Memoria di don Tonino
di Mons.Diego Bona
21 aprile 1995

La prima cosa che vorrei dirvi è che io ho resistito a lungo a raccogliere l'eredità di Don Tonino come responsabile di "Pax Christi": ho fatto forza, violenza per dire di no. Poi succede sempre che qualche volta bisogna finire di imbarcarsi. Cammin facendo ho poi scoperto che anche Tonino era stato "tirato dentro" a "Pax Christi" contro voglia.

Ricordo che due anni fa, il 21 aprile, io ero a Sarajevo, era mattina presto, e lì non arrivavano mai notizie perché c'era il black-out e le poche notizie che arrivavano riguardavano l'arrivo o meno dei generi alimentari, se c'era o no la corrente; se la NATO facevao meno il bombardamento sulle schiere serbe .

Ma il mattino mi è venuto a cercare il Cardinale di Sarajevo perchè ricordava lo straordinario ingresso in città che quattro mesi prima Don Tonino con 500 caschi blu aveva compiuto.

Io ho conosciuto Don Tonino non come responsabile di Pax Christi, ma come Vescovo e lo incontravo una volta all'anno alla Conferenza Episcopale. Tutti ora parlano bene di Don Tonino ma non crediate che sia sempre stato così....

Anche in queste conferenze ci sono sempre i vescovi più "vip" che trovano tutto pronto: lui invece naturalmente era sempre solo. Però se gli andavi incontro per salutarlo improvvisamente si illuminava, ma non perché aveva trovato finalmente uno con cui parlare , ma perché eri tu come persona che lui considerava unico. E se gli eri vicino per Lui, in quel momento, eri la persona più importante del mondo. Ma quello che faceva con me, lo faceva con tutti. Mi ricordo quando diceva "Il turibolo si usa intorno all'altare, ma perché non lo usiamo verso il barbone? verso quello che vogliamo per capire?? A queste cose lui credeva fermamente.

Proprio mentre venivo qua, stavo pensando a come in due anni la sua statura sia cresciuta; cresciuta come vescovo, prete, uomo, operatore di pace, poeta. Ha un'immagine splendida. Ci sono tre segni di questa sua crescita:

1) I suoi libri vengono letti da tutti. Io mi stupisco sempre quando mi chiedo come faceva un vescovo a parlare in continuazione (non è che andava sempre bene con i suoi preti; in certi momenti ti accorgi che era comunione con un solo prete) andava a trovare gli immigrati all'estero, non gli piaceva scrivere molto ma aveva una produzione Europea.

2) Moltissima gente si reca alla sua tomba.

3) I Il suo patrimonio che diventa patrimonio di tutti.

Per non perdere parte di questo immenso patrimonio ho portato stasera sei punti essenziali. Fate conto di avere uno zaino. Uno quando ha uno zaino ci mette dentro tutto, poi non è che occorre tutto. Allora io vorrei parlarvi solo delle cose che secondo me vanno messe nello zaino di voi giovani.

La prima: era un uomo innamorato di Dio. Tonino era un uomo che aveva una lunga presenza davanti all'Eucarestia. Una fede forte che lo ha sempre accompagnato pure quando non è stato capito, quando è stato contraddetto. Dovremmo leggere le sue omelie del giovedì santo per comprendere appieno quanto grande è la sua tenerezza: la tenerezza dell’incontro con la Vergine Maria.

La seconda: la passione per l'uomo, per ogni uomo in quanto amato da Dio e tenuto nel cuore di Dio. Davanti a Dio ciascuno di noi ha una dignità incredibile, dal barbone alla donna vestita male, che sta alla stazione. Tonino parla della reliquia di santità in ogni uomo e a me questo suona come una frustata: i poveri, gli ultimi, inseguiamoli, togliamoli dalla loro condizione!.

La terza: l'attenzione agli avvenimenti.

Non vi accorgete di quante cose avvengono intorno a voi? Se io sto chiuso in casa, se non mi voglio scomodare compio un autentico peccato che non può essere perdonato, perché non mi lascio provocare. Tonino dice ai giovani "Portate in chiesa, nei vostri gruppi, il gemito dei poveri, la noia di chi non ce la fa più, il tormento di chi si sente stanco della vita, l'ansia e la ricerca di tanti giovani." Molte volte ci sono i nostri gruppi che si radunano e fanno fatica a trovare gli argomenti. Oppure a volte ci sono dei gruppi che vanno in parrocchia e poi magari non si fa più niente. Ma non bisogna andare in parrocchia per vedere quello che succede ma per fare succedere qualcosa.

La Quarta: il rifiuto dell'assuefazione e omologazione.

L'assuefazione avviene ad esempio quando la TV per 4 o 5 settimane tratta il genocidio in Ruanda e quando il tema non fa più notizia smette di trasmettere informazioni. E lo stesso vale per altre cose. L'assuefazione è la caduta di attenzione. Tonino aveva molta paura di quella che chiamava un’omologazione dal basso: L’assuefazione ad essere assuefatti. Occorre resistere a certi modi di pensare che vengono presentati come gli unici possibili. Durante la Guerra del Golfo c'erano praticamente solo due persone in Italia che gridarono forte il loro dissenso: uno era il Papa e l’altro era Don Tonino. Don Tonino la notte del 16 gennaio si era recato in cattedrale, faceva degli appelli, ha scritto anche un articolo che è rimasto famoso quello del "collo della battaglia". Non è possibile pensare che i curdi che vengono eliminati come gli armeni del 1915, o il Kossovo che sta sotto un tallone di ferro, siano lontani. Non posso fingere che siano guerre giuste, la guerra è solo ingiusta, smettiamola di tacere, dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto a Dio!. L'assuefazione e l'omologazione dal basso sono due pericoli mortali, non rassegnatevi mai anche se sarete i soli a gridare.

La Quinta: l'utopia della pace. Quando Gesù nella Bibbia va a trovare i discepoli dice la parola Shalom. Shalom nella Bibbia è una parola molto ricca che indica il rapporto che come uomo ho con Dio, con me stesso, con la natura. Isaia raccontava del lupo che pascola con l'agnello e del bambino che gioca con le mani nella buca dell'aspide e il vangelo di Matteo diceva "Porgi l'altra guancia". Sono assurdità? Passare dalla convinzione teorica che la guerra è sbagliata alla convinzione pratica è un’assurdità? Quando io ero ragazzo dicevo che la guerra era bella e mi portavano a cantare il Te-Deum quando i nostri soldati molestavano le città nemiche. Io ci andavo ma già ci credevo poco. A casa mi dicevano che i potenti hanno bisogno di allevarci stupidi, ma io non riuscivo a capire. Adesso non lo dice nessuno che la guerra è bella. Ma magari ci fanno credere che sia utile o inevitabile. Occorre passare dalla convinzione teorica a quella pratica che la guerra è peccato. Quando hanno inventato la bomba atomica, nello stesso periodo Gandhi introduceva la resistenza non violenta in India. Chiediamoci qual è delle due la forza più autentica? Gandhi diceva che la non-violenza è antica come la bontà. La pace ha certamente un caro prezzo, non costa poco.

La Sesta : gli occhi della speranza. A me sorprende l'ultima omelia che Tonino tenne il giovedì Santo, pochi giorni prima di morire. Diceva: "Non vedete quanti fiori nascono sulle piante dei nostri giardini?". ma dove li vedeva i fiori? Noi ci guardiamo intorno e vediamo soltanto rovi, erbacce, sterpaglie. Leggete i giornali di oggi: Oklahoma, Tullio Brigida, le Testate di Aviano. Non credo che possiate vedere anche voi i fiori. Ma anche Isaia le vedeva ed era in esilio quando scriveva queste cose. Anche La Pira le vedeva ed era il tempo delle Guerre Fredde. Tonino li vedeva nella fede, nelle nuove avventure della storia. Forse queste vi potranno sembrare parole di un esaltato, ma lui ci credeva profondamente. L'amore per il genere umano, per gli uomini concreti gli ha donato la capacità di guardare e di vedere le gemme attraverso l'oscurità dei tempi che stiamo vivendo.

Sono solo sei spunti dai quali potete raccogliere quello che preferite: ognuno di questi però rimanda ad un altro, ed il primo li richiama tutti. L'utopia della pace non può fare a meno dell'attenzione alla gente, ai poveri, agli ultimi: ti coinvolge talmente che poi non puoi più smettere di pensare entro la logica della pace. Metteteli nel vostro zaino. Forse non riusciremo a essere come lui, anche perché pochi riescono ancora oggi a capire la statura di questo uomo. Però se riusciremo a fare nostro qualche tratto forse inizieremo a prenderci gusto e qualcuno intorno a noi potrebbe rimanere contagiato dal nostro entusiasmo. Portiamo con noi anche una frase importante di La Pira: "I realisti non hanno mai cambiato nulla". E' l'utopia che cambia la storia. Io stesso credevo che queste fossero belle frasi, ma che fossero campate in aria e che a me toccasse stare con i piedi per terra perché la realtà è diversa. Poi sono passati gli anni e man mano che passano gli anni mi accorgo che è vero i realisti non hanno cambiato niente e l'utopia che cambia la storia, ma l'utopia ha un nome: la fede. Dalla contemplazione, da una poesia raccontata con occhi nuovi, da un cuore grande, nasce la capacità di amare tutti, nasce il coraggio di parlare forte, la franchezza con cui Tonino ha saputo parlare. Come ci si sente a fare questo mestiere qui dopo Don Tonino? Mi sento niente, non lo volevo fare poi mi hanno detto di farlo e Cerco solo di imparare, dalla gente, dagli avvenimenti, da quello che ci crede, imparo da voi che siete qui. La carta vincente è questo: nonostante tutto, è vero che adesso tira un vento nuovo, e non parlo della politica di questi giorni che è una cosa relativa, ma di tutto quel movimento di idee e di persone che chiedono concretezza e fatti. La carta vincente è questa. A Copenaghen, non erano degli sprovveduti quei 170 capi di stato che dissero: "lo sviluppo economico da solo non è lo sviluppo dell'umanità" e Mitterand che non è un credente ha detto: "Smettiamola di prenderci in giro, di dire che dobbiamo fare, o che dobbiamo agire. Non nascondiamoci. Solo questo dobbiamo fare: svegliarci!" Il rischio è che quando rientrano nei loro stati la logica che li guida sia poi un’altra. Ma di queste cose non se ne parla. Io vi ringrazio per essere venuti questa sera. Credo che abbiate già sentito altre parole per voi importanti ma se avete spazio nel vostro zaino per le cose che vi ho detto abbiate fiducia vedrete che non moriranno più.

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