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Conseguenze storiche, sociali ed economiche dell’espansione europea nel mondo

 

A partire dall’XI secolo l’Europa entra in una nuova fase della propria storia. Cessate le invasioni, si assiste ad un aumento demografico senza precedenti, dovuto soprattutto ai progressi nel settore agricolo. Tale processo fu accompagnato dal rifiorire delle attività commerciali e dell’economia monetaria, a cui fu legata l’affermazione nelle città di nuove categorie sociali, in primo luogo quella dei mercanti. Queste nuove categorie sociali, non più inquadrabili all’interno del sistema feudale, rivendicando la propria autonomia proprio nei confronti dei vincoli politici di tale sistema, contribuirono a metterlo in crisi. Nascono i Comuni, cioè associazioni di cittadini “accomunati” da uguali interessi. Questo fenomeno riguardò soprattutto l’Italia settentrionale, dove la rinascita economica raggiunse un’intensità maggiore che altrove. 

 

Le crociate furono l’effetto diretto di questo risveglio sociale, economico e politico e demografico dell’Occidente cristiano nel XI secolo. La riforma di Gregorio VII aveva rafforzato il papato, ora in grado di proporsi come guida spirituale e, in parte, politica della cristianità. La ritrovata stabilità politica aveva portato all’emarginazione dei cavalieri, fino ad allora protagonisti della endemica conflittualità interna dell’Occidente e ora pericoloso elemento di potenziale turbamento del nuovo quadro politico e sociale. Ai cavalieri la Chiesa offriva così di usare le loro energie contro i musulmani in cambio della loro redenzione e di ricchi bottini.

 

I nobili, in particolare i cadetti senza feudo, erano desiderosi di acquistare terre e bottino in imprese che ben si confacevano ai sentimenti diffusi dalla Cavalleria. Anche le ascendenti classi borghesi si slanciarono con entusiasmo in un’impresa, che prevedevano lucrose, mentre gli oppressi dal sistema feudale trovavano, nella partecipazione alle Crociate, un’evasione dalla propria dura soggezione.

 

Accanto ai motivi economici e sociali, hanno il loro peso, fra i movimenti delle Crociate, i fattori etico-religiosi. La notizia che i Turchi Selgiuchidi avevano invaso e conquistato i paesi arabi, Persia, Mesopotamia, Siria e Palestina, che avevano occupato la stessa Gerusalemme (1071), centro dei Luoghi Santi, che avevano vinto e ucciso l’Imperatore di Bisanzio, scosse profondamente l’Occidente. Poiché si sapeva che anche i pellegrini cristiani in Palestina venivano colpiti con atti di violenza a cui si abbandonavano gli invasori, si delineò l’idea di un intervento della cristianità occidentale per respingere i Turchi dall’Oriente e liberare la Terrasanta e portare soccorso agli oppressi cristiani.

Ma anche spinta emotivo-religiosa e un possibile riscatto sociale sicuramente non devono essere sottovalutati. Infatti la prima spedizione verso i luoghi del Santo Sepolcro fu organizzata da un monaco, Pietro l’Eremita, che alla testa di una massa di disperati, di contadini e di avventurieri si mise in cammino per la Renania, l’Ungheria e i Balcani per giungere in Terra Santa. Ma certamente la spinta religiosa fu accompagnata anche da una speranza di riscatto anche sulla terra. Oltre alle numerose stragi che essi compirono, in particolare contro gli “eretici” europei, essi si diedero ai saccheggi di villaggi e città.

Questa prima spedizione verso le terre d’Oriente ebbe un esito catastrofico, in quanto quei pochi che riuscirono ad arrivare vivi a contatto con i Turchi, furono da essi massacrati.

 

La prima crociata: Nel 1095, un anno prima della spedizione di Pietro l’Eremita, papa Urbano II in un Concilio tenuto a Clermont-Ferrand, raccogliendo le raccomandazioni dei suoi predecessori, rinnovò l’invito ad evitare le guerre tra i cavalieri cristiani e indirizzare la volontà bellica dei ceti nobiliari per difendere la cristianità minacciata in Oriente.

Questo appello fu incarnato dalla prima vera spedizione cristiana in Oriente. L’esercito dei signori feudali, come il duca della bassa Lorena Goffredo di Buglione, Raimondo di Tolosa, Roberto duca di Normandia, Boemondo d’Altavilla, animato da spirito religioso e di conquista insieme, partì nel 1097 alla volta di Gerusalemme.

Che le Crociate non furono dettate solo da un impulso religioso, si può capire molto bene dagli interessi che i vari regni avevano sulle terre d’Oriente. Infatti l’Imperatore Alessandro Comneno volendo volgere le Crociate a suo vantaggio, in cambio dell’aiuto dato ai crociati, si fece promettere la restituzione delle terre tolte ai Turchi, ma le stesse discordanze tra i crociati portarono ad una vera e propria guerra di espansione. La conquista di Edessa e in particolare quella di Antiochia fecero inclinare definitivamente i rapporti fra Occidente cristiano e Impero d’Oriente.

 

Una volta liberato il Santo Sepolcro i territori conquistati furono divisi tra i capi delle crociate secondo un sistema feudale. Queste diverse realtà, chiamate “Stati cristiani d’Oriente”, organizzate secondo il feudalesimo europeo, non rappresentavano certo una forza contro le possibili controffensive turche.

Ormai era chiaro, e sempre più lo divenne che le Crociate stavano diventando più che mai solo un pretesto per l’espansione dell’Europa in Oriente.

Liberare il Mediterraneo, che era sempre stato il centro dei traffici commerciali e culturali, significava per l’Europa ridare al vecchio mondo una possibilità di rinascita reale. Infatti fino a quando l’espansione araba toccava gli interessi della vecchia civiltà europea, il mondo Occidentale non avrebbe potuto ritornare a quell’antico splendore che proprio il Mediterraneo, luogo di traffici commerciali e culturali, aveva saputo offrire.

L’Europa, simbolo per secoli di civilizzazione di tutta l’aria mediterranea, non poteva trovare più in essa uno sbocco per il proprio sviluppo. Così proprio quando, dopo l’anno Mille, ci fu un ritorno e una rinascita culturale, sembrò ovvio ritornare a pensare il Mediterraneo come il solo luogo di rinascita dell’Occidente.

In questa nuova prospettiva un punto centrale lo assunsero le città marinare. Esse si trovarono certamente favorite sia per la loro posizione geografica sia perché proprio esse incarnavano quella voglia di espansione economica che solo il Mediterraneo poteva offrire essendo l’unica via di traffico commerciale con popoli ricchi come quelli orientali.

Proprio la nascita dell’Impero Latino d’Oriente fu il segno evidente che ormai sempre di più le Crociate si stavano trasformando in nuove possibilità di espansione economica e politica dell’Occidente stesso.

 

La IV crociata: Nel 1197 Enrico IV aveva tentato di organizzare una crociata, di fatto rivolta sia alla conquista dei luoghi santi, sia alla conquista di Costantinopoli.

L’idea della crociata fu ripresa da Innocenzo III, ma essa non doveva mirare all’abbattimento dell’Impero, ma al suo rientro all’interno della cristianità universale sotto l’egemonia romana.

Tutto questo non coincideva con i piani di Venezia che aspirava ad una egemonia marittima assoluta. I crociati che nel 1202 si concentravano a Venezia, privi di navi e di mezzi, accettarono la proposta del doge Enrico Dandolo, che offriva di trasportarli in oriente in cambio dell’aiuto per la riconquista di Zara, che si era da poco sottratta al dominio veneziano per darsi al re cattolico d’Ungheria.

Dopo la presa di quella città, il nuovo obbiettivo fu suggerito sempre dai Veneziani: una spedizione contro Costantinopoli. Sotto la regia di Enrico Dandolo si costituì un impero latino di Costantinopoli, ne era a capo Baldovino di Fiandra, cui venne assegnato un quarto dell’ex-territorio imperiale, dei restanti tre quarti, la metà era riconosciuta a Venezia, il resto si divise in feudi imperiali da dividersi fra i vari cavalieri. Il Vantaggio maggiore fu comunque quasi esclusivamente per Venezia.

Le Crociate, pur nel loro complessivo insuccesso, portarono il mondo occidentale ad allargare la sua sfera di influenza. Così nel campo economico si ebbero enormi vantaggi, di cui usufruirono specialmente le città marinare italiane, che intrecciarono rapporti ancora più stretti con L’Oriente ed ottennero nel mar di Levante scali, empori, e privilegi. Infatti esse dall’Estremo Oriente potevano trasportare ai porti del Mediterraneo preziose mercanzie che procuravano loro vistosi guadagni e grazie alle Crociate, l’Italia divenne il paese più ricco dell’Europa medievale e la sua influenza fu enorme non solo dal punto di vista economico ma anche politico. Si ricordi che chi ha disponibilità economica esercita potere sugli altri.

 

Lo slancio economico delle città marinare e italiane ed il loro sviluppo sono in stretta relazione col fenomeno delle Crociate. Si trattò di un vero spostamento dei traffici mondiali con il conseguente affermarsi di un’economia di scambio fondata sul denaro e sul credito. Vi si possono vedere gli inizi del capitalismo nell’industria, nel commercio e nelle banche.

Quello che avvenne non era qualcosa di interamente nuovo ma una continuazione di una linea di sviluppo già precedentemente segnata, ma in proporzione e con possibilità molto maggiori per l’improvvisa apertura di un campo che finora era stato chiuso. Con la conquista della Siria e con il collegamento di essa con le regioni cristiane dell’Asia anteriore, si rese possibile un traffico quasi indisturbato con i numerosi porti del levante, e nello stesso tempo si sviluppò rapidamente, nonostante tutti i divieti ecclesiastici, anche il traffico con l’Egitto maomettano, che era la tappa principale delle merci provenienti dal lontano Oriente.

 

Le città italiane divennero ben presto la sede principale del commercio internazionale e sottrassero quasi completamente questo traffico ai loro antichi concorrenti orientali, i Bizantini e gli Arabi e si assicurarono una specie di monopolio, al quale non lasciarono partecipare che poche città del Mediterraneo, soprattutto Marsiglia e Barcellona.

 

Le conseguenze: Parallelamente a questo spostamento del traffico commerciale, le Crociate provocarono anche il completo trionfo di un’economia di scambio fondata sul denaro e sul credito. È l’inizio del capitalismo che si sviluppò con una rapidità del tutto nuova nell’industria, nel commercio, e nelle banche.

Le Crociate finirono per essere anche il tramonto dell’idea di un Impero che potesse toccare gran parte dell’Europa. Le città marinare e quelle città che iniziarono ad avere una loro indipendenza grazie soprattutto alla nascita di un nuovo ceto, la borghesia, che mal sopportava di essere racchiusa entro i confini ristretti di un impero, iniziarono una trasformazione politica e sociale che poi doveva espandersi nella maggior parte dell’Europa. Lo scontro fra l’impero di Federico II e l’autorità papale e la consapevolezza delle civiltà comunali portarono anche la gleba ad avere una trasformazione socio-politica che incise sull’espansione europea nel mondo specialmente nei secoli a venire.

 

L’anomala spedizione dell’Imperatore in Oriente con il relativo accordo con il sultano d’Egitto si concluse in una lotta aperta fra Federico II e il papato. Ormai era chiaro che gli intenti religiosi erano stati completamente soppiantati dai vari interessi personali dei vari soggetti che partecipavano a queste spedizioni.

Se analizziamo le Crociate in un ottica strettamente limitativa, dobbiamo certamente asserire che esse furono un fallimento in quanto non assicurarono il possesso dei luoghi santi, non realizzarono l’unione delle due Chiese, ma ebbero il solo merito di potenziare il commercio marittimo italiano. Questa visione strettamente limitata delle conseguenze delle stesse Crociate certamente non tiene conto di una serie di altri fattori, che come abbiamo visto, influirono massicciamente nella trasformazione europea.

L’allontanamento degli Arabi dal Mediterraneo giovò alla formazione degli stati occidentali, in quanto frantumarono il mondo feudale fondato com’era su una economia ristretta. Il vasto movimento di gente che si sviluppò grazie alle Crociate portò ad una circolazione sempre più vasta e veloce di idee e di nuovi costumi. I feudatari che partivano crociati allentavano le catene sociali favorirono l’emancipazione dei contadini, i rifornimenti degli eserciti stimolò la produzione e rafforzò la borghesia e l’economia monetaria.

 

Anche sul piano culturale si ebbe un riflesso importante. Per mezzo delle Crociate gli europei vennero a contatto con la scienza araba e con la filosofia greca, subendone un primo profondo influsso. La conoscenza delle opere aristoteliche fu di importanza notevole per lo sviluppo culturale europeo. Attraverso il naturalismo e con un ritorno alla fiducia della ragione, questo collegamento fra le due civiltà provocò la crisi di tutta la cultura europea. Alla mistica agostiniana si sostituì a poco a poco la pretesa all’uomo di conoscere scientificamente la realtà. Così se da un lato l’Europa fu arricchita notevolmente dal contatto con questo nuovo mondo, dall’altro proprio questo contatto portò ad una trasformazione importante: la riacquistata consapevolezza che il riapproprio del Mediterraneo era l’unica via di rinascita culturale e economica per l’Europa. La scoperta di nuovi traffici commerciali portò a poco a poco ad una trasformazione radicale, le terre non europee furono viste come terre da sfruttare economicamente e questa nuova visione ebbe come conseguenza di trovare sempre nuove vie di comunicazione che portarono alla nascita di un nuovo mondo con caratteristiche completamente diverse da quello medievale. Nel campo sociale, le Crociate contribuirono allo sviluppo di quella classe borghese, che si affacciava allora alla storia e che avrebbe dato origine al Comune, distruggendo gli ultimi residui del feudalesimo. D’altra parte le Crociate servirono ad allargare gli orizzonti culturali del mondo occidentale a contatto con quello bizantino e quello arabo.

Si dava l’avvio all’espansione economica, politica e culturale dell’Europa che porterà nei secoli successivi alla nascita del colonialismo.

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