Tratto da I Rothshild e gli altri, dal governo del mondo all’indebitamento delle nazioni: i segreti delle famiglie più potenti. Di Pietro Ratto per i tipi di Arianna Editrice, 2015


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Intorno al XVII° secolo famiglie, in gran parte ebree, che avevano beneficiato del divieto sancito dai Papi medievali di lucrare sul prestito di denaro; un’attività considerata peccaminosa perché permetteva di arricchirsi, accumulando interessi grazie alla dimesione del tempo. Quel tempo che, diceva la Chiesa, apparteneva a Dio e non agli uomini. Così ciò che non era permesso ai cristiani era diventato appannaggio degli ebrei, i quali avevano accumulato ricchezze proprio con quell’usura che, alla lunga, aveva contribuito al diffondersi di un odio nuovo, sommatosi a quello vecchio, tutto cristiano, nato dall’essersi resi responsabili della morte del figlio di Dio.

Amshel Meyer Bauer aveva capito che il prestito ad un re poteva contare su di una garanzia che nessun altro debitore avrebbe saputo fornire: l’imposizione fiscale su milioni di sudditi. Ma non bastava. Bisognava mantenersi il più possibile distanti dal rischio “fallimento” delle teste coronate. Evitare, insomma, i fallimenti epocali che in passato avevano travolto grandi compagnie finanziarie come quelle dei Peruzzi e dei Bardi, proprio a causa dell’insolvibilità dei loro creditori reali. Per questo motivo era necessario dare vita ad una fittissima rete di alleanze politiche e, contemporaneamente, concedere prestiti a sovrani disposti a consegnare alla famiglia Rothschild la questione fiscale del loro stesso stato. Un’ultima cosa era infine chiara al capostipite della dinastia Rothshild: il meccanismo del debito se ben sfruttato, poteva garantire un recupero del credito praticamente infinito. Bastava trvovare il modo di non permettere mai al debitore di saldarlo definitivamente.

Una serie di intuizioni e accorgimenti che, sommati a particolari meccanismi, potevano davvero garantire alla discendenza di Meyer una ricchezza infinita. Avendo ben chiaro tutto ciò, i cinque fratelli Rthschild misero a punto la loro incredibile formula per un debito infinito.

 

 

 

 

Sul Titanic c’era qualcuno che, nel mondo della finanza internazionale contava davvero: John Jacob Astor IV°, quarantottenne, ricchissimo proprietario di colossali catene alberghiere. Il sessantasettenne Isidor Straus patron della famosa catena di supermercati Meacy, e il magnate minerario Benjamin Guggenheim, marito di una rampolla di ricchissima famiglia di banchieri ebrei. C’erano tutti e tre su quella nave da favola, quegli stessi uomini che avevano osato ostacolare il processo per la creazione della Federal Reserve, fortemente voluta dai Morgan, dai Rockefeller e dai Rothshild, durante la famosa riunione sull’isola di Jekyll del 1910. A Jakyll, Astor, Strauss e Guggenheim si erano opposti al progetto di una banca nazionale che nascesse da una serie di accordi di cartello tra i grandi banchieri privati che consegnasse nelle loro mani la sovranità monetaria americana. Tutti e tre morirono a bordo del Titanic, a causa di un incidente navale le cui dinamiche erano state incredibilmente raccontate in un romanzo del 1898: Futility, or the Wreck of the Titan, di Morgan Robertson. La cui narrazione riporta una serie di coincidenze da brivido, con i fatti realmente accaduti quattordici anni dopo. A cominciare dall’urto contro l’iceberg, dalla velocità di navigazione della nave a 25 nodi, dalla scrsità di scialuppe di salvataggio … Per non parlare del nome della nave scekto dall’autore: Titan. Astor, Strauss e Guggenheim uscirono di scena in quella famosa notte tra il 14 e il 15 aprile 1912. La nave era di proprietà di John Pierpont Morgan, uno dei fautori della Federal Reserve che, all’ultimo momento, disdisse il viaggio. L’anno seguente nacque, ormai incontrastata la Federal Reserve Bank.

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La famiglia Warburg, a parte la potentissima banca MM Warburg, possedva anche la IG Farben, colosso nato nel 1925 dalla fusione di Agfa, Bayer*, Basf e altre industrie chimiche minori. Il primo direttore della IG Farben fu Carl Bosch, scienziato e premio Nobel per la Chimica per aver messo a punto la sintesi dell’ammoniaca. La IG Farben fu responsabilità di Paul Warburg fino all’inizio degli anni trenta e poi del fratello Max Warburg, influente banchiere formatosi proprio nella banca dei Rothshild e da essi, successivamente collocato ai vertici della Deutsche Bank, nonché nominato consulente finanziario del Kaiser e poi, nel 1918, capo della commissione per i negoziati di Pace a Versailles e direttore dei Servizi Segreti tedeschi. Nel 1945 il colosso industriale venne trascinato alla sbarra nel Processo di Norimberga. Fu accertato che la multinazionale, la quale aveva un’importantissima sede anche negli Stati Uniti, utilizzava cavie umane per i suoi esperimenti, prelevandole direttamente dai campi di concentramento nazisti, e che decine di migliaia di schiavi, almeno 83.000, lavoravano gratuitamente per l’azienda. La IG Farben, infatti, nel 1941 aveva costruito ad Auschwitz uno stabilimento che produceva gomma sintetica e nafta, utilizzando come bacino di manodopera a costo zero, il tristemente famoso campo di concentramento. In cambio, si sostenne durante il processo, la IG Farben forniva ai nazisti il famigerato gas Zyklon-B. pare inoltre che la IG Farben abbia sfruttato anche un’altra quarantina di campi di concentramento. Come del resto anche altre aziende, ad esempio la Siemens. Dai laboratori dei Warburg non è uscito solo lo Zyklon-B, ma anche i terribili gas nervini Sarin e Soman, grazie agli studi dello scienziato nazista e premio Nobel viennese Richard Kuhn. A Norimberga, comunque, Max Warburg non venne toccato, mentre vennero coinvolti tutti i principali dirigenti, a partire dall’amministratore delegato. Uno dei membri del Consiglio di Amministrazione, Fritz Ter Meer, tornato in libertà dopo aver scontato sette anni di prigione, divenne Amministratore Delegato della Bayer.

D’altra parte di scandali come questo se ne scoprirono a bizzeffe. A puro titolo di esempio, ricordiamo l’affaire delle bombe sgangiate su Londra dai tedeschi, prodotte nientemeno che dalla Ford di Detroit. La stessa Ford che produceva carri armati nazisti, alimentati con benzina Standard Oil. Non è un segreto, peraltro, il fatto che lo stesso figlio di Henry Ford, Edsel Ford, sedesse nel Consiglio di Amministrazione della IG Farben americana. Naturalmente insieme a Walter Teagle, presidente della Standard Oil, a charles Eedwin Mitchell, presidente della National City Bank, oggi Citybank, di proprietà dei Rockefeller, e a Herman Metz, direttore della Manhattan Bank anche questa dei Rockefeller.

 

Pur rappresentando la Germania alla Conferenza di pace di Parigi, Max Warburg ha trascorso ore piacevoli rinnovando ilegami familiari con il fratello, Paul Warburg, il quale, dopo la stesura della legge per la Federale Reserve a Jekyl Island, aveva guidato il sistema bancario degli Stati Uniti durante la guerra. E' stato a Parigi come consulente finanziario del Presidente Woodrow Wilson.

 

Paul Warburg è stato uno dei fondatori del Council for Foreign Relations, nato nel 1921 con l’obiettivo di creare un unico governo mondiale gestito da un unico sistema finanziario centrale; lo stesso obiettico con cui, nel 1954, fu fondato il Bilderberg Club, di cui il CFR, che ha come presidente emerito David Rockefeller, resta un organo fondamentale, capace di condizionare l’intera scena politica ed economica statunitense. Il figlio di Paul Warburg, James Warburg, il 17 febbraio 1950 dichiarò alla Commissione senatoriale per gli Affari Esteri: - Formeremo un governo mondiale, che vi piaccia o no. E lo otterremo con il consenso o con la forza. –

 

 

Note

 

* … nei cui laboratori, nel 1897, Felix Hoffman aveva inventato, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra: l’aspirina e l’eroina, sostanze chimiche per le quali la Bayer ottenne il brevetto.

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