La fabbrica del debito, perfetta per ricattare l’umanità


Debito Ergo Sum La Fabbrica dell'Uomo Indebitato
di Maurizio Lazzarato

Estratto da: La fabbrica dell’uomo indebitato di Maurizio Lazzarato


La Morale del Debito e il Tempo Rubato
Agnes Rousseaux Intervista Maurizio Lazzarato


http://www.libreidee.org
Scritto il 11/7/12

La fabbrica del debito, perfetta per ricattare l’umanità

In Europa, alla stregua di altre parti del mondo, la lotta di classe oggi si dispiega e concentra intorno al debito. Con una crisi del debito che arriva a toccare gli Stati Uniti e il mondo anglosassone, ovvero i paesi che hanno prodotto, oltre all’ultimo disastro finanziario, soprattutto il neoliberismo. La relazione creditore-debitore, che sarà al centro della nostra argomentazione, intensifica i meccanismi di sfruttamento e di dominio in forma trasversale, senza fare alcuna distinzione tra occupati e disoccupati, consumatori e produttori, attivi e inattivi, pensionati o beneficiari di sussidi. Di fronte al capitale, che si presenta come il Grande Creditore, il Creditore universale, sono tutti “debitori”, colpevoli e responsabili.

Una delle principali poste in gioco del neoliberismo resta quella della proprietà – com’è chiaramente dimostrato dalla “crisi” attuale – poiché la relazione creditore-debitore esprime un rapporto di forza tra proprietari (di capitale) e non proprietari (di capitale). Attraverso il debito pubblico a indebitarsi è l’intera società, cosa che non impedisce, ma esaspera, “le disuguaglianze”, che sarebbe venuto il momento di chiamare “differenze di classe”. Le illusioni economiche e politiche di questi ultimi quarant’anni cadono l’una dopo l’altra, rendendo le politiche neoliberiste ancora più brutali. La new economy, la società dell’informazione, la società della conoscenza sono tutte solubili nell’economia del debito.

Nelle democrazie che hanno trionfato sul comunismo pochissime persone (qualche funzionario dell’Fmi, dell’Europa e della Banca centrale europea, insieme a qualche politico) decidono per tutti secondo gli interessi di una minoranza. La grandissima maggioranza degli europei viene tre volte deprivata dall’economia del debito: deprivata del già debole potere politico concesso dalla democrazia rappresentativa; deprivata di una quota sempre maggiore della ricchezza che le lotte trascorse avevano strappato all’accumulazione capitalistica; ma soprattutto, deprivata del futuro, ovvero del tempo, come decisione, scelta, come possibile.

La successione delle crisi finanziarie ha fatto violentemente emergere una figura soggettiva che era già presente, ma che oggi ormai investe l’insieme dello spazio pubblico: la figura dell’“uomo indebitato”. Le realizzazioni individuali promesse dal neoliberismo (“tutti azionisti, tutti proprietari, tutti imprenditori”) ci spingono verso la condizione esistenziale di quest’uomo indebitato, responsabile e colpevole del suo stesso destino. Questo saggio vuole proporre una genealogia e un’esplorazione della fabbrica economica e soggettiva dell’uomo indebitato. Dopo la precedente crisi finanziaria, scoppiata insieme alla bolla di internet, il capitalismo ha messo da parte le narrazioni epiche elaborate intorno ai “personaggi concettuali” dell’imprenditore, dei creativi, del lavoratore indipendente “orgoglioso di essere il padrone di se stesso”, i quali, nel perseguire unicamente i loro privati interessi, lavorano per il bene di tutti.

L’investimento, la mobilitazione soggettiva e il lavoro su di sé, predicati dal management fin dagli anni Ottanta, si sono trasformati in un imperativo ad assumere su di sé i costi e i rischi della catastrofe economica e finanziaria. La popolazione deve farsi carico di tutto ciò che le imprese e lo Stato sociale “esternalizzano” verso la società, dunque anzitutto del debito. Per i padroni, i media, gli uomini politici e gli esperti, le cause della situazione non sono da ricercare nelle politiche monetarie e fiscali che scavano il deficit – operando un massiccio trasferimento di ricchezza verso i più ricchi e le imprese – né nel susseguirsi delle crisi finanziarie che, dopo essere di fatto scomparse durante i “gloriosi trent’anni”, continuano a ripetersi e a estorcere strabilianti somme di denaro alla popolazione, nel tentativo di evitare ciò che viene chiamato “crisi sistemica”.

Per tutti costoro, colpiti da amnesia, le vere cause di queste crisi incessanti risiederebbero nelle eccessive pretese dei governati (in particolare di quelli dell’Europa del Sud), che vogliono vivere come “cicale”, e nella corruzione delle classi dirigenti, che in realtà hanno sempre svolto un ruolo nella divisione internazionale del lavoro e del potere. Il blocco di potere neoliberista non può e non vuole “regolare” gli “eccessi” della finanza, perché il suo programma politico è ancora quello rappresentato dalle scelte e dalle decisioni che ci hanno portato all’ultima crisi finanziaria. Con il ricatto del default del debito sovrano, intende invece portare fino in fondo questo programma, di cui fin dagli anni Settanta fantastica la completa applicazione: ridurre i salari a un livello minimo, tagliare i servizi sociali per mettere il welfare al servizio dei nuovi “assistiti” (le imprese e i ricchi) e privatizzare qualunque cosa.

Per analizzare non solo la finanza, ma anche l’economia del debito, che la ingloba e la supera, nonché la sua politica di assoggettamento, siamo privi di strumenti teorici, di concetti, di enunciati. (…) Le categorie classiche della sequenza rivoluzionaria dei secoli XIX e XX – lavoro, sociale e politica – vengono attraversate dal debito e in larga parte da questo ridefinite. Occorre dunque avventurarsi in territorio nemico e analizzare l’economia del debito e della produzione dell’uomo indebitato, nel tentativo di costruire armi utili a combattere le battaglie che si annunciano. Poiché la crisi, lungi dal chiudersi, rischia di estendersi.

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Sabato, 25 agosto

Debito Ergo Sum La Fabbrica dell'Uomo Indebitato
di Maurizio Lazzarato
Estratto da: 
La fabbrica dell’uomo indebitato
di
Maurizio Lazzarato

« La Grèce, c’est le mauvais élève de l’Europe. C’est toute sa qualité. Heureusement qu’il y a des mauvais élèves comme la Grèce qui portent la complexité. Qui portent un refus d’une certaine normalisation germano-française, etc. Alors continuez à être des mauvais élèves et nous resterons de bons amis. »

Felix Guattari, intervista alla televisione greca del 1992

In Europa, alla stregua di altre parti del mondo, la lotta di classe oggi si dispiega e concentra intorno al debito. Con una crisi del debito che arriva a toccare gli Stati Uniti e il mondo anglo-sassone, ovvero i paesi che hanno prodotto, oltre all’ultimo disastro finanziario, soprattutto il neoliberismo.

La relazione creditore-debitore, che sarà al centro della nostra argomentazione, intensifica i meccanismi di sfruttamento e di dominio in forma trasversale, senza fare alcuna distinzione tra occupati e disoccupati, consumatori e produttori, attivi e inattivi, pensionati o beneficiari di sussidi. Di fronte al capitale, che si presenta come il Grande Creditore, il Creditore universale, sono tutti «debitori», colpevoli e responsabili. Una delle principali poste in gioco del neoliberismo resta quella della proprietà – com’è chiaramente dimostrato dalla «crisi» attuale –, poiché la relazione creditore-debitore esprime un rapporto di forza tra proprietari (di capitale) e non proprietari (di capitale).

Attraverso il debito pubblico a indebitarsi è l’intera società, cosa che non impedisce, ma esaspera, «le disuguaglianze», che sarebbe venuto il momento di chiamare «differenze di classe».

Le illusioni economiche e politiche di questi ultimi quarant’anni cadono l’una dopo l’altra, rendendo le politiche neoliberiste ancora più brutali. La new economy, la società dell’informazione, la società della conoscenza sono tutte solubili nell’economia del debito. Nelle democrazie che hanno trionfato sul comunismo pochissime persone (qualche funzionario dell’Fmi, dell’Europa e della Banca centrale europea, insieme a qualche politico) decidono per tutti secondo gli interessi di una minoranza. La grandissima maggioranza degli europei viene tre volte deprivata dall’economia del debito: deprivata del già debole potere politico concesso dalla democrazia rappresentativa; deprivata di una quota sempre maggiore della ricchezza che le lotte trascorse avevano strappato all’accumulazione capitalistica; ma soprattutto, deprivata del futuro, ovvero del tempo, come decisione, scelta, come possibile.

La successione delle crisi finanziarie ha fatto violentemente emergere una figura soggettiva che era già presente, ma che oggi ormai investe l’insieme dello spazio pubblico: la figura dell’«uomo indebitato». Le realizzazioni individuali promesse dal neoliberismo («tutti azionisti, tutti proprietari, tutti imprenditori») ci spingono verso la condizione esistenziale di quest’uomo indebitato, responsabile e colpevole del suo stesso destino. Questo saggio vuole proporre una genealogia e un’esplorazione della fabbrica economica e soggettiva dell’uomo indebitato.
Dopo la precedente crisi finanziaria, scoppiata insieme alla bolla di internet, il capitalismo ha messo da parte le narrazioni epiche elaborate intorno ai «personaggi concettuali» dell’imprenditore, dei creativi, del lavoratore indipendente «orgoglioso di essere il padrone di se stesso», i quali, nel perseguire unicamente i loro privati interessi, lavorano per il bene di tutti. L’investimento, la mobilitazione soggettiva e il lavoro su di sé, predicati dal management fin dagli anni Ottanta, si sono trasformati in un imperativo ad assumere su di sé i costi e i rischi della catastrofe economica e finanziaria. La popolazione deve farsi carico di tutto ciò che le imprese e lo Stato sociale «esternalizzano» verso la società, dunque anzitutto del debito.

Per i padroni, i media, gli uomini politici e gli esperti, le cause della situazione non sono da ricercare nelle politiche monetarie e fiscali che scavano il deficit – operando un massiccio trasferimento di ricchezza verso i più ricchi e le imprese –, né nel susseguirsi delle crisi finanziarie che, dopo essere di fatto scomparse durante i «gloriosi trent’anni», continuano a ripetersi e a estorcere strabilianti somme di denaro alla popolazione, nel tentativo di evitare ciò che viene chiamato «crisi sistemica». Per tutti costoro, colpiti da amnesia, le vere cause di queste crisi incessanti risiederebbero nelle eccessive pretese dei governati (in particolare di quelli dell’Europa del Sud), che vogliono vivere come «cicale», e nella corruzione delle classi dirigenti, che in realtà hanno sempre svolto un ruolo nella divisione internazionale del lavoro e del potere.

Il blocco di potere neoliberista non può e non vuole «regolare» gli «eccessi» della finanza, perché il suo programma politico è ancora quello rappresentato dalle scelte e dalle decisioni che ci hanno portato all’ultima crisi finanziaria. Con il ricatto del default del debito sovrano, intende invece portare fino in fondo questo programma, di cui fin dagli anni Settanta fantastica la completa applicazione: ridurre i salari a un livello minimo, tagliare i servizi sociali per mettere il Welfare al servizio dei nuovi «assistiti» (le imprese e i ricchi) e privatizzare qualunque cosa.Per analizzare non solo la finanza, ma anche l’economia del debito, che la ingloba e la supera, nonché la sua politica di assoggettamento, siamo privi di strumenti teorici, di concetti, di enunciati.

In questo libro intendiamo tornare all’analisi del rapporto creditore-debitore compiuta dal Deleuze e Guattari con L’anti-Edipo. Pubblicato nel 1972 – e anticipando teoricamente lo spostamento che il Capitale avrebbe successivamente operato – questo testo ci consente, alla luce di una lettura della Genealogia della morale di Nietzsche e della teoria marxiana della moneta, di riattivare due ipotesi. Anzitutto, l’ipotesi secondo la quale il paradigma sociale non è dato dallo scambio (economico e/o simbolico), ma dal credito. Alla base della relazione sociale non c’è l’uguaglianza (dello scambio), ma l’asimmetria del rapporto debito/credito che precede, storicamente e teoricamente, la relazione tra produzione e lavoro salariato. Poi, l’ipotesi che vede nel debito un rapporto economico indissociabile dalla produzione del soggetto debitore e della sua «moralità». L’economia del debito riveste il lavoro, nel senso classico del termine, di un «lavoro sul sé», così da far funzionare in modo congiunto economia ed «etica». Il concetto contemporaneo di «economia» ricopre sia la produzione economica che la produzione di soggettività. Le categorie classiche della sequenza rivoluzionaria dei secoli XIX e XX – lavoro, sociale e politica – vengono attraversate dal debito e in larga parte da questo ridefinite. Occorre dunque avventurarsi in territorio nemico e analizzare l’economia del debito e della produzione dell’uomo indebitato, nel tentativo di costruire armi utili a combattere le battaglie che si annunciano. Poiché la crisi, lungi dal chiudersi, rischia di estendersi.


vedi anche qui

Dettes et contradettes (effeffe)

Les usuriers pèchent contre nature en voulant faire engendrer de l’argent par l’argent comme un cheval par un cheval ou un mulet par un mulet. De plus les usuriers sont des voleurs car ils vendent le temps qui ne leur appartient pas, et vendre un bien étranger, malgré son possesseur, c’est du vol. En outre, comme ils ne vendent rien d’autre que l’attente de l’argent, c’est-à-dire le temps, ils vendent les jours et les nuits. Mais le jour c’est le temps de la clarté et la nuit le temps du repos. Par conséquent ils vendent la lumière et le repos. Il n’est donc pas juste qu’ils aient la lumière et le repos éternel.

J. Le Goff, La Bourse ou la vie.

Maurizio Lazzarato
Fonte:www.nazioneindiana.com
Link: http://www.nazioneindiana.com/2012/06/25/debito-ergo-sum/
25.06.2102



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Giovedì, 20 settembre

La Morale del Debito e il Tempo Rubato
Agnes Rousseaux Intervista Maurizio Lazzarato

Prestiti, crediti, creditori, debitori, deficit, debito e tasso di rimborso, " fiscal compact" ... Il debito è ovunque, ha invaso la nostra vita. Ma il debito non è solo economico, il debito è soprattutto un’opera della politica.

Non è una sfortunata conseguenza della crisi è al centro del progetto neoliberista e permette di rafforzare il controllo degli individui e delle società. "Il rimborso del debito è una appropriazione del tempo. E il tempo è la vita ", spiega il sociologo e filosofo Murizio Lazzarato (La Fabbrica dell'uomo indebitato).

Lei dice che l’Homo debitor è il nuovo volto dell’Homo economicus. Quali sono le caratteristiche di questo "uomo nuovo"?

Molti servizi sociali come l'istruzione e la salute, sono stati trasformati in assicurazioni individuali o in privilegi. Il modello di sviluppo neo liberista è basato su credito e indebitamento. Questa situazione si è aggravata con la crisi dei mutui su prime del 2007. Un esempio? L'istruzione negli Stati uniti: la FED, la banca centrale, ha recentemente stimato che l'importo totale dei prestiti effettuati agli studenti[1] è arrivato alla cifra astronomica di 1000 miliardi di euro! Si tratta di una cifra enorme. Per accedere ai servizi, l’istruzione, si deve pagare tutto con i propri soldi. Si diventa subito debitori. Imprenditori della propria vita, del proprio "capitale umano".

Il diritto all'istruzione e alla casa si sono trasformati in diritto al credito ...

E 'una logica che funziona solo se l'economia è in espansione. Ma il debito privato è stato trasferito negli Stati Uniti, dove hanno salvato le banche, facendo in questo modo aumentare il debito sovrano. E siamo diventati tutti debitori, cosa che non può andare avanti all'infinito! Ogni bambino nato oggi in Francia ha 22 mila euro di debiti  ( ndt. In Italia 32 mila) ... Al momento dell'espansione del capitalismo neoliberista, il credito ha permesso di realizzare progetti di vita,  dei progetti economici di sviluppo, è stata una apertura verso il tempo, verso nuovi progetti . Oggi la logica è rovesciata, la nostra unica prospettiva per alcuni anni, è quella di pagare! Il debito è prodotto e realizzato da banche private, ed è la popolazione nel suo insieme che deve rimborsare. In Spagna, Italia, Grecia, le misure di austerità faranno aumentare le privatizzazioni dei servizi e la logica liberale del debito.

Come si fonda un nuovo rapporto sociale, e un nuovo rapporto con il tempo?

Ho ripreso l'ipotesi che ha sviluppato Friedrich Nietzsche: il rapporto sociale non è fondamentale uno scambio economico o simbolico, ma è il rapporto debitore /creditore. Un rapporto basato sulla fiducia, sulla promessa: Io, debitore, sono d'accordo a rimborsare il credito, e sono garante per me stesso. Questa promessa che impegna il futuro, che si gioca nel futuro, è al centro del rapporto creditizio. Alcuni testi medievali spiegano che il credito è un "volo nel tempo". Si diceva allora che il tempo appartenesse a Dio e che i creditori erano ladri del tempo di Dio. Oggi, il tempo appartiene al capitale. Con il credito, si fa una previsione sul futuro. Questa può essere una anticipazione positiva - come era prima della crisi - ma oggi si tratta di una previsione che blocca  completamente il futuro,  lasciando come unica prospettiva “ripagare il debito”. La crisi continua, la crescita è debole, il debito aumenta. Saremo bloccati a lungo ancora con "questo rimborso del tempo." Il rimborso del debito è una appropriazione del tempo. E il tempo è la vita.


Un debito non è solo denaro da pagare, ma  comportamenti da cambiare, e tempo da passare assoggettati a dei vincoli.  Come impatta la logica del credito e del debito sul nostro stile di vita?


Si tratta di una nuova forma di controllo. Le società del  XIX secolo e dell'inizio del XX  erano società regolamentate, come le descrisse Michel Foucault. Il controllo sulle persone veniva fatto in spazi chiusi - scuole, carceri, fabbriche ... Si potevano controllare le azioni del lavoratore o dello studente,  che avevano un loro posto specifico. Con il credito, lo spazio si è aperto, il controllo è completamente diverso. Si è obbligati a pagare tutti i mesi una certa cifra. Si è costretti ad impostare la propria vita secondo questo requisito, si deve assumere un livello di vita compatibile con il rimborso  che si deve restituire. Stiamo attraversando una fase di adattamento. Presto ci si dovrà adattare, in tempo reale, ai movimenti del mercato azionario! E questo controllo non è solo sugli individui, ma su interi paesi: E’ il rimborso del debito che "decide" oggi le riduzioni dei salari, la riduzione dei servizi sociali, della spesa pubblica. Questo influenza lo stile di vita, e fa prevedere che ci saranno spaccature e divisioni. Il debito neutralizza il tempo, materia  prima di qualsiasi cambiamento politico o sociale, anzi consente anche di imporre forme regressive di organizzazione sociale. Tutto per un debito che non potrà mai essere rimborsato: da un punto di vista economico, questa è una follia!

Il tasso di indebitamento delle famiglie rispetto al reddito disponibile è del 120% negli Stati Uniti e 140% in Gran Bretagna. Questa situazione è sostenibile?

Il debito in Italia è del 120% del PIL. Non è possibile rimborsare queste somme, nemmeno in 10 o 15 anni. Si dovrebbe dissanguare la gente in modo abominevole. Il pagamento di interessi sul debito francese è di 50 miliardi di euro all'anno ( ndt. 80 miliardi in Italia). Sia che siamo in recessione o in crescita, ci sarà sempre da pagare  50 miliardi di euro (1.200 miliardi accumulati a partire dal 1974 [2]). E' la seconda voce per importanza sul bilancio dello Stato francese. Una specie di decima, di prelievo forzato, che si aggiunge ai prelievi per le politiche di austerità. E d'altra parte, si privatizza, si continua a vendere i beni dello Stato.  In Italia, ci si aspetta di vendere ogni anno 20-25 miliardi di euro di beni dello Stato. In dieci anni avremo privatizzato tutto!

Il predominio attuale del sistema bancario, della finanza, è un segno della centralità della relazione sociale debitore / creditore?

Marx aveva detto :  Non saranno gli industriali a guidare il capitalismo, saranno i banchieri. Il denaro depositato nelle banche è una forma astratta di ricchezza. Ma è anche un enorme potenziale che può essere investito in qualsiasi campo, mentre il capitalismo industriale è "indirizzato (alla produzione)". Quindi, il potere del denaro è più importante. Il capitalismo è fondamentalmente industriale, ma è il capitalismo finanziario che gli detta la forma che deve prendere. Questo potere del capitalismo finanziario è stato bloccato durante il boom post-bellico, ma il potere finanziario adesso è tornato. Dal 1988, in Francia, il debito può essere comprato e venduto. Questa "cartolarizzazione" del debito, la possibilità di conversione del debito in titoli di debito negoziabili sul mercato, ha determinato la situazione attuale. Diventa un moltiplicatore di debito, di investimenti finanziari, e quindi di rischio.

Lei cita il filosofo Jean Baudrillard: "Torneremo con il  credito stesso ad una situazione propriamente  feudale, quella che prevede che una parte del lavoro sia dovuta al vassallo, un lavoro coatto. "La logica attuale del credito, ci sta preparando ad una regressione?

La logica che ha messo in moto questa crisi è che la gente si è impoverita nel momento stesso in cui ha avuto la possibilità di indebitarsi, con il pretesto di  democratizzare e ampliare il diritto al credito ... ma si rivolgevano a persone che non potevano ripagare i debiti. La stessa cosa che è successa con il credito agli studenti: Se gli studenti diventano sempre più poveri, come faranno a pagare? Si trovano ad avere debiti prima di entrare nel mercato del lavoro, a 20 anni devono comportarsi come una ditta individuale che deve pianificare e calcolare costi e investimenti. Li fanno diventare un’impresa ed è contro questo che recentemente si sono mobilizzati gli studenti in Canada e in Cile.

Si rimprovera alla gente il debito pubblico, cercando di colpevolizzare, ad esempio, i greci. Ma anche noi viviamo sotto un bombardamento che ci incita a consumare di più e a vivere a credito ...

Ci sono due morali che si scontrano attualmente; la  morale del debito e la morale dei consumi. Stampa e televisione ricordano che siamo responsabili del debito, che mangiamo troppo, che non lavoriamo abbastanza, che si ricorre troppo spesso alla sicurezza sociale. E dall'altra parte, ci dicono che dobbiamo gratificarci con tutti i beni che sono a nostra disposizione. La morale edonista del consumo e la morale colpevolizzante del debito e del lavoro, che convivevano prima della crisi, ora sono diventate contraddittorie. Si ritrovano nella logica dell’austerità e nella logica della crescita, ma nessuna delle due è una soluzione alla crisi.

Lei evoca le analisi di Nietzsche [3],  che spiega come il debito permetta il passaggio da una società selvaggia ad una società civile, perché il debito obbliga l'uomo a costruirsi una memoria e quindi gli da una capacità di promessa. Il credito è un processo socialmente positivo?

Il debito è un meccanismo che non è di per sé negativo. Si tratta di uno strumento per costruire nuove scuole o nuovi ospedali ... Ma nella logica capitalista, diventa uno strumento di potere. Oggi, il debito ha il solo scopo di arricchire il creditore. Rimborsare significa arricchire gli investitori istituzionali. La gente ha creduto in questo sistema, ne è stato attratto.  Ha funzionato per venti anni e abbiamo avuto l'impressione di essere arrivati in un Eldorado,  dove i rimborsi si potevano pagare “dopo”.  Per anni, si sono comprati il nostro consenso, negli Stati Uniti, si possono avere in tasca decine di carte di credito. E tutto ha funzionato per un pò. Ma non si può rinviare tutto a tempo indeterminato. E malgrado ciò, il capitalismo ha introdotto l'infinito nell'economia. Il consumo non ha come fine la soddisfazione, ma di indurre ad altro consumo. Quindi è una frustrazione, perché non si finisce più di consumare, di pagare il debito ...

Tuttavia, il credito permette di entrare in possesso in anticipo di beni a cui non sarebbe stato possibile accedere, e di migliorare le condizioni materiali di vita?

Tutto gira intorno allo slogan "Tutti  padroni", di George Bush, a cui ha fatto eco da Nicolas Sarkozy, quello che ha fatto scoppiare la crisi con i sub-prime. E'il fallimento di quell’idea, che doveva essere il simbolo della "de-proletarizzazione". La de-proletarizzazione, era una idea neoliberista: trasformare ogni individuo in una ditta individuale. I neoliberali tedeschi del dopoguerra avevano un programma finalizzato alla costruzione di unità di produzione non proletarie: promuovere l'artigianato, piccole imprese ... Stiamo vivendo una nuova proletarizzazione con il debito: la classi medie e basse si stanno impoverendo dal 2007 in un modo rischioso. Da un lato si tagliano i salari, dall’altro i servizi sociali. In Germania, l'aspettativa di vita è diminuita. [4] La logica del credito che tendeva ad una de- proletarizzazione ha prodotto una nuova proletarizzazione.

Sarà il caso di cancellare i debiti degli Stati?


Si passerà necessariamente per la cancellazione del debito, come accade spesso. Sarebbe logico se fossimo in una prospettiva liberale, le banche perderebbero i soldi. Ma dopo la crisi dei mutui sub-prime, i banchieri hanno ricominciato come prima, perché sanno di non rischiare niente, anche se perdono soldi. La Barclays Bank, che ha manipolato il Libor (London Interbank Offered Rate),  non ha intenzione di pagare nulla per questo scandalo. E' lo stato l'inglese che pagherà per le sue banche.

Come si può combattere contro il diktat del debito?

Il campo della lotta di classe, che era incentrata sul rapporto capitale / lavoro, come attori della produzione è stato spostato sul campo del creditore / debitore. Questa nuova relazione di potere si sovrappone alla precedente.  E’ un livello di scontro molto più astratto, ma che attraversa completamente tutta la società. Chiunque sia occupato, disoccupato o in pensione, deve contribuire al rimborso del debito. Per un secolo e mezzo, il movimento dei lavoratori si è organizzato per discutere questioni di lavoro. Ha inventato modi di organizzare le lotte per contro-bilanciare il potere del capitale. Ma è 'più complicato combattere contro il debito. Questa cambiamento lascia la gente impotente, perché non ha trovato ancora nessun modo efficace per contrastarlo. Si dovrebbero espropriare gli espropriatori, come fece il New Deal. Una eutanasia della casta dei ricchi, dei rentier! Come quando Roosevelt tassò i contribuenti più ricchi fino al 90% - e non al 75% come propone François Hollande ... -  La relazione creditore / debitore si muove intorno alla proprietà dei titoli. Per ripensare seriamente alla crescita - e non al contenuto della crescita, che sia verde, gialla o di qualsiasi altro colore! -  sono 'i rapporti di proprietà che si dovrebbero rimettere in discussione.


Agnes Rousseaux

Fonte: www.bastamag.net

Link : http://www.bastamag.net/article2561.html

Scelto e tradotto per www.ComeDonChisciotte.org da ERNESTO CELESTINI

Note :

1.             http://www.lefigaro.fr/conjoncture/2012/06/12/20002-20120612ARTFIG00656-les-prets-etudiants-font-trembler-l-amerique.php

2.             « E’ stato calcolato che la somma degli interessi pagati dal 1974 (data in cui è stato introdotto in Francia l’obbligo, per lo stato, di finanziarsi sul mercato) reppresentasenta circa 1 200 miliardi di euro, su un totale di 1 641 miliardi  di debito pubblico.Gli interessi sul debito costituiscono la misura della predazione che i mercati  operano sulla popolazione da  40 anni », da” La Fabrique de l’homme endetté”, Maurizio Lazzarato.

3.             Friedrich Nietzsche, Généalogie de la morale

4.             http://www.bastamag.net/article2408.html

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