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Gaza: Partirà tra pochi giorni la flotta degli attivisti determinati a rompere l'assedio di Gaza

Gaza 06 maggio 2010

Le organizzazioni per i diritti umani, sia internazionali che israeliani, continuano a puntare il dito sull’assedio parlando di “punizione collettiva” per l’intera popolazione di Gaza, che è considerata, malgrado il ritiro delle truppe di occupazione nel 2005, ancora sotto l’occupazione israeliana dal momento che Israele controlla l’accesso alla Striscia via mare e via terra ed esercita, insieme agli Stati Uniti, pressioni sull’Egitto per la chiusura del valico di Rafah. Con l’isolamento di Gaza imposto dall’assedio si confronterà tra pochi giorni la flotta della coalizione internazionale delle ONG determinate a raggiungere via mare la Striscia. Martedì 5 maggio John Ging, direttore dell’Agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi (UNRWA) ha fatto riferimento al progetto degli attivisti internazionali: “Crediamo che Israele non potrà intercettare le navi perché non ha alcuna giurisdizione sul mare aperto, e le organizzazioni dei diritti umani, portando a buon fine analoghe operazioni precedenti, hanno dimostrato che rompere l’assedio di Gaza è possibile”, ha detto Ging. Nel corso di questo mese, la flotta partirà con tre cargo carichi di aiuti e cinque navi passeggeri nella più grande iniziativa coordinata a livello internazionale con lo sforzo di sfidare direttamente la violenza israeliana contro la popolazione palestinese della Striscia. Le navi salperanno dalla Grecia, dall’Irlanda e dalla Turchia con 5000 tonnellate di materiali da ricostruzione, materiale scolastico, e attrezzature mediche, e con circa 600 passeggeri provenienti da oltre 40 paesi. “Diamo il benvenuto alla dichiarazione di Ging, che riconosce la responsabilità della comunità internazionale di opporsi al blocco illegale che Israele ha imposto a Gaza – ha affermato Denis Halliday, ex vice segretario generale delle Nazioni Unite, che parteciperà al viaggio della flotta – A seguito del mancato intervento in corso dai nostri governi per costringere Israele al rispetto del diritto internazionale noi, cittadini del mondo, ci stiamo adoperando per difendere la giustizia”.

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