Bilderberg governa il mondo e le democrazie in modo invisibile.
In Italia, insieme alla CIA ha destabilizzato l’ordine pubblico per rafforzare il potere politico. Ferdinando Imposimato


Gladio, Bilderberg e le "stragi di Stato":
presentazione del libro di Imposimato "La Repubblica delle stragi impunite"

Ferdinando Imposimato:
"La Repubblica delle stragi impunite" (Video Completo) (solo dichiarazioni)

"Il Gruppo Bilderberg dietro alle stragi di Stato italiane"
la rivelazione di Ferdinando Imposimato

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23 dicembre 2012

La strateCia della tensione
di Federico Tulli

Parla Ferdinando Imposimato, magistrato in prima linea negli anni di piombo. I documenti inediti sulle stragi che hanno sconvolto l’Italia nel suo nuovo libro-inchiesta

Uno scenario da brividi. Con un Paese burattino, le cui sorti politiche per almeno 50 anni sono state decise altrove. E un Paese burattinaio, deciso a far valere la propria supremazia mondiale alimentando una guerra non dichiarata in un Paese che per Costituzione «ripudia la guerra». Finanziando gruppi terroristici, corrompendo uomini delle istituzioni, facendone uccidere altri. Tutto questo è stata la strategia della tensione. Raccontata, analizzata, scandagliata dei media e oramai anche sui libri di storia, questo particolare filone delle vicende che hanno caratterizzato la Prima Repubblica non è mai stata oggetto di una effettiva visione d’insieme. A colmare questa lacuna, riannodando i fili che vanno dalla strage di Portella della Ginestra (1947) a quelle in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino (1992), passando per la strage di Piazza Fontana che il 12 dicembre “compie” 43 anni, interviene oggi, documenti inediti alla mano, Ferdinando Imposimato, nel libro La Repubblica delle stragi impunite (Newton Compton). Babylon Post incontra l’autore a Roma, città in cui da giudice istruttore del Tribunale, ha seguito l’inchiesta sulla strage di via Fani, il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Imposimato si è occupato anche di lotta ai sequestri di persona, di terrorismo, di mafia e di camorra, oltre che dell’attentato al Papa. Ha inoltre istruito importanti processi, compreso quello a Michele Sindona. Ed è sua, nel 1981, la prima sentenza-ordinanza contro la banda della Magliana. Entrato in magistratura nel 1964, la lascia nel 1986 in seguito all’omicidio del fratello Franco (1983) per mano di Cosa nostra e alle continue minacce della mafia. Tra il 1987 e il 1994 viene eletto in Parlamento e per tre legislature è stato componente della Commissione antimafia. È qui che Imposimato “intercetta” gran parte della documentazione che probabilmente solo persone con la sua esperienza sanno leggere per il verso giusto.

«Questo libro – racconta l’autore – è il risultato di 30 anni di meticoloso studio e analisi di documenti inspiegabilmente e troppo a lungo trascurati. Ritengo questo mio lavoro un impegno di civiltà e mi sono deciso a pubblicarlo anche per non fare lo stesso errore di Falcone. Il quale, forse per la sua indole di siciliano, ha pagato cara la scelta di non far trapelare i segreti scottanti sulla politica italiana di cui era venuto a conoscenza durante le sue inchieste sulla mafia». Ecco allora ne La Repubblica delle stragi impunite delinearsi una lunga storia tragica e in quasi tutti i casi, dal finale non scritto, segnata da terribili eccidi di persone innocenti, sacrificate a trame segrete e oscure ragioni di Stato. Stragi ancora senza colpevoli, che hanno avvelenato il clima politico e sociale del nostro Paese per tutto l’arco dell’era repubblicana e aumentato la sfiducia del popolo italiano verso le istituzioni. Fatti di sangue orditi da terroristi di destra e di sinistra, servizi segreti deviati, massoneria, bande armate, con la “benedizione” di influenti uomini politici. Coordinati da manovratori occulti facenti capo al governo di un altro Paese: la Cia e gli Stati Uniti. L’analisi lucida ed efficace di Imposimato, mette sul tavolo questa pesante verità dopo aver risposto a degli angoscianti interrogativi: quale ruolo ha avuto la politica nella stagione delle stragi di Stato? Perché alcuni uomini delle istituzioni hanno favorito quelle menti criminali? Quale collegamento esisteva tra la strategia della tensione e Gladio, tra gli americani e gli attentati che hanno drammaticamente caratterizzato gli anni di piombo e quelli a seguire? Punto per punto l’ex magistrato disincaglia i fatti realmente accaduti dalle secche dei depistaggi e riannoda i fili della storia.

«Il problema – dice – non è avere a disposizione quanti più indizi possibile, ma capire quali sono quelli validi. Da qui sono partito, facendo richiamo alle mie capacità di magistrato, e ho iniziato a studiare a fondo i documenti relativi a “Piazza Fontana”. Di cui – ricorda – io non mi sono mai occupato perché a Milano ero giudice istruttore ed erano altri colleghi a seguire il caso». All’epoca, Imposimato come tutti si informava attraverso i giornali, ma, spiega, lo hanno portato per vie lontane dalla verità: «Io ero più che convinto della colpevolezza di Valpreda, dell’esistenza di una “pista rossa”, perché come tutti ho subito una specie di bombardamento quotidiano da parte dei giornali, a partire dal Corriere della sera, con la stessa Unità che non incideva in alcun modo. Esaminando tutte le sentenze e i gradi di giudizio, riesaminando le prove sono arrivato alla conclusione che la pista è completamente “nera” e che dietro la strage c’erano sicuramente i servizi segreti ma non erano loro i diretti interessati ad alimentare la tensione nel Paese». Chi sono stati allora i mandanti? «I diretti interessati erano alcuni politici della destra democristiana. Questa è stata per me la prima scoperta sconvolgente. E dietro di loro, c’era il governo americano che “premeva” tramite la Cia». Tre documenti inequivocabili confermano questa tesi: «C’è una lettera di Forlani, allora segretario Dc, ad Andreotti in cui scrive: conosciamo chi è che agisce con i terroristi. A margine della lettera, vergato a penna come fosse un sottotitolo è segnato: “Guerre tra democristiani”. E c’è la denuncia di Aldo Moro durante la prigionia sotto le Br in cui scrive chiaramente che la strategia della tensione faceva capo ad alcuni esponenti della democrazia cristiana che però avevano punti di riferimento all’estero». Altro apporto alla verità storica è venuta dall’ampia autobiografia di Henry Kissinger, nemico mortale di Aldo Moro per via della sua politica di apertura ai comunisti: «Vi si colgono spunti notevoli sulla strategia della tensione e sull’enorme interesse degli Stati Uniti a controllare e gestire la politica italiana, come sulle misure americane a livello internazionale per arginare il comunismo».

Destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare il potere politico. Questa era la parola d’ordine. Una stabilità che gli Stati Uniti volevano pendente a destra per impedire al più potente Partito comunista d’Europa, in continua ascesa, di gettare un ponte oltre “cortina” dal cuore del Mediterraneo. «L’Italia non è solo la porta verso l’Africa e il Medio Oriente, per gli Usa era ed è un Paese cruciale per la sua strategia difensiva globale. Era però anche il Paese con il Pci più forte d’Europa, il quale, se si fosse rinsaldato il patto d’azione con il Psi, sarebbe arrivato a ottenere, democraticamente, le chiavi della maggioranza politica assoluta». Un rischio che, negli anni ’60 come già nel primo dopoguerra, era giudicato inaccettabile da Washington. Quindi l’azione terroristica delle stragi del 1969 e degli anni seguenti era rivolta a far desistere gli uomini della Dc che pensavano a possibili alleanze con la Sinistra. «Dopo essere entrato in possesso di documenti originali e aver verificato la loro credibilità – racconta Imposimato – ho fatto una sorta di esame comparato tra la data delle stragi e il clima politico di quel periodo. Le azioni avvenivano per evitare che nascessero governi che oggi diremmo di centro sinistra. O dopo la loro costituzione, per indebolire certe correnti.

Questo è un fatto sicuro. I due principali destinatari di questi “messaggi” erano Mariano Rumor e Aldo Moro. Per quanto riguarda il primo c’è una deposizione di Stefano Delle Chiaie alla commissione anti terrorismo presieduta da Gerardo Bianco nel 1987, nel quale il neo fascista racconta che Rumor era stato obiettivo di un progetto terroristico che prevedeva la sua morte». In quel verbale di audizione di 270 pagine che Imposimato si è procurato nonostante non se ne trovi traccia in Senato, «c’è scritto che Delle Chiaie aveva saputo da fonti dei servizi segreti che questa azione doveva favorire l’avvento di Andreotti al posto di Rumor». E poi c’è la vicenda “Moro”. Che non si compie solo nell’arco dei 55 giorni tra via Fani e il ritrovamento della Renault rossa con il suo corpo. «Più di una voce disse che Moro doveva viaggiare sul treno Italicus nel 1974» chiosa Imposimato.

La Repubblica delle stragi impunite non si limita a ricostruire il decennio che si conclude con l’omicidio di Moro. L’autore riporta alla memoria la madre di tutte le stragi di Stato, Portella della Ginestra, e conclude la sua analisi con le stragi di mafia del 1992 che colpirono Falcone e Borsellino. Cosa c’è di clamoroso in Portella della Ginestra? «Io – dice Imposimato – ho approfondito la mia conoscenza degli avvenimenti attraverso gli atti delle indagini e gli atti giudiziari. Ho quindi potuto cogliere un dato sconcertante e cioè la presenza sulla scena di soggetti che poi ritroveremo in tutte le altre stragi. Prima di tutto c’è la mafia. Poi ci sono le dichiarazioni che fanno riferimento a esponenti politici. Ci sono i nomi di Scelba, Mattarella e così via. Infine compaiono gli americani, ad esempio nella persona di Charles Poletti. Italo americano, governatore di New York e massone. Lui è stato uno di quelli che hanno fatto da intermediari tra mafia, massoneria americana e il movimento separatista siciliano. Poletti agiva per conto della presidenza Usa proseguendo nell’opera di Roosvelt che per primo aveva impiegato la mediazione della massoneria americana per evitare che l’Italia entrasse nell’orbita dell’Unione sovietica. Al resto ci hanno pensato i servizi segreti italiani e la Cia. Il Primo maggio 1947 quello di Portella della Ginestra rappresenta il primo palcoscenico per le categorie di soggetti che poi ritroveremo in tutte le stragi italiane fino a via D’Amelio».

Altri libri di Ferdinando Imposimato

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Mercoledì 16 Gennaio 2013

Gladio, Bilderberg e le "stragi di Stato":
presentazione del libro di Imposimato "La Repubblica delle stragi impunite"

Ferdinando Imposimato è un magistrato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, che per qualche legislatura ha fatto anche il parlamentare, come indipendente, nel Gruppo del Partito Democratico della Sinistra, il partito nato dalle ceneri del Partito Comunista Italiano. Da politico ha fatto parte della Commissione antimafia. Nella sua lunga attività di magistrato si è occupato di molti casi di terrorismo, tra i quali il rapimento di Aldo Moro, l'attentato al Papa con l'ipotesi della pista bulgara, e ha seguito anche il procedimento contro la banda della Magliana. Ha svolto attività anche per l'Onu.

E', tra le altre cose, molto critico con i treni ad alta velocità che dovranno passare in Val Susa, ipotizzando collusioni politico-mafiose.

E' da considerare, però, che il giudice Ferdinando Imposimato crede che anche l'11 settembre sia stata un'operazione consentita al fine di creare una strategia della tensione:

Gli attentati dell'11/9 sono stati un'operazione globale di terrorismo di Stato consentita dall'amministrazione degli USA, che sapeva già dell’azione ma è rimasta intenzionalmente non reattiva al fine di fare la guerra contro l'Afghanistan e l'Iraq. Per dirla in breve, gli eventi dell'11/9 erano un caso di Strategia della Tensione messa in atto dai poteri politici ed economici negli Stati Uniti per perseguire vantaggi in capo all'industria petrolifera e delle armi. [fonte, letta qui]

Questa tesi, a mio vedere, si presenta come (molto?) meno valida rispetto a quella che potremo definire la versione ufficiale dell'attentato.

La cosa deve essergli piaciuta perchè il giudice ritiene che anche la strategia della tensione degli anni di piombo abbia implicazioni politiche e sia dovuta alla tecnica del "destabilizzare l'ordine pubblico per stabilizzare il potere politico".

Ora, Ferdinando Imposimato presenta alla stampa questo suo ultimo libro, La Repubblica delle stragi impunite, per Newton Compton, e di che cosa parli sembra molto chiaro.

Che siano tuttora impunite è un fatto evidente, che vi siano le prove certe dei mandanti è meno evidente, perchè se vi fossero non si scriverebbero libri ma capi d'accusa, probabilmente. Comunque, è sempre meglio parlare delle cose piuttosto che metterle a tacere. A patto di considerare la realtà nel suo giusto grado di complessità, nè più nè meno, per non scambiare tutta la realtà per un unico grande complotto o, in alternativa, un luogo dove la verità dimora tutta nella versione ufficiale.


youmedia
15 gennaio 2013

"Il Gruppo Bilderberg dietro alle stragi di Stato italiane",
la rivelazione di Ferdinando Imposimato

Il Gruppo internazionale Bilderberg implicato nelle stragi degli anni Settanta e Ottanta in Italia operate prima dai nuclei terroristici neri e poi dalla mafia. A rivelarlo è il Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, durante la presentazione napoletana del suo nuovo libro "La repubblica delle stragi impunite". "Ormai sappiamo tutto della strategia del terrore, che fu attuata dalla struttura Gladio (Stay Behind) in supporto ai servizi segreti (non deviati) italiani" conferma Imposimato "La strategia serviva a scoraggiare l'instaurarsi di governi di sinistra ed era orchestrata dalla Cia".

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