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20/11/2010

I Contribuenti Americani Finanziano l’Occupazione Israeliana in Cisgiordania
di Akiva Eldar
analista politico israeliano; scrive abitualmente sul quotidiano “Haaretz”

Prosegue la costruzione di strade separate per i palestinesi della Cisgiordania con finanziamenti dell’agenzia americana USAID, mentre ai coloni israeliani resta l’uso esclusivo delle superstrade; in questo modo Washington aiuta Tel Aviv a sostenere i costi per mantenere l’occupazione nella West Bank – scrive il giornalista israeliano Akiva Eldar

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Coloro che percorrono le strade “originali” della West Bank, quelle che permettono di evitare i villaggi palestinesi, possono vedere dei cartelli su cui si legge “USAID from the American People” (aiuti USA dal popolo americano).

Queste strade sono parte della strategia dell’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (United States Agency for International Development, USAID) per la costruzione di infrastrutture nei paesi in via di sviluppo. Israele ha già orgogliosamente lasciato da tempo questa categoria, e non rientra fra i beneficiari di USAID. Ciononostante, sembra proprio che la famiglia Smith nell’Illinois stia rendendo l’occupazione un po’ meno onerosa per la famiglia Cohen di Petah Tikva, in Israele.

Secondo un rapporto dello scorso giugno pubblicato sul sito internet di USAID, l’anno scorso i contribuenti americani hanno finanziato la pavimentazione di 63 Km di strade asfaltate nella West Bank. Lo stesso studio specifica anche che il completamento di una di queste opere ha drasticamente aumentato il commercio fra Dahriya e Beer Sheva (rispettivamente nella Cisgiordania palestinese, ed in territorio israeliano (N.d.T.) ).

Quello che il sito non dice è che una parte importante della strada passa attraverso l’Area C – quel 60% della Cisgiordania sotto l’esclusivo controllo civile e militare di Israele in base all’accordo ad interim del 1995 (il secondo degli accordi di Oslo). Tale trattato afferma che: “la giurisdizione territoriale include la terra e le risorse sotterranee”.

Questa non è l’unica strada finanziata da soldi americani che perpetua l’occupazione: Dror Etkes, un esperto di insediamenti, ha notato qualche giorno fa alcuni addetti USAID lavorare energicamente all’asfaltatura di due strade nella regione della Samaria (la Cisgiordania settentrionale) che attraversa l’Area C. Gli Israeliani non usano queste strade da anni ormai perché i contribuenti (israeliani in questo caso) hanno già pavimentato ampie e moderne strade a loro uso esclusivo.

Etkes si chiede come sia possibile che l’amministrazione Obama, che si oppone  fortemente alla perpetuazione dello status quo nella West Bank , continui a sovvenzionare questa strada per Israele. “Se lo Stato di Israele insiste a mantenere il controllo e ad annettere di fatto la West Bank”, dice Etkes, “allora deve anche stanziare i fondi necessari al mantenimento delle infrastrutture”.

Ho chiesto a un rappresentante americano perché l’amministrazione USA non stia esigendo che Israele adempia ai suoi obblighi e paghi il prezzo dell’occupazione di tasca sua.

“Chi le ha detto che non lo stiamo esigendo?” mi ha replicato. “Stiamo anche spingendo per il congelamento degli insediamenti e lei sa bene almeno quanto chiunque altro cosa sta succedendo sul terreno”.

Vale la pena ricordare che quando i Palestinesi hanno richiesto il permesso di costruire una breve strada nell’Area C per permettere l’accesso alla progettata città di Rawabi, Israele ha tirato fuori gli accordi di Oslo e ha sbattuto loro la porta in faccia. Neanche i trattori USAID hanno accesso all’area.

Tuttavia, quando gli conviene, il primo ministro Benjamin Netanyahu diventa un ferreo sostenitore degli accordi di Oslo. Qualche giorno fa egli ha annunciato che la dichiarazione unilaterale di uno Stato palestinese sarebbe considerata come una violazione di tali accordi. Martedì scorso, incidentalmente, cadeva l’ottavo anniversario della dichiarazione dell’allora ministro degli esteri Netanyahu secondo cui “tutti gli accordi di Oslo sono nulli e invalidati”.

Una rappresentante di USAID dal canto suo ha dichiarato che i progetti infrastrutturali del programma “rispondono ai bisogni del popolo palestinese e che vengono applicati secondo le richieste dell’Autorità Palestinese”. […]

Gli accordi di Oslo, tanto cari a Netanyahu, affermano anche che entrambe le parti riconoscono “la West Bank e la Striscia di Gaza come una singola unità territoriale”.

Ciononostante, dallo scoppio della seconda intifada Israele ha quasi interamente spezzato ogni legame fra queste due aree.

Le autorità della sicurezza si impegnano specificatamente a espellere i gazesi dalla Cisgiordania e non permettono ai residenti di Gaza di ricongiungersi con le proprie famiglie nella West Bank. […]

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