Originale : Warisacrime.org
http://znetitaly.altervista.org
19 marzo 2014

Da Elena a Hillary: donne in guerra
di David Swanson
Traduzione di Maria Chiara Starace

In base all’opinione diffusa nella cultura degli Stati Uniti, malgrado le prove schiaccianti, si ritiene che le due bombe atomiche fatte cadere sul Giappone abbiano accorciato la seconda Guerra mondiale e abbiano salvato più vite delle circa 200.000 che si sono portate via.

E tuttavia, il 13 luglio 1945, cioè alcune  settimane prima che la bomba venisse fatta cadere, il Giappone aveva inviato un telegramma all’Unione Sovietica esprimendo il suo desiderio di arrendersi e di porre fine alla guerra. Gli Stati Uniti avevano violato i codici del Giappone e avevano letto il telegramma. Il presidente degli Stati Uniti Harry Truman faceva riferimento nel suo diario al “telegramma avuto dall’imperatre giapponese che chiedeva la pace.”

Truman era stato informato attraverso canali svizzeri e portoghesi delle aperture giapponesi alla pace già tre mesi prima di Hiroshima. Il Giappone faceva obiezione soltanto alla resa senza condizioni e a rinunciare al suo imperatore, ma gli  Stati Uniti insistevano su quei termini fino a dopo che erano cadute le bombe, e a quel punto hanno permesso al Giappone di tenersi l’imperatore.

Il consigliere del presidente, James Byrnes, aveva detto a Truman che lanciare le bombe avrebbe permesso agli Stati Uniti di “dettare i termini per porre fine alla guerra.” Il Segretario alla Guerra, James Forrestal, ha scritto nel suo diario che Byrne era “ansiosissimo di superare la faccenda prima che i Russi  entrassero.” Truman ha scritto sul suo diario che i Sovietici si stavano preparando a marciare contro il Giappone e “ Fine dei Giapponesi quando questo accadrà.” Truman ha ordinato che venisse fatta cadere la bomba  su Hiroshima il 6 agosto e un altro tipo di bomba, una bomba  al plutonio, su Nagasaki, il 9 agosto.

Sempre il 9 agosto, i Sovietici hanno attaccato i Giapponesi. Durante le due settimane successive, i Sovietici hanno ucciso 84.000 Giapponesi mentre hanno perduto 12.000 loro soldati, e gli Stati Uniti hanno continuato a bombardare il Giappone con armi non-nucleari. Poi i Giapponesi hanno dichiarato la resa.

L’indagine degli Stati Uniti sul bombardamento strategico concludeva che: ”certamente prima del 31 dicembre 1945, e con tutta probabilità, prima del 1°novembre 1945, il Giappone si sarebbe arreso anche se fossero state buttate le bombe atomiche, anche se la Russia non fosse entrata in guerra, e anche se nessuna invasione fosse stata pianificata o presa in considerazione.” Un dissenziente che aveva espresso questa stessa opinione al Segretario alla Guerra, prima dei  bombardamenti, era stato il Generale Dwight Eisenhower.

Il presidente dei Capi di Stato Maggiore Riuniti, Ammiraglio William D. Leahy, era d’accordo: “”L’uso di questa barbara arma a Hiroshima e a Nagasaki non è stata di nessun aiuto materiale nella nostra guerra contro il Giappone. I giapponesi erano già stati sconfitti ed erano pronti ad arrendersi.”

E’ stato con la conoscenza di questi fatti indiscussi,  ma collettivamente ignorati, che di recente ho letto la recensione di un libro intitolato: The Girls of Atomic City: The Untold Story of the Women Who Helped Win World War II  [Le ragazze della città atomica: la storia non raccontata delle donne che hanno aiutato a vincere la II Guerra Mondiale]. Le donne o le ragazze di cui si scrive non hanno aiutato in alcun modo a vincere la II Guerra mondiale, e l’autrice  e l’editore certamente lo sanno. Queste donne lavoravano a Oak Ridge, in Tennessee, producendo le bombe che avrebbero ucciso, ferito, traumatizzato e distrutto su una scala mai prima immaginata – lasciandoci, decenni dopo, in pericolo di un’apocalisse accidentale o intenzionale. Ma l’idea che abbiano aiutato a vincere o a porre fine a una guerra, è una bugia.

Il fatto che le ragazze dell’atomica non sapessero che cosa costruivano non è una scusa più di quanto fosse una scusa del nazista: “Stavo solo eseguendo degli ordini.” Ma il fatto che queste  donne ignorassero che cosa stavano facendo, penso che diminuirebbe il loro eroismo se avessero fatto qualche cosa del tutto eroica. In realtà hanno partecipato a occhi chiusi all’assassinio di massa aiutando consapevolmente uno sforzo bellico, ed erano disponibili ad agire così senza che venisse dato loro alcun dettaglio. In altre parole, si sono dimostrate in grado di fare proprio quello che milioni di uomini  hanno fatto. Dovremmo esserne orgogliosi?

La conclusione del libro e dell’articolo sembra essere che le giovani donne hanno fatto qualche cosa. L’autrice le descrive come “coraggiose” e paragona il loro eroismo  a quello  dei soldati degli Stati Uniti  che uccidevano e morivano in guerra con spirito di ubbidienza. La recensione le  descrive lo sfratto, deciso   dal governo statunitense, di 1000 famiglie dalle loro case in Tennessee per fare posto alle strutture per la costruzione della bomba. “Soltanto una cosa così grande come salvare la nazione poteva forse giustificare il fatto di causare un simile strazio.” Davvero? E che cosa poteva giustificare il massacro di circa 200.000 persone? E da che cosa esattamente veniva salvata la nazione? Ed espressioni di questo tipo (“salvare la nazione”) non dovrebbero essere formulate per significare qualche cosa invece che  messe insieme con noncuranza? E il governo degli Stati Uniti proprio 10 anni fa non aveva sfrattato  500 famiglie per costruire il Parco Nazionale Shenandoah, non per salvare la nazione né per uccidere un sacco di stranieri, ma soltanto per quel motivo?

Il rapporto delle donne con la guerra è cambiato sensibilmente nei recenti decenni, anche se allo stesso tempo rimane lo stesso. Le donne attraenti che reclutano giovani uomini possono far risalire la loro discendenza  a Elena di Troia. Le donne stuprate e uccise in guerra hanno una storia vecchia come la guerra. Anche le donne che si oppongono alla guerra sono vecchie quanto la guerra. Ci sono però almeno quattro grossi cambiamenti. Primo, ora le donne partecipano alle guerre, e anche alla produzione di armi, in un modo rilevante. (Non mi è chiaro perché le grosse forze ineluttabili della genetica e del destino che giustificano sempre il male nelle menti deboli permettono alle donne di andare in guerra, ma non permettono agli uomini di abbandonarla). Secondo, le donne – in misura limitata – partecipano alle  decisioni  di intraprendere le guerre. Terzo, le donne non sono più soltanto vittime secondarie della guerra; invece le neonate, le bambine che fanno i primi passi, le ragazze, le donne e le nonne, costituiscono metà delle vittime delle guerre, di cui il 90% sono civili. E, quarto, con le guerre che non vengono più soltanto propagandate come modi di conquistare territori o di mostrare  la virilità   o di procurare gloria a una bandiera, è diventato usuale pubblicizzarle come un modo di concedere alle donne i loro diritti e le loro libertà.

Non il diritto di essere bombardate, naturalmente, ma il diritto, se sopravvivono alla guerra, di lavorare e guidare e sopportare ultrasuoni invasivi, o qualunque cosa l’Occidente pensi che dovrebbero essere i diritti di una donna. Nel 2001 agli Stati Uniti è stato detto che l’Afghanistan sarebbe stato bombardato per vendetta. Dato, però,  che la vendetta è barbara e vile, e poiché i criminali da punire erano già morti, e dal momento che la maggior parte della gente in Afghanistan non aveva nulla a che vedere con l’11 settembre e non voleva avere nessuna parte in nessuna guerra, è stato utile aggiungere un’altra motivazione. L’Afghanistan sarebbe stato anche bombardato, ci hanno detto, per i diritti delle donne – diritti che in effetti erano stati

devastati in seguito ai tentativi degli Stati Uniti di provocare l’Unione Sovietica e poi di armare i fanatici religiosi contro di essa. Già dopo 5 settimane di bombardamenti, Laura Bush, la “prima donna” degli Stati Uniti, ha proclamato: “Grazie ai nostri recenti successi militari in gran parte dell’Afghanistan, le donne afgane non sono più imprigionate nelle loro case. La lotta contro il terrorismo è anche una lotta per i  diritti e la dignità delle donne.”

Naturalmente, quando le forze speciali  degli Stati Uniti hanno fatto irruzione in una casa e hanno sparato alle donne incinte, e poi hanno estratto le pallottole con i loro coltelli in modo da poter dare la colpa degli omicidi ai mariti delle donne, lo scopo non era la promozione dei diritti delle donne. La guerra però, in realtà non aveva nulla a che fare con quello. Gli Stati Uniti conferivano autorità ai signori dell’Alleanza del Nord che l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA)  denunciava come “fratelli nella fede” dei talebani e di Al-Qaida.” RAWA ha riferito: “La guerra in Afghanistan ha rimosso i talebani che finora sembrano essere un progresso per le donne in certe parti limitate del paese. In altre zone, l’incidenza di stupri e di matrimoni forzati è di nuovo in aumento, e la maggior parte delle donne continuano a indossare il burqa perché hanno paura per la propriasicurezza.” Dopo oltre un decennio di liberazione degli Stati Uniti e della NATO, l’Afghanistan rimane uno dei posti peggiori dove essere donne e diventare madri. I matrimoni in età infantile, lo stupro nel matrimonio, e il perseguire penalmente le vittime di stupro considerate colpevoli di adulterio, rimangono legali e accettati. E’ stato in questo contesto che Amnesty International ha appeso dei grossi cartelli alle fermate degli autobus a Chicago durante un incontro della NATO, che diceva – senza ironia voluta: “Diritti umani per le donne e le ragazze in Afghanistan. NATO fai andare avanti il progresso!”

Il “progresso” sta  andando avanti anche nell’Iraq liberato, dove  l’età legale per il matrimonio si è abbassata a da 18 anni a 9 anni. Analogamente, nella Libia liberata, le donne stanno peggio. Analogamente nelle monarchie e nelle dittature che il governo statunitense sceglie per armarle e non per rovesciarle grazie al loro comportamento collaborativo,  le donne non godono delle benedizioni della libertà senza ostacoli in Arabia Saudita, Bahrain, Egitto, ecc., sebbene molte donne stiano lottando ammirevolmente per portare avanti i loro diritti con mezzi non violenti ed efficaci.

Un altro posto in cui i diritti delle donne soffrono, è l’esercito degli Stati Uniti, dove facendo degli studi si è scoperto che un terzo delle donne vengono sessualmente aggredite e stuprate dai loro colleghi soldati e dai comandanti. Un esperto pensa che la frequenza di tali aggressioni alle reclute maschi sia altrettanto alta ma meno spesso riportata. Naturalmente, se questo è vero, non serve certo a mitigare l’orrore, ma semplicemente lo aumenta. E così le giovani donne che leggono della gloria di “salvare la nazione” costruendo armi nucleari, dovrebbero riflettere attentamente prima di entrare nelle forze armate – abbastanza attentamente, forse, da opporvisi con la motivazione che è omicidio di massa.

C’è un’altra notizia che viene da Oak Ridge che dovrebbe essere letta da un pubblico più vasto, la notizia di una donna e di due uomini appena  condannati e imprigionati per aver protestato in maniera non violenta contro la  struttura per le armi nucleari che si trova  ancora lì.

E’ una storia di eroismo e di ispirazione, senza falsità, una storia di saggezza e di azione meditata che richiede incredibile coraggio e altruismo. Perché ci sforziamo  così  tanto  per trovare queste notizie, a parte quelle di attivismo non violento, è un mistero per me, se le ragioni non si dovessero trovare così prontamente nel massiccio investimento che coloro che  traggono vantaggio dalla guerra fanno nel vendere l’idea di guerra.

C’è anche una storia più vasta di donne eroiche che portano avanti un movimento contro la guerra e verso una cultura di pace. Eccovi molte prove di questa:

http://codepink4peace.org

http://nobelwomensinitiative.org

http://wilpfus.org

http://worldwidewamm.org

http://wand.org


Ed ecco che cosa prepariamo contro la prossima promozione di una donna guerrafondaia come portatrice simbolica di liberalismo progressista. Non fatevi ingannare da questo.

David Swanson vuole che dichiariate la pace su: http://WorldBeyondWar.org. Il suo nuovo libro è: War No More: The Case for Abolition. [Non più guerra; il motivo per abolirla].

Il suo sito di blog è http://davidswanson.org e http://warisacrime.org

Lavora per: http://rootsaction.org.

Conduce Talk Nation Radio. Seguitelo su Twitter: @davidcnswanson

e su  FaceBook.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/from-helen-to-hillary-women-in-war

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