Il “Mondo Poroso” è una metafora per dire che il mondo in cui viviamo non è un mondo schematizzato, dove da una parte sta la materia e dall’altra lo spirito, l’uomo e la natura, l’urbano e il rurale, il selvatico e il coltivato. Ogni cosa su questa terra sfuma e si interseca nell’altra. Essere consapevoli di questo significa entrare nel grande flusso dell’esistenza. Questa in estrema sintesi è il contenuto del lavoro di Gary Snyder, sia a livello poetico, filosofico e pratico. Il sottotitolo, e cioè: “saggi e interviste su luogo, mente e wilderness” focalizza alcuni dei punti che si possono definire centrali delle opere di Snyder e quindi “Luogo” per rappresentare l’esperienza diretta del significato di ri-abitare (in senso bioregionale) un luogo. “Mente”, che sottende al processo mentale e culturale legato al ri-diventare “cittadini” della terra. “Wilderness”, come esplorazione della nostra parentela con la fonte che è la stessa per tutto ciò che vive e prospera nel mondo e che crea e sostiene la vita: la natura. Chiaramente, riflettendo il titolo, questa schematicità è solo apparente, infatti in ogni brano ci possono essere elementi dell’uno e dell’altro o di tutti e tre insieme. Nel redigere la selezione sono stati privilegiati i brani inediti dell’autore in Italia.

Gary Snyder, poeta, saggista e buddhista laico. Nome legato alla Beat Generation prima e al movimento della controcultura anni ’60 poi. Premio Pulitzer per la poesia nel 1975. è tra gli ispiratori dei movimenti del bioregionalismo e dell’ecologia profonda.

Giuseppe Moretti, contadino biologico, redattore dal ’92 della newsletter “Lato Selvatico”, membro fondatore di Sentiero Bioregionale

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7 Novembre 2013

“Nel mondo poroso” di Gary Snyder, il poeta dell'ecologia profonda
di Guido Dalla Casa

Guido Dalla Casa ci accompagna “Nel mondo poroso”, un testo curato da Giuseppe Moretti che racchiude molti scritti di Gary Snyder, filosofo ed ecologista definito il “poeta dell'ecologia profonda”.

Questa terra viva che scorre
È tutto quel c’è, per sempre.
Noi siamo lei
Lei canta attraverso noi…

Questi versi si trovano all’inizio del libro, diviso in tre parti, anche se luogo, mente e wilderness si respirano lungo tutto il testo, sono inseparabili, come si addice ad un mondo “poroso”. La mente è ovunque, ed è propria del luogo, spesso una wilderness.

Gary Snyder (San Francisco, 8 maggio 1930) è un filosofo, un ecologista, ma anche un grande poeta: viene descritto come il "poeta dell'ecologia profonda".

Il libro è prezioso, perché raccoglie molti suoi scritti: gran parte degli articoli riportati sono inediti in Italia. Questo è solo uno dei tanti pregi del libro, magistralmente curato da Giuseppe Moretti, redattore di “Lato Selvatico” e fondatore in Italia del movimento bioregionale: il Bioregionalismo è l’applicazione pratica dell’Ecologia Profonda.

Il mondo non è schematizzabile, non è fatto di dualismi contrapposti, ma è “poroso”, in perenne movimento, mai uguale a sé stesso, ma con i suoi tempi: non è in una crescita continua, che è solo una pericolosa manìa di una cultura umana. Qualunque cosa “sfuma” in un’altra.

Snyder alterna descrizioni, visioni filosofiche e poesie, secondo il suo stile, in un quadro di continua presenza della Natura, del Tutto, con qualche accenno a filosofie di derivazione orientale, che Snyder conosce bene. Ma aleggia anche nel testo la presenza del pensiero di quei nativi americani del Nord-Ovest con i quali l’Autore era stato in contatto fin dall’infanzia. Si tratta di un pensiero ben diverso da quell’assolutismo visto come “specialità della fede Giudeo/Cristiana/Islamica. La religione asiatica, e l’intero mondo della religione popolare, animismo e sciamanesimo, apprezza o se non altro tollera la diversità.” (pag. 51).

C’è poi nel libro una simpatica “Assemblea di villaggio di tutti gli esseri” (articolo inedito in Italia), che fa venire in mente “Il parlamento della Natura”, cioè le prime pagine di un recente libro di Enzo Parisi (“Guardare il mondo con gli occhi della Natura”, Ed. Liberodiscrivere, 2013): gli esseri senzienti in Assemblea, preoccupati dei terribili guasti provocati da uno di loro, l’Homo sapiens.

Nel libro di Snyder si legge (pag. 78): “gli esseri umani, ci dicono la biologia e l’ecologia, si collocano totalmente all’interno della sfera naturale”. In seguito: “La scienza dell’ecologia ci mostra che la natura non è semplicemente un insieme di specie separate tutte in competizione tra di loro per la sopravvivenza (interpretazione urbana del mondo?) ma che il mondo organico è composto da tante comunità di esseri differenti, in cui tutte le specie giocano un ruolo diverso ma essenziale. Si potrebbe considerare un modello di villaggio del mondo”. Queste importanti digressioni, oltre ai riferimenti ad alcune tradizioni orientali, rendono il discorso fluido e variato, e la lettura piacevole.

A pag. 129: “Il dibattito cruciale nel mondo ambientalista contrappone chi parte da una mentalità antropocentrica di gestione delle risorse e chi propone valori che riflettono la consapevolezza dell’integrità della Natura nella sua interezza. Quest’ultima posizione, quella dell’Ecologia Profonda, è più vivace, coraggiosa, conviviale, rischiosa e scientifica”.

Snyder usa principalmente il linguaggio delle parole, anche se adatta il suo stile anche a poesie di forma diversa: ogni tanto nel libro ne vengono riportate alcune. Il rispetto per i popoli nativi, l’amore per la Terra, la fuga dalla città e dall'industria, la contemplazione, la comunità si trovano spesso nelle sue parole. Una parte del lavoro del poeta è quella di un testimone che forse può cambiare le cose, fornire un modello diverso, oltre a far conoscere ciò che succede, evidenziando il comportamento distruttivo del modello attuale e della terribile alleanza fra tecnologia e avidità materiale. Poi c’è la voce dei popoli nativi, che ci dice di andare oltre l’essere soltanto testimoni, per metterci in contatto con le altre forme viventi. La selvaticità è l’essenziale qualità della natura: esserne consapevoli ci aiuta a vivere meglio.

Ma l’Autore non sarebbe stato realista se avesse espresso ottimismo sulla situazione generale. Tuttavia ci sono alcuni segnali positivi anche nel mondo occidentalizzato, come dimostra la prospettiva bioregionale, che si può manifestare anche osservando come la gente si esprime, in termini di “bacino fluviale” piuttosto che di provincia o di stato, solo come esempio. Il modello bioregionale è essenziale per chi vuole sviluppare uno stile di vita sostenibile. Inoltre, come ci dice Snyder, abbiamo ancora la possibilità di imparare dalle culture tradizionali del posto. C’è un tipo di sforzo che si deve compiere per superare tutto ciò che è “confine artificiale” e ritornare al mondo naturale, con i bacini fluviali e le connessioni ecologiche, come sottofondo principale per l’abitare umano. Si deve imparare di nuovo a vivere nel proprio luogo.