teoria o idea non-religiosa come la sua propria "religione" da adorare, che offra le basi per la sua visione della vita e dei valori e dare significato alla sua esistenza. Questi due tipi di "religione" differiscono per il fatto che hanno diversi oggetti da adorare, ma funzionano allo stesso modo offrendo qualcosa come base per il proprio sistema di valori e come pilastro spirituale.

La "perdita di fede" in Cina

Nella Cina di oggi si usa il termine "perdita di fede": esso si riferisce alla perdita del sistema di fede nello Stato, nella nazione e nella società. Non significa che non vi è un sistema ufficiale di fede, ma piuttosto che il sistema stabilito e difeso dallo Stato ha perso il suo status di unità e manifestazione delle fedi individuali. In altri termini, è scomparso il terreno comune fra la fede individuale e la fede ufficiale. Individuo e Stato hanno bisogno di un "dio" per sussistere, ma attualmente, quello costruito dalle autorità e quello adorato dalla gente comune non è lo stesso.

Discutere di tutte le differenze di cui sopra, ha un significato pratico. Nel corso della storia umana, vi è stato un lungo periodo in cui la religione era presa come la fede suprema e ogni cosa era ad essa sottomessa. Quando appare lo Stato organizzato, imperatori, re e altri governanti hanno usato la sacralità della religione per giustificare e consolidare i loro regni. Quando Chiesa e Stato erano uniti, la nozione del "diritto divino dei re" costituiva il contenuto della fede e il cuore della fede politica. Quando Chiesa e Stato si sono separati, lo Stato ha giustificato il suo governo e stabilito la sua autorità attraverso la violenza o i mezzi "democratici". Le posizioni e le politiche dello Stato non erano più considerate sacre, ma la maggior parte dei governanti hanno comunque continuato a prendere la religione come la loro ideologia ufficiale. Mantenendo la religione al centro della vita comunitaria, essi sono stati capaci di rafforzare il loro potere. Essi hanno posto se stessi in parallelo con la religione e il dio del popolo, dando l'impressione che stavano agendo in nome della "provvidenza".

Ancora nei nostri giorni, molte nazioni del mondo sono classificate secondo il credo religioso condiviso dalla maggioranza della popolazione. Vi sono nazioni definite "cristiane", o "musulmane" o "buddiste". In tali Paesi è la religione, non i governanti a offrire la base spirituale e il sistema di valori. Le ideologie ufficiali e le fedi ufficiali si conformano alla fede religiosa del pubblico. Il pubblico può esprimere insoddisfazione verso i loro governanti, ma non cambieranno la fede nel loro dio. I governanti vanno e  vengono, ma il credo spirituale rimane lo stesso. Per queste nazioni, la "perdita di fede" non è un problema. L'integrazione (the conformity) fra l'ideologia ufficiale, gli orientamenti dei valori individuali e la fede spirituale è ragionevole e inevitabile se vista dalla prospettiva degli interessi nazionali globali. Nessuna nazione è desiderosa di perdere terreno per esistere, crollare e distruggere se stessa. Per questa ragione, nessuno Stato può prendere alla leggera il ruolo della religione come un legame che integra diversi gruppi etnici e diversi clan.

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06/09/2012

Dopo le "religioni fallite" di Mao e di Deng, la Cina cerca Dio
di Liu Peng

Il vuoto spirituale diffuso in Cina è dovuto ai 30 anni di ideologia della lotta di classe, di culto della personalità di Mao, di sacrificio fino alla morte: una vera e propria religione. Ma essa è fallita e ha dato luogo alla frenesia del "diventare ricchi", creando un società vuota, che scoppia di contraddizioni fra ricchi e poveri, città e campagna, inquinamento, sfruttamento, corruzione. Terza parte dello studio del prof. Liu Peng, accademico cinese delle scienze sociali.

Pechino (AsiaNews) - La Cina si trova nel profondo di una crisi spirituale perché inaridita dal maoismo e dal dengismo. É questa un'ulteriore tesi del prof. Liu Peng, accademico delle scienze sociali di Pechino ed esperto di religioni, secondo il quale il punto debole del potere cinese è proprio la mancanza di fede e di libertà di religione. In questa terza parte, Liu Peng analizza la storia della Cina, la discreta libertà vissuta nel periodo feudale e la diffusione del maoismo, dovuta alle promesse di possesso delle terre, dopo aver cacciato i proprietari terrieri, e alla presentazione della lotta di classe come una religione e Mao come il suo dio. Il fallimento economico e umano del maoismo ha portato alle aperture di Deng e all'enfasi sulle trasformazioni economiche e al "diventare ricchi" come ideale della vita (un'altra pseudo-religione). Ma nemmeno questo sazia il desiderio spirituale dell'uomo. A tutt'oggi la Cina si chiede: In che cosa crediamo?

 Il sistema religioso nella Cina antica

A questo punto, qualcuno potrebbe far notare che i temi detti sopra si applicano solo a nazioni dove tutti o la maggioranza della popolazione credono in una religione. Essi non possono essere applicati alla Cina perché, fin dai tempi antichi, Chiesa e Stato non sono stati [mai] unificati e nessuna religione è mai stata usata come pilastro spirituale o credo ufficiale.

Questa annotazione riguarda soprattutto il pensiero confuciano, che è stato il pilastro spirituale della Cina durante il periodo feudale. Se il pensiero confuciano - detto anche confucianesimo - è o no una religione, rimane un tema di accalorate discussioni. Molti studiosi hanno cercato di dimostrare che il confucianesimo è una filosofia o un differente concetto rispetto alle religioni stabilite quali buddismo, taoismo, cristianesimo o islam. Queste giustificazioni, con buona logica e sufficiente evidenza, hanno fatto emergere molte caratteristiche del confucianesimo, che non appartengono alla religione. Si può pensare che, derivate da simili analisi, tali conclusioni siano inoppugnabili. Ad ogni modo, queste giustificazioni sono di fatto costruite sulla falsa premessa che il confucianesimo è una religione simile alle religioni stabilite dell'occidente. Tale premessa sottolinea le forme esterne della religione e guarda con superficialità gli aspetti comuni fra l'essenza del confucianesimo e la religione dal punto di vista della prospettiva funzionale della fede.

Durante il periodo agricolo feudale, era naturale  enei migliori interessi dei governanti feudali cinesi mantenere il confucianesimo come credo e sistema di valori, anche se non era formalmente chiamato una religione.  È chiaro che sebbene le società feudali in Cina non hanno adottato taoismo o buddismo come loro religioni ufficiali, né hanno dichiarato "religione" il loro credo confuciano, essi hanno [comunque] consolidato il loro potere mediante un complesso strutturato di pilastri spirituali e un sistema di fede.

A confronto con il sistema uniforme di credo seguito dai governanti feudali, la gente comune del periodo feudale ha goduto di maggiore libertà nello scegliere queste credenze. Coloro che desideravano combinare la loro fede spirituale con gli appelli politici e "governare gli affari di Stato e mettere ordine il Paese sotto il cielo in modo pacifico" potevano entrare nel cerchio ufficiale e salire sulla ribalta politica superando gli esami imperiali. Coloro che erano interessati più amete spirituali che politiche, potevano divenire studiosi o uomini di lettere scrivendo libri e costruendo teorie. Coloro che per i loro bisogni spirituali consideravano insufficiente il sistema ufficiale di credenze, potevano volgersi verso religioni stabilite quali il buddismo, il taoismo, come qualcosa di complementare. La gente comune, esclusi coloro che praticavano i riti di Confucio e Mencio, potevano creare anche varie forme di credo popolare. Tutte queste credenze hanno dato luogo nell'antica Cina a un sistema di fedi a più livelli e multidimensionale. Il confucianesimo, il sistema ufficiale ed ortodosso promosso dall'imperatore, era in cima. Le religioni stabilite di buddismo e taoismo erano nel mezzo, le credenze popolari erano alla base.

Persone di classi differenti andavano d'accordo fra loro senza problemi, ognuno prendendo ciò di cui aveva bisogno e facendo ciò che essi consideravano giusto. Ciò che teneva insieme queste fedi a tre livelli era la cultura cinese tradizionale, qualificata dai caratteri cinesi. In breve, sebbene il periodo feudale della storia cinese ha testimoniato cambiamenti di dinastie e invasioni straniere, esso non ha sperimentato cambiamenti radicali nel sistema di fede della società. Non vi erano conflitti tra la famiglia e la nazione, la corte e la popolazione, l'individuo e la società in termini di identificazione di fede e di orientamento nei valori. Anche se le dinastie e gli imperatori cambiavano, esse rimanevano le stesse. In tal modo, la Cina antica non ha sperimentato una "perdita di fede".

La fede in Cina nel XX secolo

La Rivoluzione del 1911 ha rovesciato l'ultima dinastia feudale della Cina, ha dichiarato la fine del millenario sistema confuciano di governo ed ha aperto per la Cina un nuovo capitolo nella storia. Nello stesso tempo, è entrata in Cina la cultura occidentale, portando

cambiamenti sconvolgenti nell'ambito del pensiero e dell'ideologia cinese. Nel 1919, al grido di "Abbasso il confucianesimo", da parte degli intellettuali progressisti, il Movimento della Nuova cultura ha messo le basi per la trasformazione della fede nella Cina contemporanea. Come risultato, sono crollati gli idoli spirituali che avevano dominato il pensiero cinese per diverse migliaia di anni. E i cinesi hanno iniziato a domandarsi: "In che cosa dobbiamo credere ora?".

Come individui, la gente comune poteva continuare a credere in confucianesimo, buddismo, taoismo, o magari cristianesimo [protestante - ndr], cattolicesimo, o religioni popolari. Ma per la nazione o lo Stato, l'antico sostegno spirituale offerto dal confucianesimo doveva essere sradicato. Gli intellettuali radicali hanno presentato alla Cina "Mr Democracy" e "Mr Science" [democrazia e scienza - ndr], nella speranza che questi concetti avrebbero potuto rimpiazzare il sistema di credo feudale. Ondate di nuove idee e nuovi pensieri, una dopo l'altra, sono cominciate ad entrare. I cinesi si sentivano smarriti per la distruzione dei fondamenti spirituali dell'antico feudalesimo, ma allo stesso tempo erano eccitati e timorosi della rapida crescita di così tanti "ismi". La sofferenza della gente è aumentata con la salita e la caduta dei presidenti dell'appena fondata Repubblica di Cina; con gli svergognati politici e signori della guerra; le invasioni straniere, il disordine sociale causato dal collasso del sistema feudale. Ogni persona era costretta a domandarsi: "Dove sta andando la Cina?".

È a questo punto che marxismo e comunismo sono stati introdotto in Cina, attraverso la rivista New Youth, fondata da Chen Duxiu e Li Dazhao, rappresentanti della cultura progressista. In termini di fede, il marxismo, con la sua ricerca di giustizia sociale e la fine dell'oppressione e dello sfruttamento, era una luce splendente nella Cina burocratica e corrotta dei primi del '900, e ciò offriva speranza per un'indipendenza nazionale e un rinascita del popolo cinese.

Ad ogni modo, la via del successo per il marxismo e il comunismo in Cina non era facile. I contesti sociali e storici sono molto diversi da quelli che hanno dato la luce alla Rivoluzione d'Ottobre del 1917 in Russia. In quanto Paese agricolo, dominato dai proprietari terrieri, la Cina non sembrava offrire la giusta base per far crescere il marxismo e il comunismo e far partire una rivoluzione proletaria. Mao Zedong, il grande statista emerso al momento giusto, ha capito in pieno le enormi differenze esistenti fra Europa e Cina, le élite intellettuali e i lavoratori e i contadini; fra l'idealismo e l'istinto utilitaristico. Invece di sottolineare e ripetere dottrine marxiste, Mao ha inventato una versione cinese del marxismo basato sulla situazione presente della Cina, assumendo tutto il potere politico, motivando i contadini, lanciando una rivoluzione agraria e usando le aree rurali per circondare le città.

La storia ha mostrato che versione maoista del marxismo si è dimostrata esatta in modo completo. Attraverso complicate e feroci lotte interne nel Partito, il Partito comunista cinese alla fine è giunto all'accordo o al riconoscimento di Mao Zedong come il leder rivoluzionario cinese con maggiore autorità. Ma pochi hanno notato il significato profondo del facile slogan che Mao ha usato per motivare i contadini analfabeti, e cioè: Fa' cadere i despoti locali e ridistribuisci la terra". Perfino oggi, molte persone non riescono a comprendere perché sapienti professori non sono riusciti ad ottenere il sostegno dei contadini, mentre Mao è riuscito a formare un esercito rivoluzionario e a costruire delle basi rivoluzionarie.

La chiave del successo di Mao sta nella sua basilare teoria marxista, così super-semplificata che ognuno poteva capirla e convincersi ad usarla in una lotta per la propria sopravvivenza. Concetti quali plusvalore, partito politico e Stato erano troppo sofisticati da capire per dei contadini. Ciò di cui avevano bisogno era uno slogan popolare, facile da capire. "Fa' cadere i despoti locali e ridistribuisci la terra" era insieme l'appello politico del Partito comunista e lo scopo della partecipazione dei contadini alla rivoluzione.

Questo scopo ha cambiato la prospettiva di vita per milioni di persone, ed è divenuta il credo spirituale per cui hanno lottato. La questione se, dopo aver fatto cadere i despoti, la terra sarebbe stata davvero ridistribuita, e se davvero l'avrebbero posseduta, è qualcosa che non preoccupava i contadini, tutti desiderosi [solo] di cambiare la propria situazione. Con simili strenui sostenitori della versione cinese del marxismo, la rivoluzione cinese è andata avanti ed è giunta infine al successo.

Naturalmente, Mao permetteva a coloro che entravano nell'esercito rivoluzionario di mettere la loro fede solo nel guadagno di un pezzo di terra e di lottare per vendette personali. Egli aveva capito che le fedi stabilite hanno continuo bisogno di migliorare e che l'oggetto della fede aveva necessità di essere sistematizzato e santificato. Egli aveva anche capito che per distinguere se stessa dai banditi, l'armata rossa doveva avere una missione chiara che incarnava la santità della religione e serviva come una fede da perseguire con volontà e sacrificio.

Il marxismo non era una religione, ma bisognava dargli l'apparenza di una religione. Ogni soldato di questa armata rossa doveva credere in modo assoluto e incondizionato alla correttezza dello scopo rivoluzionario ed essere pronto al sacrificio della sua vita in ogni momento per la causa rivoluzionaria guidata dai leader comunisti. Tale causa deve essere presentata come "sommamente bella" e "sommamente magnifica", così da dominare [richiedere] le vite di milioni di persone. Se paragonata a un simile sommo scopo, tutta la persona, inclusa la sua vita, diviene insignificante e trascurabile. Prendere parte alla rivoluzione guidata da Mao richiedeva una trasformazione completa, da una persona comune a un seguace leale del marxismo cinese. La trasformazione era un processo di accettazione e riconoscimento di questa nuova fede come una religione, attraverso cui la gente avrebbe stabilito un nuovo credo e tratto significato per la loro vita. . "Fa' cadere i despoti locali e ridistribuisci la terra" non era più uno strumento per interessi personali, ma parte di una grande "causa". I partecipanti a questa "causa" non erano più comuni contadini che volevano fare fortuna o prendersi una vedetta, ma idealisti diretti verso uno scopo a lungo termine, dotati di credo e ideali rivoluzionari.

Nel 1949, col supporto di alcuni milioni di strenui sostenitori armati del marxismo cinese, Mao ha assunto il potere nazionale con successo e fondato la Repubblica popolare cinese. Le parole chiavi usate per descrivere le rivolte sociali di larga scala e le trasformazioni che hanno avuto luogo dal 1911 a 1949 possono essere ben descritte come "rivoluzione militare" (comprese le attività di difesa nazionale durante la guerra Sino-giapponese). Questa magnifica rivoluzione militare, durata oltre 30anni, con il coinvolgimento di centinaia di milioni di persone era la migliore espressione di fede politica cinese in quel periodo. Essa era targata "marxismo" (che comprendeva patriottismo e nazionalismo); il suo contenuto era "liberazione" e il suo interprete più autorevole era Mao.

Tale rivoluzione aveva la sua base in una fede sostenuta da centinaia di milioni di persone; uno scopo fondato su questa fede; una ragione convincente per unire il popolo cinese nella lotta; un forte esercito di ambiziosi idealisti. La rivoluzione cinese guidata da Mao non è stata solo un successo militare. È stata anche un successo in termini politici, di spirito e di credo. Tali successi hanno contribuito alla vittoria totale del Partito comunista cinese nel 1949. A confronto, i "Tre principi del popolo" sostenuti dal Kuomintang non sono mai divenuti l'oggetto di una fede per centinaia di milioni di contadini e operai, e non si sono mai trasformati in una religione. I "Tre principi del popolo" si sono dimostrati solo uno slogan, non una fede o una religione. Le élite del Kuomintang gridavano questi slogan, ma non ci credevano sul serio e non hanno avuto l'intenzione di compierli, anche se vi erano alcuni pochi idealisti desiderosi di sacrificarsi per la realizzazione di questi principi. Come conclusione, per il Kuomintang i "Tre principi del popolo" non erano che una bandiera su una vecchia ribalta politica. Le basi di fede, i pilastri spirituali del Kuomintang erano in effetti vuote parole. E un partito senza fede è destinato a fallire.

La fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949 è stata il successo di una rivoluzione definita come "liberazione" (liberazione di classe, liberazione nazionale, liberazione del Paese). Come mantenere nella gente la passione rivoluzionaria, la lealtà verso i leader rivoluzionari, la fede nella causa rivoluzionaria era una questione ben presente nella mente di Mao. Per risolvere questo problema egli ha fatto della "lotta di classe" il punto centrale della vita politica dal 1949 al 1976, lanciando un movimento politico dopo l'altro e ottenendo il risultato di fare gradualmente della lotta di classe l'oggetto della fede del popolo. Secondo Mao, ciò che il popolo ha conquistato col sangue e col sacrificio della vita, può ancora essere tolto dai nemici di classe nascosti in esso, che attendono di colpire ancora. Il cosiddetto nemico pianificava di far "soffrire una seconda volta" il popolo dei lavoratori. Per questo i rivoluzionari devono mantenere alta la lotta di classe, perché "se la lotta di classe è sostenuta, tutti i problemi possono essere risolti".

Il pericolo posto dal nemico che complotta di colpire ancora e la necessità della lotta di classe dovevano essere sottolineati "ogni anno, ogni mese, ogni giorno".

Dalla "Campagna dei tre-contro", la "Campagna dei cinque-contro", la "Campagna di lotta contro Hufeng", il "movimento contro la destra", il "movimento contro i pro-destra" dei primi anni '50, fino al "movimento delle quattro purghe" degli anni '60e la Rivoluzione culturale, la Cina è stata intrappolata in una serie incessante  di movimenti e di lotta di classe. "Ci sono 700 milioni di persone, come non osare a intraprendere la lotta?". E siccome la lotta ha bisogno continuo di essere guidata, Mao è divenuto l'unico ad aver diritto di interpretare il marxismo cinese, con una revisione continua del suo contenuto riguardo allo scopo rivoluzionario e alla fede.

Mao ha anche lanciato una purga contro "il clan dei revisionisti nemici del Partito". Ciò richiedeva la partecipazione di un gran numero di idealisti e gli sforzi da parte dei leader a tutti i livelli di convertire la causa rivoluzionaria in una religione e far sì che i leader rivoluzionari fossero seguiti come leader religiosi. La persona che più ha capito le intenzioni di Mao è stata Lin Biao, il leadr militare incaricato dell'esercito. Egli è stato il primo a spingere verso il culto di Mao come un idolo e ad elevare i pensieri di mao a quelli di una dottrina religiosa. Egli ha promosso in modo fanatico il maoismo nell'esercito ed era stato designato successore di Mao (la sua caduta non viene discussa qui).

Nel 1966, dopo il preludio di una serie di movimenti politici, Mao ha lanciato personalmente "la Grande Rivolzuione culturale proletaria", spingendo al culmine la lotta di classe cinese. La Cina ribolliva. Essa divenne il centro dei movimenti comunisti internazionale, il mare rosso della rivoluzione proletaria. In questo mare rosso, la classe borghese e tutti i "vecchi pensieri, vecchie culture, vecchi costumi, vecchie abitudini" sono stati rovesciati. Loscopo della rivoluzione era ora la "liberazione dell'umanità". Il ritmo quotidiano della vita delle persone comprendeva cantare inni rivoluzionari a lode di Mao; tenere alto con religioso fervore le "tre lealtà, quattro infinità";  il "lottare contro ogni brandello di pensiero egoista", e "mantenere nel profondo del cuore la scintilla della rivoluzione". La "infinita devozione, infinita convinzione" verso Mao giunse al suo culmine e la fede in Mao e i pensieri di mao divennero una religione totale. Mao aveva acceso una "bomba atomica spirituale" in Cina, il cui immenso potere di spirito e fede aveva scioccato il mondo intero.

Nel 1976, la morte di Mao e la caduta della "Banda dei Quattro" pone fine alla Rivoluzione culturale. La lotta di classe " per portare avanti la rivoluzione sotto la dittatura del proletariato" che aveva avviluppato la nazione fin dal suo inizio, era giunta al termine.

Oggi, guardando indietro a quei giorni folli, coloro che sono sopravvissuti a quella "rivoluzione" hanno emozioni contrastanti. La fanatica e irrazionale "rivoluzione" ha distrutto la gioventù, la vita, le famiglie di molte persone, divorato innumerevoli giovani e donne che vi erano leali. La cosiddetta "rivoluzione" è stata senza dubbio una catastrofe per la storia della nazione cinese. Eppure, per quanto questa "rivoluzione" sia stata sbagliata, i partecipanti sono stati sinceri e pii nella loro fede. La pietà ha raggiunto livelli assurdi e alla fine ha portato a conseguenze disastrose. È corretto dire che l'abuso e gli eccessi di tale fede assoluta nel comunismo, nei leader, nel Partito e nella nazione hanno portato poi alla perdita di fede e alla sfida contro le convenzioni. Avendo sofferto di febbre politica per troppo a lungo, la gente era stufa ed esausta e voleva una pausa.

Nonostante l'eredità di Mao (adesso sono 30 anni dalla sua morte, ma vi sono ancora persone che si sforano di restaurare la fede quasi religiosa nel maoismo; esso è divenuto perfino il principio guida del Partito comunista nepalese al momento di prendere il potere), gli annuali sommovimenti politici e le lotte di classe incessanti hanno condotto l'economia nazionale sull'orlo del collasso, impoverito la forza produttiva e lasciato la Cina con una profonda mancanza di beni e di materiali. La febbre verso Mao si è abbassata e Mao è stato rimosso dall'altare (presente) nel cuore dei suoi adoratori.

Nel 1978, in conformità con la volontà di centinaia di milioni di persone, Deng Xiaoping ha cambiato la lingua del discorso politico cinese dalla "lotta di classe" alla "riforma e apertura" e ha condotto la Cina in una nuova era. Questa è stata una trasformazione storica nella Cina contemporanea. Nel 1992 Deng è andato per un giro di ispezione nel sud della Cina ed ha gridato di nuovo l'appello alle riforme. Centinaia di milioni di cinesi, che ricordavano le riforme di mercato di 14 anni prima, hanno abbracciato la riforma e l'apertura. Un detto comune era: "In una popolazione di un miliardo di persone vi sono 900 milioni di businessmen". Gente da tutti gli strati di vita era attivamente impegnata nel commercio. Se si domandava qual era la loro fede, ognuno a quel tempo avrebbe risposto senza esitazione che essi credevano nel "diventare ricchi". Tutti nella nazione condividevano questo scopo comune, cioè prendere beneficio dalle riforme e diventare ricchi.

Durante gli anni '80 e '90 la gente in Cina è stata incoraggiata ed eccitata sulle prospettive della riforma. Il marxismo tradizionale non era più il cuore della fede del popolo, ma il popolo cinese non mancava di fede. Anzi, ciò che il popolo cinese credeva può essere riassunto in questo slogan: "sostenere la riforma e l'apertura, tendere alla crescita della Cina e unirsi per una vita di benessere".

Dopo tutto, la riforma è una ridistribuzione degli interessi, e perciò la fede fondata sul perseguimento degli interessi materiali era destinata ad avere vita breve. Al contrario del maoismo, che ha trasformato il perseguire la "causa rivoluzionaria" in una fede di stile religioso, la riforma e l'apertura di Deng non sono divenute una fede quasi religiosa per l'intera nazione. Ciò non significa che la gente non desiderava possedere le cose del mondo; al contrario, il fatto che o scopo della loro vita era ora "diventare ricchi", li privava della causa di "santità". Dopo tutto, la devozione nel "diventare ricchi" non è un sacrificio che offre sostegno morale e spirituale. La ricerca di beni materiali senza il sostengo di motivazioni nobili e senza atti di carità non sono altro che "adorare il vitello d'oro".

Dopo la morte di Deng, il Partito comunista cinese ha cambiato due volte la sua leadership nazionale. La speranza e il desiderio in questa nuova era da parte di milioni sono stati sbriciolati dalla cruda realtà di una ingiusta distribuzione dei profitti. Alcuni responsabili ufficiali, in combutta con le classi ricche emergenti si appropriano delle risorse di capitale e confiscano le proprietà che appartengono al popolo e alla nazione. La polarizzazione fra ricchi e poveri è accelerata ela corruzione ufficiale è un problema crescente.

Le caratteristiche principali dello sviluppo economico della Cina sono la crescita del Pil, lo sfruttamento delle risorse, l'inquinamento dell'ambiente, i conflitti di interessi e l'incredibile arricchimento da parte di qualcuno. Coloro che sono ricchi d'un tratto trovano in se stesis un profondo deficit di spirito e fede, perché capiscono che "il denaro non è onnipotente" e la felicità non è assicurata dalla ricchezza. L'abbondanza materiale non può risolvere il problema della povertà spirituale. Molti ricchi si lamentano perfino, dicendo che "io sono così povero che non ho altro che soldi". La gente inizia a comprendere che i soldi non solo l'unico scopo della vita. "Diventare ricco" può essere una necessità , ma ciò che essi desiderano davvero è una vita piena di significato, basata sulla ricchezza.

E così la questione diventa: "Qual è il vero significato della vita?". La risposta offerta dai testi scolastici cade subito a causa dei violenti su e giù del passato. La domanda sulla fede si presenta così a tutti in modo molto tranquillo. Un individuo deve considerare quale religione, quale pensiero, quale teoria dovrebbe essere il suo pilastro spirituale. La nazione deve considerare quale sistema di fede ha la capacitò di unire la volontà e la fiducia di 1,3 miliardi di persone fino al punto di impegnarsi e fino a volere sacrificarsi per esso.

Di certo, è ormai passata l'età della rivoluzione violenta e della lotta di classe sostenuta dal marxismo, dal leninismo e dal maoismo. Con la dissoluzione dell'Urss e la sparizione delle nazioni comuniste dell'Europa dell'Est, gli scopi della "causa suprema della grande internazionale comunista", per "liberare tutta l'umanità dalle amare sofferenze" sono caduti nel dimenticatoio. Allo stesso tempo, "adorare il vitello d'oro" è logorante nella natura e non è capace di sostenere un sistema di credo. Nel 2009, 30 anni dopo le riforme e l'apertura, la Cina è ancora una volta davanti alla questione: "In che cosa crediamo?".

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