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18 settembre 2012

“Nessuna sentenza è giusta perché nulla ci riporterà Vik”
di Meri Calvelli

Meri Calvelli lavora con la cooperazione italiana nei territori palestinesi e israeliani ed è da lungo tempo residente a Gaza. Meri conosceva da anni l’attivista italiano Vittorio Arrigoni e lo descrive come “un buon amico e un attivista per i diritti umani che non meritava una simile fine”. Meri racconta cosa è successo ieri e cosa ha provato, quando gli assassini di Vittorio sono stati condannati dalla corte militare di Gaza.

Siamo arrivati questa mattina per l’udienza finale del processo per l’uccisione di Vittorio Arrigoni. È stato un anno di avanti e indietro, un anno di cancellazione. La decisione e la sentenza ci hanno messo molto tempo ad arrivare.

Finalmente la sentenza è stata letta dal giudice Ata Mansour: ergastolo (25 anni) più dieci anni e lavori forzati per Salfiti Mahmoud (24 anni) e Hasasna Tamer (46), riconosciuti colpevoli di rapimento e omicidio; dieci anni di galera e lavori forzati per Jrem Khader (28 anni), colpevole di aver partecipato al rapimento; e dieci anni di prigione per Amer Abu Ghoula per aver aiutato gli assassini a fuggire e per averli nascosti nella sua casa al campo profughi di Nusseirat. È nella casa di Abu Ghoula che i complici Abad a-Rahman al-Breisat e Bilal El Omari sono stati uccisi più tardi dalle forze di sicurezza palestinesi dopo una sparatoria.

Il processo militare si è ormai concluso, ma gli avvocati della difesa possono ancora presentare appello contro la sentenza. Non conosciamo i termini per tale appello.

Questa mattina nella corte militare di Gaza è stato subito chiaro che il processo agli assassini di Vittorio stava finendo. A differenza delle altre volte, oggi c’erano molti palestinesi e internazionali nel tribunale, compresi avvocati, familiari, reporter di una tv locale e giornalisti. Abbiamo aspettato alcune ore prima che il giudice Mansour arrivasse.

Dopo tanto tempo abbiamo ascoltato la sentenza e immediatamente dopo tutti sono stati mandati fuori dall’aula. Fuori dal tribunale è stato difficile: molte le proteste dei parenti degli imputati che hanno mosso gravi accuse e minacciato gli amici palestinesi e internazionali di Vittorio che erano presenti.

La famiglia e gli amici di Vittorio sono contro la pena di morte, quindi in questo senso la sentenza è giusta. Tuttavia, penso che nessuna sentenza sia giusta e niente andrà a finire bene. Nulla ci può riportare indietro Vik.