guarda il video: La soumission des médias à l’idéologie atlantiste


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Fonte: byebyeunclesam
Tratto da: Arianna Editrice
http://www.controinformazione.info
15 Ott 2014

L’Atlantismo è un totalitarismo
di Guillaume de Rouville

Traduzione di M. Guidoni.

Breve saggio di Guillaume de Rouville, autore francese e curatore del sito l’Idiot du village. geopolitique, chaos & idiotie.

1° parte

Un dovere d’introspezione
L’Atlantismo è l’ideologia dominante delle società europee attuali, quella che avrà di sicuro più influenza sul divenire dei nostri destini comuni; tuttavia è una di quelle ideologie quasi nascoste di cui si parla apertamente solo nel cerchio ristretto del mondo alternativo. Sono Atlantisti tutti gli europei che collaborano alla visione egemonica degli Stati Uniti e condividono la sua particolare ideologia che risponde al candido nome di imperialismo.
In altre parole, l’Atlantismo è l’ideologia degli esecutori servili dell’ideologia imperialista americana; esso le è subordinata e dalla sua sottomissione non raccoglie che le briciole cadute a terra dalla mensa dopo il banchetto dell’imperatore.
? un’ideologia minore che fa parte di un’ideologia maggiore. ? a un tempo vile e aggressiva: vile, perché gioca solo ruoli secondari; aggressiva, perché prende in prestito dal proprio padrone d’oltre atlantico le sue visioni egemoniche deliranti e tutte le sue caratteristiche totalitarie. ? un totalitarismo nel totalitarismo, un dominio dei dominati, un imperialismo di servi e di schiavi diventati maestri nell’arte di sottomettersi.
Parlare dell’Atlantismo europeo è parlare del progetto imperialista americano e viceversa. La sola cosa che li distingue è la loro posizione nella gerarchia totalitaria: il primo non è che l’emanazione del secondo, non si definisce che attraverso di esso, si accontenta di imitarlo e di obbedirgli in tutto; in compenso, non gli è alla pari in nulla.
Ogni continente ha i suoi collaboratori al servizio dell’imperialismo americano, ogni zona d’influenza di quest’ultimo ha il suo proprio Atlantismo. Potremmo così accontentarci di evocare le caratteristiche totalitarie dell’imperialismo americano per comprendere l’Atlantismo. Ma la posizione di subordinazione che gli Europei hanno adottato in relazione al loro modello nordamericano è il risultato di una scelta delle nostre élites con la quale dobbiamo confrontarci direttamente, piuttosto che imputare ogni forma di responsabilità sull’oligarchia americana. Prendiamoci la nostra parte di responsabilità, guardiamo come veramente siamo, facciamo il lavoro d’introspezione necessario prima di rialzare la testa e ritrovare la nostra dignità. Poiché, prima di poter ribellarsi contro i propri padroni, bisogna sapersi percepire come schiavi e riconoscere la parte di consenso e di codardia che c’è in questa situazione.

Da un totalitarismo all’altro
Le caratteristiche di questa ideologia sono numerose e non rivestono tutte la stessa importanza, ma evidenziano molto chiaramente una ideologia totalitaria che ha sue proprie specificità che non si ritrovano necessariamente nella stessa forma nei totalitarismi eretti a modelli cristallizzati come lo stalinismo o il nazismo. Non ci sembra utile, in effetti, paragonare l’Atlantismo ad altri totalitarismi del passato, poiché può esserci un totalitarismo a sé stante che non condivide necessariamente tutte le caratteristiche dei modelli più compiuti, modelli che appartengono a un’altra epoca.

Ci sono gradi diversi nel totalitarismo atlantista; come ci sono diversi modi di subirlo. A seconda che si sia un popolo dell’Africa o del Medio Oriente o un cittadino tedesco o francese appartenente alla classe dei privilegiati, il totalitarismo atlantista non sarà vissuto nella stessa maniera. Se globalmente è assassino, esso può essere localmente benefico per una minoranza. In altre parole, il totalitarismo atlantista è a geometria variabile (il suo carattere è ambiguo): tanto spietato e brutale verso gli uni, può divenire più compassionevole e portatore di qualche beneficio per coloro che lo rispettano e chinano il capo di fronte alla sua potenza. Esso è ugualmente presente ovunque e quasi mai tollera la contestazione, soprattutto quando questa assume un carattere di minaccia per il suo dominio.
Infatti, se potete contestarne gli aspetti secondari e godere, nel farlo, della più totale libertà, non vi sarà mai permesso di attaccarne, con la forza dei fatti [1], i fondamenti: (1) il liberismo finanziario e la potenza delle banche, (2) il dominio del dollaro negli scambi internazionali, (3) le guerre di conquista del complesso militar-industriale volte all’accaparramento delle risorse naturali dei Paesi lontani dai suoi valori; (4) l’egemonia totale degli Stati Uniti (in campo militare, economico e culturale) da cui riceve le sue direttive e la sua ragion d’essere; (5) l’alleanza incrollabile con l’Arabia Saudita (principale Stato terrorista islamico del mondo); (6) il sostegno senza eccezione al sionismo.
L’Atlantismo è, in effetti, un totalitarismo che definisce una libertà controllata, limitata agli elementi che non la rimettono in causa; una libertà senza conseguenza; una libertà senza portata contestataria; una libertà consumistica e libidica; una libertà impotente. ? una libertà che ci rivolge questo messaggio: «Schiavo, fa’ ciò che vuoi, purché mi baci i piedi e lavori per me».
Per giudicare il carattere totalitario dell’Atlantismo, conviene averne uno sguardo generale e vedere come opprime e come uccide, in un luogo qualsiasi del pianeta. Poco ci importa che possa essere tollerabile per intere popolazioni (le élites occidentali e i loro protetti), se poi si rende terribile e spietato per il resto dell’umanità, poiché la sua mansuetudine agli occhi di alcuni non lo rendono migliore o meno criminale.
Così, la sua ambiguità è il risultato della percezione che possiamo averne quando ci mettiamo nella pelle dell’uomo bianco occidentale. Perché, se proviamo per un istante a metterci al posto degli Iracheni, dei Libici, dei Siriani (tre esempi fra i tanti), la sua essenza perde l’ambiguità e si rivela per ciò che è: una potenza criminale che corrompe l’umanità e i valori democratici.

2° parte

Autoritratto del totalitarismo
Vediamo ora, a grandi linee e per dare qualche riscontro, le principali caratteristiche che ci permettono di dire che l’Atlantismo è a tutti gli effetti un totalitarismo.

1. L’Atlantismo è un imperialismo
“Quale dovrebbe essere quel ruolo? Una egemonia globale benevolente. Avendo sconfitto “l’impero del male”, gli Stati Uniti godono di un predominio strategico e ideologico. Il primo obiettivo della politica estera statunitense dovrebbe essere di preservare e innalzare quel predominio rafforzando la sicurezza dell’America, sostenendo i propri amici, curando i propri interessi, e difendendo i propri principi nel mondo”.
Toward a Neo-Reaganite Foreign Policy, di William Kristol e Robert Kagan, Foreign Affairs, luglio/agosto 1996.
? un’ideologia che serve uno Stato militarizzato (gli Stati Uniti [2]) che ha fatto ricorso (a) al terrore – guerre preventive, rapimenti, deportazioni nei campi di tortura, assassini extragiudiziali quotidiani, ecc.- (b) alla paura – minaccia terroristica strumentalizzata fra le sue popolazioni e (c) alle minacce – di ritorsioni economiche contro gli Stati recalcitranti, di guerre su tutti i fronti, di colpi di Stato – per imporre sulla superficie del globo la sua visione ultra-liberista e per accaparrarsi, con la forza distruttiva, le risorse naturali di cui essa pensa di aver bisogno per il suo dominio.
? un’ideologia al servizio di una visione egemonica della potenza americana. Quest’ultima rivendica il suo carattere egemonico: (i) nel dominio militare, attraverso i think tanks neoconservatori come il Project for a New American Century (e la sua manifesta volontà di impedire l’emergere di qualunque potenza capace di rivaleggiare con quella degli Stati Uniti) o l’American Entreprise Institute e, infine, attraverso la sua dottrina militare ufficiale chiamata Full Spectrum Dominance; (ii) nel dominio economico e finanziario con, fra le altre cose, l’imposizione del dollaro come moneta di scambio internazionale; (iii) nel dominio culturale, con la messa in atto di un programma di corruzione delle élites occidentali e internazionali, soprattutto attraverso, l’operazione Mockingbird [3] negli anni 50 e il National Endowment for Democracy oggi.
L’Atlantismo aderisce, senza proferir parola e come un buon soldato, a questa proiezione planetaria di un ego che non è il suo. Senza l’Atlantismo la visione egemonica degli Stati Uniti non potrebbe avere il carattere globale che essa ha oggi. L’Atlantismo partecipa pienamente all’insieme dei crimini commessi in nome di quest’ego smisurato, sia direttamente, sia giustificandoli o trasformandoli, davanti ai suoi popoli, in “azioni umanitarie’.

2. L’Atlantismo è un terrorismo
“Alla fine della Guerra Fredda, una serie di inchieste giudiziarie condotte su misteriosi atti di terrorismo commessi in Francia costrinse il Primo ministro italiano Giulio Andreotti a confermare l’esistenza di un’armata segreta in Francia come in altri Paesi dell’Europa occidentale membri dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). Coordinata dalla sezione delle operazioni militari clandestine della NATO, quest’armata segreta era stata messa in piedi dall’Agenzia centrale americana d’informazioni (CIA) e dai servizi segreti britannici (MI6 o SIS) all’indomani della seconda guerra mondiale allo scopo di lottare contro il comunismo in Europa occidentale. […] Se dobbiamo credere alle fonti secondarie oggi disponibili, le armate segrete si sono ritrovate implicate in tutta una serie di azioni terroriste e di violazioni dei diritti umani per le quali sono stati accusati i partiti di sinistra al fine di screditarli agli occhi degli elettori. Queste operazioni, che miravano a diffondere un clima di paura fra le popolazioni, comprendevano attentati a treni o mercati (in Francia), l’uso sistematico della tortura contro gli oppositori al regime (in Turchia), il sostegno ai tentativi di colpi di Stato d’estrema destra (in Grecia e in Turchia) e il pestaggio di gruppi di oppositori.”
Les Armées secrètes de l’OTAN, Daniele Ganser, Éditions Demi- Lune, pagina 24.
Dagli attentati degli Anni di piombo in Italia al conflitto in Afghanistan, dalla guerra del Kosovo all’aggressione contro la Libia e dalla destabilizzazione della Siria fino alla preparazione d’un attacco contro l’Iran [4], il terrorismo è stato uno dei mezzi privilegiati dall’Atlantismo per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Per imporsi all’Europa del dopoguerra, l’Atlantismo non ha esitato ad utilizzare il metodo terrorista degli attentati sotto falsa bandiera: in Italia, per esempio, per screditare le forze di sinistra gli Atlantisti hanno usato le bombe, negli anni 60 (attentato di piazza Fontana a Milano), 70 e 80 (attentato della stazione di Bologna) nei luoghi pubblici con l’intenzione di uccidere persone innocenti. Grazie alla potenza dei suoi media l’Atlantismo ha potuto attribuire quelle stragi all’opera di gruppuscoli d’estrema sinistra e giustificare, così, la progressiva emarginazione del pensiero progressista in quei Paesi e assicurare il trionfo della loro ideologia.
Oggi, per destabilizzare i Paesi che contestano uno dei suoi sei pilastri, esso strumentalizza su larga scala, sotto la spinta degli Stati Uniti, il terrorismo islamico (principalmente wahabita-salafita) con l’aiuto dei suoi alleati, che sono l’Arabia Saudita e il Qatar: è stato visto all’opera, in particolare, in Serbia, in Cecenia, in Libia e in Siria. Esso utilizza la stessa leva per creare sacche di terrorismo che gli consentano (i) di arricchirsi vendendo armi e consulenze nel quadro della guerra al terrorismo, (ii) di estendere il numero dei suoi interventi e basi militari (quelle della NATO o solo degli Stati Uniti, a seconda delle situazioni) là dove esso vi vede un interesse geostrategico e (iii) di dare sostanza alla teoria dello scontro di civiltà, che gli permette di ottenere l’approvazione popolare delle sue politiche di conquista.
Il terrorismo è, più generalmente, nel cuore della dottrina e delle strategie militari delle democrazie occidentali e in particolare di quelle degli Stati Uniti (dottrina Shock and Awe) che le mettono in opera, soprattutto, attraverso la NATO (per maggiori dettagli su questo argomento, rinviamo ad un articolo precedente: Dommages Collatéraux: la face cachée d’un terrorisme d’État).
Qui si vede bene che l’Atlantismo è sempre e solo l’esecutore docile, ma consenziente, dell’imperialismo americano da cui deriva tutti i concetti (guerra contro il terrorismo, scontro di civiltà) e le strategie (manipolazione del terrorismo islamico). Quando gli fa comodo (per gestire la sua opinione pubblica interna), l’imperialismo americano lascia giocare il ruolo di protagonista agli Atlantisti europei, ma solo in apparenza, come in Libia, dove Nicolas Sarkozy e David Cameron hanno fatto a gara per mettersi in mostra, anche se tutte le operazioni militari erano dirette, in realtà, dall’esercito americano.

3. L’Atlantismo è un razzismo
“Questa logica del “Mussulmano colpevole per natura’, solo perché Mussulmano, è alla base dell’istituzionalizzazione della tortura da parte degli Stati Uniti che possono così sottoporre a trattamenti disumani migliaia di persone in giro per il mondo (Guantanamo non è che uno dei campi di tortura diretti dall’amministrazione americana) sulla base di un semplice sospetto di “terrorismo”, sospetto che non è oggetto di alcun controllo giudiziario. La colpevolezza di un Mussulmano non ha bisogno di essere provata, essa si deduce dalla sua stessa natura. Si tratta qui di una forma di essenzialismo, che è esso stesso una forma radicale di razzismo” .
L’esprit du temps ou l’islamophobie radicale.
Per giustificare la sua guerra contro il terrorismo e lo scontro di civiltà, l’Atlantismo stigmatizza l’Islam e cristallizza il Mussulmano con tratti poco lusinghieri: il Mussulmano sarebbe per natura un nemico degli Occidentali, perfino del genere umano, dei valori democratici e della pace. Una volta cristallizzato, è più facile andare a ucciderlo; poiché le popolazioni occidentali non vedranno altro nelle sofferenze dei Mussulmani che la giusta punizione da riservare alla feccia dei popoli.
L’islamofobia, il nazionalismo pro-occidentale e il sionismo – che è una forma di razzismo e di etnicismo – sono al centro della matrice ideologica atlantista. La cosa più sorprendente, senza dubbio, e la più inquietante, è che questi elementi sono condivisi dalle élites (e in parte dai popoli occidentali) al di là del divario politico destra-sinistra. Si può arrivare all’islamofobia radicale per vie opposte: il difensore della laicità vi arriverà in nome del suo odio per le religioni, il piccolo borghese socialdemocratico in nome del femminismo o della difesa dell’omosessualità; il conservatore in nome della protezione delle sue radici minacciate; il sionista in nome del diritto di un popolo eletto al suo spazio vitale, anche se ciò deve passare per la pulizia etnica di un altro popolo, ecc.

4. L’Atlantismo è un antiumanesimo
A partire dal 2001, l’Europa ha fallito nel difendere i diritti dell’uomo sul proprio suolo e si è resa complice di gravi violazioni del Diritto internazionale in nome della “guerra al terrorismo”. Dei cittadini europei o stranieri sono stati prelevati dai servizi segreti americani sul suolo europeo al di fuori di qualunque disposizione legale – si tratta delle “extraordinary renditions” – e sono stati condotti nelle prigioni segrete della CIA, alcune delle quali situate in Paesi europei“. ReOpen911.info
Esso si fonda sul dogma dell’infallibilità democratica, che vuole che gli Occidentali non possano mai agire male né commettere dei crimini di massa, perché essi rappresenterebbero delle società democratiche aperte. Essi sono dunque liberi di bombardare civili e obietivi economici, di assassinare cittadini di tutto il mondo, di destabilizzare i regimi che non gradiscono e, così facendo, eserciteranno semplicemente il diritto del migliore, un modo per dire, in modo più aristocratico, il diritto del più forte. L’altro non è il simile o il fratello umano; l’altro è l’avversario, il nemico, un essere non civilizzato, a malapena un essere. Si può allegramente negare la sua umanità o trattarlo come una variabile geopolitica.
Vincere non gli basta, deve disumanizzare, torturare, umiliare, violare, degradare, distruggere. Gli Atlantisti hanno collaborato militarmente, economicamente, diplomaticamente, mediaticamente a tutti i progetti disumani degli Stati Uniti: per limitarsi ad esempi recenti, si potranno citare il campo di tortura di Guantanamo (diventato campo di addestramento di gihadisti al servizio dell’impero), Abu Ghraib in Irak e l’umiliazione dei prigionieri, la morte filmata di Gheddafi, le esecuzioni sommarie (in special modo quelle coi droni), i rapimenti effettuati dalla CIA in suolo europeo (extraordinary rendition) e i danni collaterali in Afghanistan, ecc.
Da un altro punto di vista, si può anche dire che l’Atlantismo è un’alienazione consumista: l’uomo non è sacro; può essere ucciso per realizzare obiettivi economici e geostrategici. Questa profanazione dell’uomo che viene fatta a vantaggio della merce (i cui marchi, essi, sì, sono intoccabili) è intrinsecamente mortale. Il profitto è al di sopra dell’uomo: per quanto riguarda la Francia, possiamo fare gli esempi dello scandalo del sangue contaminato e del Mediator del gruppo Servier.

Hollande e Jules Ferry
Non è un caso che François Hollande abbia scelto Jules Ferry come patrono laico della sua “presidenza normale”. Jules Ferry rappresenta perfettamente l’ideale atlantista: l’uomo che è capace di utilizzare la democrazia per servire le banche e il colonialismo, ingannando la gente con qualche concessione sociale di sinistra. Non recherà mai danno ai pilastri del potere bancario e ai capitalisti colonizzatori. Conquistatore al servizio dei potenti, è un razzista che non si rammarica di nulla, nonostante i crimini dei suoi amici partiti per colonizzare terre lontane.

5. L’Atlantismo è un neo-colonialismo
Se il braccio armato dell’Atlantismo è la NATO, il suo braccio economico è costituito dal binomio FMI-Banca Mondiale. Queste due istituzioni (nelle mani degli Stati Uniti e degli Europei), per mantenere i Paesi in via di sviluppo alle dipendenze degli Occidentali, hanno utilizzato le tre leve principali seguenti [5]: (i) l’indebitamento degli Stati e dei popoli [6], (ii) la privatizzazione delle loro economie e delle funzioni sovrane dello Stato a beneficio delle grandi aziende occidentali (i famosi piani di aggiustamento strutturale) e (iii) l’apertura forzata delle loro economie al libero scambio e alla concorrenza mondiale (anche se non vi sono preparati e si trovano in una situazione di sicura vulnerabilità di fronte all’Occidente).
L’Atlantismo commette consapevolmente dei crimini economici di massa per il profitto di pochi eletti: così facendo, dimostra la sua fedeltà ai principi dell’ultra-liberalismo esaltato dalla prima potenza mondiale, che subordina i valori umani al fondamentalismo del mercato.

3° parte
Per arrivare ad imporsi, l’Atlantismo ha bisogno (i) di sovvertire le sovranità delle nazioni europee e (ii) di controllarne le opinioni pubbliche. Deve raggirare, indebolire o corrompere tutte le componenti democratiche delle società del nostro continente, al fine di poter avere la meglio sulle ribellioni, i dubbi, le contestazioni alle quali potrebbe trovarsi di fronte. In altre parole, l’Atlantismo attacca direttamente e in profondità i fondamenti della democrazia dei popoli europei, ai quali è richiesto di seguire ciecamente un’ideologia nascosta (perché è impresentabile), senza nome (perché è innominabile) e che li spoglia della loro sovranità e del loro libero arbitrio.

L’Atlantismo sovverte le sovranità nazionali
Senza parlare del numero incalcolabile di governi democraticamente eletti rovesciati dagli Stati Uniti dal 1945 in tutto il mondo, con l’aiuto diretto o la tacita approvazione dei loro alleati Atlantisti, per limitarci all’Europa, si possono segnalare i casi della Grecia e dell’integrazione europea.
In Grecia, all’indomani della seconda guerra mondiale, i Britannici e gli Stati Uniti appoggiano i movimenti di estrema destra e i vecchi collaboratori dei Nazisti al fine di impedire la presa del potere legale da parte dei movimenti democratici progressisti. Le potenze occidentali atlantiste fomentano la guerra civile che si conclude con la vittoria dei loro favoriti e con quasi 200.000 morti. Dopo una evoluzione democratica verso la fine degli anni 60, gli Americani, con l’aiuto delle potenze europee e grazie alle loro reti atlantiste, mettono al potere, nel 1967, una giunta militare che proclama il regno dell’ordine morale [7] e la fine dell’apertura democratica.
L’integrazione europea guidata da Jean Monnet è prima di tutto un progetto atlantista. C’erano sicuramente altre maniere che avrebbero potuto portare alla realizzazione di un’Europa più unita. L’Atlantismo ha fatto la scelta dell’impotenza europea per non contrastare le ambizioni egemoniche degli Stati Uniti. L’Atlantismo ha ridotto la sovranità europea e represso tutti i movimenti indipendenti, gollisti, sovranisti, comunisti, sia di destra che di sinistra. Ha imposto i suoi dirigenti a tutti i livelli della burocrazia europea e a capo dei principali Stati d’Europa, che hanno imposto trattati ingiusti anche quando questi venivano rifiutati dai popoli (come nel 2005 col Trattato costituzionale).
L’Atlantismo europeo ha distrutto, a tappe successive, tutti i principi di sovranità di cui disponevano gli Stati-nazione d’Europa (e quindi lo spazio democratico dei popoli europei).
Ha così attaccato la sovranità (i) elettorale – il principale organo decisionale, la Commissione, non è eletto; i trattati rifiutati dai popoli sono tuttavia imposti; con la sistematica messa da parte della democrazia diretta a vantaggio della democrazia rappresentativa – (ii) monetaria – una banca centrale indipendente dai popoli o dai loro eletti che non presta direttamente agli Stati membri che devono finanziarsi a tassi più elevati sui mercati finanziari-, (iii) di bilancio – mediante l’imposizione della regola d’oro e il controllo dei bilanci nazionali attraverso una commissione composta da tecnocrati non eletti – e (iv) militare – integrazione di tutti i Paesi europei nella NATO.
L’ultimo principio di sovranità attaccato dall’Atlantismo è quello della sovranità militare francese, avendo la Francia resistito più a lungo delle altre nazioni europee al rullo compressore dell’Atlantismo (fu questa la parentesi gollista). Oggi gli Atlantisti propongono la fusione tra la francese EADS e l’inglese BAE allo scopo di togliere alla Francia il pieno controllo della sua catena industriale di armamenti. Domani, mineranno la deterrenza nucleare francese usando il pretesto ecologico antinucleare.
In Francia, la messa all’angolo dei non-atlantisti si è pienamente realizzata sotto la presidenza Sarkozy. La diplomazia (con a capo Bernard Kouchner), l’esercito, i media (grazie agli sforzi di Christine Ockrent) sono stati quasi tutti depurati delle loro componenti non atlantiste. Hollande, da buon cane da guardia dell’Atlantismo, completerà l’opera.

La French-American Foundation e gli Atlantico-Boys
La French American Foundation è un’organizzazione senza scopo di lucro che dal 1976 si dedica a scoprire in Francia uomini e donne influenti suscettibili di vestire i colori dell’Atlantismo.
Qualche vecchio Young Leader della French American Foundation che ci governa in questo momento : François Hollande (1996), Arnaud Montebourg (2000), Pierre Moscovici (1996). Nell’opposizione, il più in vista è Jean-Francois Copé.
Una lista non esaustiva degli Atlantico-Boys in Francia (oltre a quelli già menzionati) e della loro rete: Alain Finkielkraut, André Glucksmann, Bernard Kouchner, Bernard-Henri Lévy, Alexandre Adler, Caroline Fourest, Frédéric Encel, Philippe Val, Francois Heisbourg, Mohamed Sifaoui, Jean-Claude Casanova, Pierre Rosanvallon, Alain Minc, Jean Daniel, Pierre-André Taguieff; la rivista Commentaire, la Fondation Saint Simon (sciolta nel 1999), il Cercle de l’Oratoire, l’Institut Turgot, l’Atlantis Institute, le riviste Le Meilleur des Mondes, La Règle du Jeu, Le Nouvel Observateur, Le Monde, Libération, ecc.

L’Atlantismo è un controllo e una manipolazione delle masse
“La consapevole e intelligente manipolazione di abitudini e opinioni organizzate delle masse è un importante elemento nella società democratica. Coloro che manipolano questo invisibile meccanismo della società costituiscono un governo nascosto che rappresenta il vero potere decisorio del paese”. Propaganda, par Edward Bernays, 1928.
“L’Atlantismo è nato all’inizio della guerra fredda. Negli anni 50, un vasto programma chiamato Operazione Mockingbird, oggi ben documentato, è stato messo in atto dalla CIA per infiltrare i media nazionali e stranieri e influenzare i loro contenuti affinché questi ultimi si mostrino favorevoli agli interessi americani. La metodologia consisteva nel fornire rapporti redatti a partire da informazioni della CIA ai giornalisti consapevoli o inconsapevoli di questa manovra. Queste informazioni erano poi trasmesse dai giornalisti e dalle agenzie di stampa”. 11-Septembre: de la misère journalistique à la logique de collabos, de Lalo Vespera, ReOpen911.info
Senza la collaborazione dei media, non sarebbe possibile all’Atlantismo imporre i suoi principi all’opinione pubblica. I media sono parte integrante della macchina da guerra atlantista. Per creare il consenso e il pensiero unico in una società aperta bisogna controllare l’informazione. Perciò è necessario mettere a capo dei principali media dei servi zelanti dell’Atlantismo. In Francia, nel settore privato dei media, solo pochi grandi gruppi industriali appartenenti a una nebulosa oligarchia sono nei posti di comando (mercanti d’armi e industriali che vivono in parte grazie alle commesse statali): è naturale per loro servire gli interessi del più forte (il periodo della collaborazione con i Nazisti sta ancora a ricordarcelo [8]). Nel settore pubblico, il Presidente della Repubblica e la sua cerchia scelgono le loro cinghie di trasmissione che infonderanno lo spirito di sottomissione negli ingranaggi della macchina della disinformazione.
I responsansabili dell’informazione commettono dei crimini mediatici nel momento in cui si rendono semplici esecutori della propaganda atlantista, come abbiamo visto durante la guerra contro la Serbia, durante l’invasione dell’Afghanistan e il bombardamento della Libia da parte della NATO, durante la guerra in Irak, la destabilizzazione della Siria (sempre da parte della NATO) o come stiamo costatando a proposito della continua pulizia etnica di cui sono vittime i Palestinesi. In ognuno di questi casi, i media avallano le spiegazioni ufficiali, gli danno forza e credibilità, presuppongono intenzioni umanitarie, anche se coprono crimini che dovrebbero sollevare la nostra indignazione e portare all’incriminazione giudiziaria e politica dei loro principali responsabili.
Il tabù creato attorno all’11 Settembre è sintomatico della maniera in cui viene costruito il pensiero unico in una società in cui si presume regnino la libertà di espressione e la diversità dei punti di vista. Si demonizza chi osa porre domande, si dà la caccia alle teste calde, a cui viene data la responsabilità dei crimini peggiori del secolo scorso, li si ridicolizza. Si erigono nell’opinione pubblica barriere psicologiche invalicabili (attraverso accuse come quelle di antisemitismo, di negazionismo e di revisionismo) affinché la coscienza del cittadino non arrivi a vedere quello che c’è dietro; si erigono muri nelle coscienze per racchiudere il consenso nel solo campo di possibilità ammesse dagli atlantisti.
C’è una forma d’intolleranza radicale verso il pensiero alternativo che è mantenuto racchiuso nella Rete. Quest’intolleranza è radicale nel senso che stigmatizza i «devianti» e tenta di farne dei paria da mettere al bando della società e che giunge a chiudere del tutto, per il pensiero dissidente, l’accesso ai grandi media che contano, quando si tratta di discutere i fondamenti dell’Atlantismo.

La psiche degli Europei al servizio dell’Atlantismo
«Gli Europei non si sono mai liberati psicologicamente dallo stato di dipendenza nel quale sono caduti alla fine della seconda guerra mondiale. Col pretesto che gli Stati Uniti sono venuti a liberare gli Europei più di 60 anni fa, si vorrebbe che oggi questi ultimi abbandonino ogni volontà di indipendenza e ogni aspirazione a scegliere un modello di sviluppo alternativo. Non c’è alcuna logica in tutto ciò. Gli Stati Unti dovrebbero forse essere eternamente sottomessi alla Francia sulla base del pretesto che grazie alle armi, alle finanze e, in definitiva, alla flotta di Luigi XVI [9] gli Americani hanno potuto ottenere la loro indipendenza dall’Inghilterra? Che gli Europei siano riconoscenti agli Stati Uniti per il loro coinvolgimento nelle due Guerre Mondiali, è giusto e sacrosanto. Come è ugualmente giusto che gli Americani siano riconoscenti nei confronti della Francia per il sostegno che questo Paese ha dato loro in un momento decisivo della loro storia [10]. Ma la riconoscenza non deve portare alla dipendenza e al vassallaggio. ? normale che le élites europee si lascino mantenere in questa condizione di dipendenza o che non cerchino affatto di contrastarla? Il semplice rispetto di se stessi dovrebbe essere sufficiente a che ognuno rifiuti di considerarsi il soggetto di un’altra persona. Accettare di sottomettersi è un’attitudine morale e psicologica perniciosa e umiliante. C’è, in realtà, una sicura umiliazione nel lasciarsi dettare il proprio stile di vita e nell’andare sempre a cercare i propri riferimenti culturali, politici, economici oltreatlantico, senza mai porsi una domanda sui loro valori e sui loro benefici.», La Démocratie ambiguë.

Concludere per finire
Abbiamo fatto una breve raccolta delle caratteristiche atlantiste. Si tratta di una panoramica certamente incompleta, ma i tratti principali bastano già da soli a disegnare il ritratto di un totalitarismo contemporaneo non meno pericoloso e inquietante di quelli che lo hanno preceduto. Che si inventi un nemico reale o immaginario o un nemico che diventa reale a forza di essere immaginato (e sperato), i crimini dell’Atlantismo non possono essere scusati sotto il falso pretesto che il suo alter ego nel male (l’islamismo radicale) ne commetterebbe di uguali o che il suo modello (il totalitarismo imperialista del suo padrone) gli intimerebbe l’ordine di perpetrarli. L’Atlantismo ha bisogno del crimine dell’altro per commettere il suo in piena impunità e con la coscienza pulita.
Nell’essenza della sua logica c’è la morte degli altri, la guerra generalizzata, la miseria su larga scala. L’Atlantismo è infatti un’ideologia di genocidio, proprio come l’imperialismo americano. Caratterizzazione esagerata che discredita chi la utilizza, direbbero alcuni? Banalizzazione di un crimine che non può essere evocato alla leggera, diranno altri? Poniamoci allora questa semplice domanda: quanti morti e quante sofferenze ci sono al suo attivo (come autore o come complice)? La risposta dello storico è chiara e netta: milioni di vittime dalla fine della seconda guerra mondiale; milioni dalla caduta del muro di Berlino [11] e un lungo fiume di ombre, di sangue e di sofferenze che non cessa di scorrere in tutti i continenti.
La lotta contro l’Atlantismo è per noi Europei la grande avventura umana di quest’inizio di secolo. A ognuno il compito di prendervi parte secondo i propri mezzi e le proprie credenze. Che sia credente o non lo sia, fortunato o sfortunato, qui o altrove, ognuno può fare la sua parte nella lotta contro la fatalità dell’Atlantismo che trascinerà con essa, se sarà necessario al suo trionfo, i cadaveri della democrazia e della pace nei carnieri del capitalismo. La lotta contro l’Atlantismo è un umanesimo.

Note

[1] Le parole delle minoranze alternative sono raramente dei fatti nel senso che possono cambiare il corso delle cose.
[2] Gli Stati Uniti hanno un bilancio militare annuo equivalente a quello di tutti gli altri Paesi messi insieme.
[3] Si veda infra.
[4] Nel settembre 2012, gli Stati Uniti hanno ritirato dalla lista delle entità da loro considerate terroriste l’organizzazione dissidente iraniana Moudjahidin-e Khalk (MEK) che compie regolarmente attentati sul suolo iraniano.
[5] L’Europa cerca di imporre ciò, chiaramente, attraverso gli Accordi di Partenariato Economico.
[6] Per i popoli, attraverso lo sviluppo incontrollato della microfinanza.
[7] Su questo argomento si veda il film de Costa Gavras: Z.
[8] Vedi: “Le Choix de la Défaite”, d’Annie Lacroix-Riz, Éditions Armand Colin, 2010.
[9] ? grazie all’appoggio decisivo della flotta francese, diretta dal conte di Rochambeau, che gli Stati Uniti vinsero la battaglia di Yorktown nel 1781, importante punto di svolta della Guerra d’Indipendenza.
[10] Durante la Guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti contro la Gran Bretagna, fra il 1775 e il 1783.
[11] A titolo d’esempio: il genocidio degli indigeni in Guatemala dopo il colpo di Stato del 1954; l’embargo all’Irak che uccise centinaia di migliaia di bambini in un periodo di 10 anni; la mattanza del Congo da oltre 15 anni con l’aiuto dei grandi gruppi occidentali che, fino ad oggi, è costata la vita a circa 4 milioni di civili.


par lidiot-du-village
le 10 octobre 2012

L’Atlantisme est un totalitarisme
Par Guillaume de Rouville

Un devoir d’introspection.

L’Atlantisme est l’idéologie dominante des sociétés européennes actuelles, celle qui aura sans doute le plus d’influence sur le devenir de nos destinées communes et pourtant elle est de ces idéologies presque cachées dont on ne parle ouvertement que dans le cercle restreint du monde alternatif. Sont Atlantistes tous les collaborateurs européens de la vision hégémonique des États-Unis et de son idéologie propre qui répond au doux nom d’impérialisme. Autrement dit, l’Atlantisme est l’idéologie des exécutants serviles de l’idéologie impériale américaine ; elle lui est subordonnée et ne tire de sa soumission que les miettes de l’empire tombées à terre après le festin des empereurs.

C’est une idéologie mineure dans l’idéologie majeure. Elle est à la fois  honteuse et conquérante : honteuse parce qu’elle ne joue jamais que les seconds rôles ; conquérante, parce qu’elle emprunte à son maître d’outre-atlantique ses visions hégémoniques délirantes et toutes ses caractéristiques totalitaires. C’est un totalitarisme dans le totalitarisme, une domination de dominés, un impérialisme de serfs et d’esclaves passés maîtres dans l’art de se soumettre. Parler de l’Atlantisme européen c’est parler du projet impérial américain et réciproquement. La seule chose qui les distingue est leur place dans la hiérarchie totalitaire : le premier n’est que l’émanation du second, ne se définit que par lui, se contente de l’imiter et lui obéit en tout ; il n’est, en revanche, son égal en rien.

Chaque continent a ses collaborateurs au service de l’impérialisme américain, chaque zone d’influence de ce dernier a son atlantisme à lui. Nous aurions pu ainsi nous contenter d’évoquer les caractéristiques totalitaires de l’impérialisme américain pour comprendre l’Atlantisme. Mais, la position de subordination que les Européens ont adopté par rapport à leur modèle nord américain est le résultat d’un choix de nos élites auquel nous devons nous confronter directement, plutôt que de rejeter toute forme de responsabilité sur l’oligarchie américaine. Prenons notre part de responsabilité, voyons-nous tels que nous sommes, accomplissons un travail d’introspection nécessaire avant de relever la tête et de retrouver notre dignité. Car, avant de pouvoir se rebeller contre ses maîtres, il faut se percevoir comme esclave et reconnaître la part de consentement et de lâcheté qu’il y a dans cette situation.

D’un totalitarisme l’autre

Les caractéristiques de cette idéologie sont nombreuses et ne revêtent pas toutes la même importance, mais elles dessinent très clairement une idéologie totalitaire ayant ses spécificités propres qui ne se retrouvent pas nécessairement telles quelles dans les totalitarisme érigés en momies d’observation comme le stalinisme ou le nazisme. Il ne nous semble pas utile, en effet, de comparer l’Atlantisme à d’autres totalitarismes passés de mode, car on peut être un totalitarisme à part entière sans partager toutes les caractéristiques de ses modèles les plus achevés, modèles qui appartiennent à une autre époque.

Il y a plusieurs degrés dans le totalitarisme atlantiste ; comme il y a plusieurs manières de le subir. Selon que l’on est un peuple d’Afrique ou du Moyen Orient ou un citoyen allemand ou français appartenant à la classe des favorisés, on ne vit pas de la même manière le totalitarisme atlantiste. S’il est globalement meurtrier, il peut être localement bénéfique pour une minorité. Autrement dit, le totalitarisme atlantiste est à géométrie variable (c’est son caractère ambigu) : tantôt impitoyable et brutal avec les uns, il peut être plus tranquille et pourvoyeur de certains bienfaits pour ceux qui le respectent et courbent l’échine devant sa puissance. Il n’en est pas moins présent partout et ne tolère guère la contestation quand cette dernière revêt un caractère menaçant pour son emprise.

Car, si vous pouvez contester ses caractéristiques mineures et jouir, pour ce faire, de la plus totale liberté, vous ne serez pas autorisé à vous attaquer, dans la force des faits [1], à ses fondamentaux : (1) le libéralisme financier et la puissance des banques, (2) la domination du dollar dans les échanges internationaux, (3) les guerres de conquête du complexe militaro-industriel – pour, notamment, l’accaparement des ressources naturelles des pays périphérique à ses valeurs – ; (4) l’hégémonisme total des États-Unis (dans les domaines militaire, économique, culturel) de qui il reçoit ses directives et sa raison d’être ; (5) l’alliance indéfectible avec l’Arabie saoudite (principal État terroriste islamique au monde) ; (6) le soutien sans faille au sionisme.

L’Atlantisme, c’est, en effet, un totalitarisme qui définit une liberté encadrée, bornée aux éléments qui ne la remettent pas en cause ; une liberté sans conséquence ; une liberté sans portée contestataire ; une liberté consumériste et libidinale ; une liberté impuissante. C’est une liberté qui nous adresse ce message : « Esclave, fais ce que tu veux, pour autant que tu me baises les pieds et que tu travailles pour moi ».

Il convient, pour juger du caractère totalitaire ou non de l’Atlantisme, de le prendre en bloc et de voir s’il opprime, s’il tue en masse, à un endroit quelconque de cette planète. Il nous importe peu qu’il puisse être tolérable pour des populations entières (les élites occidentales et leurs protégés), s’il doit se rendre terrible et impitoyable pour le reste de l’humanité, sa mansuétude à l’égard de certains ne le rendant pas meilleur ou moins criminel. Ainsi, son ambiguïté est le résultat de la perception que nous pouvons en avoir lorsque nous nous plaçons dans la peau de l’homme blanc Occidental. Car, si nous essayons un instant de nous mettre à la place des Irakiens, des Libyens, des Syriens (parmi tant d’autres), son essence perd son ambiguïté et se révèle pour ce qu’elle est : une puissance criminelle qui pervertit l’humanité et les valeurs démocratiques.

Portrait du totalitarisme par lui-même

Voyons, à présent, à grands traits et pour nous donner quelques repères, les principales caractéristiques qui nous permettent de dire que l’Atlantisme est bel et bien un totalitarisme.

1. L’Atlantisme est un impérialisme 

“What should that role be? Benevolent global hegemony. Having defeated the « evil empire, » the United States enjoys strategic and ideological predominance. The first objective of U.S. foreign policy should be to preserve and enhance that predominance by strengthening America’s security, supporting its friends, advancing its interests, and standing up for its principles around the world”. Toward a Neo-Reaganite Foreign Policy, de William Kristol et Robert Kagan, Foreign Affairs, juillet/aout 1996.

C’est une idéologie qui sert un État militarisé (les États-Unis [2]) qui a recours (a) à la terreur - guerres préventives, enlèvement, déportations dans des camps de torture, assassinats extrajudiciaires quotidiens, etc.- (b) à la peur – menace terroriste instrumentalisée auprès de ses populations et (c) aux menaces – de rétorsions économiques contre les États récalcitrants, de guerres tous azimuts, de coups d’États – pour imposer sur la surface du globe sa vision ultra-libérale et pour s’accaparer, par la force létale, les ressources naturelles dont elle pense avoir besoin pour sa domination.

C’est une idéologie au service d’une vision hégémonique de la puissance américaine. Cette dernière revendique son caractère hégémonique : (i) dans le domaine militaire, à travers les think tanks néoconservateurs comme le Project for a New American Century (et sa volonté affichée d’empêcher l’émergence d’une puissance capable de rivaliser avec celle des États-Unis) ou l’American Entreprise Institute et, enfin, à travers sa doctrine militaire officielle intitulée Full Spectrum Dominance ; (ii) dans le domaine économique et financier avec, entre autre, l’imposition du dollar comme monnaie d’échange international ; (iii) dans le domaine culturel, par la mise en place d’un programme de corruption des élites occidentales et internationales à travers, notamment, l’opération Mockingbird [3] dans les années 50 et le National Endowment for Democracy aujourd’hui.

L’Atlantisme, adhère, sans piper mot et comme un bon soldat, à cette projection planétaire d’un ego qui n’est pas le sien. Sans l’Atlantisme la vision hégémonique des États-Unis ne pourrait pas avoir le caractère global qu’elle a aujourd’hui. L’Atlantisme participe pleinement à l’ensemble des crimes commis au nom de cet ego démesuré, soit directement, soit en les justifiant ou en les transfigurant en ‘actions humanitaires’ auprès de ses peuples.

2. L’Atlantisme est un terrorisme 

“À la fin de la guerre froide, une série d’enquêtes judiciaires menées sur de mystérieux actes de terrorisme commis en France contraignit le Premier ministre italien Giulio Andreotti à confirmer l’existence d’une armée secrète en France ainsi que dans d’autres pays d’Europe occidentale membres de l’Organisation du Traité de l’Atlantique Nord (OTAN). Coordonnée par la section des opérations militaires clandestines de l’OTAN, cette armée secrète avait été mise sur pied par l’Agence centrale de renseignement américaine (CIA) et par les services secrets britanniques (MI6 ou SIS) au lendemain de la seconde guerre mondiale afin de lutter contre le communisme en Europe de l’Ouest.[…] Si l’on en croit les sources secondaires aujourd’hui disponibles, les armées secrètes se sont retrouvées impliquées dans toute une série d’actions terroristes et de violations des droits de l’Homme pour lesquelles elles ont accusé les partis de gauche afin de les discréditer aux yeux des électeurs. Ces opérations, qui visaient à répandre un climat de peur parmi les populations, incluaient des attentats à la bombe dans des trains ou sur des marchés (en France), l’usage systématique de la torture sur les opposants au régime (en Turquie), le soutien aux tentatives de coups d’État de l’extrême droite (en Grèce et en Turquie) et le passage à tabac de groupes d’opposants.” Les Armées secrètes de l’OTAN, Daniele Ganser, Éditions Demi- Lune, page 24.

Des attentats des années de plomb en Italie au conflit en Afghanistan, de la guerre du Kosovo à l’agression contre la Libye et de la déstabilisation de la Syrie à la préparation d’une attaque contre l’Iran[4], le terrorisme est l’un des moyens privilégiés par l’Atlantisme pour l’accomplissement de ses objectifs.

Pour s’imposer à l’Europe de l’après-guerre, l’Atlantisme n’a pas hésité à utiliser la méthode terroriste des attentats sous faux drapeaux : en Italie, par exemple, pour décrédibiliser les forces de gauche les Atlantistes ont posé des bombes, dans les années 60 (attentat de la piazza Fontana à Florence), 70 et 80 (attentat de la gare de Bologne) dans des lieux publics avec l’intention de tuer des innocents. Avec ses relais médiatiques adéquats l’Atlantisme a pu faire passer ces meurtres pour l’œuvre de groupuscules d’extrême gauche et justifier, ainsi, la mise à l’écart de la pensée progressive dans ces pays et assurer le triomphe de leur idéologie.

Aujourd’hui, pour déstabiliser les pays qui contestent l’un de ses six piliers, il instrumentalise à grande échelle, sous l’impulsion des États-Unis, le terrorisme islamique (principalement wahhabito-salafiste) avec l’aide de ses alliés que sont l’Arabie saoudite et le Qatar : en l’a vu à l’œuvre, notamment, en Serbie, en Tchétchénie, en Libye et en Syrie. Il utilise le même levier pour créer des poches de terrorisme qui lui permettent (i) de s’enrichir en vendant des armes et des conseils dans le cadre de la guerre contre le terrorisme, (ii) d’étendre le nombre de ses interventions et bases militaires (celles de l’Otan ou seulement des États-Unis, selon les situations) là où il y voit un intérêt géostratégique et (iii) de donner de la substance à la théorie du choc des civilisations, ce qui lui permet d’obtenir de ses populations l’approbation de ses politiques conquérantes.

Le terrorisme est, plus généralement, au cœur de la doctrine et des stratégies militaires des démocraties occidentales et tout particulièrement de celles des États-Unis (Shock and Awe doctrine) qui les mettent en œuvre, notamment, par l’entremise de l’OTAN (pour plus de détails sur ce sujet, nous renvoyons à un article précédent : Dommages Collatéraux : la face cachée d’un terrorisme d’État).

On le voit bien ici, l’Atlantisme n’est jamais que l’exécutant docile, mais consentant, de l’impérialisme américain à qui il emprunte tous les concepts (guerre contre le terrorisme, choc des civilisations) et les stratégies (instrumentalisation du terrorisme islamique). Quand il le faut (pour gérer son opinion publique interne), l’impérialisme américain laisse aux Atlantistes européens jouer les premiers rôle, mais en apparence seulement, comme en Libye où Nicolas Sarkozy et David Cameron ont rivalisé d’initiatives pour se mettre en avant, alors même que toutes les opérations militaires étaient dirigées, en réalité, par l’armée américaine.

3. L’Atlantisme est un racisme 

“Cette logique du ‘Musulman coupable par nature’, parce que Musulman, est à la base de l’institutionnalisation de la torture par les États-Unis qui peuvent ainsi soumettre à des traitements inhumains des milliers de personnes à travers le monde (Guantanamo n’étant que l’un de ces camps de torture dirigés par l’administration américaine) sur la base d’un simple soupçon de ‘terrorisme’, soupçon qui ne fait l’objet d’aucun contrôle judiciaire. La culpabilité d’un Musulman n’a pas besoin d’être prouvée, elle se déduit de son être même. Il s’agit là d’une forme d’essentialisme, qui est lui-même une forme radicale de racisme”. L’esprit du temps ou l’islamophobie radicale.

Pour justifier sa guerre contre le terrorisme et le choc des civilisations l’Atlantisme stigmatise l’Islam et essentialise le Musulman sous des traits peu flatteurs : le Musulman serait par nature un ennemi des Occidentaux, voire du genre humain, des valeurs démocratiques et de la paix. Une fois essentialisé, il est plus facile d’aller le tuer ; les populations occidentales ne voyant dans les souffrances des Musulmans que les justes châtiments dus à des peuples racailles.

L’islamophobie, le nationalisme pro-occidental et le sionisme – qui est une forme de racisme et d’ethnicisme – sont au cœur de la matrice idéologique atlantiste. Le plus étonnant, sans doute, et le plus inquiétant, est que ces éléments là sont partagés par les élites (et pour partie par les peuples occidentaux) par-delà les clivages politiques droite-gauche. On peut venir à l’islamophobie radicale par des voix opposées : le défenseur de la laïcité y viendra au nom de sa haine des religions, le social-démocrate bobo au nom du féminisme ou de la défense de l’homosexualité ; le conservateur au nom de la protection de ses racines menacées ; le sioniste au nom du droit d’un peuple élu à son espace vital, même si cela doit passer par le nettoyage ethnique d’un autre peuple, etc.

4. L’Atlantisme est un anti-humanisme 

“Depuis 2001, l’Europe a failli à défendre les droits de l’homme sur son propre sol, et s’est rendue complice de graves violations du Droit international au nom de la « guerre au terrorisme ». Des citoyens européens ou étrangers ont été enlevés par les services secrets américains sur le sol européen en dehors de toute disposition légale – ce sont les « extraordinary renditions » – et ont été emmenés dans des prisons secrètes de la CIA dont certaines sont situées dans un pays européen”. ReOpen911.info

Il s’appuie sur le dogme de l’infaillibilité démocratique qui veut que les Occidentaux ne puissent mal agir ni commettre de crimes de masse puisqu’ils représenteraient des sociétés démocratiques ouvertes. Ils sont donc libres de bombarder civils et cibles économiques, d’assassiner des citoyens à travers le monde, de déstabiliser des régimes qui ne leur plaisent pas et, en se faisant, ils ne feront jamais qu’exercer leur droit du meilleur, autre appellation, plus aristocratique, du droit du plus fort. L’autre n’est pas le semblable ou le frère humain ; l’autre c’est l’adversaire, l’ennemi, un être non civilisé, à peine un être. On peut allègrement nier son humanité et le traiter comme une variable géopolitique.

Vaincre ne lui suffit pas, il lui faut déshumaniser, torturer, humilier, violer, dégrader, détruire. Les Atlantistes ont collaboré militairement, économiquement, diplomatiquement, médiatiquement à tous les projets inhumains des États-Unis :  pour s’en tenir à des exemples récents, on pourra citer le camp de torture de Guantanamo (devenu depuis camp d’entraînement de djihadistes au service de l’empire), Abu Ghraib en Irak et l’humiliation des prisonniers, la mort filmée de Kadhafi, les exécutions sommaires (par drones notamment), les enlèvements réalisés par la CIA sur le sol européen (extraordinary rendition) et les dommages collatéraux en Afghanistan, etc.

Dans un autre ordre d’idée, on peut également dire que l’Atlantisme est une aliénation consumériste : l’homme n’est pas sacré ; on peut le tuer pour accomplir des objectifs économiques ou géostratégiques. Cette désacralisation de l’homme qui se fait au profit de la marchandise (dont les marques sont, elles, intouchables) est par essence mortifère. Le profit est plus puissant que l’humanité : en ce qui concerne la France, on pourra évoquer les exemples du scandale du sang contaminé et du Mediator du groupe Servier.

Hollande et Jules Ferry

Ce n’est pas un hasard si François Hollande a choisi Jules Ferry comme saint-patron laïque de sa présidence normale. Jules Ferry représente exactement l’idéal atlantiste : l’homme qui est capable d’utiliser la démocratie pour servir les banques et le colonialisme tout en donnant le change au peuple avec quelques concessions sociétales de gauche. Il ne portera jamais atteinte aux piliers de la puissance bancaire et aux capitalistes-colons. Il est conquérant pour les puissants, raciste et a une bonne conscience à toute épreuve malgré les crimes de ses amis partis coloniser les rivages lointains.

5. L’Atlantisme est un néo-colonialisme

Si le bras armé de l’Atlantisme est l’Otan, son bras économique est constitué du binome FMI-Banque Mondiale. Ces deux institutions (aux mains des États-Unis et des Européens) ont, pour maintenir les pays en voie de développement dans la dépendance des Occidentaux, utilisé les 3 leviers principaux suivants [5] : (i) l’endettement des États et des peuples [6], (ii) la privatisation de leurs économies et des fonctions régaliennes de l’État au profit des grandes entreprises occidentales (les fameux plans d’ajustement structurels) et (iii) l’ouverture forcée de leurs économies au libre échange et à la concurrence mondiale (alors même qu’ils n’y sont pas préparés et se trouvent vis-à-vis des Occidentaux dans une situation certaine de vulnérabilité).

L’Atlantisme commet des crimes économiques de masse en connaissance de cause pour le profit de quelques élus : en se faisant il démontre son allégeance aux principes de l’ultra-libéralisme prôné par la première puissance mondiale qui subordonne les valeurs humaines au fondamentalisme de marché.

*

Pour parvenir à s’imposer l’Atlantisme a besoin (i) de subvertir les souverainetés des nations européennes et (ii) de maîtriser les opinions publiques de ces nations. Il lui faut contourner, affaiblir ou pervertir toutes les composantes démocratiques des sociétés de notre continent pour pouvoir triompher des insoumissions, des doutes, des contestations auxquels il pourrait faire face. Autrement dit, l’Atlantisme s’attaque directement et en profondeur aux fondements de la démocratie des peuples d’Europe à qui il est demandé de suivre aveuglément une idéologie cachée (parce qu’elle est honteuse), innommée (parce qu’elle est innommable) et qui les dépouille de leur souveraineté et de leur libre arbitre. 

L’Atlantisme subvertit les souverainetés nationales 

Sans parler du nombre incalculable de gouvernements démocratiquement élus renversés par les États-Unis avec l’aide directe ou l’approbation tacite de leurs alliés Atlantistes depuis 1945 à travers le monde, et pour se limiter à l’Europe, on peut signaler les cas de la Grèce et de la construction européenne.

En Grèce, aux lendemains de la seconde guerre mondiale, les Britanniques et les États-Unis appuient des mouvements d’extrême droite et d’anciens collaborateurs des Nazis afin d’empêcher la prise de pouvoir légale par les mouvements démocratiques progressistes. Les puissances occidentales atlantistes incitent à la guerre civile qui se solde par la victoire de leurs protégés et par près de 200 000 morts.  Après une évolution démocratique vers la fin des années 60, les Américains, avec l’aide des puissances européennes et grâce à leurs réseaux atlantistes, installent au pouvoir, en 1967, une junte militaire qui proclame le règne de l’ordre moral [7] et la fin de l’ouverture démocratique.

La construction européenne menée par Jean Monnet est avant tout un projet atlantiste. Il y avait bien d’autres manières de conduire la réalisation d’une Europe plus unie. L’Atlantisme a fait le choix de l’impuissance européenne pour ne pas contrarier les ambitions hégémoniques des États-Unis. L’Atlantisme a réduit la souveraineté européenne et mis au pas tous les mouvements indépendants, gaullistes, souverainistes, communistes, qu’ils fussent de gauche ou de droite. Il a imposé ses dirigeants à tous les niveaux de la bureaucratie européenne et à la tête des principaux États de l’Europe qui ont imposé des traités inégaux mêmes lorsque ceux-ci ont été rejetés par les peuples (comme en 2005 avec le Traité constitutionnel).

L’Atlantisme européen a réduit à néant, par étapes successives, l’ensemble des axes de souveraineté dont disposaient les États-nations d’Europe (et donc l’espace démocratique des peuples européens).

Il s’est ainsi attaqué à la souveraineté (i) électorale – le principal organe de décisions est non élu : la Commission ; les traités rejetés par les peuples sont néanmoins imposés ; par la mise à l’écart systématique de la démocratie directe au profit de la démocratie représentative – (ii) monétaire – une banque centrale indépendante des peuples ou de leurs élus qui ne prête pas directement aux États membres qui doivent se financer à des taux plus élevés sur les marchés financiers-, (iii) budgétaire – par l’imposition de la règle d’or et le contrôle des budgets nationaux par une commission composée de technocrates non élus – et (iv) militaire – intégration de l’ensemble des pays européens dans l’Otan.

Le dernier axe de souveraineté auquel l’Atlantisme se soit attaqué est celui de la souveraineté militaire française, la France ayant résisté plus longtemps que les autres nations européennes au rouleau compresseur de l’Atlantisme (ce fut la parenthèse gaulliste). Aujourd’hui, les Atlantistes proposent la fusion entre le français EADS et l’anglais BAE afin de retirer à la France le contrôle complet de sa chaîne industrielle d’armement (l’échec annoncé de la fusion ne les empêchera pas de revenir à la charge bientôt). Demain, ils mettront à mal la dissuasion nucléaire française en s’aidant du prétexte écologique anti-nucléaire.

En France, la mise au pas des non-atlantistes s’est achevée sous la présidence Sarkozy. La diplomatie (avec à sa tête Bernard Kouchner), l’armée, les médias (grâce aux efforts de Christine Ockrent) ont été presque entièrement débarrassés de leurs composantes non altantistes. Hollande, en bon chien de garde de l’Atlantisme, parachèvera l’entreprise.

La French-American Foundation et les Atlantico-Boys

La French American Foundation est une organisation à but non lucratif qui se consacre depuis 1976 à dénicher en France les hommes et femmes d’influence qui sont susceptibles de porter les couleurs de l’Atlantisme. 

Quelques anciens Young Leaders de la French American Foundation qui nous gouvernent en ce moment : François Hollande (1996), Arnaud Montebourg (2000), Pierre Moscovici (1996). Dans l’opposition, le plus en vue est Jean-Francois Copé.

Une liste non exhaustive des Atlantico-Boys en France (autres que ceux déjà mentionnés) et de leurs relais : Alain Finkielkraut, André Glucksmann, Bernard Kouchner, Bernard-Henri Lévy, Alexandre Adler, Caroline Fourest, Frédéric Encel, Philippe Val, Francois Heisbourg, Mohamed Sifaoui, Jean-Claude Casanova, Pierre Rosanvallon, Alain Minc, Jean Daniel, Pierre-André Taguieff ; la revue Commentaire, la Fondation Saint Simon (dissoute en 1999), le Cercle de l’Oratoire, l’Institut Turgot, l’Atlantis Institute, les revues Le Meilleur des MondesLa Règle du JeuLe Nouvel ObservateurLe MondeLibération, etc.

L’Atlantisme est un contrôle et une manipulation des foules

“The conscious and intelligent manipulation of the organized habits and opinions of the masses is an important element in democratic society. Those who manipulate this unseen mechanism of society constitute an invisible government which is the true ruling power of our country”. Propaganda, par Edward Bernays, 1928. 

“L’Atlantisme a pris naissance au départ de la guerre froide. Dans les années 50, un vaste programme nommé Opération Mockingbird, aujourd’hui bien documenté, a été mis en place par la CIA pour infiltrer les médias nationaux et étrangers, et influencer leurs contenus afin que ces derniers se montrent favorables aux intérêts américains. La méthodologie consistait à placer des rapports rédigés à partir de renseignements fournis par la CIA auprès de journalistes conscients ou inconscients de cette manœuvre. Ces informations étaient ensuite relayées par ces journalistes et par les agences de presse.” ; 11-Septembre : de la misère journalistique à la logique de collabos, de Lalo Vespera, ReOpen911.info

Sans la collaboration des médias, il ne serait possible à l’Atlantisme d’imposer ses fondamentaux dans l’esprit de l’opinion publique. Les médias font partie intégrante de la machine de guerre atlantiste. Pour créer le consentement et l’unanimisme dans une société ouverte il convient de maîtriser la production de l’information. Pour cela il est nécessaire de mettre à la tête des principaux médias des serviteurs zélés de l’Atlantisme. En France, dans le secteur privé des médias, seuls quelques grands groupes industriels appartenant à la nébuleuse oligarchique sont aux commandes (des vendeurs d’armes et des industriels qui vivent en partie grâce aux commandes de l’État) : il est naturel chez eux de servir les intérêts du plus fort (la période de la collaboration avec les Nazis est là pour nous le rappeler [8]). Dans le secteur public, le Président de la République ou ses fondés de pouvoirs choisissent leurs courroies de transmission humaines qui insuffleront l’esprit de soumission dans les rouages de la machine à désinformer.

Les pourvoyeurs de l’information commettent des crimes médiatiques lorsqu’ils se font les relais pur et simple de la propagande atlantiste, comme nous l’avons vu lors de la guerre contre la Serbie, de l’invasion de l’Afghanistan et du bombardement de la Libye par l’Otan, de la guerre en Irak, de la déstabilisation de la Syrie (toujours par l’Otan) ou comme nous le constatons à propos du nettoyage ethnique continu dont sont victimes les Palestiniens. Dans chacun de ces cas, les médias cautionnent les explications officielles, leur donnent force et crédibilité, mettent en avant des intentions humanitaires, alors même qu’elles recouvrent des crimes qui devraient soulever notre indignation et aboutir à la mise en cause judiciaire et politique de leurs principaux responsables.

Le tabou créé autour du 11-Septembre est symptomatique de la manière dont s’échafaude l’unanimisme dans une société où la liberté d’expression et la diversité des points de vue sont sensées régner. On démonise les questionneurs, on pourchasse les têtes brûlées, on les rend responsables des pires crimes du siècle dernier, on les ridiculise. On plante dans l’opinion publique des barrières psychologiques infranchissables (à travers, notamment, les accusations d’antisémitisme, de négationnisme et de révisionnisme) pour que la conscience citoyenne n’aille pas voir ce qu’il y a derrière ; on érige des murs dans les esprits pour enfermer leur consentement dans le champ des possibles atlantistes.

Il y a une forme d’intolérance radicale face à la pensée alternative maintenue enfermée dans le Web. Cette intolérance est radicale en ce sens qu’elle stigmatise les déviants et tente d’en faire des parias à mettre au ban de la société et qu’elle parvient à fermer presque totalement l’accès aux grands médias qui comptent à la pensée dissidente lorsqu’il s’agit d’évoquer et de discuter les fondamentaux de l’Atlantisme.

La psyché des Européens au service de l’Atlantisme

« Les Européens ne se sont toujours pas libérés psychologiquement de l’état de dépendance dans lequel ils se sont laissé prendre au sortir de la seconde guerre mondiale. Sous le prétexte que les États-Unis sont venus libérer les Européens il y a plus de 60 ans, il faudrait aujourd’hui que ces derniers abandonnent toute volonté d’indépendance, toute aspiration à choisir un modèle de développement alternatif. Il n’y a aucune logique dans une telle attitude. Faudrait-il que les États-Unis soient éternellement soumis à la France au prétexte que c’est grâce aux armes, aux finances et, en définitive, à la flotte de Louis XVI [9] que les Américains ont pu obtenir leur indépendance de l’Angleterre ? Que les Européens soient reconnaissants pour l’implication des États-Unis dans les deux Guerres Mondiales, cela est normal et bienheureux. Comme il est normal, également, que les Américains soient reconnaissant à l’égard de la France pour le soutien que ce pays leur a apporté à un moment décisif de leur histoire [10]. Mais la reconnaissance ne doit pas déboucher sur la dépendance et la vassalité. Est-il sain que les élites européennes se laissent maintenir dans cette dépendance ou ne cherchent tout simplement pas à la contrer ? Le simple respect de soi-même devrait suffire pour que chacun refuse de se considérer comme le sujet d’une autre personne. Accepter de se soumettre est une attitude morale et psychologique pernicieuse et humiliante. Il y a, en effet, une certaine humiliation à se laisser ainsi dicter son mode de vie et à aller chercher en permanence ses références culturelles, politiques, économiques outre-atlantique sans véritablement questionner leurs valeurs et leurs bienfaits. », La Démocratie ambiguë.

Conclure pour en finir

Il ne s’agit là que d’un florilège de caractéristiques atlantistes fort incomplet, mais dont les principaux traits nous semblent dresser, à eux seuls, le portrait d’un totalitarisme contemporain non moins dangereux et effrayant que ses prédécesseurs. Qu’il s’invente un ennemi réel ou imaginaire, ou un ennemi qui devient réel à force d’être imaginé (et souhaité), on ne peut excuser les crimes de l’Atlantisme sous le prétexte fallacieux que son alter ego dans le mal (l’islamisme radical) en commettrait également ou que son modèle (le totalitarisme impérial de son maître) lui intimerait l’ordre de les perpétrer. L’Atlantisme a besoin du crime de l’autre pour commettre le sien en toute impunité et avec bonne conscience.

Au bout de sa logique, il y a la mort des autres, la guerre généralisée, la misère du plus grand nombre. L’Atlantisme est bel et bien une idéologie génocidaire, au même titre que l’impérialisme américain. Caractérisation exagérée qui décrédibilise celui qui l’utilise diront certains ? Galvaudage d’un crime qu’on ne peut évoquer à la légère diront d’autres ? Posons-nous alors cette simple question : combien de morts et de souffrances à son crédit (comme auteur ou complice) ? La réponse de l’historien est sans détour : des millions de victimes depuis la fin de la seconde guerre mondiale ; des millions depuis la chute du mur de Berlin [11] et un long fleuve d’ombres, de sang et de souffrances qui ne cessent de couler sur tous les continents.

La lutte contre l’Atlantisme est la grande aventure humaine de ce début de siècle pour nous autres Européens. À chacun d’y prendre part selon ses moyens et ses autres croyances. Que l’on croit au ciel ou que l’on n’y croit pas, que l’on soit misérable ou fortuné, d’ici ou d’ailleurs, chacun peut jouer sa partition dans le combat contre la fatalité de l’Atlantisme qui traînera avec elle, si cela est nécessaire à son triomphe, les cadavres de la démocratie et de la paix jusqu’aux charniers du capitalisme. Le combat contre l’Atlantisme est un humanisme.


Guillaume de Rouville, auteur de La Démocratie ambiguë, Éditions Cheap, juillet 2012.


Note

[1] Les paroles des minorités alternatives sont rarement des faits au sens ou ceux-ci pourraient changer le cours des choses.

[2] Les États-Unis ont un budget militaire annuel équivalent à celui des autres pays combinés.

[3] Voir infra.

[4] En septembre 2012, les États-Unis ont retiré de leur liste des entités considérées comme terroristes l’organisation dissidente iranienne Moudjahidin-e Khalk (MEK) qui perpétue régulièrement des attentats sur le sol iranien.

[5] L’Europe tente, notamment, d’imposer cela à travers ces Accords de Partenariat Économique.

[6] Pour les peuples, par le développement incontrôlé de la microfinance.

[7] À ce sujet voir le film de Costa Gavras : Z.

[8]  Voir : “Le Choix de la Défaite”, d’Annie Lacroix-Riz, Éditions Armand Colin, 2010.

[9] C’est grâce à l’appui décisif de la flotte française, dirigée par le Comte de Rochambeau, que les États-Unis remporteront la bataille de Yorktown en 1781, tournant majeur de la Guerre d’Indépendance.

[10] Lors de la Guerre d’Indépendance des États-Unis contre la Grande-Bretagne, entre 1775 et 1783.

[11] À titre d’exemples : le génocide des indigènes au Guatemala après le coup d’État de 1954 ; l’embargo sur l’Irak qui tua des centaines de milliers d’enfants sur une période de 10 ans ; le dépeçage du Congo depuis plus de 15 ans avec l’aide des grands groupes occidentaux qui a, jusqu’à présent, coûté la vie à près de 4 millions de civils.

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