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Battaglia di Polesella del 22 dicembre 1509

tra Repubblica di Venezia e Ducato di Ferrara nel quadro della guerra della Lega di Cambrai

 

La battaglia di Polesella o battaglia della Polesella fu una battaglia navale combattuta nel tratto del fiume Po compreso tra Polesella e Guarda Veneta il 22 dicembre 1509 nel quadro della guerra della Lega di Cambrai; vide contrapposte le forze di terra del Ducato di Ferrara e le forze navali della Repubblica di Venezia e si concluse con la vittoria schiacciante delle forze ferraresi, che affondarono quasi completamente la flotta veneziana e catturarono le navi superstiti.

 

Alla fine di novembre del 1509 la Repubblica di Venezia aveva quasi completato la riconquista del Veneto, occupando nuovamente Montagnana, Este e il Polesine di Rovigo, il cui possesso le era stato strappato dal Ducato di Ferrara durante la campagna della Lega di Cambrai. A questo punto la repubblica decise di inviare una spedizione punitiva contro il ducato, ormai rimasto da solo a fronteggiare le armate della Serenissima, per lo sdegno causato dagli eccessi dell'occupazione ferrarese; secondo il senato veneziano, il duca Alfonso I d'Este si era spinto troppo oltre nel reclamare diritti territoriali sui castelli di Este e Montagnana e le sue truppe avevano saccheggiato e distrutto oltre misura le terre del Polesine durante l'occupazione.

La flotta, composta di 17 galee e un numero imprecisato di altre imbarcazioni, e la cavalleria leggera, di supporto sulla riva sinistra, risalirono il Po al comando di Angelo Trevisan e depredarono il territorio da Corbola a Ficarolo; giunti a Pontelagoscuro non riuscirono a superare lo sbarramento della famosa artiglieria ferrarese, per cui la flotta fu ormeggiata nel tratto di fiume compreso tra Polesella e Guarda Veneta. In corrispondenza dell'isolotto chiamato Giaron i veneziani costruirono due bastioni, uno su ogni riva del Po, per proteggere la posizione in attesa della fanteria e del momento giusto per attaccare la città di Ferrara; l'esercito ferrarese tentò inutilmente di impedirne la costruzione sulla riva destra, subendo gravi perdite nell'attacco. I rinforzi veneziani però non arrivarono, anzi la cavalleria di supporto fu ritirata per difendere Vicenza, minacciata da un presidio francese a Verona.

Nel frattempo, i mercenari slavoni e albanesi (i cosiddetti stradioti) compivano incursioni quotidiane fino alle porte di Ferrara, seminando morte e terrore, e un'altra flotta veneziana aveva conquistato Comacchio.

 

Il duca Alfonso I d'Este e suo fratello, il cardinale Ippolito d'Este, conoscevano bene il fiume e il territorio e usarono questa conoscenza a proprio vantaggio, prevedendo con precisione una piena imminente. Il 21 dicembre, il giorno prima della piena prevista, il cardinale prese il comando dell'esercito e attaccò il bastione sulla riva destra; le forze veneziane, ora ridotte, cedettero e si ritirarono, permettendo alle forze ferraresi di fortificare l'argine.

Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre l'artiglieria fu schierata in gran silenzio al riparo delle fortificazioni, in attesa che la piena prevista portasse le chiglie delle imbarcazioni ad altezza di tiro; all'alba fu aperto il fuoco. La flotta veneziana fu colta di sorpresa, e nel caos che ne seguì molte navi affondarono e alcune furono catturate. I soldati e i marinai che tentarono di fuggire in acqua furono presi prigionieri e fucilati o uccisi senza pietà non appena raggiunta la terraferma. Fu più un massacro che una battaglia.

Le truppe di Ferrara conquistarono 15 galee, diverse altre imbarcazioni e 60 bandiere. I veneziani persero 2.000 uomini uccisi, arsi nelle navi o annegati. Nella battaglia morì anche Ludovico I Pico, signore di Mirandola, alleato dei ferraresi.

Angelo Trevisan, comandante della flotta veneziana, riuscì a fuggire, ma la sua galea affondò dopo 5 km. Tornato a Venezia, fu processato per "cattiva condotta e negligenza".

Quando il duca Alfonso I d'Este tornò a Ferrara cinque giorni più tardi, sua moglie Lucrezia Borgia lo accolse con le sue damigelle d'onore, la corte e la popolazione festante.

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