Ufficio di scollocamento spara ad altezza d’uomo. Niente remore, nessuna indulgenze verso il Sistema fondato sul capitalismo selvaggio di stampo neoliberista. Gli autori hanno urgenza di lanciare prima l’allarme, poi la soluzione e infine la proposta a beneficio di un mondo che sta implodendo per effetto di una crisi a loro parere senza ritorno.

http://www.libreidee.org
Scritto il 24/5/12

Scollochiamoci da soli, prima che a espellerci sia il sistema

Non è uno scherzo. E nemmeno l’ennesima beffa di Elsa Fornero, la temutissima Signora delle Pensioni, matrigna degli “esodati” d’Italia. Si chiama, per davvero, Ufficio di Scollocamento. E’ un libro, ma anche un sito. Un progetto di assistenza integrato, un’uscita di scurezza. Parola d’ordine: «“Scollochiamoci”, prima che sia il sistema a farlo. Del resto, non lo sta già facendo?». Eccome: siamo di fronte alla più grave crisi della storia moderna. I grandi manovratori e i loro trombettieri ostentano fiducia: ce la faremo anche stavolta, dicono, anche se a prezzo di sacrifici atroci. I più deboli in ginocchio, il ceto medio impoverito e terrorizzato dalla recessione, spolpato e tradito dalla politica e dalle banche. I critici denunciano il “golpe” della finanza: oscuri profitti stellari, ricavati proprio dalla speculazione sulla crisi. Un’altra scuola di pensiero avverte: anche se ci liberassimo degli sciacalli, dovremmo prepararci a decrescere, perché un’epoca lunga 200 anni è finita per sempre. 

«Tra qualche tempo, quando saremo tutti costretti a “scollocarci” a causa del crollo dei presupposti su cui è basata la nostra società, qualcuno ripenserà a oggi con qualche rimpianto: potevamo cambiare, prima di essere cambiati. Ma forse sarà tardi per dolersene». Lo skipper Simone Perotti, autore del bestseller “Adesso basta”, dopo quasi vent’anni di lavoro nel settore della comunicazione ha lasciato tutto e oggi si dedica a scrivere e navigare. “Ufficio di scollocamento” l’ha scritto insieme a Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea, che sviluppa “progetti alternativi per l’energia e l’ambiente”. Da oltre due decenni, Ermani lavora sui temi energetici, ambientali e degli stili di vita; lo scorso anno ha firmato con Valerio Pignatta il saggio “Pensare come le montagne”, ed è tra gli ideatori del quotidiano on line “Il Cambiamento”, diretto da Daniel Tarozzi. «Il primo Ufficio di Scollocamento – raccontano gli autori – è nato all’inizio del 2012 da un’idea elementare: il lavoratore infelice e frustrato, che si sente un estraneo in gabbia, è anche poco produttivo. Aiutarlo a “scollocarsi” è un vantaggio per la collettività e un’occasione per la persona».

Sembra un discorso accademico, di quelli che si possono fare in tempo di pace: proporlo oggi, con la crisi che morde e spaventa milioni di famiglie, richiede un coraggio non comune. Eppure: «Gli autori – spiega l’editore, Chiarelettere – si rivolgono ai sindacati, alla classe dirigente, alle associazioni degli imprenditori, a chi oggi dibatte sull’articolo 18, per dire una cosa semplice: lavorare e basta, produrre e basta, crescere e basta, a qualunque costo, è distruttivo». Ergo: «Cambiare rotta è indispensabile e urgente». Così, l’Ufficio di Scollocamento è un’iniziativa pensata «per generare benessere e per ricominciare a vivere». In concreto: la stessa Paea, in collaborazione con “Il Cambiamento”, ha organizzato il proprio “ufficio di scollocamento”: «Il nostro – spiega Daniel Tarozzi – è uno sportello per aiutare le persone a “scollocarsi” da lavoro eccessivo, stile di vita sbagliato, stress, ansia, consumismo, assenza di senso, e costruire una nuova vita». Lo sportello offre consulenza, assistenza, corsi, e la preziosa testimonianza di chi si è già felicemente “scollocato”, beato lui. Ma non solo: il servizio è anche una piattaforma per incontrare progetti interessanti, ricevere stimoli, imbattersi in nuove opportunità per cambiare lavoro. «E’ un cammino di emancipazione dalla cultura imperante, che non produce autentico benessere ma schiavitù e omologazione».

Primo passaggio: il libro. Utile mappa per orientarsi, ragionare, capire. Possibile che in quest’Italia devastata dalla disoccupazione possa nascere persino la voglia di “scollocarsi”, da parte di chi un lavoro ce l’ha e, di questi tempi, il più delle volte se lo tiene stretto? Possibile, sì: se quell’impiego, anziché appagarti, ti guasta la vita. E allora può scattare il piano-B: “scollocamento”, istruzioni per l’uso. «Ho scritto questo libro insieme a Paolo Ermani – racconta Perotti – perché il sistema ci sta già “scollocando”». Non si tratta (solo) di rinunciare al posto fisso; presto, l’attuale economia si rivelerà da sola per quello che è: un miraggio, una parentesi terminale dal fiato cortissimo. Colpa del Grande Bugiardo, il sistema: «Ci aveva promesso cose che non mantiene». Per esempio, «che ci avrebbe dato la pensione in età ancora decente per poterci godere la nostra terza età». E poi: «Ci aveva promesso che avremmo potuto tutti lavorare, studiare, fare shopping, vivere in città: questo non può più avvenire, il sistema non drena più queste risorse. E allora, prima che ci “scollochi” lui, forzatamente – come sta già facendo, peraltro – occorre che ci “scollochiamo” da soli».

E’ un po’ come sulla nave Costa Concordia, quella del prode Schettino: si è salvato, dice Perotti, solo chi non ha atteso l’ordine (mai arrivato) di “abbandono nave”, e ha deciso di mettersi al sicuro da solo. Fino a ieri, i comandanti c’erano: idee, intellettuali, indicazioni precise per guidare la società attraverso trasformazioni epocali, «dalla segmentazione feudale alla monarchia, dalla monarchia alla repubblica, dai sistemi imperialisti a quelli comunisti». C’era sempre la possibilità di avvalersi di un’idea nuova: «Oggi questa opzione non c’è, nessuno ci sta dicendo qual è la strada giusta, e allora la rotta dobbiamo farcela da soli». Cambiare vita, direttamente: «Chi ce la fa, può fare da solo. Ma occorre, forse, un “ufficio di scollocamento” per aiutare tante persone a rendersi conto prima di tutto del problema, e poi a lavorare per un cambiamento olistico interiore, esistenziale, filosofico, politico». Strumenti e attrezzi per una possibile resurrezione: tensione morale, salute autentica, manualità, auto-produzione, micro-agricoltura e micro-generazione energetica. «Occorre fare un percorso per “scollocarsi”, sempre che non si voglia attendere l’ordine del comandante – che temo non arriverà, o arriverà troppo tardi».

Nel dubbio, meglio prepararsi: ricominciare a imparare, a “saper fare” con le proprie mani, riducendo le dipendenze che ci lasciano in balia dei grandi sistemi centralizzati: lavoro, finanza, casa, alimentazione, energia. «Il pensiero dei politici, dei grandi opinion leader e dei sindacalisti è chiaro: questo sistema non è sbagliato, va solo fatto funzionare a pieno regime», aggiunge Perotti. «Per loro, è giusto che passiamo una vita a lavorare per consumare e sprecare: lavorano per il collocamento indefesso e inevitabile dentro questo sistema». Da Vendola a Gasparri, in fondo «sono tutti sul molo, stanno ai piedi della passerella in alta uniforme, e dicono ai passeggeri di sbrigarsi a prendere posto sulla nave, che però sta affondando. Il loro obiettivo è farci salire tutti a bordo: se poi c’è rischio di naufragio, non è cosa che li riguardi». Un libro scomodo, che secondo Paolo Ermani sta subendo un clamoroso boicottaggio: il direttore di un importante quotidiano ha spiegato a Perotti che non lo avrebbe recensito, temendo il messaggio che contiene. Ma, nonostante la “congiura del silenzio”, il volume sta scalando le classifiche: a sole due settimane dall’uscita, era già all’ottavo posto nella graduatoria di “Repubblica” per la saggistica.

In ogni caso, niente paura: a volte, il silenzio-radio porta fortuna. Poco dopo il Duemila, Giulietto Chiesa scrisse “La guerra infinita”. Un libro profetico, che annunciava la drammatica fine di un’epoca: per la prima volta, al pubblico italiano rivelava verità così imbarazzanti da indurre i media a rinunciare a qualsiasi recensione. Tutto inutile, per fortuna: fu un bestseller clamoroso. I tempi, come cantava quel tale, stavano per cambiare. Tutte le peggiori previsioni erano azzeccate. E ora, eccoci qua: da una parte Monti e la Fornero, col loro aplomb spettrale, e dall’altra gli eretici dello “scollocamento”. «Forse – dice Ermani – l’aspetto più “sovversivo” del libro è che non auspichiamo condottieri o magiche riforme dall’alto che tanto vanno di moda e non creano fastidi a nessuno, ma insistiamo sulla presa di coscienza individuale e la conseguente azione che poi, unita e supportata a quella degli altri, può diventare valanga inarrestabile». Altro elemento probabilmente poco digeribile, la mancanza di qualsiasi esclusiva per l’idea dell’Ufficio di Scollocamento: la stessa Paea organizza il suo, ma invita chiunque a imitarla, per conto proprio. Un messaggio politico: «Non prevediamo copyright, loghi, movimenti, partiti, religioni, messia, officianti». E’ tutto più semplice: «Diamo questa idea alla disponibilità di tutti. E questo, nel mondo-mercato di oggi, è intellettualmente inaccettabile».